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La mitologia naturale

CAPITOLO VI: THE WAVES

4.6 La mitologia naturale

Virginia Woolf, sin da bambina particolarmente legata ai giardini e alla natura di Talland House, Monk’s House e Kensington Gardens, esprime questa sua passione anche nelle opere. Ciò che infatti unisce i tre romanzi presi in esame, tra le altre cose, è proprio questo suo amore per la natura espresso in chiave metaforica. In Mrs Dalloway viene fuori l’interesse per i fiori con riferimenti floreali che assumono un significato metaforico: così, Elizabeth è associata al giglio, simbolo della verginità e della purezza; il giacinto è legato all’amore lesbico di Miss Kilman con il riferimento all’amore omosessuale di Apollo e Zefiro verso Giacinto; Richard, incapace di esprimere a parole il suo amore, invece regala alla moglie un mazzo di rose bianche e rosse, fiore che rimanda alla Vergine Maria e a Venere, dea dell’amore. In To the Lighthouse compaiono dei fiori gialli e rossi quando James, andando verso il faro, associa il giardino con la madre; e Lily, mentre dipinge, vede i fiori viola che contrastano con la parete bianca; e Mrs Ramsay è spesso associata all’albero. Inoltre, To the Lighthouse è ambientato su un’isola circondata dal mare, dalla sabbia e dalle rocce. Allo stesso modo, anche The Waves è caratterizzato dalla presenza di elementi naturali: gli interludi descrivono il passare del tempo con immagini legate al ciclo del sole, al mare, al cinguettio degli uccelli, agli alberi. E ognuno dei personaggi si concentra su un aspetto particolare della natura: Rhoda guarda gli alberi e il prato

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illuminati dal sole e gioca con i petali dei fiori, Susan si concentra sulle foglie all’inizio del romanzo e successivamente vive una vita che segue la ciclicità della natura, Jinny medita sugli steli e sulle gocce d’acqua rimaste attaccate, Louis vede la luce che, dalla finestra, si riflette sull’erba.

Oltre alla natura, altro elemento che collega i romanzi della Woolf è l’utilizzo dei colori, che ricorda i quadri post-impressionisti. In particolare, la trasformazione dei colori, a seconda della luce del sole descritta negli interludi, ricorda la lunga serie di dipinti della Cattedrale di Rouen realizzata da Monet in diversi momenti della giornata. Così, in The Waves, troviamo diverse sfumature di colore, di luci e ombre in base al movimento del sole: le onde diventando blu, blu scuro, azzurro acciaio e verde; il cielo diventa bianco, verde, giallo e azzurro pallido; la luce riflette qualcosa di verde all’angolo della finestra e diventa smeraldo; il sole tocca la tenda con l’orlo rosso e crea linee e cerchi; le gocce di pioggia sul prato hanno dentro il riflesso della casa.

Da questo romanzo, forse più che in tutti gli atri, emerge una personalità completa di Virginia Woolf: scrittrice innovativa e sperimentale, outsider, moglie di Leonard ma connessa anche sessualmente con il genere femminile, madre mancata, esploratrice della mente androgina. Tutti questi elementi sono presenti nelle sue storie, nei paesaggi psichici, nei suoi tormentati personaggi, fusi poi alla fine in un’unica personalità, Bernard. Possiamo perciò concludere che Bernard è Virginia stessa, con le sue fragilità, aspettative, ambizioni, che si trasferiscono nella scrittura con un’eleganza formale fuori dal comune senza perdere l’intensità della vita vissuta.

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CONCLUSIONI

Dall’instabilità psichica, dall’aver vissuto il dolore in maniera intensa e dalla volontà di voler affrontare i traumi e i ricordi del passato nascono alcune fra le opere della Woolf. Anche dai diari apprendiamo molti degli eventi che hanno segnato in maniera profonda la sua vita: dalla morte della madre, seguita poi da quella della sorella Stella, di Thoby e del padre agli abusi sessuali subiti dai fratellastri, dal matrimonio con Leonard alle pulsioni omosessuali, dalle scintille che portano alla creazione delle sue opere al silenzio dovuto alla malattia. Quello che chiaramente emerge è una personalità fragile e complessa ma anche una grandissima scrittrice, in continua ricerca e sperimentazione di nuovi stili e nuove tecniche narrative, alla cui base c’è la necessità di trovare uno strumento capace di analizzare e di affrontare i traumi. Il romanzo diventa, infatti, uno strumento terapeutico che le consente di sdoppiarsi e vedersi dal di fuori in modo da poter recuperare le esperienze dolorose che altrimenti sarebbero rimaste inaccessibili.

Mrs Dallloway, ad esempio, approfondisce uno dei temi più rilevanti della vita di Virginia, la malattia. La storia sviluppa due trame parallele: da una parte, la sanità con un party organizzato da Mrs Dalloway, dall’altra, la malattia con Septimus, un giovane affetto della sindrome da stress post-traumatico, conseguenza del conflitto e dall’aver visto morire in guerra il suo amico. L’incontro tra i due personaggi avviene soltanto alla fine del romanzo, quando Mrs Dalloway al party scopre che Septimus si è suicidato. Il party diventa allora il luogo in cui malattia e sanità, vita e morte si incontrano. Mettere in scena un personaggio con un disturbo psichico permette alla Woolf di analizzare le profonde sofferenze scaturite, oltre che dalla malattia stessa, dal rapporto con la società, che marginalizza i malati mentali, e soprattutto con i dottori, che sottovalutano per incompetenza e per ignoranza i meccanismi psichici. Di conseguenza, i malati mentali vengono “curati” con pratiche per niente efficaci, come l’essere rinchiusi in cliniche perché considerati pericolosi, così come l’essere costretti all’isolamento, al riposo assoluto e a diete forzate a base di latte e burro. Altre due tematiche interessanti e anche audaci per la società del tempo sono l’omosessualità, attraverso l’identificazione di Septimus con elementi tipicamente femminili e l’utilizzo dell’immagine dei cani che giocano per indicare il rapporto con Evans, trasformandolo in qualcosa di non troppo esplicito e privo di malizia; e il suicidio, inteso come protesta

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nei confronti della società e non ridotto ad un semplice atto di follia. Mrs Dalloway è un’opera di grande interesse, oltre che per la novità delle tematiche trattate, anche perché è il primo vero e proprio romanzo modernista della Woolf, risultato di grandi sperimentazioni narrative che nascono dalla volontà di esaminare l’interiorità dei personaggi con l’utilizzo della tecnica del monologo interiore, una narrazione soggettiva e un punto di vista interno che non seguono la successione logico- cronologica ma un tempo soggettivo, interiore e non misurabile. In questo romanzo la Woolf utilizza per la prima volta una nuova tecnica, da lei definita tunnelling process, che le permette di passare da un personaggio all’altro e analizzare il punto divista di ognuno grazie ad un luogo o un evento che li lega tra di loro, con l’intento di scavare delle gallerie e farle confluire per illuminare il presente.

Il secondo romanzo analizzato è To The Lighthouse, spesso considerata l’opera più autobiografica della Woolf e quella che le richiese il maggior sforzo emotivo. To The Lighthouse è un viaggio nostalgico nei ricordi d’infanzia attraverso cui Virginia fa un lungo percorso di elaborazione del dolore: con la creazione di Mrs Ramsay, Virginia non solo affronta il vuoto incolmabile provocato dalla morte di Julia, ma si scontra con le sofferenze dovute alla mancata maternità. Il percorso si conclude con un fondamentale effetto catartico: la Woolf supera l’ossessione nei confronti della madre che l’aveva accompagnata per moltissimi anni. Le figure di Mr e Mrs Ramsay le consentono di affrontare il rapporto uomo-donna della società vittoriana in cui Virginia era cresciuta, una società patriarcale in cui la donna è esclusivamente madre e moglie e al marito spettano le decisioni importanti. La disuguaglianza tra uomo e donna viene superata in maniera molto creativa dalla Woolf: durante la realizzazione del quadro Lily, grazie ad una linea che unisce giusto al centro le figure di Mr e Mrs Ramsay, crea una perfetta armonia che nasce dall’equilibrio dei valori maschili e femminili, unione che è l’espressione woolfiana della mente androgina. To The Lighthouse si colloca al centro della vita e in particolare della produzione letteraria della Woolf e mostra un grande dominio nell’utilizzo del monologo interiore e una straordinaria abilità nel muoversi fra i vari flussi di coscienza dei personaggi. Le loro diverse personalità sono mostrate attraverso una prospettiva plurale, in modo da fornire una visione completa di ognuno, in un’unità di tempo molto ridotta e con l’utilizzo di un linguaggio molto ricco di metafore e simboli. La seconda sezione del romanzo, “Time Passes”, è sicuramente quella più sperimentale e innovativa poiché, attraverso l’utilizzo di un punto di vista oggettivo ed esterno, mostra chiaramente l’assenza, la

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morte, il passare del tempo in una narrazione in cui sono gli oggetti a diventare soggetti dello stesso processo di logoramento subito dai personaggi dopo la morte di Mrs Ramsay.

L’ultimo romanzo che ho preso in esame è The Waves, forse in assoluto il capolavoro modernista della Woolf, ma sicuramente quello più autobiografico e, come lei stessa sostiene, quello scritto interamente nel suo stile. The Waves è un romanzo innovativo su ogni aspetto: struttura, lingua, personaggi, tipo di composizione, narratore. È un’opera che nasce dal ritmo, è come se la narrazione si facesse trasportare dalla musica, e si sviluppa in nove capitoli in cui si esprimono sei personaggi, mentre un settimo, Percival, invece rimane silente per tutto il corso della storia. All’espressione in prima persona per mezzo dei soliloqui si oppongono gli interludi, in cui il mondo circostante viene presentato con uno stile impersonale e una narrazione onnisciente. Uno degli elementi più innovativi è rappresentato dai personaggi, i quali sono in realtà entità che mostrano più di un’unica sfaccettatura e tutti insieme equivalgono alla multiformità di Bernard. Credo che l’intero romanzo possa essere racchiuso in un’immagine utilizzata dalla Woolf: “A single flower as we sat here waiting, but now a seven-sided flower, many-petalled, red, puce, purple-shaded, stiff with silver-tinted leaves – a whole flower to which every eye brings its own contribution” (p.104). Esattamente come i petali di un fiore i sei personaggi hanno una vita indipendente gli uni dagli altri ma sono legati al centro dall’unica personalità che è Bernard. La loro diversità permette alla Woolf di analizzare molte delle tematiche a lei care: il rapporto uomo-donna e la mente androgina, la morte e il suicidio, la multiformità dell’identità, la follia, la maternità. Tutti elementi che confluiscono in un unico personaggio che è Bernard o, meglio ancora, Virginia Woolf.

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