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LA SIMULAZIONE QUALE STRUMENTO ALTERNATIVO DI RICERCA

CAPITOLO TERZO

3.1 LA SIMULAZIONE QUALE STRUMENTO ALTERNATIVO DI RICERCA

Nel presentare gli strumenti per lo studio e la rappresentazione della realtà, Terna (2002) affianca la simulazione ai modelli letterario-descrittivi e statistico-matematici.

I primi, sebbene contraddistinti da elevata flessibilità, non sono sostenuti da strumenti di calcolo e, di conseguenza, risulta impossibile utilizzare i calcoli per analizzare situazioni diverse da quella descritta; i secondi sono sì computabili, ma risultano

limitati da semplificazioni che ne determinano la non perfetta idoneità a rappresentare situazioni reali.

Nelle scienze sociali, i fenomeni di cui si cerca la spiegazione sono spesso complessi, difficili da analizzare utilizzando equazioni matematiche; le variabili in gioco sono troppo numerose. La semplice descrizione di quanto accade non è altresì sufficiente; non si potrebbero infatti individuare i cambiamenti che coinvolgono il sistema quando questi derivano da alterazioni delle variabili che ne costituiscono le fondamenta.

La simulazione permette di rappresentare un fenomeno così com’è consentendo, allo stesso tempo, di illustrare come potrebbe essere, variando le specificazioni degli elementi di cui è composto.

Così come nei modelli matematico-statistici, è necessario introdurre delle semplificazioni e dedicare loro una speciale attenzione: se fossero troppo limitative - “distanti” da ciò che realmente si osserva - il confronto tra la performance della simulazione e ciò che questa dovrebbe ritrarre sarebbe fuorviante, a causa, appunto, delle eccessive restrizioni a cui i modelli sarebbero sottoposti.

Le “strutture artificiali” evolvono generalmente per gradi partendo da una rappresentazione che è molto lontana dalla realtà; non è però difficile, una volta creato l’impianto della simulazione, modificarlo al fine di abbreviare tale distanza.

Nelle scienze della natura, le teorie elaborate, e le predizioni empiriche che da esse derivano, sono verificate in laboratorio. I fenomeni oggetto di osservazione vengono riprodotti in condizioni controllate dallo scienziato; ciò gli permette di escludere determinati fattori come cause del loro emergere.

Il metodo induttivo seguito in tale contesto, e riassunto efficacemente nella figura seguente, non può tuttavia essere preso in considerazione relativamente alle scienze sociali.

Figura 1: il metodo induttivo, Gershenson (2002:6)

Al contrario di quanto avviene per le scienze della natura, è molto difficile per le scienze dell’uomo ottenere osservazioni controllate da utilizzare come verifica delle teorie elaborate; i fenomeni oggetto d’indagine sono spesso troppo “ampi” per essere riprodotti in laboratorio, o possono avere durata troppo estesa nel tempo. A causa di queste limitazioni, i progressi sono pochi e il livello di comprensione della realtà è ancora lontano dall’essere esaustivo. Le teorie sono discusse, ma raramente le posizioni di chi le critica o di chi le sostiene sono supportate da verifiche empiriche.

Il metodo da seguire potrebbe allora essere quello “sintetico”, ripreso da Gershenson (2002):

Figura 2: il metodo sintetico, Gershenson (2002:6)

Il sistema in questione prevede la formazione di teorie a partire da osservazioni di fenomeni reali; diversamente dal metodo induttivo, lo scienziato si preoccupa di costruire una struttura artificiale che rispecchi il più possibile la natura dell’evento studiato. I risultati ottenuti “facendo operare” il sistema artificiale sono poi confrontati con i dati reali, in modo da giustificare o meno, a seconda dell’esito di tale confronto, la teoria elaborata.

La possibilità, grazie alle simulazioni, di riprodurre i fenomeni della realtà, invece di descriverli solamente, apre allo studioso di scienze sociali orizzonti di esplorazione del tutto nuovi.

Questi potrà “interrogare” la realtà, potrà investigare gli aspetti che più gli interessano ottenendo delle risposte in termini di compatibilità tra risultati ottenuti ed osservazioni empiriche; non solo, egli sarà in grado di togliere o modificare variabili, cambiarne il valore, al fine di raggiungere la rappresentazione del fenomeno che sia più vicina possibile alle sue manifestazioni reali.

Il principio alla base dell’impiego di un simile strumento di analisi presuppone che chi è in grado di ricostruire la realtà sia anche in grado di comprenderne le dinamiche. Le simulazioni possono essere per le scienze dell’uomo quello che il metodo sperimentale è per le scienze della natura, poiché consentono

l’integrazione tra teorie e dati empirici rimuovendo, così, alcune delle debolezze strutturali che contraddistinguono queste scienze.

Occorre sottolineare che i fenomeni naturali riprodotti in laboratorio emergono da sistemi semplici, in cui le variabili da considerare sono poche; le scienze dell’uomo sono invece scienze di sistemi complessi, i cui elementi sono numerosi, eterogenei ed il cui comportamento si evolve nel tempo. Non è possibile isolare l’influenza di un singolo fattore nei confronti della struttura nel suo insieme, perché le interazioni tra le diverse parti che la compongono sono molteplici e variabili.

La simulazione è una metodologia adatta alla rappresentazione di questo tipo di sistemi. Lo è grazie all’informatica, ovvero grazie all’esistenza di particolari linguaggi di programmazione in grado di esprimere e riprodurre gli elementi di una struttura, e la struttura stessa, all’interno di un elaboratore.

Lo scienziato ha così a disposizione un laboratorio virtuale, non più vincolato da limiti “fisici”, e non più utilizzato esclusivamente per l’osservazione dei fenomeni della realtà. In esso possono essere elaborate teorie, da esplorare e valutare quando ancora sono in fase di costruzione.

La possibilità di introdurre modifiche in qualunque momento consente di osservare le conseguenze di queste ultime in termini di risultati della simulazione.

Si illustreranno nel paragrafo seguente alcuni esempi di utilizzo della metodologia in questione.

3.2 L’USO DELLE SIMULAZIONI NELLE SCIENZE SOCIALI: