• Non ci sono risultati.

l’ordinamento comunale

2.1. Le Arti fiorentine

Le Arti nacquero e si affermarono in Italia, come nel resto d’Europa, a partire dal XI secolo, instaurandosi come forme associative volontarie tra operatori economici “liberi”, cioè mercanti ed artigiani, che si trovavano a svolgere una stessa attività economica, uno stesso mestiere, una stessa professione. Le diverse categorie professionali furono indotte ad organizzarsi in corporazioni per programmare lo sviluppo e la difesa delle rispettive attività e per conseguire fini mutualistici171.

Esse furono una tipica espressione dello spirito che animava il mondo economico cittadino medioevale: si proponevano, fondamentalmente, il conseguimento di una eguaglianza di tutti gli appartenenti alla medesima corporazione, in merito ai diritti, ai doveri, alle possibilità operative, al fine di porre e mantenere il mercato in condizioni di equilibrio e stabilità.

Fin dall’inizio del Duecento, le Arti a Firenze172 ebbero parte preponderante nella conduzione del Comune, riuscendo ad estromettere gradualmente dalle pubbliche magistrature i consoli, i nobili, i magnati. Già dal 1251 le corporazioni erano venute prendendo forma di istituzioni militari, oltre che professionali, e negli anni successivi il potere del Comune controllato dalle Arti crebbe costantemente fino a che, nel 1282, il ristretto consiglio dei loro rappresentanti prese direttamente in mano il governo della città, ponendosi accanto al potere del podestà. Ma la loro definitiva ascesa sul piano politico avvenne nel 1293, quando la classe medio-alta borghese ottenne la vittoria decisiva sulla nobiltà terriera feudale che fino ad allora aveva detenuto il potere, e ben 147 famiglie nobili, tanto guelfe che ghibelline, furono espulse dalla città. La nuova classe capitalistica borghese assunse in pieno il comando dell’ordine sociale a Firenze proprio per mezzo delle Arti: con la Costituzione definitiva emessa nel Gennaio di quell’anno, conosciuta col nome di Ordinamenti di

171 Cfr.: S. Guarracino, Storia dell’Età Medioevale, Milano, 1992, pp. 476-477. 172

Sull’argomento è ancora imprescindibile il poderoso studio di A. Doren, Das florentiner Zunftwesen vom

1300 bis zu 1600, Stuttgart, 1908 (trad. it. Le arti Fiorentine, Firenze, 1940, 2 voll.); si vedano inoltre: G.

Gandi, Le Corporazioni dell’Antica Firenze, Firenze, 1928; F. Franceschi, Intervento del potere centrale e ruolo

delle Arti nel governo dell’economia fiorentina del Trecento e del primo Quattrocento. Linee generali, in:

“Archivio storico italiano”, CLI, vol. IV, 1993, pp. 863-909 e A. Camagna, L’organizzazione interna delle Arti

49

Giustizia, i ceti borghesi stabilirono che i nobili potevano godere dei diritti

politici solamente qualora essi fossero stati iscritti ad una delle ventuno Arti173. Nel nuovo Comune borghese, il potere passò totalmente in mano ai priori, che venivano sorteggiati fra i rappresentanti delle Arti Maggiori e Minori.

Da questo momento in poi le Arti furono non solo dei solidi strumenti d’organizzazione delle forze economiche e sociali, ma funzionarono anche come organi dell’amministrazione comunale, godendo di una larghissima autonomia. Questa autonomia si manifestava, dal punto di vista legale ed amministrativo, oltre che in una giurisdizione separata rispetto a quella del Comune ed in un’amministrazione finanziaria indipendente, anche nella sovrintendenza sui lavori edilizi più importanti della città174. Fin dal XIII secolo, il Comune affidò ad ognuna delle sette Arti Maggiori l’amministrazione delle grandi opere pubbliche: all’Arte di Calimala vennero affidati il Battistero, la Basilica di San Miniato ed il lebbrosario di S. Eusebio, la cui sede era ubicata nell’attuale via del Prato; all’Arte della Seta fu affidato, nel 1421, lo Spedale degli Innocenti175, all’Arte della Lana S. Maria del Fiore, ai Giudici e Notai l’Ospedale di S. Paolo, ai Medici e Speziali il Monastero delle Convertite, la Chiesa di S. Barnaba e l’Oratorio di S. Maria della Tromba. Questo affidamento avveniva poiché il Comune ricercava una sicurezza organizzativa ed economica nella gestione di questo aspetto fondamentale della vita socio-economica fiorentina e soprattutto per evitarsi un dispendio di mezzi per l’erezione ed il mantenimento delle opere architettoniche di pubblica utilità, oltre che per le numerose funzioni sul piano dell’assistenza pubblica176. Tutto ciò portò all’effettiva gestione dell’organizzazione politica della città per mezzo del sistema corporativo. Come già notò il Ciasca: “Le corporazioni fiorentine sono organismi autonomi, sui

quali lo Stato ha all’interno funzioni disciplinari e di controllo e, all’estero, il diritto di rappresentanza. Sono in un certo senso organi intermedi fra i singoli e

173 Cfr. G. Guidi, Il governo della città-Repubblica di Firenze del primo ‘400, 3 voll., Firenze, 1981, I, p. 61.

174 Un esempio per tutti: per ribadire il proprio prestigio, la ricca Arte della Lana si assunse l’onere civico,

insieme all’Arte di Calimala (che ne era responsabile per tradizione secolare), di mantenere ed arricchire il Battistero cittadino con la costruzione delle celeberrime porte bronzee. Il concorso, avvenuto nell’Inverno del 1400-1401, fu vinto, come è ben noto, da Lorenzo Ghiberti. Sulla vicenda, si veda l’ancora fondamentale monografia di R. Krautheimer, Lorenzo Ghiberti, Princeton (New Jersey), 1956, 2 voll., I, con particolare riferimento alle pp. 89-103; A. Galli, Nel segno di Ghiberti, in: La bottega dell’artista fra Medioevo e

Rinascimento, a cura di R. Cassanelli, Milano, 1998, pp. 87-88.

175 Per la storia e l’organizzazione interna del celebre complesso assistenziale degli Innocenti durante i primi due

secoli di vita, si veda il recente: Gli Innocenti a Firenze nei secoli: un ospedale, un archivio, una città, a cura di L. Sandri, Firenze, 1996.

176 Una sintesi di questo aspetto si trova in: L. Sandri, La gestione dell’assistenza a Firenze nel XV secolo, in: La

Toscana al tempo di Lorenzo il Magnifico. Politica Economia Cultura Arte, Atti del Convegno di studi (Firenze-

Pisa-Siena, 5-8 Nov. 1992), 3 voll., Pisa, 1996, II, pp. 1363-80, con particolare riferimento alle pp. 1369-1370, ed in A. Doren, op. cit., II, pp. 236-250.

50

lo Stato. Svolgono liberamente la loro attività e possono darsi quelle norme che credono. Una limitazione è che non siano ‘Contra honorem et jurisdictionem Communis’.”177

Infatti le Arti possedevano propri poteri giudiziari, tributari e di polizia; quest’ultima era incaricata della vigilanza diurna, ma soprattutto notturna, sui singoli gonfaloni cittadini178. Questi poteri si estendevano, oltre che sulle famiglie degli immatricolati alle corporazioni, anche sui non immatricolati, come i lavoranti, i garzoni, e gli operai delle fabbriche manifatturiere; questi ultimi erano, sul piano sociale, equiparati a semplici garzoni e non possedevano alcuna rappresentanza in sede civile, erano cioè ai gradini più bassi della scala sociale della Firenze medioevale.

Gli Statuti179 erano le disposizioni emanate da ogni Arte per i propri appartenenti, per mezzo dei quali si dettavano precisi regolamenti per i membri. Di fatto le Arti, per mezzo di queste rigide disposizioni, divennero un vero e proprio “Stato dentro lo Stato”, come notò il mercante setaiolo Goro Dati nei primissimi anni del Quattrocento180.

La distinzione gerarchica attuata a Firenze tra le ventuno Corporazioni in Arti Maggiori, Medie e Minori avvenne in base all’incidenza economica, e quindi politica, che possedevano le diverse attività commerciali cittadine.

Il potere economico e sociale e consequenzialmente politico era detenuto dalle sette Arti Maggiori, poiché queste erano le corporazioni egemonizzate dal ceto mercantile, imprenditoriale e bancario e dagli esponenti delle professioni più accreditate.

A queste seguivano, nella scala gerarchica dell’economia interna alla città-stato, le cinque Arti Medie, che inquadravano categorie artigiane con una portata economica superiore rispetto alle nove Arti Minori, che risultavano subordinate alle dodici precedenti corporazioni poiché non producevano manufatti destinati

177 Cfr.: R. Ciasca, L’Arte dei Medici e Speziali nella storia e nel commercio fiorentino, dal secolo XII al XV,

Firenze, 1927, p. 238.

178 Cfr.: R. Ciasca, L’Arte dei Medici…(op. cit.), pp. 205-206. Sull’argomento si veda inoltre: H. Manikowska,

Polizia e servizi d’ordine a Firenze nella seconda metà del XIV secolo, in: “Ricerche storiche”, XVI, n° 1, 1986,

pp. 17-38.

179 Cfr.: L. Manzoni, Statuti e matricole dell’arte dei pittori delle città di Firenze, Perugia, Siena, Roma, 1904;

L. Manzoni, Ordinamenti dell’arte dei Pittori della città di Perugia, compilati in latino e fatti volgari per la

prima volta, Perugia, 1904 (edizione limitata in cento esemplari); G. Gandi, L’Arte dei Fornai a Firenze con “Lo Statuto inedito dell’Arte”, Firenze, 1930; F. Morandini, Statuti delle Arti dei Fornai e dei Vinattieri di Firenze (1337-1339 ) - Con appendice di documenti relativi alle Arti dei Farsettai e dei Tintori, Firenze, 1956; G.

Camerani Marri, Statuti delle Arti dei Corazzai, dei Chiavaiuoli, Ferraioli e Calderai, e dei Fabbri a Firenze

(1321-1344), Firenze, 1957; F. Morandini, Statuti delle Arti degli Oliandoli e Pizzicagnoli e dei Beccai di Firenze (1318-1346), Firenze, 1961.

180 “Dopo l’ordine della città (…) appresso v’è l’ordine dell’Arti”. Cfr.: L. Pandimiglio, Il libro segreto di Goro

51

all’esportazione, in quanto rappresentavano il mondo del piccolo artigianato e del commercio al dettaglio e quindi il loro peso all’interno dell’economia cittadina era meno rilevante. Lo schema delle ventuno Arti era il seguente:

Arti Maggiori:

1. Arte dei Giudici e Notai

2. Arte dei Mercanti o di Calimala 3. Arte del Cambio

4. Arte della Lana

5. Arte della Seta o di Por Santa Maria 6. Arte dei Medici e Speziali

7. Arte dei Vaiai e Pellicciai. Arti Medie:

8. Arte dei Linaioli e Rigattieri 9. Arte dei Calzolai

10. Arte dei Fabbri

11. Arte degli Oliandoli e Pizzicagnoli181 12. Arte dei Beccai

Arti Minori:

13. Arte dei Vinattieri 14. Arte degli Albergatori

15. Arte dei Correggiai, Tavolacciai e Scudai182 16. Arte dei Cuoiai e Galigai

17. Arte dei Corazzai e Spadai183 18. Arte dei Chiavaioli184

19. Arte dei Maestri di Pietra e Legname185

181

Appartenevano a questa corporazione anche i vasai, gli stovigliai, gli orciolai ed i bicchierai, data la connessione con i cibi per cui queste categorie di artigiani fornivano i diversi recipienti, prodotti con diversi materiali. Si veda: F. Morandini, Statuti delle Arti degli Oliandoli e Pizzicagnoli e dei Beccai di Firenze (1318-

1346), Firenze, 1961.

182

Facevano parte di questa corporazione anche i correggiai, ovvero i fabbricanti di cinture e di altri oggetti in pelle, ed i guainai, cioè coloro che producevano le guaine ed i foderi in pelle per coltelli ed armi.

183

Furono i corazzai, cioè i costruttori di armature, a costituire questa precipua corporazione nel 1321, come attestato dagli Statuti di quell’anno, staccandosi dall’Arte della Seta, di cui avevano fatto parte fino a quel momento. A quest’Arte appartenevano anche gli armaiuoli: con questo nome generico si indicavano tutti quegli artigiani specializzati nella produzione di elmi, gambali, cosciali, lamiere e bacinetti. Il 29 Dicembre del 1410 si aggregarono alla corporazione anche gli spadai, e fu probabilmente in quest’occasione che si scelse, come Santo protettore dell’Arte, San Giorgio. Cfr.: G. Camerani Marri, Statuti delle Arti dei Corazzai, dei Chiavaiuoli,

Ferraioli e Calderai, e dei Fabbri a Firenze (1321-1344), Firenze, 1957.

184

52

20. Arte dei Legnaioli 21. Arte dei Fornai186