Capitolo 3. Dimensione spaziale: itinerari, mobilità e connessioni
3.3 Associazionismo: storie a confronto
3.3.1 Le associazioni senegalesi
“I senegalesi sono lavoratori e solidali e ovunque vanno si costituiscono in associazioni, mutuo soccorso, tontine, eccetera perché credono alla rete, all’insieme, ad aiutare l’altro, creandosi un quadro di riferimento che in Senegal dà la forza per far fronte alle difficoltà! Questa è la mentalità…i quartieri sono in gruppi, in associazioni, i giovani, gli anziani per la moschea…questo è il meccanismo sociale e si muove così…il senegalese difficilmente perde le sue radici…anche se si sposa, fa coppie miste…è importante perché nessuno ha altro che il suo quadro di riferimento…una volta che ne esce non è più se stesso…324”
Come ricorda il Ministero dei Senegalesi all’Estero325, la tradizione associativa dei migranti senegalesi non è una novità del nostro secolo. Essa infatti esplode nel periodo fra il 1969 ed il 1973, quando emerge un nuovo principio organizzativo, nei villaggi d’origine e nei paesi ospitanti. Nascono infatti le prime organizzazioni di residenti ed i primi comitati di villaggio che si attivano per la realizzazione di investimenti collettivi in differenti ambiti.
La storia dei movimenti associativi senegalesi risale al periodo coloniale, quando, prima della seconda guerra mondiale, gli abitanti del territorio compreso fra i quattro comuni di Saint- Louis, Dakar, Gorée e Rufisque, considerati allora come cittadini francesi, si videro esteso il diritto e la libertà di costituirsi in associazione326. Dalla generalizzazione della cittadinanza a
Sport/tempo libero (attività svolte a sostegno dell’animazione del mondo giovanile e/o della terza età) e innovazione tecnologica F = promozione sociale. Si veda “Bergamo Sociale n°6, 2007” a cura della Provincia di Bergamo.
323
Ufficio Pace e Cooperazione Internazionale, che nel 2006-2007 ha avviato un insieme di attività rivolte alle associazioni degli immigrati senegalesi e marocchini del territorio provinciale.
324
Intervista a H. D, 15-04-09 a Cologno al Serio.
325
"Lettre de politique sectorielle des Sénégalais de l’Extérieur", Ministere Des Senegalais De L’exterieur, Direction des Sénégalais de l’Extérieur, Dakar Octobre 2006.
326
A.Niang, "Tranparence, governance et développement local: eujeaux et acteurs de la décentralisation", in J. Habib Sy, a cura di, “Sénégal. Finances pubblique, décentralisation et transparence budgétaire”, AIDETRANSPARECE, Dakar-Fann 2005, p. 98.
tutti gli abitanti della colonia, dopo la seconda guerra mondiale, si assiste ad uno sviluppo significativo del tessuto associativo senegalese, composto allora principalmente da associazioni etniche, religiose e culturali. Dopo l’indipendenza e durante tutto il periodo del Partito Unico, il movimento associativo fu posto sotto la tutela dello Stato, nei suoi segmenti più significativi: cooperative agricole, gruppi di produttori, sindacati. Dopo il 1974 e durante il periodo corrispondente all’avvento e al rafforzamento del multipartitismo, si assiste alla nascita di associazioni autonome rispetto al partito governativo e agli altri partiti d’opposizione: sindacati autonomi, GIE327, cooperative, ONG nazionali, e così via.
Ma è a partire dagli anni ‘80 che si verifica il boom dei movimenti associativi: il disimpegno dello Stato (su ingiunzione di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale) sul piano economico e sociale ed il liberalismo economico hanno avuto per conseguenza la crescita della disoccupazione, la massificazione della povertà, ma anche la presa di coscienza collettiva che era giunto il momento di organizzarsi. Anche i finanziamenti dei programmi per la “lotta alla povertà”, destinati ad appoggiare gli sforzi della popolazione e una maggiore attenzione da parte delle popolazioni alla destinazione dei fondi che lo Stato riceve, hanno stimolato la nascita di una serie di associazioni che giungono, verso la fine del decennio, alla creazione di organizzazioni per la difesa dei diritti umani. In questo periodo nascono anche le associazioni di villaggio, sorte dall’evoluzione dei movimenti di giovani (in particolare dalle Associazioni Sportive e Culturali (ASC) degli anni ’70) le quali, a partire dagli anni Ottanta, si orientano sempre di più verso azioni di “sviluppo”. Esse hanno per unico riferimento il villaggio e ne rappresentano un nucleo interno di attivismo. La dinamica soggiacente è legata ad un progetto globale di sviluppo, basato sugli interessi locali328. Gli obiettivi e le attività dei diversi villaggi sono molto simili: unificazione del villaggio, ricerca di solidarietà, estensione del villaggio attraverso la costruzione di infrastrutture, ecc. Le azioni che sviluppano sono a beneficio di tutta la comunità. Le principali risorse di queste associazioni sono le collette dei membri, l’appoggio finanziario dei residenti all’estero e i contatti con altri tipi di organizzazioni.
Anche i raggruppamenti di senegalesi emigrati hanno antiche radici se si pensa che i primi documenti sulle “African Home Association329” risalgono alla metà del sedicesimo
327
Gruppi di Interesse Economico.
328
C. Tarriere, C. Diop, "Développement local et enjeux de pouvoir dans la moyenne vallée du fleuve Sénégal", Mondes en developpement, tome 26, 1998, n. 103, Développement local et mondialisation, p. 5.
329
Utilizzare il concetto “home association” è rilevante poiché la nozione “home” cattura contemporaneamente l’espressione spaziale della memoria: ovvero l’appartenenza ad un luogo e contemporaneamente le emozioni e gli obblighi ad esso rivolti e prova ad essere un veicolo concettuale rilevante. Come suggeriscono Mercer, Page, Evans, “Gli studi sulla diaspora
africana e delle associazioni devono porre la giusta attenzione alla collocazione spazio- temporale dentro e fuori dall’Africa”, in “Development and the African diapora”, Zed Books, New
95
secolo, create dagli schiavi africani trasportati a Cuba. In Senegal le prime organizzazioni risalgono all’inizio del XX secolo, quando nascevano le “camere” dei migranti Soninké a Dakar. Ogni camera raccoglieva migranti provenienti dallo stesso villaggio e si occupava della condivisione degli spazi e dei viveri, della reciproca protezione e dell’aiuto vicendevole in caso, ad esempio, di disoccupazione. Questa forma organizzativa, che aveva delle regole fisse e prevedeva che il più anziano assumesse il ruolo di leader del gruppo, fu poi estesa alla migrazione internazionale. Case comuni e fondi di mutuo aiuto si registrarono infatti, da parte dei migranti Soninké in Congo Belga all’inizio del XX secolo e in Francia dopo la seconda guerra mondiale, sfociando poi nelle prime Home Association. Durante il periodo fra le due guerre fu la migrazione interafricana ad incoraggiare la nascita delle associazioni: basti sottolineare che nel 1920 esistevano organizzazioni di migranti senegalesi in Nigeria330. Anche i migranti dei villaggi Haal pulaar, provenienti dalla Valle del fiume Senegal, coinvolti fra gli anni ’50 e’ 60 nei movimenti di migrazione rurale - urbana, costituirono delle casse di solidarietà per le camere dei migranti a Dakar e, successivamente, in Francia (Foyer des migrants). Qui i primi senegalesi cominciarono ad organizzarsi in casse di solidarietà per il rimpatrio delle salme o l’aiuto ai parenti in caso di morte di un loro congiunto e, sul versante del Paese dell’integrazione, di reciproco aiuto per il vitto e l’alloggio e lentamente si sono evolute nella raccolta di fondi utili per il villaggio d’origine in caso di carestie, fino a giungere ad investire alcune somme per la costruzione di moschee o cimiteri di villaggio. Solo a partire dal 1981, quando la Francia abrogò il decreto 39, che proibiva la creazione di associazioni per stranieri, le casse di solidarietà si trasformarono in associazioni di villaggio e diventarono il centro di un movimento, generalizzato, alla quasi totalità di questi migranti, che permise loro di reinvestire in progetti sociali, rispondendo ai bisogni della popolazione331. Le diverse storie migratorie in vari paesi hanno prodotto diversi tipi di home-associations in differenti luoghi. Anche la storia politica è in questo senso rilevante, così come la storia sociale, ecc.
Di cosa si occupano le associazioni di migranti senegalesi nel mondo? La maggior parte si preoccupa del luogo di residenza: ricercano luoghi e spazi, offrono supporto in termini lavorativi, abitativi, in ambito legale ed amministrativo332. Molte ricoprono un ruolo di assicurazione, come si trattasse di un primo welfare attraverso il rimpatrio delle salme e la partecipazione in casi di passaggi importanti della vita; altre si occupano di progetti infrastrutturali (strade, acqua, elettricità) e supporto di istituzioni pubbliche (scuole, ospedali, strade) nei luoghi d’origine.
330
Abbott (2006) in Mercer, B. Page, M. Evans, “Development and the African diapora”, op. cit., p. 63.
331
C. Daum, "Les immigrés et le Co-developpement", septembre 2005, articolo on line www.ceras-project.com.
332
Ad oggi, le associazioni della diaspora continuano ad essere un’importante parte della vita associativa africana e senegalese in particolare: “nei paesi di destinazione, (…) ogni
qualvolta le condizioni lo permetteranno, i senegalesi andranno da un lato a ricostruire uno spazio culturale che riproduce il mondo d’origine: dalle forme di convivenza e di comportamento, alla lingua, al rituale religioso, alle bevande, alla musica”333, dall’altro lato
ricostruiranno le dinamiche associative che consentono loro di partecipare alla crescita e al cambiamento delle zone d’origine. Una vita associativa intensa e variegata dunque (associazioni religiose, come anche politiche o studentesche, ecc.), come dimostra il Rapporto Caritas (2005) che colloca la comunità senegalese al primo posto per tasso di associazionismo con 1 associazione ogni 682 soggiornanti. Per tale ragione lo studio e la comprensione di queste forme organizzative si rivela complesso e multiforme.