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4.2 L’articolazione del processo di valutazione dei crediti nello IAS 39:

4.2.2 La valutazione successiva: il costo ammortizzato 163 

Come si è avuto modo di anticipare in precedenza72, il costo ammor- tizzato rappresenta il criterio di valutazione che lo IAS 39 identifica quale riferimento per le categorie dei “finanziamenti e crediti” (Loans and Re-

ceivables), delle attività finanziarie “detenute sino a scadenza” (Held to maturity); esso, inoltre, viene applicato anche per le attività finanziarie

“disponibili per la vendita” (Available for sale)73, oltre che per tutte le passività finanziarie diverse da quelle valutate “al fair value attraverso il conto economico” (Fair value through profit or loss). Si può, quindi, ra- gionevolmente affermare che il costo ammortizzato rappresenti il criterio di riferimento per la valutazione dei crediti, a prescindere dalla specifica forma tecnica assunta dagli stessi, atteso come appare remota la possibili- tà che tali poste classificate possano essere ricondotte dalle imprese in ca- tegorie funzionali diverse da quella dei “finanziamenti e crediti”74.

La metodologia valutativa definita dal principio contabile internazio- nale IAS 39 come “costo ammortizzato” introduce significative novità al trattamento contabile dei crediti, non soltanto sul piano operativo, ma an- che su quello concettuale.

Il paragrafo 9 dello IAS 39 definisce il costo ammortizzato come “il

valore a cui è stata misurata al momento della rilevazione iniziale l’attività o la passività finanziaria al netto dei rimborsi di capitale, au- mentato o diminuito dall’ammortamento complessivo utilizzando il crite- rio dell’interesse effettivo su qualsiasi differenza tra il valore iniziale e quello a scadenza, e dedotta qualsiasi riduzione (operata direttamente o

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Cfr. Supra, pag. 39. 73

Si tiene a precisare che, nonostante il principio IAS 39 stabilisca che le attività di- sponibili per la vendita siano rappresentate in bilancio al loro fair value, e non al costo ammortizzato, quest’ultimo risulta comunque il criterio di valutazione da applicare per la misurazione delle componenti reddituali da imputare a conto economico (interessi attivi). Sono ovviamente escluse da un simile trattamento le attività finanziarie che non generano tali componenti, come i titoli di capitale, valutati al fair value o, qualora quest’ultimo va- lore non sia determinabile con sufficiente attendibilità, al costo. Per approfondimenti sulla classificazione dei crediti, vedi Supra, pagg. 46 e segg..

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Discorso a parte meritano le operazioni di copertura del fair value aventi ad ogget- to i crediti, per le quali è richiesta dal principio contabile la valutazione al fair value. Si tiene a precisare che tale tematica non è però oggetto specifico del presente lavoro in quanto la copertura (contabile o gestionale) delle operazioni creditizie rappresenta una prassi ancora oggi ad uso quasi esclusivo degli intermediari creditizi e finanziari, la cui operatività esula dalle finalità del presente contributo.

attraverso l’uso di un accantonamento) a seguito di una riduzione di va- lore o di irrecuperabilità”.

Come qualsiasi definizione che cerchi di sintetizzare in poche parole un concetto tanto complesso dal punto di vista tecnico, il contenuto del principio contabile appena richiamato non appare immediatamente intel- legibile e necessita di essere ulteriormente chiarito. Dalla lettura del testo del paragrafo citato, infatti, il costo ammortizzato appare quale risultato di una somma algebrica di alcune componenti (valore iniziale, ammorta- mento di una differenza, eventuali riduzioni di valore) e, come tale, sem- bra privo del valore segnaletico che caratterizza, invece, il valore di pre-

sumibile realizzo e che una simile definizione − che si limita a descrivere

un procedimento di calcolo − non consente in alcun modo di cogliere. L’aspetto che vale a rendere il procedimento valutativo in esame dif- ferente dalla prassi fino ad oggi seguita dalle imprese del nostro paese, attiene principalmente alla richiesta del principio contabile di ripartire lungo tutta la vita del credito l’eventuale differenza tra il valore iniziale ed il valore a scadenza dello stesso, mediante l’applicazione del metodo dell’interesse effettivo: non è dato, infatti, rintracciare nelle norme civili- stiche che disciplinano il trattamento contabile di tali poste una simile previsione, atteso come la rilevazione iniziale di un credito al suo valore di scambio originario equivale automaticamente ad escludere la possibili- tà che si crei un disallineamento, per cause non riconducibili alla mancata recuperabilità degli importi, tra valore iniziale e valore a scadenza del credito.

Come commentato nel paragrafo precedente, invece, la disciplina del- lo IAS 39 in tema di prima iscrizione di un’attività finanziaria nei conti dell’impresa, contempla in maniera esplicita la possibilità che il valore iniziale di un credito possa divergere dal suo valore a scadenza: si è visto infatti che l’eventuale presenza di costi e ricavi riconducibili alla conces- sione del finanziamento (diretto o indiretto) si concretizza in un ammon- tare erogato effettivo rispettivamente superiore o inferiore a quello nomi- nale; ai sensi del principio contabile internazionale, pertanto, tale diffe- renza deve essere ammortizzata nel conto economico pro-rata temporis lungo tutta la vita del credito, attraverso il metodo finanziario dell’interesse effettivo: in altre parole, tutti i componenti accessori che concorrono alla determinazione del valore di misurazione iniziale del credito devono essere assoggettati ad una procedura di ripartizione tem- porale che imputa quote di differenziali a rettifica (in aumento o diminu- zione) dell’interesse contrattuale − e, di conseguenza, del valore del cre- dito − concorrendo così alla determinazione della componente reddituale

effettiva generata dall’operazione, necessariamente differente rispetto a

quella contrattuale.

Ciò in quanto il tasso di interesse effettivo rappresenta quel tasso che, attualizzando i flussi di cassa futuri generati dal credito nell’arco della sua vita, li rende uguali al suo valore di iscrizione iniziale: pertanto, atte- so come tali flussi di cassa maturano sull’importo nominale del credito ad un tasso che è quello contrattuale, è agevole desumere che, nei casi in cui il valore al quale il credito è rilevato inizialmente nei conti dell’impresa non dovesse corrispondere al suo valore nominale, le grandezze del tasso

effettivo e del tasso contrattuale non possono che divergere, determinan-

do il disallineamento delle componenti economiche (interesse effettivo ed interesse contrattuale). La metodologia di calcolo appena esaminata si ren- de necessaria in quanto lo IAS 39 obbliga l’imputazione al Conto Econo- mico dell’interesse effettivo in luogo di quello contrattuale: alla luce di quanto osservato, la differenza tra l’interesse che matura al tasso contrat- tuale e l’interesse effettivo non è altro che la misura dell’ammortamento del complessivo differenziale tra valore iniziale e valore a scadenza del credito75.

Ai fini della determinazione del valore di bilancio del credito ad ogni

reporting date, quindi, non occorrerà altro che sommare algebricamente

al valore iniziale dello stesso l’ammortamento cumulato delle differenze maturate nel tempo, al netto ovviamente di qualsiasi rimborso di capitale e di eventuali riduzioni di valore dovute ad impairment76: tale ammonta-

75

In base allo IAS 39, il calcolo del tasso di interesse effettivo presume che i flussi finanziari e la vita attesa di uno strumento finanziario possano essere valutati in modo at- tendibile. Tuttavia, in quei rari casi in cui non è possibile determinare in modo attendibile i flussi finanziari o la vita attesa di uno strumento finanziario, l’impresa deve utilizzare i flussi finanziari contrattuali per tutta la durata dello strumento finanziario.

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Ad integrazione di quanto riportato nel testo, si consideri il seguente esempio, trat- to da A.GAETANO, Gli strumenti finanziari, op. cit., pagg. 235-238, di un finanziamento erogato dall’impresa per un importo pari ad € 50.000, rimborsabile in un’unica scadenza dopo 5 anni e con pagamento annuo di soli interessi, al tasso nominale del 6,50%, per il quale sono previsti all’atto della concessione, oneri accessori per un importo pari ad € 2.500 e ricavi accessori per € 1.000. Il fair value del credito ammonta pertanto ad € 51.500 e ciò comporta che il tasso di interesse effettivo si attesti al 5,79% (contro il 6,50% contrattuale). Il piano di ammortamento del credito, alla luce dei dati forniti, può essere così rappresentato:

re, in ragione della logica finanziaria che ne guida la misurazione, risulte- rà peraltro pari alla somma dei flussi monetari attesi e non ancora incas- sati, attualizzati al tasso effettivo.

La descrizione della metodologia di calcolo del costo ammortizzato ha dunque evidenziato la centralità assunta dal tasso di interesse effettivo ai fini non soltanto della determinazione del valore di bilancio del credito, ma soprattutto per la rilevazione degli interessi attivi generati dall’operazione: a questo proposito, si osserva come il ricorso dello IASB ad un criterio finanziario per la quantificazione delle componenti econo- miche associate ad operazioni che non sono destinate, sin dall’origine, a produrre risultati economici attraverso la cessione diretta sul mercato, ap- pare indubbiamente correlata all’esplicito riconoscimento, da parte dello

0 -€ 51.500,00 € 51.500,00 1 € 3.250,00 € 3.250,00 € 2.982,80 € 51.232,80 2 € 3.250,00 € 3.250,00 € 2.967,32 € 50.950,12 3 € 3.250,00 € 3.250,00 € 2.950,95 € 50.651,07 4 € 3.250,00 € 3.250,00 € 2.933,63 € 50.334,70 5 € 53.250,00 € 3.250,00 € 2.915,30 € 0,00

Anni Flussi Interessi

nominali

Interesse effettivo

Costo ammortizzato

Le variazioni del costo ammortizzato ad ogni reporting date sono dovute al disalli- neamento tra interesse effettivo ed interesse contrattuale, a sua volta originato dalla capi- talizzazione dei costi di transazione sul fair value del credito all’atto della rilevazione ini- ziale: in particolare, tale differenza, che ammonta ad € 1.500, viene ripartita (ammortizza- ta) lungo tutto l’arco di vita del credito; la tabella seguente evidenzia, in proposito, come l’ammortamento di tale differenziale risulti pari alla differenza tra l’interesse contrattuale (che matura al tasso del 6,50%) l’interesse effettivo (che matura al tasso del 5,79%):

€ 1.500,00 1 € 3.250,00 € 2.982,80 € 267,20 € 1.232,80 2 € 3.250,00 € 2.967,32 € 282,68 € 950,12 3 € 3.250,00 € 2.950,95 € 299,05 € 651,07 4 € 3.250,00 € 2.933,63 € 316,37 € 334,70 5 € 3.250,00 € 2.915,30 € 334,70 € 0,00 Costi/ricavi di transazione da ammortizzare Anni Interesse nominale Interesse effettivo Ammortamento commissioni

In linea con la definizione dello IAS 39, pertanto, ad ogni data di valutazione, in as- senza di rimborsi di capitale, il costo ammortizzato del credito risulterà pari al valore ini- ziale dello stesso, incrementato dell’ammortamento cumulato fino alla data di valutazione, determinato secondo le modalità appena descritte. In occasione dell’incasso della quota capitale, ovviamente, il relativo importo dovrà essere detratto dal costo ammortizzato del credito.

Per ulteriori approfondimenti sul tema specifico, cfr. M.MAFFEI, Gli strumenti fi-

standard setter, della capacità che tali strumenti hanno di generare flussi

di cassa quale parametro fondamentale per la misurazione delle perfor- mance di un’impresa77. Il tasso di interesse effettivo, infatti, determinato all’atto della rilevazione iniziale del credito, esprime la capacità dell’impresa di essere stata in grado di prezzare correttamente il rischio associato all’investimento effettuato, tenendo adeguatamente conto di tut- te le componenti accessorie che ne accompagnano il perfezionamento e che possono tradursi, nei fatti, in ulteriori uscite di cassa (costi di transa- zione) o in rimborsi anticipati (proventi accessori), incidendo pertanto sul piano dei flussi monetari definito nel contratto e, di conseguenza, sul ren- dimento effettivo dell’operazione: nell’ottica dei destinatari del bilancio (vale a dire gli investitori attuali e potenziali), il tasso di interesse effetti- vo rappresenta, quindi, il parametro sintetico di riferimento ideale per la valutazione comparata della redditività delle scelte di investimento opera- te dall’impresa78.

Da quanto osservato, non si fatica a comprendere come sia mutato anche il valore informativo dell’importo al quale i crediti vengono rilevati nell’attivo dello Stato Patrimoniale: il costo ammortizzato, infatti, non appare idoneo a rappresentare un valore di realizzo, indicativo dell’ammontare che l’impresa ha il diritto di richiedere alla controparte sulla base delle pattuizioni contrattuali; un valore, dunque, statico, desti- nato a variare esclusivamente in funzione delle mutate prospettive di re- cuperabilità delle somme concesse. Esso, piuttosto, intende rappresentare il valore corrente del credito (o, entro certi limiti, il suo valore economi-

co79), vale a dire un importo che possa essere considerato realmente espres-

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A questo proposito, si richiama nuovamente il paragrafo 15 del Framework dello IASB: “Le decisioni economiche che sono prese dagli utilizzatori del bilancio richiedono

una stima sulla capacità dell’impresa di generare disponibilità liquide e mezzi equivalenti e sulla relativa tempistica e sul loro grado di certezza”.

78 Per approfondimenti sulla metodologia del tasso di rendimento effettivo (anche detto interno nel linguaggio finanziario) e i suoi utilizzi nella teoria degli investimenti, si rinvia, tra gli altri, a: S.A.ROSS,R.W.WESTERFIELD,J.F.JAFFE, Finanza Aziendale, Il Mulino, Bologna, 2003, pagg. 182-198.

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“The economic value of a loan credit can be seen as the discounted present value

of the future cash flow generated by the loan minus the expected loss (credit cost).” Cfr.

BANK OF JAPAN, Evaluating the economic value of loans and the implications: toward

transformation of the business model of banks and nonbank firms, in Quarterly Bulletin,

August 2003, pag. 5. E’ opportuno precisare che il valore economico di un credito tende a riflettere qualsiasi variazione nel merito creditizio della controparte che possa tradursi in un incremento della probabilità di default della stessa: in altre parole, come esplicitato nella definizione sopra riportata, il valore economico sconta le perdite attese sul credito ad ogni data di valutazione. Come si avrà modo di approfondire nel prossimo paragrafo,

sivo della capacità dell’investimento di generare flussi di cassa in futuro, in base al tasso effettivo che le condizioni alle quali l’operazione è stata perfezionata hanno contribuito a determinare. In tal senso si è sottolineato nelle righe precedenti come il costo ammortizzato possa essere letto, oltre che come una somma algebrica di più elementi, anche come valore attua- le dei flussi di cassa che l’investimento, in assenza di elementi che renda- no necessario operare rettifiche di valore per insolvenza del debitore, ge- nererà fino alla sua estinzione: è evidente come la prima chiave di lettura sia utile per illustrare la metodologia di calcolo del costo ammortizzato, così come definita dallo stesso principio contabile internazionale, e com- prendere la logica con la quale le componenti accessorie di costo e ricavo vengono ripartite lungo l’intera vita dello strumento finanziario; diversa- mente, la seconda chiave di lettura consente di recuperare la funzione se- gnaletica del valore di bilancio del credito, legando quest’ultimo alla di- namica attesa dei flussi e spiegandone le variazioni in funzione del decor- so del tempo80.

Ciò non equivale, si badi bene, ad assimilare concettualmente il costo ammortizzato al fair value del credito: il riferimento al valore corrente non vale, infatti, ad identificare il valore potenziale di scambio del credito; a ta- le compito assurge, invece, il fair value, attraverso l’attualizzazione dei flussi di cassa attesi dello strumento finanziario ad un tasso corrente di mercato potenziale, ossia ad un tasso che riflette le attuali aspettative degli operatori circa la dinamica futura dei flussi di cassa dello strumento stesso.

Come si avrà modo di approfondire nell’apposito paragrafo, il fair

value di un credito, in quanto espressione di un prezzo di mercato, deve

necessariamente incorporare tutti gli elementi attuali e prospettici che, al- la data di valutazione, si ritiene possano influire sulla redditività attesa dello strumento: a titolo esemplificativo, un finanziamento a tasso fisso della durata residua di 5 anni, negoziato originariamente a condizioni di

dedicato all’impairment ex-IAS 39, il modello contabile alla base della determinazione delle rettifiche di valore dei crediti sconta un approccio differente, sia da un punto di vista formale che sostanziale, non consentendo, se non entro certi limiti, il pieno riconoscimen- to del costo ammortizzato quale valore economico dei crediti.

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Afferma in proposito Maffei: “Cosicché, il criterio del costo ammortizzato intende

adeguare periodicamente il diritto di credito incorporato nel titolo di debito, ogni qual volta il possessore dello strumento finanziario registra una variazione di valore del diritto a percepire una somma di danaro (plausibilmente, il diritto di credito si modifica in se- guito alla maturazione di interessi attivi di competenza non percepiti monetariamente). Invece, se si lasciasse inalterato il valore di iscrizione iniziale, si perderebbe certamente l’informazione circa il grado dello strumento di generare flussi di cassa”. Cfr. M.MAF- FEI, Gli strumenti finanziari: misurazione e rappresentazione in bilancio, op. cit., pag. 73.

mercato, in ipotesi di integrale recuperabilità degli importi, presenterà al- la data di valutazione un fair value superiore al suo costo ammortizzato in caso di spostamento verso il basso della curva dei tassi di mercato, rap- presentativo delle attese degli operatori circa la possibilità di manovre re- strittive sui tassi. Analogamente, tale credito presenterà un fair value in- feriore nel caso di innalzamento dei tassi.

Ciò in quanto il tasso di interesse effettivo, determinato in sede di ri- levazione iniziale del credito ed impiegato per l’attualizzazione dei flussi di cassa ai fini del calcolo del suo costo ammortizzato ad ogni reporting

date, resta immutato lungo tutta la vita dello strumento e risulta, pertanto,

insensibile alle mutevoli aspettative del mercato: la redditività effettiva di un investimento connessa al concetto di costo ammortizzato, si lega, in- fatti, alle caratteristiche del credito e non dipende dall’andamento di va- riabili esterne che non siano esplicitamente contemplate nelle pattuizioni contrattuali81, le quali influiscono invece sul calcolo del fair value; se a ciò si aggiunge la previsione normativa del paragrafo 59 dello IAS 39, che sarà anch’essa oggetto di adeguato approfondimento, di non incorpo- rare nel costo ammortizzato previsioni di perdita che non derivino da e- venti già occorsi, si comprende come il valore di bilancio di un credito non possa assurgere a prezzo di scambio dello stesso, sebbene ciò non equivalga a scartare a priori l’ipotesi che costo ammortizzato e fair value possano nei fatti coincidere82.