Executive Summary.
CAPITOLO 5 LA RELAZIONE TRA RISULTATO ECONOMICO E PERFORMANCE SPORTIVA
5.1 Una panoramica generale
5.1.3 I ricavi da diritti televis
I diritti televisivi, come anticipato nel capitolo 1, creano la possibilità di riprendere e trasmettere, in diretta o in differita, in televisione le partite di calcio. Si tratta oggi della tipologia di ricavo che più delle altre due ha contribuito a trasformare il sistema calcistico in un vero e proprio business. La vendita dei diritti di trasmissione delle manifestazioni calcistiche, come sappiamo, ha consentito ai club di:
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aumentare enormemente le proprie fonti di ricavo,-
attrarre spettatori in ogni parte del pianeta.Secondo i dati presentati da Deloitte, la vendita dei diritti televisivi consente alle società di calcio di ottenere introiti pari a circa il 50% del fatturato totale nella media delle leghe “Big Five”. Il mercato dei diritti televisivi del calcio in Europa è cresciuto in maniera http://www.leparisien.fr/sports/football/psg/le-psg-et-accor-ont-signe-un-contrat-de-sponsoring-pour-trois-
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esponenziale negli ultimi anni in seguito alla stipula di una serie di contratti molto profittevoli nelle principali leghe.
Precedentemente si è parlato di come l’attrattività di un torneo sia fortemente influenzata dall’incertezza del risultato, sia della singola partita che della competizione in generale. Tale incertezza, a sua volta, non può che dipendere da una condizione di equilibrio economico-finanziario che caratterizza l’intero settore. È proprio in questo contesto che si inseriscono i meccanismi di ripartizione degli incassi dei diritti televisivi: essendo questi la componente di reddito principale delle società calcistiche, una loro distribuzione non equa porta a favorire la creazione di situazioni di disparità. Si evidenziano le combinazioni utilizzate nelle diverse leghe per la ripartizione dei diritti ruotano attorno a tre principi comuni:
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una quota distribuita in parti uguali fra tutti i partecipanti;-
una quota dipendente dai risultati sportivi;-
una quota dipendente dalla capacità di attrazione del club, sia essa per seguito sportivo, per visibilità sul mercato o per popolazione nell’area di provenienza.Si è deciso in questa fase di analizzare in maniera approfondita le caratteristiche dei principali campionati europei su questo tema, affinché l’analisi che verrà proposta in seguito risulti contestualizzata.
La Premier League, riconosciuta come tra i campionati più competitivi, presenta il metodo di ripartizione più equo in assoluto: il 70% delle risorse vengono divise in parti uguali. La lega inglese divide il complessivo in:
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quota proveniente dai diritti domestici: divisa secondo il criterio “50-25-25” ovvero il 50% in parti uguali, un 25% in relazione al piazzamento in classifica e il restante 25% in relazione al numero di match trasmessi (nel campionato inglese non vengono venduti tutti i match);-
quota derivante dalla commercializzazione globale: i proventi derivanti dalla commercializzazione internazionale vengono suddivisi in modo totalmente equo tra le società.Anche in Spagna, con il già citato Real Decreto-ley n. 5/2015 , c’è stata un’importante 101
trasformazione sul sistema di ripartizione dei proventi. Precedentemente i due top club spagnoli riuscivano ad dividersi oltre il 40% degli introiti. Il sistema ora adottato invece prevede una prima ripartizione dell’ammontare tra la Liga e la Liga Adelante, secondo campionato per importanza spagnolo, con una proporzione 90:10. Successivamente la suddivisione fra le squadre avviene secondo quattro criteri: 50% in parti uguali, 25% secondo i risultati maturati nelle ultime 5 stagioni, 1/3 in base alla capacità di attrarre i tifosi (media riempimento stadio) e la restante parte in relazione alla capacità della squadra di dare visibilità al campionato.
La Lega italiana opera sulla base del Decreto Legislativo n. 9 del 09.01.2008 (cosiddetta «Legge Melandri»), con il quale è stato introdotto nuovamente il sistema della distribuzione centralizzata dei diritti . La ripartizione avviene secondo 3 criteri: 102
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“1. In sede di prima applicazione del presente decreto e tenuto conto delle regole determinate dall'organizzatore dei campionati di calcio di serie A e B, la ripartizione delle risorse assicurate dalla commercializzazione dei diritti audiovisivi relativi al Campionato italiano di calcio di serie A, dedotte le quote di mutualità di cui agli articoli 22 e 24, e' effettuata, a partire dalla stagione sportiva 2010-2011, con le seguenti modalità: una quota del 40 per cento in parti uguali tra tutti i soggetti partecipanti al campionato di serie A, una quota del 30 per cento sulla base dei risultati sportivi conseguiti e una quota del 30 per cento secondo il bacino di utenza.-
2. La quota relativa al risultato sportivo, come individuata ai sensi del comma 1, e' determinata nella misura del 10 per cento sulla base dei risultati conseguiti da ciascuno dei partecipanti alla competizione a partire della stagione sportiva 1946/1947, nella misura del 15 per cento sulla base dei risultati conseguiti nelle ultime cinque stagioni sportive e nella misura del 5 per cento sulla base del risultato conseguito nell'ultima competizione sportiva.-
3. La quota relativa al bacino di utenza, come individuata ai sensi del comma 1, e' determinata nella misura del 25 per cento sulla base del numero di sostenitori di ciascuno dei partecipanti alla competizione, così come individuati da una o più società di indagini demoscopiche incaricate dall'organizzatore del campionato di calcio di serie https://www.boe.es/buscar/doc.php?id=BOE-A-2015-4780101
http://www.camera.it/parlam/leggi/deleghe/08009dl.htm
A secondo i criteri dallo stesso fissati, e nella misura del 5 per cento sulla base della popolazione del comune di riferimento della squadra.”
Nonostante ciò la Lega ha deciso di applicare piccoli cambiamenti per la ripartizione delle risorse relative al periodo 2015-2018. Per il triennio 2018-2021 si è stabilita una modifica dei criteri di ripartizione: il 50% sarà da suddividere in parti uguali, 20% in base all’importanza dei tifosi (invece del 30%), 15% secondo l’andamento dell’ultimo campionato (invece del 5%), 5% secondo le voci storiche e 10% in base ai risultati dell’ultimo quinquennio. Secondo le indicazioni contenute nella Legge di Bilancio 2018 e quanto dichiarato dallo stesso Lotti, politico italiano e Ministro per lo Sport dal 12 dicembre 2016 al 1º giugno 2018 nel governo di Paolo Gentiloni, in un’intervista al Messaggero, “Abbiamo riorganizzato la legge Melandri inserendo una modifica per la redistribuzione dei diritti tv, in modo da assegnare maggiori risorse alle società più piccole rendere il campionato più bello e interessante”.
La Bundesliga prevede una ripartizione con la Bundesliga 2 con un rapporto pari a 79:21. Il meccanismo è basato principalmente sui risultati sportivi, considerando le classifiche degli ultimi quattro anni. Il meccanismo avviene attraverso l’assegnazione di punti, da 36 a 1 a partire dal primo classificato, che sono poi moltiplicati per dei coefficienti di ponderazione; al termine del calcolo emerge una classifica usata per ripartire i proventi. La quota internazionale viene invece suddivisa per il 63,3% del totale sulla base della posizione in classifica e per la restante parte in base al contributo della squadra dato alla creazione del coefficiente UEFA nazionale.
Anche il campionato francese, così come quello italiano, vede la ripartizione degli incassi derivanti dagli accordi con le emittenti televisive attraverso un sistema basato su 3 criteri: 50% in parti uguali, 21% sulla base dell’audience televisiva e 29% assegnato in base ai risultati dell’ultima stagione e, per una piccola parte, ai risultati cumulati del quadriennio (serie storica).