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Capitolo 1. Fra migrazioni e sviluppo, un’introduzione

1.1 Quale migrazione

1.1.3 Diaspora e comunità diasporiche

1.1.3.1 Un caso particolare

Secondo la definizione dell’Unione Africana (UA) la Diaspora Africana comprende “le

persone di origine africana che vivono al di fuori dell’Africa, qualunque sia la loro nazionalità o cittadinanza e che sono desiderose di contribuire allo sviluppo del continente e della costruzione dell’unità africana”116. Essa rappresenta di certo un insieme di sentimenti quali: nostalgia, desiderio di trasformazione, contestazione e cambiamento politico, continuità e tradizione, ma va decisamente oltre. Per l’UA la funzione della diaspora emerge in tutta la sua rilevanza a partire dal ruolo che le attribuisce il NEPAD117, da cui discende la decisione dei leader della stessa Unione di riconoscerla come Sesta Regione del continente, avente un potenziale ruolo di sviluppo (2007). Al di là delle questioni puramente economiche le diaspore d’oggi giocano un ruolo sociale e politico innegabile: forniscono dei modelli di realizzazione che influenzano le rappresentazioni, alimentano le aspirazioni al progresso e offrono a volte nuove opportunità per ridistribuire le risorse e il potere in modo più equo, anche se il loro impatto sul processo di democratizzazione resta tuttora discusso. Il termine diaspora traduce, in questo caso specificatamente, sia la multipolarità della migrazione (che riflette la dispersione) che l’interpolarità delle relazioni fra diversi gruppi “dispersi” con il luogo d’origine118.

Senegal, Benin, Congo e Sierra leone. Accordi di co-sviluppo (dal 2000) esistono con Senegal, Mali, Marocco e Comoros,.

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Coinvolgono le associazioni diasporiche per progetti in collaborazione con IOM.

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L’Italia per esempio ha sviluppato con il Senegal il “Commodity Aid Programme”, bilaterale, che offre credito facilitato per piccole e medie imprese e tende a promuovere la diaspora senegalese nello sviluppo del settore privato (progetto Mida).

115

Lavora ad esempio con la diaspora Etiope per la salute e l’educazione contro l’AIDS in Etiopia.

116

www.africa-union.org 117

Il Nuovo partenariato per lo sviluppo dell'Africa (NEPAD) è un programma dell'Unione africana (UA) adottato a Lusaka, in Zambia nel 2001. Il NEPAD rappresenta un elemento radicalmente nuovo, guidato dai leader africani, allo scopo di perseguire nuove priorità e approcci per la trasformazione politica e socio-economica dell'Africa. L’obiettivo del NEPAD è quello di rafforzare la crescita in Africa, lo sviluppo e la partecipazione all'economia globale. Si veda www.nepad.org

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Anche la definizione della diaspora africana fa riferimento alla sua storia: a cominciare dalla tratta degli schiavi, iniziata nel XVI secolo, quando diaspora era per definizione un termine al singolare poiché rappresentava esclusivamente la migrazione forzata (diaspora “vittima”119), si giunge alla contemporaneità, nella quale le diaspore si declinano al plurale in funzione dei riferimenti nazionali o etnici e delle occasioni che provocano la mobilità. In questo senso il termine emerge negli anni ‘50-‘60 per descrivere la dispersione delle comunità africane in tutto il mondo e la connessione sociale, culturale e politica che essa sviluppa.

Se inizialmente gli studi storici e culturali hanno identificato la diaspora africana smorzandone le differenze come se l’Africa fosse “una”, localizzando i migranti nel Nord Atlantico, è con P. T. Zeleza ed i suoi studi120 che si cambia prospettiva, categorizzando geograficamente le diaspore della storia moderna (inter-africane, Oceano Indiano, Mediterraneo e Atlantico) e quelle contemporanee legate alla colonizzazione/decolonizzazione e all’aggiustamento strutturale, tanto che nel tempo il termine ha assunto anche un valore politico, in particolare per i panafricanisti, perché legato alla decolonizzazione.

In termini temporali è importante il contributo teorico di I. Okpewho121, il quale osserva le tre fasi dell’esperienza che lega America ed Africa come parti di un capitalismo imperialista: la prima, collegata al coinvolgimento dei lavoratori-schiavi, la seconda, legata all’imperialismo coloniale e la terza, connessa alla ricerca di minerali e materie prime. Tutti questi momenti hanno favorito la formazione di nuove forze, volontarie o forzate, nella diaspora.

A. Aderemi ha sviluppato una classificazione delle diaspore recenti che comprende: • Africani di Seconda Generazione, nati in un altro continente (afroamericani e

indigeni dei caraibi soprattutto),

• Diaspora dei cervelli (professionisti, specialisti, nati in Africa ma forzati ad emigrare per sfuggire alla frustrazione relativa alle loro carriere),

• Migranti Economici, molti dei quali “illegali”,

• Diaspora Associata, caratterizzata da una buona integrazione dei paesi ospiti122. Oggi più che mai, in Africa come altrove, le diaspore includono un mix complesso di persone spostatesi in diversi periodi, mediante canali diversi, attraverso significati diversi e con status legali differenti123. Questa definizione è condivisa anche dalla Commissione Europea secondo le quale “diaspora non contiene solo persone che vivono al di fuori della propria

119

In riferimento a R. Cohen, “Global diasporas. An introduction”, op.cit.

120

Si veda a questo porposito P. T. Zeleza, “The Study of Africa Volume 1: Disciplinary and Interdisciplinary Encounters”, 1998; e D. Eyoh, P. T. Zeleza, a cura di, “Encyclopedia of Twentieth-Century African History “, Routledge, Ottobre 2002.

121

I. Okpewho, N. Nzegwu , “The new African diaspora”, Indiana University Press, 2000.

122

A. Aderemi, “The African Crisis, ‘Development Partnerships’ And The African Diaspora: Constructing The Synergies”, Lagos, Lagos State University, Nigeria 2004, p.10.

123

P. Wickramasekara, “Diasporas and Development: Perpective on definitions and contribution”, Perspectives on labour migration n. 9, International Migration Programme, Genève, 2009.

nazione ma anche migranti che, vivendo lontano acquisiscono la cittadinanza del Paese di residenza (anche perdendo la cittadinanza precedente) e i figli dei migranti nati altrove, purché mantengano una forma di interesse nel proprio Paese d’origine o delle loro famiglie"124. Tale descrizione, assieme a quella dell’Unione Africana, alla creazione dei ministeri per gli africani all’estero, all’Unione delle diaspore africane nel mondo, contribuisce all’istituzionalizzazione del ruolo della diaspora. A riprova di ciò l’11 e 12 settembre 2007, a Parigi, si è tenuta la Sesta Conferenza Regionale per la diaspora africana in Europa, che ha riunito 150 rappresentanti della diaspora africana in Francia e 200 rappresentanti di altri paesi europei, per una consultazione promossa dall’Unione Africana.

Come si è potuto notare il ruolo che le diaspore occupano nello sviluppo dei paesi d’origine è interessante sia per i governi di tali paesi che per quelli d’insediamento, ove fra l’altro, si constata un forte movimento di strutturazione, organizzazione, raggruppamento di associazioni, dotate di legami sempre più multiformi con le persone, le istituzioni pubbliche o private dei due paesi. Tale vitalità non può dunque essere ignorata, anche se non sono molti gli studi che esaminano il ruolo dei network della diaspora per il benessere della stessa e del continente africano125.

Rispetto a tale tematica è importante ricordare che, da un punto di vista scientifico, durante il periodo coloniale, i nativi africani erano identificati come persone “bisognose di sviluppo” e le dinamiche spaziali erano legate alla diaspora coloniale, utilizzata quindi per l’amministrazione delle colonie. Solo in seguito sono emersi gli “African Studies”, un’area generalizzata di studi della diversità delle culture. Le discipline applicate a questi studi erano l’antropologia culturale, la storia e la geografia con dei focus empirici volti a documentare e mappare persone e risorse. Come i termini eterogeneo, ibrido, meticciato, anche il concetto di “diaspora” è emerso come una critica dei dualismi che circolavano nei discorsi coloniali126 e infatti un reale cambiamento nella percezione della stessa è giunto solo con gli attivisti della diaspora panafricana127.

Diversamente, gli studi sullo sviluppo sono iniziati a seguito della seconda guerra mondiale e sono rimasti a lungo separati da quelli sulla diaspora. Con gli anni ‘90 e l’avvento degli studi sulla globalizzazione e sul post-colonialismo, i confini, le comunità ed i flussi cominciano ad essere ripensati. Da un lato gli studi sulla globalizzazione hanno incoraggiato un punto di vista globale concentrato sulle interconnessioni fra paesi. Dall’altro lato gli studi sul

124

Commissione Europea (2005) in P. Wickramasekara, “Diasporas and Development: Perpective on definitions and contribution”, Perspectives on labour migration n. 9, International Migration Programme, Genève, 2009, p. 6.

125

G. Mohan, AB. Zack-Williams, “Globalisation from below: Conceptualising the role of the African diasporas in African’s development”, Review of African political economy, June 2002, number 92, volume 29, pp. 211-236.

126

J. E. Braziel, A. Mannur, “Theorizing diaspora”, Blackwell Publishing LTD, 2003. p. 4.

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post colonialismo si sono concentrati sull’aspetto culturale - testuale, attribuendo grande attenzione agli aspetti strutturali che danno un’immagine diversa del cosiddetto “terzo mondo”, altro dall’insieme di persone ridotte a vittime da aiutare128.

Analizzando un altro caso, ovvero quello della Diaspora italiana negli Stati Uniti, A. Portes e J. Sensenbrenner129 notano che questi migranti hanno imparato a pensarsi come comunità, prima ancora che la popolazione nativa cominciasse a considerarli in questi termini. Gli autori dimostrano che capitale sociale e identità di gruppo si formano in risposta al tipo di trattamento degli ospiti e seguendo questa direzione, affermano che configurazioni diasporiche differenti operano in modi diversi e con dissimili implicazioni per lo sviluppo; essi ripropongono pertanto, in riferimento a G. Mohan, una classificazione utile ad esaminare la relazione fra diaspora e sviluppo130. Quest’ultimo autore, in un articolo del 2002, scritto con AB. Zack-Williams, afferma che le connessioni diasporiche contribuiscono allo sviluppo, al di là della questione delle rimesse su cui la maggioranza degli studi si concentra131, perché le persone che vivono fuori ma che hanno origini comuni, conoscono meglio i bisogni dei paesi in cui agiscono132. I due autori condividono l’idea per cui tali attività ed impegni rappresentino una forma di globalizzazione dal basso in cui piccoli attori, opposti alle grandi corporazioni, fanno uso delle opportunità offerte dalla globalizzazione.

Tale elemento è assolutamente interessante per quel che riguarda la ricerca in atto poiché offre lo spunto per approfondire il ruolo della diaspora, dei gruppi, delle associazioni, delle comunità migranti nelle questioni che riguardano lo sviluppo dei paesi d’origine non solo a livello economico. Se si analizza il fenomeno migratorio in una prospettiva relazionale - processuale, infatti, si prospetta un itinerario di ricerca che porta a studiare anche gli effetti di retroazione della migrazione sulla società di partenza o, meglio ancora, che considera la circolarità alimentata dai flussi migratori tra le due aree coinvolte. Questa circolarità si riferisce a molti aspetti: culturali, demografici, politici, sociali e, ancora, ai flussi finanziari, all’impiego

128

G. Mohan, AB. Zack-Williams, “Globalisation from below: Conceptualising the role of the African diasporas in African’s development”, op. cit.

129

A. Portes. e J. Sensenbrenner, “Embeddedness and immigration: notes of the social determinants of economic action”, in American Journal of Sociology, vol. 98, n. 6, 1993, p. 1328.

130

G. Mohan, AB. Zack-Williams, “Globalisation from below: Conceptualising the role of the African diasporas in African’s development”, Review op. cit., p. 223 e C. Mercer, B. Page, M. Evans, “Development and the African Diaspora”, Zed Books, New York 2008, p. 53.

Tale classificazione sarà approfondita nel quarto capitolo di questo testo.

131 Le attività della diaspora agiscono verso lo sviluppo in diversi modi: formali (“hometown”,

associazioni etniche, associazioni di alunni, associazioni professionali, ONG di sviluppo, gruppi di investimento, gruppi politici, gruppi di sviluppo nazionale, gruppi di rifugiati, scuole supplementari, organizzazioni virtuali, e così via) ed infomali (che includono: trasferimenti da comunità a comunità, attività di costruzione identitaria, affari ed investimenti nei luoghi d’origine, trasferimenti di risorse, pagamento delle tasse, supporto per uno sviluppo più professionale, ecc.).

132

G. Mohan, AB. Zack-Williams, “Globalisation from below: Conceptualising the role of the African diasporas in African’s development”, op. cit.

delle rimesse, alle strategie microeconomiche degli emigrati e delle loro famiglie d’origine. In tale circolarità ben s’inserisce il tema dello sviluppo e l’impatto che le diaspore, così definite, hanno su tale processo.