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UNA PROPOSTA METODOLOGICA

6.1 La Tenuta La Parrina

6.1.1 Storia30

Nata nel 1830 per volere di Michele Giuntini, banchiere fiorentino, La Parrina oggi è                                                                                                                

30 La storia della tenuta è stata ricostruita tramite colloqui con la proprietà e i dipendenti dell’azienda durante il lungo periodo di raccolta dati sul campo. Per maggiori dettagli si veda il sito www.parrina.it

guidata dalla Dott.ssa Franca Spinola che, con profonda passione, applica da anni una cultura di tradizione e di valorizzazione di quest’area.

La Parrina è l’unica azienda agricola privata superstite fra quelle che cominciarono il processo di innovazione agli inizi del secolo scorso. Nei primi anni del secolo scorso, fino agli anni ‘20, la Maremma grossetana conobbe un processo di trasformazione agraria che colmò il divario, in termini di produttività, che la separava da altri territori della Toscana.

Questa trasformazione fu operata nelle grandi proprietà e toccò territori non limitrofi tra loro, come il grossetano, le colline del Fiora, Albegna e, caso isolato nella sua zona, la tenuta della Parrina, nel comune di Orbetello. La tenuta apparteneva ai Giuntini, famiglia nobile di Firenze, di cui è discendente l’attuale proprietaria, la Marchesa Franca Spinola.

La trasformazione della Parrina cominciò nel 1905 ma già nel 1912 nella tenuta di proprietà dei Giuntini si erano riusciti a ricavare 18 poderi a mezzadria, continuando l’opera di bonifica e trasformazione dell’assetto fondiario tipica della tradizione dei Lorena.

Oltre alla tradizione riformista e alle iniziative politico-economiche per la bonifica e le comunicazioni, cui era seguito il disimpegno dello stato unitario, in Maremma era rimasta la cultura dell’innovazione agraria dell’età granducale, sollecitata e diffusa da antiche istituzioni come la Società Agraria e il Comizio Agrario, ispirate dall’Accademia dei Georgofili. Vari elementi favorevoli concorsero, in quel periodo, all’impulso che ricevette l’economia agricola: il bilancio del Ministero passò, fra il 1900 e il 1907, da tredici a ventisette milioni di lire, si diffuse l’uso delle macchine, della concimazione chimica e dei prodotti antifilosserici (utilizzati per la prima volta in Maremma nel 1893), migliorarono le condizioni sanitarie, anche per la diffusione del chinino, che si aggiungeva, per la Maremma, alla diminuzione della mortalità malarica, già registrata a fine secolo. Si ebbe presto un aumento della produzione cerealicola, con l’incremento del prezzo del grano che, dalle ventisei lire al quintale del 1901, passò alle trentadue del 1912.

La vicenda della trasformazione dell’ordinamento produttivo della Parrina, e dei conseguenti mutamenti economici e sociali, è descritta dal Cavalier Giovanni Benucci, il tecnico che la realizzò e che diresse la tenuta fin dal 1905. Quando la proprietà decise la modernizzazione della tenuta, era in atto un esperimento di mezzadria, limitato nella superficie (60 ettari) e modesto per reali capacità innovative: la coltivazione cerealicola era condotta direttamente con gli avventizi che abitavano, insieme alle loro famiglie, nei fabbricati poco adeguati dell’azienda. Il resto del terreno coltivabile della tenuta (in tutto

1.740 ettari, di cui 300 in collina) era condotto a grano e avena, con l’avvicendamento tradizionale del riposo con prati naturali e a pascolo di bestiame brado. Per le terre date a seminare ai “comparaioli”, il sistema del terratico era sostituito da quello “a terzeria”.

Il programma di Giovanni Benucci, tecnico dell’area fiorentina scelto dalla famiglia Giuntini, previde la bonifica agraria di 700 ettari di incolto, sul quale si incentravano in quegli anni le richieste di terra delle varie parti sociali. Grazie alla bonifica idraulica, nel 1925, la tenuta arrivò a costruire una rete di 153 chilometri di fossi e collettori, assieme a 141 chilometri di strade interne. Infine, la fase di colonizzazione riguardò una prima organizzazione poderale di 15 mezzadrie, con altrettante case coloniche, la cui costruzione fu preceduta da quella delle fabbriche padronali, dell’amministrazione e dei “quartieri” per gli operai. Queste ultime e le case coloniche sostituivano le vecchie capanne: delle une e delle altre si conserva oggi un’interessante documentazione fotografica presso l’azienda.

L’amministrazione della tenuta aveva incentrato il proprio sforzo economico sui poderi, lasciando a se stessa pochi settori a conduzione diretta. Questi sono stati via via trasformati in iniziative moderne come una “vaccheria”, che inviava il latte a Orbetello, con la prospettiva di produrre burro e formaggio (cosa che si realizzò nel 1926).

Già prima della grande guerra furono costruiti altri poderi e i terreni non ancora trasformati in colonie furono destinati a colture frumentarie. Nel 1926 la tenuta raggiunse una popolazione di 460 addetti, di cui solo 140 avventizi.

I primi anni della trasformazione agraria della Parrina, quelli in cui la tenuta non poté disporre dei benefici statali, estesi alla Maremma solo nel 1911, né, successivamente, del supporto di associazioni come il “Consorzio della Bonifica grossetana”, furono certamente i più ardui, ma anche quelli più innovativi. Le scelte strategiche e lungimiranti dell’amministrazione della tenuta, ovvero dar vita ad unità poderali consistenti come aziende autonome, sono alla base della fortuna che hanno fatto di questa azienda l’unica superstite fra le maggiori tenute che avviarono il grande movimento di trasformazione agraria ai primi del Novecento.

Alla fine del secolo passato l’azienda è passata da un regime di rotazione biennale, in cui venivano coltivati per la maggior parte tabacco e grano, ad una fortissima differenziazione colturale. Sono state quindi introdotte le colture orticole prodotte su vasta scala, le colture frutticole (pesco e vite), è stata costruita la cantina vitivinicola, sono stati recuperati gli olivi all’interno della macchia a confine con il bosco e ne sono stati piantati degli altri, è stato costruito un frantoio, un caseificio ed un negozio e si è iniziata una

intensa rotazione delle colture.

Infine, negli ultimi anni, dalla ristrutturazione del fabbricato principale della tenuta è stato creato un agriturismo, completo di ristorante, sala di degustazione e piscina esterna. 6.1.2 Processi di produzione

L’azienda, oggi, si estende per oltre 500 ettari e comprende tre colline a ridosso della laguna di Orbetello, ove prospera macchia mediterranea spontanea. Dal punto di vista delle colture si può suddividere in due macro aree: una destinata prevalentemente alla produzione di frutta in regime di agricoltura integrata e una destinata, alla produzione di ortaggi e cereali e condotta in regime di agricoltura biologica.

L’area destinata a frutta, nella parte a ridosso delle colline, è composta da 56 ha di vigneti, 28 ha di pescheti e circa 20 ha di oliveti ed è organizzata in appezzamenti. Quest’area è condotta in regime di “Agriqualità Toscana”, un marchio creato dalla Regione Toscana per identificare e promuovere i prodotti agroalimentari realizzati con tecniche di agricoltura integrata31. Il resto della superficie è invece condotto in regime di agricoltura biologica (Reg CE 834/07) ed è coltivato prevalentemente a ortaggi e cereali.

La tabella 6.1 riporta la suddivisione della superficie agricola per l’annata agraria 2012. Si può notare come oltre il 50% della SAU sia dedicata alle colture arboree, tra cui sono preponderanti la vite, il pesco e l’olivo. Un buon 40% è invece destinato alle colture orticole e in particolare al pomodoro da industria (34 ha) e all’insalata (20 ha). I restanti 13 ha sono coltivati a seminativi: frumento duro e tenero ed erba medica.

L’azienda, inoltre, possiede alcuni capi di bestiame, soprattutto animali di bassa corte, oltre a un numero limitato di suini, ovini e equini che sono usualmente impiegati durante le visite didattiche e in un percorso passeggiata per gli ospiti (tabella 6.2).

Le superfici produttive ricoprono poco meno del 40% dell’intera superficie aziendale. Infatti, quasi la metà del territorio di proprietà della Tenuta è occupata da un’area a bosco, utilizzata come riserva privata a fini venatori; inoltre, sono presenti altre aree destinate a produzioni specializzate, ma non riconducibili a un processo colturale specifico, come ad esempio il vivaio. Il dettaglio della suddivisione in ettari della superficie aziendale è riportato nella tabella 6.3.

                                                                                                               

31 L’agricoltura integrata è un metodo di produzione che prevede l’adozione di tecniche compatibili con la conservazione dell’ambiente e la sicurezza alimentare attraverso la minimizzazione dell’uso di prodotti chimici di sintesi e il controllo dell’intero processo produttivo.

Tabella 6.1 - Ripartizione della SAU per l’annata 2012

Categoria Coltura SAU [ha]

Seminativi Frumento Duro 7,00 Frumento Tenero 2,00 Erba medica 4,00 Orticole Patata 2,00 Pomodoro da industria 34,00 Asparago 1,00 Melone 5,00 Anguria 5,00 Zucchino 2,00 Zucca 8,00 Carciofo 0,50 Cardo 0,50 Cavolo Broccolo 0,50 Cavolfiore 0,50 Cavolo Cappuccio 0,50 Finocchio 0,50 Aglio 1,00 Scalogno 1,00 Fragola 1,00 Melanzana 0,50 Pomodoro da mensa 0,50 Insalata da cespo 20,00 Arboree Olivo Bio 0,50 Olivo 19,00

Vite - Alta qualità 18,00

Pesco 28,00 Albicocco 2,00 Susino 1,10 Melo 0,50 Pero 1,50 Fico 1,50

Vite - Media produzione 22,00

Vite - Quantità 16,00

TOTALE 207,10

Tabella 6.2 - Animali di fattoria presenti al 2012

Categoria Capi [n]

Ovini – fattrici 10

Suini - scrofe >50 Kg 17

Equini – Bovini 4

Tabella 6.3 – Superficie Tenuta La Parrina

Superfici Superficie [ha]

Bosco 257,00

Vivaio 5,80

Prati-Pascoli 42,50

Altre aree arborate 7,20

Viabilità, fossi, fabbricati 16,75

Totale altre superfici 329,25

SAU azienda 207,10

Superficie azienda 536,35

6.1.3 Processi di trasformazione e altre attività

L’azienda, oltre alle attività di produzione delle coltivazioni e di gestione degli animali, svolge anche dei processi di trasformazione, utilizzando materie prime aziendali, quali la cantina vitivinicola e il frantoio oleario. Inoltre, esiste un caseificio interno che trasforma il latte proveniente da aziende limitrofe che gestiscono capi aziendali con un contratto di soccida.

Nella cantina vitivinicola si producono oltre 150.000 bottiglie suddivise in 11 tipologie di vino differenti: quattro rossi, quattro bianchi, uno spumante, un vin santo e un moscato. Le tipologie di vino rispecchiano la vocazionalità ambientale dei vigneti e le tradizioni dell’area; vengono, infatti, prodotti dei vini a spiccata impronta territoriale, quali il Parrina Bianco Doc (una piccola DOC che ricade su un’area ristretta che prende il nome dell’azienda stessa) e un’Ansonica Costa dell’Argentario DOC (Ansonica, Insolia in Sicilia, è un vitigno diffuso nell’area dell’Argentario e sull’isola del Giglio) oltre a dei classici vini Toscani quali Vermentino e Sangiovese.

La gamma dei prodotti si arricchisce con i cru provenienti da zone specifiche all’interno dell’azienda: un vino bianco indicato per i frutti di mare, il Poggio della Fata, e tre vini rossi di pregio quali Muraccio (Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot), Riserva (100% Sangiovese) e Radaia (100% Merlot). Completano la gamma un vin santo della tradizione toscana, con un minimo di 10 anni di invecchiamento, e i due vini a bollicina (un moscato e uno spumante).

in termini assoluti che per i prezzi contenuti rispetto ai principali concorrenti.

Oltre alla cantina, all’interno dell’azienda è presente un caseificio, dove si utilizza il latte prodotto all’esterno dell’azienda per la produzione di formaggi pecorini, caprini e vaccini. La gamma consta di oltre 40 referenze per una produzione di circa 40 tonnellate di formaggio su base annua. Anche in questo caso sono stati ricevuti riconoscimenti su alcuni prodotti, come ad esempio l’erborinato di Pecora “Guttus”, vincitore del riconoscimento come miglior formaggio erborinato al mondo del 2012.

Completano la già ampia gamma di prodotti, un olio extravergine di oliva premiato come uno dei migliori oli d’Italia (produzione di circa 8 tonnellate annue) e prodotti basati su materie prime aziendali e realizzati in conto lavorazione, quali pasta, pomodoro e marmellate.

La struttura ricettiva, attiva per matrimoni, ricevimenti, feste e banchetti privati organizzati all’interno delle strutture d’epoca, dispone di 46 posti letto dislocati tra camere, appartamenti e casali in affitto, un ampio ristorante e una sala di degustazione.

Inoltre, nel centro aziendale e in prossimità dell’agriturismo è presente un negozio aziendale, dove si possono acquistare sia i prodotti freschi sia quelli trasformati.