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La struttura del salario del calciatore professionista

Executive Summary.

CAPITOLO 4 LA RELAZIONE TRA STIPENDI E PERFOMANCE SPORTIVE

4.1 La struttura del salario del calciatore professionista

In un mercato del lavoro competitivo, la struttura del salario all’interno di una squadra potrebbe essere pensata simile a quella di un sistema a cottimo, dove i giocatori vengono pagati in funzione dell’extra ricavo che singolarmente viene prodotto. Quindi il differenziale salariale dovrebbe in qualche modo riflettere il contributo e il beneficio che un giocatore genera alla squadra: il giocatore che porta maggior ricavo alla società, dovrà essere remunerato di più. In realtà questo non avviene a causa della gerarchia che si crea nel contesto, e quindi, anche un giocatore che non dimostra evidenti miglioramenti, può essere pagato maggiormente rispetto a giocatori che vengono giudicati marginalmente migliori.

A verifica di quanto detto, Lazear e Rosen nel 1981 pubblicano uno studio nel quale definiscono i salari dei migliori manager come il risultato di un torneo a classifica, e lo fanno attraverso un esempio aziendale. Nelle imprese il ruolo del vice presidente è inferiore rispetto a quello del Presidente; nel momento in cui si verifica il cambio al vertice, ed un particolare soggetto ottiene la promozione al ruolo di Presidente,

https://www.eticaeconomia.it/non-solo-talento-una-spiegazione-dei-super-redditi-dei-calciatori-di-serie-a/

probabilmente il suo guadagno circa triplicherà. A questo punto, è difficile legare tale aumento di stipendio alla produttività del soggetto neo promosso, in quanto, probabilmente, rimarrà produttivo allo stesso modo del precedente incarico. Quindi, è come se il nuovo Presidente sia risultato vincitore di un torneo, dove riceve un grosso premio (il nuovo stipendio) a parità di produttività. In questo modo tutti i lavoratori di minor livello aspireranno a raggiungere il massimo livello per ricevere il premio, e quindi inizieranno a comportarsi in maniera adeguata per la durata dell’intera carriera lavorativa (a meno che, per qualche motivo, non nasca la percezione relativa all’impossibilità di raggiungere quel determinato ruolo). 80

Scully nel 1995 utilizza questo approccio per analizzare il meccanismo di determinazione dell’ingaggio di un calciatore. Secondo l’autore, la produttività del giocatore è oggettiva e facilmente misurabile, in quanto sia il datore di lavoro, sia il cliente riescono a fornire le proprie valutazioni soggettive. Così come sul contributo pubblicato nel 1981, anche in questo lavoro viene individuata la struttura salariale come un torneo a classifica, nonostante a prima impressione potrebbe apparire inadeguata, vista la propria predisposizione ad essere un elemento adatto a valutare gli sport individuali. In realtà non vi è una sostanziale differenza tra il calcio e il golf o il tennis, in quanto i giocatori dei club professionistici sono minacciati dalla possibilità che la società possa trovare un sostituto (per infortuni, squalifiche, cali di forma,..). Per questo, l’unica differenza, risulta essere che negli sport di squadra la struttura salariale deve allineare il singolo giocatore con gli obiettivi societari, cercando di massimizzare la prestazione dei singoli. La struttura adatta, individuata da Scully, fa riferimento a due competizioni: una per i giocatori titolari, mentre un’altra, meno retribuita, per le riserve. 
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Una similitudine tra lo sport individuale e quello di squadra interessa le modalità per raggiungere un livello salariale maggiore. Nel primo caso, il compenso superiore dipende dalla posizione in classifica: avanzando di una posizione nel ranking di riferimento, si ottiene un aumento di stipendio. Negli sport di squadra il meccanismo è simile: il torneo a classifica tra due giocatori per il ruolo da titolare o da riserva è una “competizione” ripetuta in serie con accoppiamenti casuali in tornei uno contro uno. Tale concorrenza per il ruolo o la posizione da titolare o meno, non riguarda solo i giocatori del club, ma anche

Lazear E., Rosen S., Rank-Order Tournaments as Optimum Labor Contracts, Journal of Political Economy,

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Vol. 89, 1981

Scully G., The Market Structure of Sports, Chicago, II., University of Chicago Press, 1995

calciatori di altre squadre, di qualsiasi parte del mondo, che possono essere acquistati durante le operazioni di calcio mercato (“complesso di operazioni commerciali, scambi e contatti che si svolgono in determinati periodi dell'anno tra i dirigenti delle squadre di calcio per il trasferimento di calciatori tra le varie squadre” ). 
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Il meccanismo concorrenziale che si instaura per il rischio legato alla sostituzione del proprio ruolo e della propria posizione da titolare, risulta incentivare il giocatore (attraverso un miglioramento sia in termini calcistici sia riguardo alla propria sfera individuale e personale, derivante dal desiderio di massimizzare il proprio stipendio), generando come conseguenza il beneficio dell’intera società: una performance elevata di una serie di giocatori può correlarsi alla vittoria, che, come abbiamo visto nel capitolo precedente, si lega all’aspettativa di registrare maggiori entrate monetarie.

Proprio per la struttura evidenziata, Calcio e Finanza, in un articolo di playratings.net, evidenzia una possibile chiave di lettura sulla determinazione del prezzo dei calciatori attraverso la spiegazione del meccanismo di funzionamento delle cosiddette “opzioni”. “Un’opzione è uno strumento contrattuale che offre a chi lo possiede la facoltà, ma non l’obbligo, di acquistare un bene (sottostante) a un prezzo predeterminato (strike) entro un certo periodo di tempo. In altre parole, fisso un prezzo oggi, ma acquisto il bene domani soltanto se il suo valore è cresciuto nel frattempo tanto da superare il prezzo fissato.” Ad 83

oggi, molte transazioni nel calcio possono comparate all’acquisto di opzioni, proprio per le caratteristiche degli scambi: per ogni calciatore vincolato contrattualmente, in qualsiasi momento ma solitamente nella seconda metà della durata contrattuale, la società può decidere di rinnovare il contratto. Chiaramente, il rinnovo viene proposto a quei calciatori che hanno performato particolarmente bene e per i quali, vista l’eventuale potenzialità di crescita futura, il club è disponibile a mantenere il giocatore in rosa, premiando il giocatore e riconoscendogli un salario superiore. Ampliando la prospettiva si può comparare questa visione con la struttura di un’opzione, dove il sottostante è il maggior valore del calciatore e lo strike è l’incremento di salario da pagargli perché accetti il rinnovo. L’ammontare del valore può essere quantificato, tenendo in considerazione

https://dizionari.repubblica.it/Italiano/C/calciomercato.html

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https://www.calcioefinanza.it/2017/07/02/che-cosa-determina-il-prezzo-dei-calciatori-playratings-

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principalmente tre elementi: profitti attesi dallo sfruttamento per un periodo più lungo delle prestazioni sportive dell’atleta (come quota parte del totale di diritti tv, premi, merchandising e ticketing che il club incasserà nel periodo del contratto), mancata spesa per un rimpiazzo adeguato che il club dovrebbe comprare se lasciasse scadere il contratto senza rinnovarlo, e dal possibile prezzo di vendita futuro del calciatore a un altro club prima della fine del contratto. Quindi il contratto non risulta più essere valorizzato soltanto dall’aspettativa dei cash flow futuri del club, ma, come mostrato dall’equazione di Black e Scholes (Premio Nobel nel 1997), soprattutto dalla variabilità del valore di mercato futuro del calciatore, ossia dalla imprevedibile potenzialità delle sue prestazioni. Nella realtà il calciomercato sta evolvendo verso premi sempre più attraenti ed eccezionali. Questa tendenza sta già producendo effetti negativi per l’industria del calcio, per i professionisti e soprattutto per gli appassionati, perché al divario economico crescente corrisponde chiaramente un divario crescente dei successi sportivi, che si vanno concentrando sempre di più. Inoltre, fino ad ora, tale meccanismo è stato finanziato dall’espansione del fatturato, risultato in definitiva di una audience sempre più ampia, della moltiplicazione degli eventi e dell’ingresso nel mercato di nuovi capitali (tra cui magnati russi e principi arabi). Tuttavia, probabilmente questo andamento non risulterà crescente all’infinito, e, una volta finito o anche solo rallentato, potrebbe far sgonfiare la “bolla” e far entrare in crisi l’intera industria del calcio.