IMPLICAZIONI PER GLI INDIRIZZI DI POLITICA AGRICOLA
7.3 I trade off economico-ambientali nel caso del pomodoro
Per verificare il legame che esiste tra prestazioni economiche e ambientali è stata presa a riferimento una coltura sulla quale sono stati simulati alcuni scenari vincolati a differenti tecniche di produzione. Queste simulazioni hanno permesso di osservare i cambiamenti del reddito lordo del processo produttivo al variare delle prestazioni ambientali (valutate con le due metodologie) e così ottenere alcune indicazioni di sintesi.
La costruzione di ciascuno degli scenari, partendo da un livello produttivo minimo, ha progressivamente modificato la tecnica colturale incrementando le fertilizzazioni e gli interventi fitosanitari per ottenere una produzione sempre maggiore:
• Pomodoro - Minimo: nessun diserbo, nessuna zappatura, produzione di 52 ton/ha; • Pomodoro - Basso: diserbo meccanico e zappatura, produzione di 60 ton/ha;
• Pomodoro - Medio: due interventi di zappatura, diserbo meccanico, maggiori dosi di fertilizzante, produzione di 70 ton/ha;
• Pomodoro - Spinto: 3 interventi fitosanitari, 2 fertilizzazioni, produzione a di 80 ton/ha; • Pomodoro - Molto Spinto: 5 interventi fitosanitari, 3 fertilizzazioni, produzione di 95
ton/ha.
Dai risultati (tabella 7.9) si osserva che l’incremento del reddito lordo ad ettaro diminuisce in maniera marginale. Il sostegno della produttività giustifica sempre meno l’immissione di nuovi input all’interno del processo. Contestualmente crescono le emissioni del bilancio carbonico e i consumi di quello ecologico incidendo sempre di più sulla performance ambientale del processo.
Si osserva inoltre, come rappresentato in figura 7.1, che tanto più spinta è la tecnica di produzione, tanto minore risulta il costo di abbattimento di una tonnellata di CO2. Nel
dettaglio, il dato relativo all’incremento delle emissioni nel passaggio da una tecnica produttiva ad un’altra è stato riportato in € /kg CO2 per una maggiore comprensione
dell’incremento di costo. Questo potrebbe essere associato ad un potenziale valore di decarbonizzazione qualora si scegliesse di sostenere le imprese che modificano le proprie
tecniche verso quelle a minore impatto. Com’è possibile osservare, i primi spostamenti dalle tecniche più spinte verso quelle a minor impatto hanno un costo di abbattimento della CO2 piuttosto contenuto, mentre più ci sia avvicina al minimo più questi costi per ulteriori step di miglioramento costano sempre di più.
Tabella 7.17 – Risultati economico-ambientali degli scenari sul pomodoro Minimo Basso Medio Spinto Molto spinto
Reddito Lordo [€/ha] 1.151 1.807 2.155 2.305 2.392 Bilancio Carbonio [t CO2/ha] -1,274 -1,351 -1,511 -1,607 -1,704 Bilancio ambientale [gha/ha] +0,433 +0,181 -0,344 -0,661 -0,979 Variazione Reddito Lordo [€/ha] 656 348 150 87 Variazione Bilancio Carbonio [t CO2/ha] -0,077 -0,160 -0,096 -0,097 Trade-off [€/ton CO2] 8.519 2.175 1.563 897 Variazione Bilancio Ambientale [gha/ha] -0,252 -0,525 -0,317 -0,318 Trade-off [€/gha] 2.603 663 473 274
Questi dati forniscono un’idea di massima del valore da associare in termini di emissioni ad una misura politica o ad un premium price da ottenere per la prestazione ambientale. Non danno però un quadro chiaro di quale possa essere la soglia o la tecnica migliore da sostenere in fase di programmazione delle politiche.
Qualora si decidesse di stabilire una soglia per le emissioni, bisognerebbe tenere conto di tutte le tecniche produttive associate a tutti i processi colturali. Un’unica soglia di rispetto, anche fosse per un unico processo produttivo, non contestualizzerebbe le variabili ambientali, climatiche e stagionali, e rischierebbe di creare delle distorsioni anche se, consentirebbe comunque di definire un traguardo verso cui tendere.
Questo risultato mostra il limite delle valutazioni delle performance ambientali operate con il bilancio del carbonio che, come già sottolineato, non fornisce per le colture erbacee un parametro di riferimento (come ad esempio la capacità di assorbimento) con cui valutare anche i benefici prodotti, ma si limita a valutare un range di prestazioni ambientali associato alle tecniche colturali ed il loro eventuale costo di decarbonizzazione.
Sulla base degli stessi dati è anche stato rappresentato graficamente il trade off tra prestazioni economiche e performance ambientali valutate con lo strumento del bilancio ambientale basato sulla metodologia dell’impronta ecologica (figura 7.2).
In questo caso è la metodologia stessa che impone una soglia alla sostenibilità, data dal bilancio tra produzione di beni ambientali e consumo di risorse naturali. Esiste quindi un limite per ciascuna coltura, vincolato alla vocazionalità territoriale, alla tecnica e alla produttività, superato il quale si consumano risorse oltre quelle che si stanno producendo. Questo limite, che nel grafico è rappresentato dallo zero delle ascisse, rappresenta un punto di riferimento di come tecniche colturali differenti si comportano in termini di consumo e produzione di risorse ambientali.
Nello stesso grafico sono riportati i valori economici di sostenibilità associati a ciascun cambio di tecnica colturale. In questo caso per ciascuna tecnica è possibile definire quanto sostegno economico sarebbe necessario garantire per arrivare alla soglia della sostenibilità (e/o mantenerla, evitando le tecniche a maggiore impatto). Anche qui i primi passaggi, quelli dalle tecniche più spinte a quelle meno spinte, sono i meno onerosi, ma a seconda di dove si colloca un’impresa è possibile definire un differente sostegno economico verso una conduzione più sostenibile. Tale risultato potrebbe suggerire una stima del costo di riduzione della pressione ambientale, a seguito dell’adozione di tecniche produttive a basso impatto, e un prima definizione in termini di dimensione economica di un eventuale sostegno ambientale agli agricoltori. Definisce, inoltre, una soglia chiara verso cui tendere ed amministrare le risorse ambientali prodotte dai processi agricoli perché contengano i consumi ambientali del settore.
Questo primo studio fornisce uno spunto di riflessione sugli strumenti di valutazione da adottare per definire sostegno economico agli agricoltori, giustificato dalla riduzione dei redditi legati alla fornitura di servizi ambientali, legati all’utilizzo di tecniche a basso impatto e valutati in relazione al reale contributo in termini di risparmio ambientale. Mentre nel caso del bilancio carbonico, in fase di definizione degli interventi, sono evidenti le difficoltà nello stabilire una soglia o un comportamento da sostenere, per quanto riguarda il bilancio ambientale la situazione sembra meno ardua.
La metodologia del bilancio ambientale sembrerebbe, pertanto, prestarsi meglio alla definizione di un percorso per la valorizzazione delle performance ambientali dei processi di produzione agricola. Questo percorso, vincolato alla tecnica produttiva e alle realtà territoriali ove operano le imprese, fornisce un parametro di riferimento chiaro per la ricerca di un equilibrio tra impatto ambientale e risultato economico dei processi di produzione agricola.