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I MERCATI FINANZIARI COME SISTEMI COMPLICATI … E COMPLESSI

MERCATI FINANZIARI E STRUMENTI DI ANALISI

2.1 I MERCATI FINANZIARI COME SISTEMI COMPLICATI … E COMPLESSI

Nel linguaggio comune, i termini “complicato” e “complesso” sono spesso utilizzati come sinonimi; abbinati al sostantivo “sistema” assumono tuttavia connotati ben diversi.

Un sistema è complicato quando riusciamo ad individuare le modalità con cui le componenti ne determinano la struttura, e a comprendere il funzionamento separato delle prime e della seconda.

E’, al contrario, complesso se il funzionamento non è percepibile in modo chiaro e univoco. I singoli elementi del sistema possono essere individuati, ma il loro esame separato non dice nulla sulle meccaniche dell’intera struttura.

In un sistema complicato, inoltre, una singola parte fuori uso ne determina il blocco totale; i sistemi complessi, invece, continuano ad operare e ad evolversi.

Alla luce di quanto affermato, perché i mercati finanziari si presentano come sistemi allo stesso tempo complicati e complessi?

La risposta può essere articolata indicando separatamente:

ƒ i soggetti che operano all’interno di tali mercati; ƒ le influenze a cui questi sono sottoposti.

Investitori, società per azioni, intermediari finanziari, governi … tutti partecipano, in qualche modo, alla vita di un mercato.

I primi comprano, vendono, seguono strategie cercando di arricchirsi o, quanto meno, di trovare un modo per non far perdere valore alla ricchezza posseduta.

Le società per azioni cercano finanziatori, soggetti in grado di apportare capitale fresco nelle casse aziendali e dotati di pazienza sufficiente ad attendere i risultati di tale impiego di risorse, che si dovrebbero rispecchiare nel valore delle azioni quotate.

Gli intermediari si pongono come mediatori tra gli investitori e le imprese; in quanto tali, hanno la prerogativa di poter operare in via esclusiva sui mercati. La loro professionalità e la capacità di infondere fiducia alle due parti coinvolte nello scambio sono fondamentali per le funzioni che svolgono: favorire la raccolta di denaro, da una parte, e consentire un’efficiente allocazione di risorse finanziarie, dall’altra.

Se le due ultime categorie di soggetti sono disciplinate da precise regole di comportamento, non si può dire lo stesso per quanto riguarda la categoria degli investitori, di cui si parlerà più avanti.

Per ora, ci limiteremo ad illustrare brevemente alcune tra le variabili che possono influenzare il comportamento di un mercato.

2.1.1 LA CONGIUNTURA ECONOMICA

Considerato che la funzione principale di una borsa valori è la traduzione, in termini di quotazioni, delle prospettive dell’economia, si comprende come tutto ciò che è potenzialmente in grado di modificare tali prospettive non lasci inalterati i movimenti del mercato. E’ pertanto doveroso considerare la congiuntura economica, o meglio la previsione del sopravvenire di una congiuntura, come un elemento essenziale per la loro comprensione.

Si sostiene, spesso, che la borsa sia il riflesso dell’economia. Se così fosse, prevederne i cambiamenti vorrebbe dire sapere esattamente verso quale direzione si muoverà il mercato.

Nella realtà questo non accade; è possibile che i segnali di una recessione siano percepiti in ritardo, e che le quotazioni restino alte nonostante la sensazione di un rallentamento nella crescita dell’economia. In modo analogo, elevati tassi di crescita della stessa sono spesso sopravvalutati, con la conseguenza di determinare un aumento delle quotazioni che non rispecchia il reale stato di salute delle società emittenti.

Quanto affermato è sufficiente per poter sostenere che l’analisi della situazione economica generale di un Paese non basta, di per sé, a capire i comportamenti dei mercati. Altri fattori devono essere tenuti in considerazione: l’inflazione è uno di questi.

2.1.2 L’INFLAZIONE

L’inflazione assume un ruolo fondamentale nella comprensione dei mercati non perché abbia, essa sola, un effetto diretto sulle oscillazioni dei titoli azionari; è, piuttosto, una variabile da valutare attentamente per la minaccia che potenzialmente rappresenta per la crescita economica.

Quando l’economia cresce ad una velocità sostenibile, i profitti delle imprese in generale aumentano ed i mercati finanziari godono di buona salute. Se tale crescita avviene troppo rapidamente compare l’inflazione: un aumento dei prezzi determinato dal fatto che la domanda supera l’offerta.

Le Banche Centrali intervengono allora con degli accorgimenti per mantenere l’inflazione stessa a livelli ammissibili.

In mancanza di provvedimenti, infatti, i prezzi potrebbero salire a livelli inaccettabili, dando origine ad una situazione insostenibile sui mercati. D’altra parte, apportare correttivi - che di frequente si traducono in manovre sui tassi di interesse - significa minare la crescita economica.

Le ripercussioni dell’inflazione sui mercati non si esauriscono qui: non tutti gli strumenti finanziari consentono a chi li acquista una protezione dalla perdita di valore della moneta, e l’attrattiva che la borsa ha nei confronti degli investitori, come strumento alternativo di allocazione di capitali, ne risente.

Appare chiaro, allora, come sia necessario monitorare l’andamento di tale variabile per poter prevedere l’evolvere dei mercati finanziari.

Si è accennato prima ai correttivi apportati dalle Banche Centrali per contenere l’inflazione.

Questi consistono essenzialmente nella variazione dei tassi d’interesse e nell’offerta di moneta.

2.1.3 IL TASSO DI INTERESSE

Il rapporto tra il tasso di interesse ed il comportamento dei mercati finanziari non è facile da analizzare.

Occorre premettere, innanzitutto, che il tasso in questione rappresenta il costo sostenuto dalle imprese per reperire il capitale necessario al finanziamento dei propri progetti di espansione. Gli istituti di credito, infatti, concedono prestiti ad un certo prezzo, ed è facilmente intuibile come un aumento del prezzo determini una maggiore difficoltà, per le aziende, di ottenere le risorse di cui hanno bisogno.

I mercati percepiscono questa difficoltà e riflettono, nelle quotazioni, l’abbassamento delle previsioni sui profitti ottenibili.

In linea teorica, il livello dei tassi di interesse è determinato in base all’offerta di fondi da parte delle famiglie e alla domanda dei fondi stessi da parte delle imprese.

E’ logico pensare che le famiglie sono più propense ad impiegare risorse per tassi di interesse elevati, in quanto il loro guadagno diventa maggiore; al contrario, le imprese beneficiano di tassi di interesse bassi perché questi, costituendo il costo del reperimento delle risorse economiche di cui necessitano, permettono loro di finanziare ed intraprendere più progetti. Dall’incontro tra queste opposte esigenze nasce un livello dei tassi di interesse in grado di soddisfare entrambe le parti.

Tuttavia, se i corsi azionari aumentassero o diminuissero semplicemente in conseguenza di un calo o meno del tasso di

interesse, non si giustificherebbe la persistenza di momenti di sviluppo del mercato in presenza di una forte crescita del tasso suddetto.

La spiegazione di un fenomeno così apparentemente illogico risiede nella possibilità che l’indicatore non abbia un legame diretto con il mercato, ma sia, piuttosto, un segnale che consente di valutare l’effetto di altre variabili sulla crescita economica in generale.

Il riferimento è, ancora una volta, all’inflazione. Affinché questa non superi livelli eccessivi, il tasso di interesse viene manipolato andando ad influire, di riflesso, sul mercato azionario. Un aumento del tasso, per esempio, può comportare lo spostamento delle risorse finanziarie dal segmento azionario a quello obbligazionario, in cui i rendimenti degli strumenti quotati sono facilmente calcolabili e, quindi, di più sicura determinazione.

Alla luce di quanto affermato, il rapporto inversamente proporzionale che caratterizza il tasso di interesse e le borse valori si spiega esclusivamente nel caso in cui i movimenti del primo servano a contenere l’inflazione.

Quando quest’ultima si attesta su livelli accettabili, il legame non è più diretto, e di conseguenza il tasso di interesse non costituisce più un segnalatore affidabile nel prevedere le evoluzioni del mercato.

Il tasso di interesse, in ogni caso, rimane un fattore da tenere nella dovuta considerazione, anche solo in riferimento a come interviene nella valutazione del valore delle azioni quotate. Valutazione che avviene attraverso l’attualizzazione dei flussi di cassa a cui i titoli daranno origine (dividendi ed eventuale plusvalore, nel caso in cui il prezzo di vendita sia maggiore del prezzo di acquisto), ad un tasso pari a quello utilizzato per

investimenti di uguale natura e durata. Le sue variazioni comportano, dunque, un diverso valore attribuibile ai titoli, e questo ovviamente incide sui mercati finanziari.

Altri elementi, poi, possono incidere sul tasso di interesse: le politiche economiche e fiscali del Governo. Analizzeremo successivamente l’impatto dell’offerta di moneta sul sistema economico in generale, e sui mercati finanziari in particolare.

2.1.4 L’OFFERTA DI MONETA

La disponibilità di denaro ed il conseguente grado di liquidità dell’economia coinvolgono da vicino i soggetti economici che operano nei mercati finanziari.

Le imprese riescono ad ottenere prestiti più facilmente se la liquidità è abbondante; se questa è scarsa o si riduce, il ricorso ai prestiti diventa più oneroso a causa dell’aumento del costo del denaro.

Gli individui spendono nel primo caso, ritirano i loro risparmi e non investono nel secondo.

Quali sono gli effetti di una scarsa liquidità sui mercati finanziari? Nella maggior parte dei casi, negativi. Le vendite aumentano e le quotazioni si assottigliano; gli aumenti di capitale delle imprese si susseguono nel tentativo di reperire le risorse non raggiungibili attraverso il canale creditizio. Non si riscontrano, d’altra parte, aumenti negli acquisti da parte degli investitori, sempre meno inclini a rischiare il loro denaro.

Per evitare il precipitare della situazione, la quantità di moneta in circolazione viene modificata.

Le politiche riguardanti la gestione della liquidità all’interno del sistema economico si traducono, ancora una volta, in manovre sui tassi di interesse. Anche in questo caso il rapporto tra le due variabili non è lineare. Quando si abbassano i tassi di interesse non sempre l’offerta di moneta si espande. Ci sono, infatti, altri fattori che intervengono, tra cui la disponibilità degli istituti bancari a concedere prestiti.

Occorre, inoltre, prestare attenzione a che gli interventi correttivi non comportino una immissione eccessiva di moneta sul mercato, pena la perdita di valore del denaro ed il conseguente apparire dell’inflazione.

L’offerta di moneta si configura allora come uno strumento molto delicato nelle mani della Banca Centrale, anche perché non esiste un livello ottimale di crescita monetaria: il suo andamento dipende da ciò che accade nel sistema economico.

Come si è già osservato, la sola analisi delle variabili fin qui considerate non è sufficiente a comprendere le dinamiche dei mercati.

E’ necessario pure tenere nella dovuta considerazione le aspettative che gli operatori nutrono sui movimenti di queste variabili.

Le notizie positive sulla crescita economica non sempre favoriscono anche la crescita del mercato: ci si potrebbe infatti attendere che la Banca Centrale aumenti i tassi per frenare l’eccessivo sviluppo dell’economia, e l’intervento comporterebbe lo spostamento delle risorse dal segmento azionario a quello obbligazionario, provocando il crollo del primo: come si è già affermato, infatti, tutto ciò che potenzialmente può incidere sulle prospettive dell’economia influisce sui mercati finanziari.

Risulterebbe difficile, e questo non è l’ambito opportuno, elencare tutti i possibili fattori. Si potrebbero esplorare i legami tra la disoccupazione e la salute del sistema economico, così come si potrebbero studiare le conseguenze di politiche, anche non strettamente economiche, sull’evoluzione dello stesso.

Le variabili analizzate precedentemente dovrebbero comunque consentire di chiarire il motivo per il quale un mercato può essere definito un sistema “complicato” e, analogamente, di intuire come questo possa, allo stesso tempo, essere considerato “complesso”.