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CAPITOLO 3 IL CIRCOLO VIRTUOSO DEI CLUB PROFESSIONISTIC

3.1 Ricavi e Risorse finanziarie

Si è già detto di come il business riguardante il settore calcistico sia cresciuto esponenzialmente nell’ultimo decennio e, dunque, della grande importanza che ha acquisito la componente economico-finanziaria all’interno delle società. L’enorme crescita del fatturato dei club ha portato con sé un aumento altrettanto elevato dei costi, obbligando di fatto le società a prestare attenzione all’equilibrio economico-finanziario in quanto l’insorgere di problemi relativi a questo ambito potrebbe comportare conseguenze estremamente gravi. L’analisi è inoltre entrata prepotentemente tra le priorità del management a seguito dell’introduzione delle regole del Fair Play Finanziario: le società

sono costrette a porre molta attenzione al rapporto tra costi e ricavi, oltre che al livello dell’indebitamento, in quanto sostanzialmente non è più permesso “spendere più di quanto si guadagna” per non incorrere in sanzioni.

La capacità di aumentare le proprie entrate attraverso fonti diversificate consente alla società di effettuare investimenti elevati nella gestione sportiva: in sostanza il club si può permettere maggiori costi (principalmente legati all’acquisto di giocatori o a investimenti dedicati). Stipendi maggiori e investimenti importanti portano spesso all’acquisto dei migliori calciatori presenti sul mercato: con il loro arrivo si innalza il livello tecnico della formazione. Per quanto possa sembrare paradossale in termini di diminuzione dell’equilibrio competitivo, spesso si verifica una crescita di interesse nei confronti dell’intera competizione, derivante dall’acquisto di uno o più campioni in una squadra. Infine, in virtù dell’arrivo di questi nuovi giocatori, che sulla carta appunto dovrebbero migliorare il livello tecnico della squadra, la società ottiene risultati migliori o almeno in linea con quelli della stagione precedente e così via.

Nonostante ciò, risulta abbastanza improbabile che le squadre ricche diventeranno sempre più ricche e vinceranno sempre più competizioni, in quanto nel calcio sappiamo bene che intercorrono anche elementi diversi dal solo valore di mercato di una formazione: una squadra composta dai più forti campioni presenti sul mercato, non per forza riuscirà a vincere tutte le partite che disputa! Occorre invece sottolineare che, il divario che si sta creando tra l’élite del calcio europeo ed il resto del mondo, probabilmente è dovuto proprio a questi elementi.

L’alternativa generata dalla mancanza possibilità di migliorare la propria posizione finanziaria derivante dalla mancata partecipazione a competizioni “ricche”, può essere quella di costruire una squadra competitiva attraverso iniezioni di capitale privato (famiglia proprietaria che crede in un progetto) oppure attraverso l’ingente esposizione con le banche (sempre molto rischiosa). Come precisato da Frederic Bolotny, economista del Centre de droit et d'économie du sport dell’Università di Limoges, “esistono diversi tipi di investitori. Alcuni di loro sono alla ricerca di benefici indiretti, che fanno parte di una strategia politica più ampia”. Lo sport e in particolare il calcio diventa anche una leva per creare ulteriori, infinite, nuove opportunità di business. Un esperto di Qatar, che ha chiesto l'anonimato, nel 2012 diceva al sito Play The Game: "Il Qatar ha bisogno di tutto questo per sopravvivere. Ha bisogno di essere in tutto il mondo per compensare la sua

posizione geo-politica di vulnerabilità”. Il caso emblematico risulta proprio quello del Qatar: da uomo di formazione militare l’emiro Hamad bin Khalifa Al Thani, al governo dal 1995 al 2013, ha inserito gli investimenti nel calcio (in Qatar si terrà anche la 22^ edizione del campionato mondiale di calcio per squadre nazionali maggiori maschili organizzato dalla FIFA) nell’ambito di una strategia a più ampio raggio volta a rendere il suo stato meno vulnerabile.

Come accennato precedentemente, gli sceicchi proprietari di Paris Saint Germain e Manchester City hanno evidentemente creduto nel business calcio e da diversi anni acquistano i migliori calciatori in circolazione, pagando prezzi a volte “fuori mercato” per poter avere in squadra le stelle del momento. Neymar, noto giocatore brasiliano, militante nel FC Barcelona fino alla stagione 2016/2017, è stato acquistato dal Paris Saint-Germain per 222 milioni di euro, ai quali vanno aggiunti i 30 milioni netti che il club francese garantirà alla stella brasiliana per i cinque anni di contratto, diventando così il giocatore più pagato di sempre. Esempio simile è l’acquisto di Mbappé, arrivato attraverso un contratto di prestito gratuito con riscatto fissato a 180 milioni nel giugno 2018. I due citati sono solamente esempi di top player acquistati, i quali però, ad oggi, non hanno ancora cambiato realmente le sorti della società: i club che concentrano la propria strategia nell’acquisto di uno o due top player mondiali, pur mantenendo o aumentando la propria forza competitiva in campionato, non risultano aver modificato la propria pericolosità per i rivali in competizioni extra-nazionali, come per esempio la Champions League.

Discorso simile può essere fatto per il Manchester City, il quale ha concluso senza titoli le stagioni successive a grandi spese. Secondo quanto presentato dal rapporto pubblicato dal CIES Football Observatoy, il centro internazionale per gli studi sportivi, il nel 2017 è risultato tra i più cari della stagione, influenzati da Mendy e Bernardo Silva, arrivati dal Monaco rispettivamente per 57 e 50 milioni di euro, ma anche a Walker (51), Danilo (30) e il portiere brasiliano Ederson (40).

Nel successivo capitolo, verrà proposta e approfondita l’analisi puntuale della relazione tra la spesa sostenuta per lo stipendio dei giocatori e la performance sportiva.

Restando all’interno dell’analisi dei Ricavi e delle Risorse Finanziarie dei club come componente del circolo virtuoso, ogni squadra attraverso le proprie prestazioni che svolge in un determinato arco temporale, raggiunge un determinato risultato sportivo.

Quest’ultimo influisce, in maniera positiva o negativa, sul numero di spettatori presenti allo stadio e sui tifosi/affezionati sparsi in giro per il mondo. Coloro i quali usufruiscono del prodotto sportivo in qualsiasi maniera, agiscono sul Footballmarket apportando ricavi per le società sportive in milioni di euro, attraverso vari modi: merchandising, biglietti delle partite, tournée estive, ecc. Questi ricavi vengono poi ripartiti tra: premi ai giocatori ed investimenti per rendere la squadra ancora più competitiva (relativi ai giocatori, ma anche ad allenatori o dirigenti di fama mondiale). Tramite questo meccanismo, si può notare una crescita dei risultati sportivi.


Soffermando l’analisi sulle modalità di generazione di ricavi, si approfondisce il tema della creazione di brand per le società sportive. Secondo l’ISO (International Organization for Standardization) il Brand è definito come “a marketing-related intangible asset including, but not limited to, names, terms, signs, symbols, logos and designs, or a combination of these, intended to identify goods, services or entities, or a combination of these, creating distinctive images and associations in the minds of stakeholders, thereby generating economic benefits/value.” 66

Annualmente, Brand Finance, pubblica report sulle 50 società calcistiche con Brand Value (valore del marchio) più alto. Vi sono numerose definizioni riguardo al valore del marchio di un’azienda; in estrema sintesi, il valore del marchio, non è altro che il valore aggiunto con il quale un marchio arricchisce il proprio prodotto. Questo valore aggiunto può essere visto dalla prospettiva dell’impresa, del settore o del consumatore. Chiaramente, più un marchio è globalmente riconosciuto, maggiori saranno i ricavi ottenuti dal suddetto marchio, che, quindi, in quanto “forte”, genererà per esempio, maggiori proventi dal settore commerciale e dal ticketing, rispetto ad un marchio “debole”.

https://www.iso.org/search.html?q=brand

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