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LE FICTIONAL FAMILIES DI JEANETTE WINTERSON

3.3 L’intertestualità in Oranges Are Not the Only Fruit

3.3.3 Oranges e Jane Eyre

La relazione tra Jane Eyre e Oranges è ancora diversa rispetto a quella dei due intertesti precedentemente analizzati. Il romanzo della Brontë viene infatti esplicitamente menzionato nel nostro testo, in quanto veniva letto dalla madre alla piccola Jeanette. In seguito, l’ormai adulta Jeanette lo leggerà per conto proprio:

‘Why did you marry my dad?’ She looked at me closely. ‘Don’t be silly’. ‘I’m not being silly.’ ‘We had to have something for you, and besides, he’s a good man, though I know he’s not one to push himself. But don’t you worry, you’re dedicated to the Lord, I put you down for missionary school as soon as we got you. Remember Jane Eyre and St John Rivers’. A faraway look came into her eye. I did remember, but what my mother didn’t know was that I now knew she has rewritten the ending. Jane Eyre was her favourite non-Bible book, and she read it to me over and over again, when I was very small. I couldn’t read it, but I knew where the pages turned. Later, literate and curious, I had decided to read it for myself. A sort of nostalgic pilgrimage. I found out, that dreadful day in a black corner of the library, that Jane doesn’t marry St John at all, and she goes back to Mr Rochester. It was like the day I discovered mu adoption papers while searching for a pack of playing cards. I have never since played cards, and I have never since read Jane Eyre.200

Jane Eyre può essere vista come una potente ma al tempo stesso nascosta presenza in Oranges. Possiamo rintracciare diverse similarità tra le eroine delle due storie. Come Jane, Jeanette (notare l’assonanza tra i nomi) è maltrattata da una falsa figura materna, soffre nell’ambiente scolastico, lotta contro una religione fondamentalista e senza amore, ha un alter ego demoniaco e viene separata dalla persona amata a causa di proibizioni religiose.

Avvicinando i tre intertesti, nell’ultimo capitolo emerge una sorta di eroina composita: Jeanette/Ruth/Winnet/Perceval/Jane, figura del motivo dell’esilio e della quest. Esse rappresentano diverse versioni e molteplici esiti della stessa storia. Ma se, come abbiamo visto fino ad ora, Winterson sopprime o ignora le parti di ipotesto che non rientrano nei suoi scopi, soprattutto i finali che mostrano un’unione eterosessuale, qui accade la cosa inversa. È la madre di Jeanette che occulta il vero finale di Jane Eyre: Jane rappresenta una delle sue eroine ma nella versione che racconta a Jeanette, la storia si

200 Ibidem, pp.72-73.

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conclude con Jane che accetta un matrimonio senza amore con St. John Rivers, in modo da partire insieme per l’India come missionari ed allinearsi ai desideri della madre.

My mother, out walking that night, dreamed a dream and sustained it in daylight. She would get a child, train it, build it, dedicate it to the Lord: a missionary child, a servant of God, a blessing. And so it was that on particular day, some time later, she followed a star until it came to settle above an orphanage, and in that place was a crib, and in that crib, a child. A child with too much air. She said, ‘This child is mine from the Lord.’201

Tuttavia, nel romanzo di Charlotte Brontë, Jane rifiuta di sposare St. John, grazie a una chiamata soprannaturale di Mr Rochester. La storia di Brontë può così essere letta come la fuga di Jane dalle pressioni dei puritani, rappresentate inizialmente dall’odioso Brocklehurst e dopo, più insidiosamente dal persuasivo St. Jones. Jane invece sceglie una storia d’amore con Rochester, una storia forse sterile in quanto si potrà realizzare solamente quando quest’ultimo sarà invalido (o evirato, come qualche critico ha sostenuto). Così, la scoperta di Jeanette riguardo il finale occultato dalla madre la porta a cercare un amore lesbico, invece di una religione fondamentalista. Anche per lei sarà una storia sterile, tra due donne invece che tra una donna e un uomo invalido, sebbene alcuni critici sostengano che quello che accade alla fine di Jane Eyre sia una femminilizzazione e non una castrazione di Rochester202. Ma quello che colpisce di più è

che Winterson sta implicitamente facendo appello alla versione integrale dell’intertesto, che sua madre le ha illegittimamente presentato tagliata. L’omissione del vero finale dice tutto riguardo il dogmatismo e l’unilateralità della madre e la sua tendenza a colorare le “white roses red”203. Ma Winterson provvede a inserire i pezzi mancanti

attraverso l’inclusione di fairy tales, il mondo fantastico di Malory, e la sua reinterpretazione della Bibbia. Eppure, anche lei come la madre riscrive, trasforma e taglia le storie che usa. L’unica differenza è che il narratore di Winterson ha consapevolezza di quello che fa, ammette di star creando “her own sandwich”204,

mentre sua madre pretende di essere in possesso della verità. Il romanzo infatti mostra

201 Ibidem, p. 10.

202 Vedi S. Gilbert and S. Gubar (eds), The Madwoman in the Attic, New Haven and London, Yale

University, 1979, pp. 336-371.

203 J. Winterson, Oranges, cit., p. 133. 204 Ibidem, p. 93.

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da una parte gli arbitri della madre, dall’altra un senso di similarità in queste due donne, entrambe potenti storyteller e interpreti. Jeanette prende solo le virtù della madre, divenendo un ‘prophet’ relativista, anziché un ‘priest’ fondamentalista.

Leggendo Oranges e Jane Eyre parallelamente, si nota anche un altro modo in cui il legame madre-figlia viene enfatizzato: Jane Eyre si conclude con Jane che torna a casa con il convertito Rochester, Oranges si conclude con Jeanette che torna a casa con la parzialmente convertita madre. Questa madre che prima sembrava assomigliare più a Mrs Reed, la falsa madre di Jane, ora sembra essere il riflesso del personaggio di Rochester. Ancora una volta, l’intertesto suggerisce ambigue e opposte letture della madre, e le storie che sembrano proporre una via di fuga da lei, finiscono per includerla. Nonostante il fondamentalismo della madre venga sfidato dall’inclusione di testi come la Bibbia e Jane Eyre, la figura genitoriale appare sempre nei nuovi testi come l’oggetto del desiderio, come Naomi, come Artù e come Rochester. In compenso, i testi in cui riappare sono stati rivisitati dall’autrice in chiave femminista/lesbica: Ruth diventa il racconto di un legame tra due donne e Winterson prescinde dall’elemento religioso e dal finale eterosessuale; la storia di Perceval gioca con l’identità di genere e santifica l’amore lesbico come il Santo Graal; Jane Eyre viene trasformato in una storia d’amore tra donne: se la madre è Rochester, lo è anche Melanie e anche la “woman in another place”205 la cui chiamata Jeanette sta aspettando alla fine del libro.

Un’altra importante modifica del romanzo di Charlotte Brontë può essere vista nel modo in cui Jeanette accetta e segue il suo demone arancione, nonché il suo alter ego, mentre quello di Jane, ovvero Bertha, viene distrutto. Quando Jeanette è imprigionata nella sua stessa casa e “esorcizzata”, una somiglianza può essere notata sia con Jane nella Red Room, che con la pazza Bertha nell’attico di Thornfield:

My mother nodded, nodded, nodded and locked me in. she did give me a blanket, but she took away the light bulb. Over the thirty-six hours that followed, I thought about the demon and some other things besides. I knew that demons entered wherever there was a weak point. If I has a demon my weak point was Melanie, but she was beautiful and good and loved me. 206

205 Ibidem, p. 171.

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L’identificazione di Bertha come l’alter-ego di Jane è stata al centro di molte interpretazioni femministe di Jane Eyre.207

Per concludere, alcuni collegamenti possono essere rintracciati anche con quello che può essere definito il prequel di Jane Eyre, Wide Sargasso Sea (1966) di Jean Rhys. Questo romanzo post-coloniale elegge a protagonista Bertha, il cui vero nome si scoprirà essere Antoinette, e racconta la sua storia dalla gioventù fino alla morte nell’incendio di Thornfield. Nella versione di Rhys è la sessualità di Bertha, insieme alla sua cultura aliena, che le fanno guadagnare l’appellativo di ‘pazza’. Allo stesso modo, Jeanette viene perseguitata per la sua sessualità ‘diversa’, etichettata come demoniaca. Quindi sia Oranges che Wide Sargasso Sea riqualificano la posizione della ‘donna mostro’, attraverso implicite ed esplicite revisioni di Jane Eyre. In effetti molti critici vedono Jane Eyre come il testo patriarcale la cui ideologia di razza viene ribaltata dalla reinterpretazione di Rhys. Altri invece vedono i due testi impegnati nello stesso progetto femminista. Secondo Freya Johnson, ad esempio, “Jane Eyre interacts significantly with the newer text, as the two together function as complementary images”208.

207 Vedi S. Gilbert and S. Gubar (eds), The Madwoman in the Attic, New Haven and London, Yale

University Press, 1979.

208 F. Johnson, “The Male Gaze and the Struggle Against Patriarchy in “Jane Eyre” and “Wide Sargasso

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