MERCATI FINANZIARI E STRUMENTI DI ANALISI
2.2 LA PSICOLOGIA DEGLI OPERATORI
Occorre ancora approfondire il discorso sull’importanza, all’interno dei mercati, dei soggetti umani che partecipano alle contrattazioni. Quanto osserveremo può essere assimilato al paragone effettuato da Keynes, che collegò la speculazione al concorso di un quotidiano per la selezione dei sei volti più graziosi tra centinaia di fotografie:
“cosicché ciascun concorrente deve scegliere non quei volti che egli ritenga più graziosi, ma quelli che ritiene più probabile attirino i gusti degli altri concorrenti i quali a loro volta affrontano tutti quanti il problema dallo stesso punto di vista[…]. Abbiamo raggiunto il terzo grado nel quale la nostra intelligenza è rivolta ad indovinare come l’opinione media immagina che sia fatta l’opinione media medesima”
Gli operatori di mercato determinano l’andamento dei corsi dei titoli interpretando una serie di segnali; questa interpretazione è soggettiva e, non di meno, guidata dalla particolare situazione in cui si trova il mercato stesso. Sono gli stati d’animo e le sensazioni di questi operatori a definirne la direzione.
La storia ha più volte mostrato come la crescita eccessiva delle quotazioni e la loro successiva caduta siano state causate da motivi comprensibili se, e solo se, si tiene conto della psicologia di chi impiega le proprie risorse nei mercati finanziari. Il rialzo dei prezzi dà a questi ultimi l’impressione che si stiano arricchendo; maggiore è l’incremento di valore, maggiore è la difficoltà di separarsi dal titolo. In un periodo di euforia è necessaria una certa dose di coraggio per vendere, e soprattutto si richiede la capacità di saper riconoscere il momento in cui le quotazioni diventano esagerate.
In generale, poi, le fasi di crescita del mercato implicano ulteriore crescita, data la propensione degli operatori ad acquistare strumenti finanziari il cui valore aumenta e la volontà, da parte degli stessi, di correre un rischio più elevato piuttosto che rinunciare a guadagni all’apparenza facili.
Durante le fasi di caduta del mercato la tendenza è invece diversa: il clima di apprensione e sfiducia che si crea in queste circostanze paralizza ogni attività. I possessori dei titoli non amano concretizzare le loro perdite e mantengono la posizione acquisita fino, molto spesso, a pentirsene.
Apparentemente, quindi, il pensiero degli operatori è ottimistico: nel momento in cui il mercato cresce, si pensa che tale crescita continui; quando al contrario scende, si pensa che la caduta si arresti presto.
Il desiderio di ogni investitore è quello di riuscire a trovare una redditizia allocazione delle proprie risorse: acquistando azioni si ha
quindi la speranza che il loro valore cresca e che i dividendi ad esse associati salgano.
A meno che non ci si voglia affidare completamente al caso, l’analisi delle società emittenti costituisce il primo passo obbligatorio verso una scelta accurata degli strumenti finanziari ai quali destinare i propri risparmi. L’analisi in questione non è tuttavia facile. I dati reperibili riguardano il passato dell’impresa, e solo approssimativamente danno indicazioni sulle sue possibilità di sviluppo. Non c’è alcuna garanzia che le prospettive illustrate siano poi confermate nel tempo. Le conclusioni tratte, indipendentemente dalla qualità del lavoro svolto, non potranno che essere giudicate a posteriori, in base al valore assunto dai titoli sui quali si è deciso di puntare.
Prima si ricordava come l’andamento delle quotazioni sia il risultato delle opinioni prevalenti sul mercato: non sempre queste riflettono esattamente il pensiero del singolo investitore. Balley(1986) paragona l’analista ad un uomo politico. Indica come questo sia impotente di fronte alla volontà dei propri elettori e sottolinea, di conseguenza, l’importanza di essere consapevoli delle correnti di opinione che possono agitare il mercato.
Queste, dall’interpretazione di un singolo segnale, possono dar vita a manifestazioni del tutto diverse e talvolta contrastanti.
Considerando, quindi, come i mercati siano influenzati da una serie rilevante di fattori, e come questi vengano di volta in volta tradotti diversamente a seconda delle circostanze e dello stato d’animo degli operatori, si può ben utilizzare, a loro riguardo, l’espressione di “sistemi complessi”.
In base a quanto sostenuto, l’investimento in borsa assumerebbe il carattere di una scommessa, e la borsa stessa quella di una
roulette, all’interno della quale ogni movimento è aleatorio e imprevedibile. Tutto si ridurrebbe ad un gioco, di cui i sogni, l’azzardo e la passione degli operatori costituiscono la linfa vitale:
“Comme dans la conscience individuelle, le “moi” boursier se heurte au “ça” de la réalité extérieure. La conjoncture économique, l’environnement politique peuvent être pour la Bourse une occasion d’exprimer ses fantasmes […]. La Bourse est un rêve éveillé, bien plus qu’une activité intellectuelle consciente. Et ce rêve est révélateur d’un subconscient qui, parce qu’il est collectif, parce que chacun peut le constater chez le voisin, prend les apparences d’une réalité objective et donc rationalisable. Les espérances partagées créent leur autojustification: nul ne s’avoue qu’il croit parce qu’il espère lors que c’est bien la volonté du gain qui suscite la foi dans sa possibilité et la confiance placée dans ce qui l’argumente. Et certes cette possibilité n’est pas nulle mais elle n’est ni garantie, ni constante, ni illimitée […]. Les illusions déçues réveillent le dormeur, mais celui-ci a besoin de reprendre son rêve, fût-ce en en transférant l’objet sur d’autres thèmes ou d’autres hommes qui les incarnent à ses yeux.”
Balley, La Bourse: mythes et réalités, cit., p.198
Nel lungo termine, tuttavia, l’andamento delle quotazioni riflette la logica economica; ci sono imprese le cui performance sono migliori di altre, e non è, di conseguenza, perso il tempo di chi si
dedica allo studio dei mercati cercando di trovare le leggi cui risponde il loro comportamento.
La metodologia tradizionale con cui tale analisi viene affrontata necessita, tuttavia, di semplificazioni che ne allontanano la capacità di rappresentazione della realtà.
Ci deve essere certamente una vasta base di stupidità nella natura umana, altrimenti gli uomini non si farebbero prendere, come invece avviene, per centinaia di volte sempre nelle stesse trappole; pur ricordando le loro passate sventure continuano a sollecitare e ad incoraggiare le cause dalle quali derivano, e che ancora una volta le determineranno.
Cato’s Letters, gennaio 1721