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La vita di Virginia Woolf attraverso i personaggi di The Waves

CAPITOLO VI: THE WAVES

4.3 La vita di Virginia Woolf attraverso i personaggi di The Waves

I vari personaggi, oltre a costituire un tutt’uno con Bernard, mostrano anche molti aspetti della personalità di Virginia Woolf. Attraverso il racconto della storia dei personaggi Virginia analizza alcune delle tematiche a lei molto care: il rapporto uomo- donna e la mente androgina, la morte e il suicidio, la multiformità dell’identità, la

106 V. Woolf, The Waves, edited with an introduction by Gillian Beer, Oxford, Oxford University Press, 1992, p. 104. Tutte le citazioni dal romanzo provengono da questa edizione.

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follia, la maternità; alcune per lei molto difficili da affrontare perché causa di grande sofferenza e origine di traumi sia individuali che collettivi.

Susan incarna la donna della società vittoriana, è moglie e madre, è l’angelo della casa ma rappresenta anche la natura, è la madreterra, si rifiuta di vivere in città e in tutto ciò che è artificiale: “The smell of carpets and furniture and scent disgusts me (p.107). Odia la scuola, odia Londra e ama vivere un’esistenza che segue la ciclicità della natura:

I will not send my children to school nor spend a night all my life in London. Here in this vast station everything echoes and booms hollowly. The light is like the yellow light under an awning. (…) People here shoot through the streets silently. They look at nothing but shop-windows. Their heads ob up and down all at about the same height. The streets are laced together with telegraph wires. The houses are all glass, all festoms and glitter; now all front doors and lace curtains, all pillars and white steps. But now I pass on, out of London again; the fields begin again; and the houses, and women hanging washing, and trees and fields. London is now veiled, now vanished, now crumbled, now fallen. The Carbolic and the pitch-pine begin to lose their savour. I smell corn and turnips. (p.49)

Il rapporto che Susan ha con la natura è così intimo e forte da trasformarsi, in alcuni momenti, lei stessa in natura: “At this hour, this still early hour, I think I am the field, I am the barn, I am the trees”, “I think sometimes (I am not twenty yet) I am not a woman, but the light that falls on this gate, on this ground. I am the seasons, I think sometimes, January, May, November” (p.79). Susan vorrebbe seguire l’esempio della madre e avere una vita tipicamente vittoriana in cui la donna, moglie e madre, si dedica completamente alla famiglia:

I shall have children; I shall have maids in aprons; men with pitchforks; a kitchen where they nring the ailing lams to warm in backets, where the hams hang and the onions glisten. I shall be like my mother, silent in a blue apron locking up the cupboards. (p.80)

Attraverso questo personaggio la Woolf affronta il tema della maternità, ma una maternità più reale, non più vista soltanto positivamente ma accompagnata da tante sensazioni negative. Il romanzo, infatti, nasce in un periodo in cui Virginia accetta in qualche modo la propria mancata maternità e, probabilmente per questo motivo, fa vedere un mondo più realista e senza molte illusioni. L’aspetto realistico emerge anche dai sentimenti negativi provati da Susan, come ad esempio la gelosia che si manifesta

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quando vede i due amici baciarsi: “The yellow warmth in my side turned to stone when I saw Jinny kiss Louis” (p.10), emozioni forti che sono in contrapposizione con l’ideale della donna angelo, buona, materna e sempre pronta ad occuparsi degli altri. Inoltre, Susan si rende anche conto che spesso questa vita così convenzionale, quasi isolata nel silenzio della campagna, alcune volte le sta un po’ stretta. Alla fine del romanzo, infatti, Susan si mostra piena di rimpianti e, parlando con Bernard, definisce la sua vita come una casa rovinata e devastata. Secondo i critici la Woolf per realizzare il personaggio di Susan si è ispirata sia alla madre che alla sorella Vanessa.

Rhoda è il personaggio forse più astratto, è presentata come una sorta di outsider, diversa, chiusa in se stessa e incapace di relazionarsi con gli altri: “But here I am nobody. I have no face” (p.25). All’inizio del romanzo viene mostrata mentre fissa la lavagna, come a voler fuggire dal senso di solitudine. Per evitare una realtà fatta di agitazione, Rhoda107 si rifugia nell’immaginazione: così, i petali bianchi che si muovono all’interno della bacinella diventano navi in mezzo al mare e il ramoscello diventa una zattera che salva il marinaio dall’annegamento. Vive in uno stato di ipereccitazione continua che la porta a non riuscire ad affrontare la realtà, “I cannot make one moment merge in the next. To me they are all violent, all separate” (p.106). Questa scissione dell’esperienza potrebbe essere interpretata come l’equivalente della dissociazione tra corpo e mente vissuta da Virginia per sfuggire al dolore fisico e psicologico causato dalle molestie sessuali subite dai fratelli. Interessante è l’affermazione “She seemed not having a body as the others have” (p.16), poiché ricorda il difficile rapporto che Virginia ebbe con il proprio corpo, con la conseguente non accettazione della propria femminilità che la faceva sprofondare in periodi di anoressia nervosa, l’impossibilità di potersi guardare allo specchio o di mostrarsi in

107 P. Cramer, in “Jane Harrison and Lesbian Plots: The Absent Lover in Virginia Woolf's ‘The Waves’”, in Studies in the Novel, vol. 37, no.4, 2005, pp. 443–463, analizza la somiglianza tra le fantasie di Rhoda per la sua insegnante Miss Lambert e la storia amorosa tra Virginia e Vita. Rhoda, l’outsider lesbica, che “rock brown basin from side to side” (p.13) suggerisce, secondo Cramer, auto- e omoerotismo. Il riferimento sessuale emerge ancora chiaramente quando dice “rocked from side to side by the violence of emotion” (p.33), parlando di una donna seduta che sta bevendo il tè. Inoltre, la Woolf utilizza un linguaggio molto simile a quello che Rhoda usa riferendosi alla sua insegnante quando descrive il suo amore per Vita. Spesso, infatti, Virginia mostra il potere di Vita di trasformare la scena quando entra, allo stesso modo quando passa Miss Lambert “everything changes and becomes luminous” (p34). Interessante è l’interpretazione che Cramer dà alla morte di Rhoda: la sua morte viene paragonata all’uscita dalla mente patriarcale verso un nuovo mondo, una morte non reale. Ciò sarebbe confermato dal fatto che, quando Rhoda segue il suo desiderio, viene “wafted down tunnels” (p.50), mentre il movimento che la porta fuori dal mondo patriarcale è un “launch out now over the precipice” (p.171). Perciò, la Woolf avrebbe adottato il suicidio come copertura per nascondere una storia lesbica, ribelle e trionfante.

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pubblico con un vestito nuovo e sentirsi continuamente diversa dagli altri, come accade a Rhoda:

That is my face in the looking-glass behind Susan’s shoulder – that face is my face. But I will duck behind her to hide it, for I am not here. I have no face. Other people have faces; Susan and Jinny have faces; they are here. Their world is the real world. The things they lift are heavy. They say Yes, they say No; whereas I shift and change and am seen through in a second. If they meet a housemaid she looks at them without laughing. But she laughs at me. They know what to say if spoken to. They laugh really; they get angry really; while I have to look first and do what other people do when they have done it. (p.33)

A Rhoda sono inoltre collegati due momenti della vita di Virginia: Rhoda, come la Woolf, si ritrova come paralizzata davanti ad una pozzanghera ed è incapace di attraversarla, perché nella sua mente essa diventa “cadaverous” e “awful”. Un altro evento è legato alla reazione di Rhoda alla morte di Percival caratterizzata dall’utilizzo delle stesse espressioni che Virginia usa alla morte di Thoby. Altri elementi in comune con la Woolf sono l’innamoramento per la propria insegnante, la paura di confrontarsi con gli altri, che porta Rhoda a girare intorno alle sedie del ristorante per non farsi vedere dagli altri, e il rapporto tra sanità e follia che la costringe a percepire la non unità tra corpo e mente. È interessante notare come Rhoda, all’inizio del romanzo, senta il cinguettio solitario di un uccello: “The birds sang in chorus first’, said Rhoda. ‘Now the scullery door is unbarred. Off they fly like a fling of seed. But one sings by the bedroom alone” (p.6), elemento che ricorda la stessa situazione di isolamento di quando gioca con i petali dei fiori. Oltre all’evasione nell’immaginazione, altra fonte di consolazione per lei è la musica: infatti, quando Percival muore, Rhoda entra in un teatro dell’opera e si commuove. Verso la fine del romanzo Rhoda inizia una relazione con Louis, forse perché lui la può capire meglio di tutti gli altri essendo anche lui outsider. Alla fine Rhoda si suicida, ma non è chiaro cosa sia successo. Soltanto nella parte finale del romanzo, attraverso le parole di Bernard, si intuisce che forse si è buttata da una scogliera per poi annegare in acqua, esattamente come Virginia. In realtà, le seguenti immagini lasciano già presagire la sua morte:

The sea will drum in my ears. The white petals will be darkened with sea water. They will float for a moment and then sink. Rolling me over the waves will shoulder me under. Everuthing falls in a tremendous shower, dissolving me. (p.171)

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Se Rhoda108 evade la realtà staccandosi dal proprio corpo e rifugiandosi nell’immaginazione, Bernard è uno scrittore che evade dalla realtà utilizzando il potere delle parole. Bernard è un chiacchierone che racconta sempre storie, spesso ritenute assurde dagli amici, perché secondo lui è un modo per rimanere in contatto con le persone, controllare e dominare la realtà, ma è anche una barriera protettiva tra sé e il mondo. Bernard, infatti, scrive frasi per nascondere i propri sentimenti quando gli verrebbe da piangere mentre è alla stazione per andare a scuola, prende appunti a scuola sugli amici, sulle espressioni degli insegnanti, sui compagni che si azzuffano e decide di tenere sempre con sé un quaderno su cui scrivere le frasi da inserire poi nella creazione di un romanzo. Neville sostiene che Bernard non sia interessato ai sentimenti degli altri, perché per lui le persone sono soltanto materia da inserire nel suo taccuino. Bernard è il simbolo della mente androgina, luogo in cui gli elementi maschili e femminili si trovano in un perfetto equilibrio, infatti è provvisto di una logica maschile e una sensibilità femminile: “I am not one and simple, but complex and many” (p.61). L’ambizione di questo personaggio è utilizzare un nuovo linguaggio, per questo è alla continua ricerca della frase perfetta e insegue strutture verbali più prossime alla realtà: “When I am grown up I shall carry a notebook – a fat book with many pages, methodically lettered. I shall enter my phrases. Under B shall come ‘Butterfly powder’” (p.27). Ma finisce per non concludere mai i suoi scritti, come quando scrive e riscrive la lettera indirizzata ad una donna per poi abbandonarla, facendo intuire che non la scriverà mai. Ad un certo punto della sua riflessione si rende conto che il mondo e le esperienze non possono essere espressi e catturati dal linguaggio. E quando arriva alla fine della sua vita il taccuino cade a terra, abbandonato, ormai inutile. Un fatto che

108 A. L. Harris in “‘Bare things’: Returning to the Senses in Virginia Woolf's The Waves”, in Literature

Interpretation Theory, vol. 7, no. 4, 1997, pp. 339-350, analizza l’atteggiamento di Rhoda, Bernard e

Neville nei confronti del linguaggio. Rhoda, dopo la morte di Percival, si rende conto di aver bisogno di un linguaggio concreto, immediato e diretto, proprio come la musica. A tal proposito, infatti, Rhoda paragona la voce della cantante al concerto ad una freccia che colpisce dritto nel segno. Anche se Rhoda vorrebbe conoscere le cose in se stesse senza l’uso del linguaggio figurato, spesso utilizza la metafora. Anche Bernard dopo la morte di Percival riflette sul linguaggio. Prima della morte dell’amico, Bernard riusciva a comprendere la bellezza delle cose soltanto attraverso le frasi delle storie che racconta. Successivamente, il silenzio e la solitudine gli permettono di vedere gli oggetti andando oltre il linguaggio. Dopo aver trascorso la vita a nominare le cose e a fare frasi Bernard capisce che il mondo esiste così com’è. Allo stesso modo, Neville, con il costante desiderio di cogliere le sensazioni e trasmetterle nella poesia, comprende sin dai primi tentativi che il linguaggio è la via principale per avvicinare il mondo ma anche e soprattutto per allontanarlo. Neville ha bisogno di nominare le cose per esprimere le sue sensazioni ma, dal momento che le nomina, le cose cambiano irrevocabilmente. Per percepire una scena così com’è bisogna rimanere in silenzio. Neville, però, non potendo rimanere in silenzio poiché la scena lo ispira a fare poesia, quando prova a scrivere non può farlo se non con parole artificiali e insincere.

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lo segna particolarmente è la maestra che gli lava la schiena, poiché da quel momento sviluppa il suo essere percettivo:

‘Mrs Constable, girt in a bath-towel, takes her lemon-coloured sponge and soaks it in water; it turns chocolate-brown; it drips; and, holding it high above me, shivering beneath her, she squeezes it. Water pours down the runnel of my spine. Bright arrows of sensation shoot on either side. I am covered with warm flesh. My dry crannies are wetted; my cold body is warmed; it is sluiced and gleaming. Water descends and sheets me like an eel. Now hot towels envelop me, and their roughness, as I rub my back, makes my blood purr. (p.19)

A Bernard viene dato molto spazio alla fine del romanzo attraverso un lungo monologo in cui parla di sé e degli altri alla ricerca di un senso. I critici pensano che Virginia si sia ispirata, nel creare Bernard, all’amico E. M. Forster. In realtà, questo interrogarsi sul linguaggio da parte di Bernard, il non sentirsi soddisfatto delle strutture narrative tradizionali e la continua ricerca di qualcosa di nuovo, rimandano alle stesse preoccupazioni che la Woolf ebbe durante la scrittura di The Waves, oltre a ricordare la Virginia scrittrice, insicura, lunatica ma anche divertente.

Neville appare sin dall’inizio, anche se non è specificato il motivo, un bambino fragile e delicato al quale non è permesso fare ciò che fanno gli altri bambini perché si stancherebbe troppo. Questo personaggio con le sue sensazioni, “The swiftness of my mind is too strong for my body. I fail before I reach the end and fall in a heap, damp, perhaps disgusting. I excite pity in the crises of life, not love. Therefore I suffer horribly (p.106), condivide lo stato di salute di Virginia, sempre malata, debole, agitata. Neville è l’artista di maggiore successo del romanzo, è un intellettuale, scrive poesie, trascorre il tempo nelle biblioteche esaminando i classici, è professore di musica classica, e concentra la sua vita sull’arte concependo la realtà come disordine, un caos che trova la sua perfezione sono nell’arte e nella letteratura. A differenza di Bernard, Neville è un artista tradizionale e uno dei personaggi più conservatori del romanzo. Pare sia stato ispirato a Virginia e alla figura dell’amico Lytton Strachey. Quando Neville si innamora di Percival emerge la sua insicurezza, poiché teme che lui lo possa odiare a causa della sua debolezza fisica. A Neville viene affidato un altro ricordo dell’infanzia della Woolf, ossia quando sente il padre raccontare alla madre di un uomo che si era ucciso e nella notte Virginia si ritrova in giardino accanto a un melo paralizzata, come se quell’albero fosse collegato con il terrore del suicidio. Le stesse sensazioni vengono provate da Neville:

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I will use this hour of solitude, this reprieve from conversation, to coast round the purlieus of the house and recover, if I can, by standing on the same stair half-way up the landing, what I felt when I heard about the dead man through the swing- door last night when cook was shoving in and out the dampers. He was found with his throat cut. The apple-tree leaves became fixed in the sky; the moon glared; I was unable to lift my foot up the stair. (…) The ripple of my life was unavailing. I was unable to pass by. There was an obstacle. (p.18)

La notizia della morte blocca Neville e lo rende incapace di salire le scale.

Jinny109 incarna la libertà, la sensualità e la seduzione. Questo personaggio è

legato al mondo materiale e, a differenza degli altri che sono legati ad un ideale che sembrerebbe più astratto, in realtà la sua ideologia è quella meno duratura perché la bellezza e l’attrazione non durano in eterno e la musica finisce. Incontriamo per la prima volta Jinny all’inizio del romanzo quando la vediamo dare un bacio a Louis tra i cespugli. È chiaro sin dall’inizio che ha una personalità ossessionata dal proprio corpo e dalla propria bellezza, infatti odia lo specchio sulle scale perché si vede solo la testa e preferisce andare al piano di sopra dove “the long glass hangs and I see myself entire. I see my body and head in one now; for even in this serge frock they are one, my body and my head (p.32). Jinny è una donna capace di attirare su di sé lo sguardo di tutti, come avviene quando entra al ristorante per la cena di addio a Percival:

She stands in the door. Everything seems stayed. The waiter stops. The diners at the table by the door look. She seems to centre everything; round her tables, lines of doors, windows, ceilings, ray themselves, like rays round the star in the middle of a smashed window-pane. She brings things to a point, to order. (p.99)

Questa ossessione per il corpo si dimostra nel grande piacere che prova nello scegliere un uomo in mezzo alla folla e chiamarlo a sé con un solo gesto. Infatti, più volte nel romanzo Jinny è identificata con un animale come a mostrare che è guidata dall’istinto.

109 C. Taylor, in “Kristevan Themes in Virginia Woolf's The Waves”, in Journal of Modern Literature, vol. 29, no. 3, 2006, pp. 57-77, analizza le tre donne del romanzo attraverso il pensiero della Kristeva sulla identificazione e negoziazione in relazione alla semiotica. Susan rappresenta la donna che si identifica completamente con la madre e rifiuta il linguaggio: la sua comunicazione è monosillabica, emotiva, o si esprime attraverso il silenzio, lamenti, grida, sussurri, risate, sospiri. Quella di Susan è una comunicazione simbiotica precedente alla lingua con cui il bambino capisce la madre attraverso i ritmi della voce e del corpo piuttosto che attraverso la semantica delle frasi. Jinny è la donna fallica, la donna paterna, completamente assimilata al simbolico. Il suo corpo è aperto agli uomini ma è chiuso al materno. Jinny vive usando il linguaggio come fosse un uomo, si identifica con la figura del padre per raggiungere un certo grado di potere. Rhoda, invece, è sospesa nel mezzo: a differenza di Susan, non disprezza le parole e, contrariamente a Jinny, è incapace di integrarsi nella cultura e nella lingua. Non avendo un padre con cui identificarsi, può solo cadere in mare.

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Da qui, l’incapacità di affezionarsi ad un'unica persona e, invece, il bisogno di avere tanti uomini:110

There will be parties in brilliant rooms; and one man will single me out and will tell me what he has told no other person. He will like me better than Susan and Rhoda. He will find in me some quality, some peculiar thing. But I shall not let