1475) ed il Libro segnato A di Bernardo di Stefano Rosselli (1475-1500)
4.5. Le collaborazioni tra artefici e le compagnie di pittor
4.5.1. Marco del Buono: un enigma
Marco del Buono di Marco, detto Marchino363, nacque a Firenze nel 1402 e vi morì nel 1489. Nella sua portata al catasto del 1457 Marco si presenta come “Marco del Buono Giamberti”364. un ‘enigma’ della storia dell’arte365.
Lo troviamo menzionato nella vita di Andrea del Castagno366, dove il Vasari lo elenca fra i discepoli con l’appellativo de “il Marchino”, soprannome più volte riferitogli anche in altri documenti367.
Risulta iscritto nella Compagnia di San Luca nell’anno 1424, Ed immatricolato all’Arte dei Medici e Speziali in data 29 Luglio 1426368. il Colnaghi lo dica abitante del Popolo di S. Lucia di Ognissanti369, tutte le sue Portate al Catasto (del 1427, del 1431, del 1433, del 1442, del 1451, del 1457, del 1470, del 1480370) testimoniano che egli abitò per tutto il corso della propria vita nel quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno. Proprio dalle sue numerose portate possiamo agevolmente e capillarmente ricostruire lo svolgersi della sua intensa carriera durante l’intero arco temporale della sua longeva esistenza, incontrandolo, per ben tre volte, sempre in società con altri pittori, il primo dei
363 Cr.: Vasari-Milanesi, Sansoni, II, p. 682 e n. 2.
364 Sul problema, ancora insoluto, del ‘cognome’ di Marco si veda: Callmann, Apollonio di Giovanni, Oxford,
1974, pp. 4-5.
365
Cfr.: Callmann, op. cit., p. 6.
366 Cfr.: Vasari-Milanesi, Firenze, II, p. 682 e n. 2.
367 CONTROLLA E VERIFICA PORTATA AL CATASTO 368
Cfr.: Colnaghi E. Domenic, A Dictionary of Florentine Painters from the 13th to the 17th Centuries, London,
1928 (rist. an.: Firenze, 1986), p. 171
369 Cfr.: ibidem.
370 Cfr: ASF catasto, n° 75 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1427, c./folio 247. ASF catasto,
n° 404 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1431, c. 100v. ASF catasto, n° 456 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1433, c. 108, n° 261. ASF catasto, n° 619 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1442, c. 749, n° 329. ASF catasto, n° 706 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1451, c. 36, n° 26. ASF catasto, n° 815 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1457, ? , n° 223. ASF catasto, n° 918 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1470, c. 81, n° 298. ASF catasto, n° 1010 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1480, c. 261, n° 341.
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quali fu l’ormai altrettanto celebre fratello di Masaccio, Giovani di Ser Giovanni detto Lo Scheggia371.
La collaborazione con Lo Scheggia Bernacchioni, 1992, p.
Successivamente, negli anni immediatamente precedenti al 1446??? Marco entrò in società con il più giovane Apollonio di Giovanni (1415-17?/1465), con cui tenne una bottega che, per lungo tempo, gli studi storico-artistici ritennero specializzata esclusivamente nella produzione di cassoni, ma che, come vedremo in seguito, in realtà produsse diversi generi di manufatti decorati. Questa bottega è oggi celebre non solo perché decine dei cassoni prodotti sono sparsi in collezioni pubbliche e private di tutto il mondo372, ma anche perché è giunta fino a noi la trascrizione seicentesca del libro di bottega che i due ‘dipintori chompagni’ tennero fra il 1446 ed il 1463373. L’esistenza della società ci viene peraltro puntualmente confermata dalla portata al catasto compilata da Marco nel 1457374. Ma perché possediamo la trascrizione e non il manoscritto originale? E’ necessario ripercorrere brevemente le vicende del libro di bottega. Nel 1915 Paul Schubring diede alle stampe la sua poderosa monografia dedicata ai cassoni ed alla pittura profana nel primo Rinascimento. In appendice375 pubblicò un documento fino ad allora inedito che era, praticamente, una lunga lista di ‘annotazioni’ di una bottega che abbracciava i diciassette anni di attività, dal 1446 al 1463, coi nomi dei clienti e le loro relative ordinazioni di cassoni nuziali a due pittori i cui nomi, fino a quel momento, erano pressochè sconosciuti: Marco del Buono Giamberti ed Apollonio di Giovanni. Questo elenco era giunto nelle mani dello Schubring da Aby Warburg, a cui era stato a sua volta indicato dal prof. Brockhaus, e di cui il Warburg aveva già dato breve notizia, definendolo erroneamente “il libro delle consegne di un laboratorio di
cassoni” e ripromettendosi di pubblicare “in extenso” l’intero libro, cosa che
purtroppo non avvenne376.
371 Cfr.: Per la figura dello Scheggia si vedano: L. Bellosi/M. Haines (a cura di), Lo Scheggia, Firenze, 1999; Il
fratello di Masaccio: Giovanni di Ser Giovanni detto lo Scheggia, (cat. della mostra), a cura di L. Cavazzini,
Firenze, 2001.
372 Ricordiamo tra gli altri, in particolare, quelli del Metropolitan Museum of Art di New York con “La
conquista di Trebisonda”, “Storie di Esther”……. Cfr.: Zeri F./Gardner E. E., Italian Paintings: a catalogue of the collection of the Metropolitan Museum of Art. 1. Florentine school , New York, 1971, pp. 78-81. Quello
dell’Allen Memorial Art Museum di Oberlin, Ohio, con la “Battaglia tra Ateniesi e Persiani”. Cfr.: W. Stechow, ……….
373 Cfr.: Schubring P., Cassoni. Truhen und Truhenbilder…., Leipzig, 1915, pp. 430-437. 374
“E più mi truovo in chonpagn(i)a di apolonio di Giovanni, go(n)falone Drago di Santo Ispirito, che
dipigniamo, e trovia(m)ci avere tante maserizie a’ nostri bisogni di detta arte che vagliano lire 50”. Cfr.: ASF
catasto, 815 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1457, n° 223.
375 Cfr.: P. Schubring, op. cit., II, pp. 430-437. 376
Cfr: A. Warburg, Gesammelte Schriften, Leipzig-Berlin, 1932, p. 188 (trad. it.: La rinascita del paganesimo
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Essendo purtroppo andato perduto il manoscritto originale, al momento disponiamo soltanto dello spoglio che Carlo Strozzi compì arbitrariamente nel 1670377, ed il cui interesse per il contenuto integrale del libro di bottega fu di natura principalmente genealogica: non è un caso che i 150 nominativi presenti nella lista appartengano soltanto alle famiglie più illustri della Firenze della metà del Quattrocento, e che non figuri alcun committente che sia un semplice mercante o un artigiano. Inoltre appare evidente che la scritta d’apertura, che potrebbe essere scambiata per la titolatura originale del libro di bottega, in realtà è solo la trascrizione delle prime righe della pagina iniziale, essendo priva delle consuete, necessarie invocazioni devozionali, e venne apposta dallo Strozzi stesso per dare l’avvio alla lista di nomi celebri da lui espunti dal ben più corposo originale:
“Libro di Marco del Buono Giamberti e d’Apollonio di Giovanni, Dipintori
compagni, cominciato 1446. Dipingono forzieri infra scritti al Figlio di…”378. Infine un ulteriore elemento che conferma la parzialità della trascrizione strozziana risiede nel fatto che la produzione della bottega di Marco del Buono ed Apollonio di Giovanni parrebbe rivolta esclusivamente alla decorazione dei soli cassoni nuziali e di alcuni deschi da parto. Ma sappiamo che non fu così. Sul libro di bottega appartenuto ai due soci in affari, ed in particolare sulla figura di Apollonio, sono tornati Ernst Gombrich379 ed Ellen Callmann che, nella sua ricca monografia dedicata ad Apollonio380, ha ripubblicato il testo strozziano in una seconda e più corretta trascrizione, che fu eseguita appositamente per lei da Gino Corti nel 1960381. Successivamente382 ella ha definitivamente confermato la parzialità ed esiguità del testo strozziano rispetto all’effettiva ricchezza del contenuto del disperso manoscritto originale, grazie a delle annotazioni presenti in un ritrovato libro di spese appartenuto a Bernardo di Stoldo Rinieri383, uno dei clienti della bottega di Marco ed Apollonio, già menzionato nella lista seicentesca. Nel libro di Bernardo figurano numerose commissioni, negli stessi anni, ai due “Dipintori chompagni” in occasione del suo matrimonio con Bartolommea di Dietisalvi, e che si riferiscono non solo alla decorazione di forzieri, ma anche di deschi da parto, spalliere di letti, madonne
377
Lo spoglio strozziano è conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze, inventariato come: “Magl. XXXVII, 305”.
378 Cfr.: P. Schubring, Cassoni… (op. cit.), II, pp. 430.
379 Cfr.: E. Gombrich, Apollonio di Giovanni, a Florentine Cassone Workshop seen Through the Eyes of a
Humanist Poet, in: “Journal of the Warburg and Courtauld Institutes”, XVIII, 1955, pp. 16-34, poi ripubblicato
in: Norm and Form. Studies in the art of the Renaissance, London, Phaidon Press, 1966 (trad. it.: Norma e
Forma. Studi sull’arte del Rinascimento, Torino, Einaudi, 1973, pp. 18-42).
380 Cfr.: E. Callmann, op. cit. 381
Per il testo integrale dell’elenco strozziano cfr.: ibidem, pp. 77-81.
382 Cfr.: E. Callmann, Apollonio di Giovanni and Painting for the Early Renaissance Room, in: “Antichità Viva”,
XXVII, n° 3-4, 1988, pp. 5-18.
383 Il libro, che ha inizio in data 25 Marzo 1457, è intitolato “Richordi”, ed è stato trascritto per la Callmann
sempre da Gino Corti; si conserva presso l’Archivio di Stato di Firenze, inventariato come: ASF, Conventi Soppressi, 95, 212. Cfr.: ibidem, pp. 15-18.
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su tavola per la devozione domestica, elementi dello studiolo, a conferma del fatto che una bottega come quella di Marco ed Apollonio era di fatto polivalente, e non poteva essere indirizzata esclusivamente alla decorazione di un particolare tipo di manufatti quali i cassoni o i deschi da parto, come si è invece a lungo ritenuto. Il ‘caso’ del libro dei dipintori chompagni è un ulteriore conferma del fatto che le botteghe di pittura erano tutte in grado di rispondere ad una domanda di manufatti estremamente vasta e differenziata: i pittori quattrocenteschi erano di fatto in grado di decorare e dorare qualsiasi tipo di oggetto, molti dei quali oggi non saremmo neppure portati a considerare come ‘decorabili’: ne è un esempio la gabbia da pappagallo dipinta a finti marmi che Bernardo di Stefano Rosselli esegue per Teodolo di Francesco Sassetti nel 1475384.
Apollonio e Marco rimasero in società ancora fino al 1465, anno in cui Apollonio stilò il proprio testamento, in data 27 agosto, un mese prima che venisse stroncato dall’idropisia385.
Apollonio lasciò nel proprio testamento la bottega comprese tutte le ‘maserizie’ ivi contenute al figlio di Marco, Antonio di Marco del Buono, che egli specifica essere “dipintore”: ma perché il lascito avvenne in favore del figlio e non del suo socio stesso? Probabilmente il padre aveva preferito che fosse il figlio a beneficiare del lascito testamentario, per mezzo del quale avrebbe potuto avviare una attività propria.
Mezzano per Neri di Bicci
In data 11 ottobre 1469 ritroviamo menzionato Marco in veste di “mezzano”, cioè mediatore fra il collega dipintore Neri di Bicci ed un certo “Agostino di
Lucha lavorante di lana e del popolo di San Lorenzo in via di Santo Ghallo”,
padre di Luca, un bambino che viene posto a discepolo presso Neri, come viene scrupolosamente annotato alla carta 145v del proprio Libro di Ricordanze da Neri stesso 386. Nella carta, di seguito all’annotazione di Neri, incontriamo la scritta, vergata dalla mano di Marco, che conferma l’avvenuta stipula formale del contratto di discepolato fra le due parti:
“Io Marcho del Buono fui mezano a’ chonciare questo Lucha cho Neri
sopradeto cho chonsentimento d’Agostino padre di detto Lucha e però mi sono soscrito di mia propria mano questo dì sopradeto.”
Questo ulteriore documento ci conferma la vasta rete di rapporti di conoscenza e la stima di cui dovette godere Marco Del Buono tra i suoi colleghi dipintori, dal momento che Neri, nella seconda metà del Quattrocento, era uno dei più attivi e conosciuti artisti-artigiani dell’intera Firenze, anche in quanto figlio e nipote di
384 Si veda, in questa sede: carta 2s del LIBRO A.________SCRIVI PAGINA 385
Cfr.: Callmann, op. cit., p. 5 e pp. 81-85.
386
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altrettanto celebri pittori; ma anche un altro pittore dovette tenere in considerazione il giudizio di Marco perché, come vedremo in seguito, egli fu ancora chiamato come testimone, stavolta al momento della stipula di un contratto d’allogagione a Sandro Botticelli.
VERIFICA PORTATA DEL 1470 DI MARCO.
Nel 1475, alla veneranda età di 73 anni, Marco apre una compagnia con un pittore notevolmente più giovane di lui, il venticinquenne Bernardo di Stefano Rosselli, come testimonia la titolatura iniziale del loro superstite libro di bottega, che viene vergata dalla mano dello stesso Marco:
“ 1475
Al nome sia del grolioso Idio e della sua Santissima Madre senper Virgine Maria e di tutta la cilistiale Chorte del Paradiso e
de’ grolioso mesere Santo Giovanni Batista e dello Apostolo Evangielista, che cci choncieda grazia che al fine nostro di darci ill Paradiso.
Questo libro è di Marcho del Buono e di Bernardo di Stefano Rosselli dipintori e chompagni, inn su’ quale iscriveranno tutti e’ debitori e tutti i creditori e chon ogni altra persona avesino a fare cho’ noi, cioè de’ fatti del’arte del dipigniere; chiamasi “debitori e creditori” segniato A.
Chominciano la sopradetta chompagnia a dì 15 di gugnio 1475, Idio ci dia grazia che buona sia.
Anchora siamo rimasi d’achordo che ogni ghuadagno che noi faremo, ciaschuno lo tragha per metà e chosì ogni ispesa che ssi farà
alla botegha si paghi per metà e così unitamente.
Anchora siamo rimasi chome de’ fatti della lampana ch’io aciedo nella logia s’intenda ogni utile n’avesse Marcho s’intenda
esere di detto Marcho.”387
Eppure la compagnia tra i due durò appena cinque giorni. Perché? “Ogi questo dì 20 di giugnio 1475 siamo rimasi d’achordo che ogniuno
faci per sé perché detto Bernardo dicie volere andare di fuori a dipignere; per questa chagione siamo partiti di buono amore. Anchora siamo rimasi che quello avesino fatto cioè lavorato, in botegha, si sia di Marcho; e questo abiàno fatto per santo e buono rispetto d’amore insieme.”.
387 E’ interessante sottolineare che la grafia di Marco appare ben condotta e più nitida di quella grossolana e di
disagevole decifrazione del giovane socio Bernardo, che dimostra di possedere, anche a causa dei numerosi e vistosi errori lessicali ed ortografici di cui il manoscritto è infarcito, un grado di alfabetizzazione notevolmente inferiore a quello di Marco.
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Verosimilmente Bernardo decise di cogliere l’occasione di raggiungere suo cugino, il più anziano Cosimo Rosselli, a Roma, dove questi era impegnato nell’impresa della decorazione delle pareti della Cappella Sistina388.
Nella sua ultima portata al catasto389, stilata da Marco in data _________1480, egli dichiara che ormai non esercita più la professione perché “infirmo”390, e di avere anche come bocca a carico il figlio Buono, di professione legnaiuolo, la cui bottega era sita in Via del Cocomero391.
TRASCRIVI L’INTERA PORTATA DI
MARCO……….
Nella primavera del 1481, a dispetto dell’infermità, fa da testimone per un contratto di allogagione tra Botticelli e la Chiesa di San Martino per l’esecuzione di un affresco raffigurante l’Annunciazione.392
Marco Del Buono morirà a Firenze ben otto anni dopo, alla veneranda età di ottantasei anni. Non è ancora giunta fino a noi alcuna opera autografa di sua mano, e a tuttoggi non gli è stata ancora riconosciuta alcuna opera autonoma. (NB-VERIFICARE ULTIMI CATALOGHI DI VENDITA DAL 2000 al 2007. CHIEDI A GUIDOTTI)
Le portate al catasto di Marco
1. ASF catasto, n° 75 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1427, c./folio 247
2. ASF catasto, n° 404 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1431, c. 100v
3. ASF catasto, n° 456 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1433, c. 108, n° 261
4. ASF catasto, n° 619 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1442, c. 749, n° 329
5. ASF catasto, n° 706 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1451, c. 36, n° 26
388 Cfr.: A. Padoa Rizzo, Dentro un’importante bottega….. (CITO LA MONOGRAFIA OPPURE NO?) Idem,
Cosimo and Bernardo Rosselli’s Work for Lay Confraternities, in: Blumenthal A. R. (a cura di), Cosimo Rosselli. Painter of the Sistine Chapel, Florida, 2001, pp. 61-73.
389 Cfr.: A.S.F., Catasto, n° 1010, c. 261. 390 Cfr.: Callmann, op. cit., p. 5, n. 16. 391
Cfr.: Comanducci, 2001, pp. 754-755.
392
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6. ASF catasto, n° 815 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1457, ? , n° 223
7. ASF catasto, n° 918 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1470, c. 81, n° 298
8. ASF catasto, n° 1010 (quartiere di S. Maria Novella, gonfalone Unicorno), 1480, c. 261r, n° 341.
BIBLIOGRAFIA
• Callmann Ellen, Apollonio di Giovanni, 1974 (pp. 2-6)
• Stechow Wolfgang, “Marco del Buono and Apollonio di Giovanni,
Cassone Painters”, in: Bulletin of the Allen Memorial Art Museum, I,
1944, pp. 5-21
• Frey Carl, Die Loggia dei Lanzi…., , Berlin, 1885, (p. 365)
• Santi Bruno, Le ricordanze di Neri di Bicci…., , p. 338
• Thieme Ulrich/Becker Felix, Allgemeines Lexikon der bildenden künstler
von den Antike bis zur gegenwart, Leipzig, Veb. E. A. Seemann Verlag,
1984, 21 voll, XXIV, p. 73
• Schubring Paul, Cassoni..., p. 36 e nota 38
• Gombrich Ernst, Apollonio di Giovanni, a Florentine Cassone Workshop
seen Through the Eyes of a Humanist Poet, in: “Journal of the Warburg
and Courtauld Institutes”, XVIII, 1955, pp. 16-34 (ripubblicato in: Norma
e Forma…op. cit, pp. 18-42)
• Comanducci Rita Maria, L’organizzazione produttiva della bottega d’arte
fiorentina tra 400 e 500 tra strategie innovative ed arcaismi di natura giuridica, in: Economia e Arte. Secc. XIII-XVIII. Atti della 33esima settimana di studi, a cura di S. Cavaciocchi, Firenze, Le Monnier, 2002,
pp. 751-752