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Viaggio nelle caverne dell’interiorità

CAPITOLO II: MRS DALLOWAY

2.3 Viaggio nelle caverne dell’interiorità

Mrs Dalloway è il risultato di grandi sperimentazioni narrative che trasformano completamente la struttura tipica del romanzo tradizionale. La volontà di analizzare l’interiorità e il flusso di coscienza dei personaggi è il punto di partenza della tecnica narrativa della Woolf. Anche se l’opera sembra rispettare le regole aristoteliche, con un’azione che si svolge in un luogo, Londra, in una giornata da mattina a sera, in realtà nei racconti dei personaggi ci sono delle aperture molto lunghe che interrompono gli eventi e che ci trasportano in luoghi e tempi del passato, per poi tornare improvvisamente nel presente. Il passato non viene raccontato attraverso i tradizionali flashback che spezzano il presente e mostrano la storia in maniera semplificata, ma

47 D. LaCapra, Writing History, Writing Trauma, Baltimore, Johns Hopkins University Press, 2001, p. 90.

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viene scoperto piano piano in maniera vaga attraverso diversi punti di vista e narratori che non seguono un ordine. Come osserva Benjamin,48 il metodo utilizzato dalla Woolf

per esprimere l’azione e il tempo è circolare, che si oppone allo sviluppo tradizionalmente lineare che divide le persone e gli eventi in singoli momenti e singoli luoghi, non mostrando così la realtà. Uno sviluppo lineare si concentra sull’azione e sugli eventi fisici, vale a dire sul superficiale.

Sin dall’inizio si intuisce che non si tratta di un romanzo tradizionale: innanzitutto il testo si apre in medias res introducendo la figura di Clarissa, della quale sappiamo soltanto che “Mrs Dalloway said she would buy the flowers herself” (p.1). Non ci viene detto altro in questo momento, anzi, quello che scopriamo è soltanto attraverso piccoli particolari che vengono raccontati nel corso del romanzo senza che lei venga mai descritta direttamente. I personaggi, infatti, non sono presentati in maniera abituale attraverso una voce narrante che controlla tutto e mostra l’oggettività degli eventi, bensì attraverso una narrazione soggettiva e un punto di vista interno che non segue un ordine logico. La tecnica del monologo interiore si focalizza sul flusso dei pensieri dei personaggi in una successione temporale totalmente diversa, non più caratterizzata dal tempo oggettivo scandito dall’orologio, ma da un tempo interiore non misurabile. I pensieri fluiscono all’improvviso, senza essere preannunciati, mantenendo però sempre una certa chiarezza grazie alle spiegazioni e ai commenti della voce narrante:

For having lived in Westminster ̶̶ how many years now? over twenty, ̶ one feels even in the midst of the traffic, or walking at night, Clarissa was positive, a particular hush, or solemnity; an indescribable pause; (p.4)

Oppure:

For they might be parted for hundreds of years, she and Peter; she never wrote a letter and his dry sticks; but suddenly it would come over her, if he were with me now what would he say? ̶̶ some days, some sights bringing him back to her calmly, without the old bitterness; (p.8)

In questi casi, infatti, i trattini servono a separare il pensiero espresso, senza introduzioni, in prima persona dalla protagonista da quello del narratore. Il narratore, pur lasciando liberi i personaggi, in qualche modo ne controlla lo sviluppo evitando la

48 A.S.Benjamin, “Towards an Understanding of the Meaning of Virginia Woolf’s Mrs Dalloway”, in

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presenza intensa e costante che caratterizza il romanzo tradizionale. La Woolf presenta la storia non da un unico punto di vista, ma attraverso una cooperazione, un continuum tra narratore e personaggi. Il punto di vista espresso in terza persona dà l’impressione che qualcun altro stia raccontando i fatti, perciò la voce sembra non essere né del personaggio ma nemmeno del narratore.

Il fluire della coscienza viene espresso anche attraverso una tecnica innovativa chiamata dalla stessa Woolf tunnelling process, sviluppata attraverso una successione narrativa in cui i personaggi diventano protagonisti dei loro flussi di coscienza. Entrando più nello specifico, questa tecnica permette di passare da un personaggio all’altro e analizzare la loro visione del mondo grazie ad un evento o un luogo che li lega tra di loro, come ad esempio le strade di Londra, l’automobile, l’aeroplano. Dall’apertura da parte della voce narrante, si passa al monologo interiore sulla vita e il tempo che scorre espresso da Clarissa per poi arrivare, grazie allo stratagemma dello scoppio dell’auto, ad altri stream: alcuni sono soltanto accennati, come nei casi di Edgar J. Watkiss, Sarah Bletchley, Emily Coates, il signor Bowley, mentre altri sono più importanti, come nel caso di Septimus e della moglie Lucrezia. L’intento della scrittrice è quello di indagare in profondità l’animo dei personaggi, scavare delle gallerie nel passato e farle confluire tra di loro per illuminare il presente attraverso momenti di rivelazione:

I should say a good deal about The Hours and my discovery: how I dig out beautiful caves behind my characters: I think that gives exactly what I want; humanity, humour, depth. The idea is that the caves shall connect and each comes to daylight at the present moment.49

Proprio perché si tratta di flussi di coscienza provenienti dall’interiorità il racconto sarà sempre mutevole e senza logica né ordine.

All’instabilità dell’animo dei personaggi si contrappongono gli elementi storici e paesaggistici che invece servono a dare consistenza e tangibilità, tra cui il riferimento alla prima guerra mondiale che, anche se terminata, continua a riemergere in vari modi, oppure l’accenno alla situazione coloniale attraverso l’India, la suddivisione tipica della società contemporanea tra alta borghesia e servitù, e la descrizione apparentemente realista di Londra che cambia in base alla percezione dei personaggi. Londra, alla quale Virginia era particolarmente legata, viene rappresentata

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dettagliatamente ed è possibile seguire gli spostamenti dei personaggi per le sue strade attraverso Bond Street, St. James’s, Westminster, Piccadilly, Tottenham Court Road, Regent’s Park, Bloomsbury, Fleet Street, Strand. Come sostiene Falcetta, Virginia Woolf “renders her characters’ experiences as plural realities of the same geographical space, moment in time, event, or phenomenon”,50 mettendo in scena la città di Londra

ma evitando la visione fissa e omogenea e mostrando le sue qualità e caratteristiche attraverso una percezione multipla, complessa e simultanea, come avviene nel cubismo. E come un pittore cubista, che usa le immagini per definire lo spazio, la Woolf usa le parole per definire non solo lo spazio esteriore ma anche quello interiore della mente.