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Le barriere all’ingresso per i prodotti agroalimentari

Capitolo 4 Agroalimentare in Cina: sistema, abitudini e tendenze

4.1 Il Made in Italy agroalimentare nel mercato cinese

4.1.2 Le barriere all’ingresso per i prodotti agroalimentari

Come già anticipato in precedenza, probabilmente i fattori che ad oggi più di tutti limitano l’esportazione in Cina di prodotti agroalimentari esteri sono di natura tariffaria e non, quali: le restrizioni sanitarie o i divieti assoluti, le procedure amministrative complesse e dall’esito sempre incerto ed un intricato sistema di autorizzazioni.

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Anche se negli anni, in particolare dall’ingresso della Cina nel WTO, i dazi sono decisamente diminuiti, questi se sommati al VAT (Value Added Tax ovvero l’equivalente della nostra IVA) continuano ad incidere in maniera apprezzabile sul prezzo finale dei prodotti.

Di seguito i dazi oggi in vigore per i principali prodotti agroalimentari di interesse italiano:

L’imposta sui consumi, assimilabile ad una specie di tassa sul lusso, è stata negli anni progressivamente rimossa dall’acquisto dei prodotti agroalimentari di importazione, ad eccezione del vino, per il quale questa imposta è stata solamente diminuita.

Obbligo di etichettatura

Un obbligo, determinante per l’ingresso in Cina di un prodotto appartenente alla categoria Food & Beverage, è l’apposizione di un’etichetta originale in lingua inglese.

Il prodotto deve entrare nel Paese, attraverso la dogana, con una precisa etichetta secondo quanto indicato da “2004: General rules of pre-packaged food labeling” e dal “2004: General standard of labeling for pre-packaged food of special dietary use”.

A queste normative va aggiunto un importante emendamento datato 27 marzo 2006, denominato: “Announcement No. 44 2006: Adjustment of Import/Export Food and Cosmetic Label Examination System”. In tale emendamento è stata eliminata la procedura di controllo e l’approvazione preliminare dell’etichetta applicata sulle confezioni dei prodotti alimentari destinati ad essere commercializzati in Cina. Oggi il controllo avviene contestualmente al controllo effettuato dall’AQSIQ (Administration of Quality Supervision, Inspection and Quarantine) al momento dell’ingresso del prodotto nel Paese.

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Procedure di controllo ed ispezioni

Il controllo delle etichette è solo una delle ispezioni dei prodotti agroalimentari d’importazione.

Oltre a questo primo controllo, le merci sono sottoposte a dei controlli previsti dalle procedure d’ispezione e quarantena da parte delle autorità preposte, chiamate con il termine generico CIQ, ovvero China Inspection and Quarantine.

C’è da dire che la conoscenza di questi controlli è quantomeno scarsa, nel senso che la frammentarietà e la scarsa informazione sulle normative che regolano questi controlli sono fonte di concrete difficoltà da parte dei piccoli e medi esportatori e produttori italiani. Tali difficoltà sono per lo più: aggravio di costi e incertezze e ritardi nei tempi di consegna.

Documenti e certificazioni

La normativa cinese richiede al momento della richiesta di esportazione all’interno dei confini nazionali cinesi la presentazione di una fitta serie di documenti, in particolare di carattere sanitario.

La questione più rilevante, riguardo questo tema, è il fatto che le certificazioni sanitarie italiane non siano riconosciute come valide, non tanto di diritto quanto piuttosto di fatto, per il semplice fatto che spesso gli organismi preposti ai controlli non dimostrano un atteggiamento particolarmente collaborativo, dunque il modo più sicuro è quello di premunirsi di certificazioni sicuramente riconosciute dagli organismi cinesi.

Divieti di importazione per motivi sanitari

I divieti di importazione alimentari possono variare da Paese a Paese a seconda delle certificazioni e degli accordi presi dal Paese esportatore con il Paese cliente, la Cina.

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Per quanto riguarda l’Italia, ad oggi, sono ancora diversi i prodotti che non possono essere esportati in terra cinese, in particolare quando questi prodotti possono essere definiti “freschi”.

Questi prodotti, in particolare, sono:

- Tutti i prodotti ortofrutticoli freschi (ad eccezione del kiwi), a causa del virus della mosca mediterranea (attualmente sono in corso dei negoziati su tale categoria merceologica per la rimozione del divieto su arance e gli agrumi in generale).

- Le carni di origine bovina a causa del morbo BSE (gergalmente chiamato “morbo della mucca pazza”).

- Le carni di origine ovina a causa del virus che ha colpito gli ovini, il BTV (virus della “lingua blu”).

- Le carni di origine suina, siano esse fresche o stagionate (fanno eccezione i prosciutti crudi dei consorzi di Parma e di San Daniele) a causa della malattia vascolare suina (“peste suina”).

- Le carni di origine aviaria per la malattia chiamata “bird flu”, o influenza aviaria.

Casi relativi a specifici prodotti

Sono meritevoli di citazione alcuni particolari casi di prodotti italiani che hanno ottenuto il “ticket” per la Cina, o che nonostante non rientrino nei casi sopracitati incontrano degli altri problemi:

- E’ stato nell’estate del 2008 che si è riusciti ad ottenere l’ok per l’esportazione in Cina del prosciutto crudo di Parma e di San Daniele, dopo anni di trattative. L’autorizzazione è stata ottenuta dopo l’ispezione delle autorità cinesi degli stabilimenti di allevamento, macellazione e produzione. Nonostante ciò, però, sono ancora molti i casi di ritardi alla dogana per l’errata interpretazione dei documenti.

- Le acque minerali italiane spesso incontrano delle difficoltà a superare le dogane cinesi perché le certificazioni sanitarie vigenti

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all’interno dell’Unione Europea non sempre sono valide in terra cinese.

- Riso e farine spesso vengono bloccati alla dogana in quanto visti come materia prima anziché come prodotto trattato, incorrono quindi in divieti attualmente in vigore.

- Proprio per quanto riguarda il riso sono da segnalare dei trattamenti obbligatori previsti dalla normativa cinese, come ad esempio l’obbligo di fumigazione18, che anche in questo caso, come in quello delle acque, quelli cinesi rispetto a quelli europei rispondono a diversi standard tecnici.

- Nel caso dei kiwi, le importazioni dall’Italia, sono consentite solo se provenienti da una delle seguenti 4 regioni italiane: Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Lazio.

- Sempre più spesso è richiesto, nel caso delle bottiglie di vetro, che venga stampata, ad iniezione d’inchiostro, sul vetro stesso la data d’imbottigliamento.