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Le abduzioni ipercodificate di Sherlock Holmes.

Parte II: Peirce vs Sherlock Holmes.

Capitolo 5: Abduzioni nei romanzi e nei racconti di Sherlock Holmes.

5.1 Le abduzioni ipercodificate di Sherlock Holmes.

Nella descrizione delle gesta e delle imprese del suo investigatore, Doyle descrive molti casi nei quali Holmes è in grado di articolare dei ragionamenti «elementari» con cui riesce a sbalordire i propri interlocutori. Si tratta di ragionamenti basati su abduzioni ipercodificate in cui Holmes è in grado di interpretare degli indizi come se fossero dei segni che rimandano immediatamente a elementi salienti nel quadro indiziario. Holmes pone in essere questo tipo di ragionamento quando cerca tracce e indizi presenti sulla scena del crimine o quando esamina oggetti che gli permetterebbero di risalire alle caratteristiche del proprietario.

Nella scena del crimine descritta in “A Study in Scarlet” (1887), ad esempio, sono presenti dei segni che guidano Holmes in un ragionamento contraddistinto dalla spontaneità e apparente semplicità interpretativa. In questo brano vediamo che il punto di partenza del ragionamento di Holmes è rappresentato da diverse impronte rinvenute nel giardino. Si tratta di segni che sono interpretati in modo immediato come segno del passaggio di persone diverse. Inoltre, la presenza di tracce marcate e tracce quasi cancellate permette altrettanto spontaneamente di inferire che alcune impronte si sono sovrapposte alle altre e, quindi, il terreno è stato calpestato da persone diverse e in momenti diversi.

detective non sembra sentirne neppure il bisogno. M. Truzzi, Ivi, pp. 85-6 Riteniamo che la tesi di Truzzi sia funzionale alla nostra chiave di lettura: Sherlock Holmes, a dispetto delle sue pretese di rigore scientifico, non agisce come un ragionatore proto-positivista che basa le proprie inferenze sulla scrupolosa aderenza ai “dati” empirici. Holmes formula ipotesi e interpreta contestualmente dei segni e articola il suo ragionamento sulla base di ipotesi dotate di diverso grado di creatività interpretativa.

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(Holmes): - Ho riconosciuto […] le tracce lasciate dai due uomini che erano passati per primi attraverso il giardino. Mi è stato facile capire che erano precedenti perché, in certi punti, erano del tutto cancellate dalle altre che si erano sovrapposte. In tal modo ho fabbricato il secondo anello della catena: i visitatori notturni erano stati due , uno di statura notevole […]213

.

In un passaggio successivo vediamo che l’analisi delle impronte permette a Holmes di compiere un altro ragionamento immediato. In questo caso la lunghezza del passo è un segno dello stato di salute dell’assassino e le sue falcate permettono di inferire immediatamente che l’assassino è in buona salute.

(Holmes): - Be’, se un uomo può fare dei passi lunghi più di un metro e venti, senza il minimo sforzo, non è possibile che sia anziano e che abbia degli acciacchi. Quella infatti è la lunghezza della pozzanghera che c’era sul sentiero del giardino e che, evidentemente, lo sconosciuto ha scavalcato. […]214

.

Holmes compie questo tipo di ragionamento anche quando esamina un oggetto e cerca di selezionare dei particolari che gli permettono di trarre informazioni sul proprietario dell’oggetto stesso. In un episodio tratto da “The Sign of Four” (1890), possiamo osservare la catena d’inferenze che Holmes riesce a formulare mentre studia l’orologio da taschino di Watson. Holmes si concentra sull’iniziale di Watson incisa sull’orologio e la interpreta come un segno che gli permette di inferire, in modo immediato, che l’orologio è un’eredità della famiglia Watson.

213 A. C. Doyle, A Study in Scarlet in «Beeton’s Christmas Annual», Ward Lock & Co, 1887; Trad. It.,

Uno studio in rosso, “Oscar Scrittori Moderni”, Alberto Tedeschi (a cura di), Oscar Mondadori,

Stabilimento NSM, Cles (Trento), 2004, p. 141 214

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(Holmes): - […] Salvo rettifiche io direi che quell’orologio è appartenuto a vostro fratello maggiore, il quale a sua volta dovette ereditarlo da vostro padre.

(Watson): - Penso che questo voi lo abbiate dedotto dalle iniziali “H.W.” incise nella cassa.

(Holmes): - E’ esatto. La “W.” mi fa pensare al vostro cognome. […]215

In un secondo momento Holmes si concentra sulla data e sullo stato di usura dell’orologio. I numeri e le parti deteriorate sono dei segni che permettono di inferire, in modo immediato, che l’orologio apparteneva al padre di Watson.

(Holmes): - La data dell’orologio risale a quasi cinquant’anni fa, e le iniziali sono vecchie quanto l’orologio, perciò appartiene alla generazione precedente216.

Nel brano successivo, Holmes esamina i graffi presenti sulla cassa dell’orologio poiché sono dei segni che permettono immediatamente di inferire che il fratello di Watson aveva l’abitudine di riporre l’orologio insieme a oggetti che ne hanno scalfito la superficie. Holmes può quindi ipotizzare che il fratello di Watson fosse un uomo disordinato e che non prestasse particolare attenzione all’orologio prezioso.

(Holmes): - […] Se si osserva con attenzione la parte inferiore della cassa dell’orologio, si nota che questa non soltanto è intaccata in due punti, ma è tutta graffiata probabilmente dall’abitudine di tenere insieme all’orologio, nella stessa tasca, altri oggetti; come ad esempio

215 A. C. Doyle, The Sign of Four in «Lippicont’s Magazine», 1890; Trad. It., Il segno dei Quattro, “Grandi Gialli Busconi”, Gruppo Editoriale S.r.l. Santarcangelo di Romagna (RN), Giugno, 2010, pp. 8- 9

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monete o chiavi [...] un uomo che tratta in questo modo barbaro un orologio da cinquanta ghinee, deve essere molto disordinato217.

Holmes sembrerebbe ricorrere a questo tipo di ragionamento anche nella quotidianità, compiacendosi di riuscire a sorprendere i propri interlocutori, riuscendo a cogliere degli indizi nei loro abiti o nel loro aspetto. Tutti questi elementi divengono dei segni particolarmente significativi in virtù della sua straordinaria capacità di formulare ragionamenti immediati.

Nell’incipit di “The Sign of Four” (1890), Holmes sembrerebbe “indovinare” che Watson si sia recato all’ufficio postale per spedire un telegramma. In questo brano, osserva Eco218, Holmes riesce a trarre delle inferenze in modo spontaneo e immediato, rivelando tracce di fango sulle scarpe di Watson. Il fango è un segno che permette immediatamente di inferire che Watson si sia recato in un luogo non selciato.

(Holmes): - […] L’osservazione mi dice che avete del fango rossiccio sul collo delle scarpe. Proprio di fronte all’ufficio di Wigmore Street hanno diverto il selciato ed ammucchiato della terra in modo che nell’entrarvi si è costretti a calpestarla219

.

In uno dei più celebri racconti di Doyle, “The Adventure of Silver Blaze” (1892), la svolta culminante delle indagini è rappresentata dalla corretta identificazione dell’uomo che ha sequestrato il cavallo da corsa. Holmes, nel corso dell’indagine, si interroga su «lo strano incidente» del cane che non avrebbe abbaiato la notte della scomparsa del cavallo. Anche in questo brano possiamo denotare l’immediatezza e la semplicità del ragionamento di Holmes, che interpreta il silenzio del cane come un segno esplicativo dell’identità del ladro. Holmes può facilmente assumere che il ladro doveva essere una persona che il cane non avrebbe percepito come una minaccia e, di conseguenza, non avrebbe abbaiato.

217 A. C. Doyle, Ivi, p. 10

218 U. Eco, Corna, zoccoli, scarpe. Alcune ipotesi sui tre tipi di abduzione in U. Eco, T. A. Sebeok, Op.

Cit., pp. 257-8

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(Holmes): - Avevo esaminato la questione del silenzio del cane, […] Secondo il racconto della cameriera, nelle scuderie c'era un cane, che però non aveva abbaiato quando qualcuno era entrato e aveva portato fuori il cavallo, altrimenti i due garzoni che dormivano in soffitta si sarebbero svegliati. Perciò, il visitatore notturno doveva essere qualcuno che il cane conosceva bene220.

Questo tipo di ragionamento, basato su abduzioni ipercodificate, è importante per trarre informazioni preliminari all’analisi della scena del delitto o per riuscire a cogliere importanti indizi sulle persone coinvolte nel mistero che Holmes si appresta a risolvere. Sono spesso il punto di partenza per la catena d’inferenze che comprende, come vedremo, anche ragionamenti basati su abduzioni ipocodificate e creative.