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Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria

7. L’industria alimentare »

7.3. Flussi occupazionali e fabbisogno professionale nell’indu-

7.3.2. Le caratteristiche dei futuri assunti nell’industria

Nell’industria alimentare, le assunzioni non stagionali previste alla fine del 2013, sono in Italia 7.830 e 870 in Emilia-Romagna; con una differenza rispet- to allo scorso anno, rispettivamente di meno 30 e di più 10 unità. Per queste persone, che entreranno, rientreranno nel mondo del lavoro oppure che cam- bieranno azienda, l’industria ha definito i profili ricercati.

Età richiesta agli assunti

Il 23%, circa, degli assunti, nel 2013, a livello nazionale ha una età non su- periore ai 30 anni, mentre per il 50,1% delle assunzioni gli anni non risultano essere un fattore discriminante. Una esperienza precedente, o nella professione o almeno nel settore, è giudicata basilare per essere assunti nel 48,4% dei casi, un dato in crescita che evidenzia finalmente una inversione di tendenza, ripor- tandosi oltre quello registratosi nel 2008. In Emilia-Romagna per il 47,9% del- le assunzioni l’età non è un fattore rilevante. Un dato in crescita ma ancora sotto, di ben 5 punti percentuali, rispetto al 2011, a sfavore dalla voce futuri occupati sopra i 30 anni. Di poco mutata la situazione dei giovani sotto ai 30 anni, con una richiesta delle aziende attestata sul 22%. La richiesta di una esperienza precedente nel 2013 sale ancora, interessando il 46,6% delle assun- zioni.

Livello di formazione scolastica

I dati a livello nazionale indicano che per ottenere un posto di lavoro, nelle imprese dell’industria alimentare, nel 56,1% dei casi è sufficiente un livello formativo equivalente alla scuola dell’obbligo, percentuale che scende al 33,1% se si tiene conto sia del sapere scolastico che di quello esperienziale. Seguono, in ordine decrescente, un livello secondario o post secondario, 27%, una qualifica professionale, 12,2% e una formazione universitaria, 4,7%. Que-

IL SISTEMA AGRO-ALIMENTARE DELL’EMILIA-ROMAGNA. RAPPORTO 2013

sti dati, pur come sempre fortemente influenzati dalle tipologie di inquadra- mento previste, denotano una inversione nella crescita del livello di formazio- ne richiesto. In particolare, tuttavia, per le assunzioni non stagionali di livello universitario emerge come la richiesta di laureati derivi quasi esclusivamente dalle aziende con più di 50 dipendenti, mentre una qualifica professionale vie- ne maggiormente apprezzata dalle imprese fino a 9 addetti.

A livello regionale gli andamenti si discostano in modo sensibile con una maggior richiesta, 60,4%, di nessun livello di formazione specifica e del di- ploma universitario, 5,9%. Il diploma secondario è sufficiente nel 28,5% dei casi, ed infine con il 5,3% troviamo la qualifica professionale. Considerando i livelli formativi equivalenti, crescono maggiormente le percentuali sia degli universitari che di quelli con una qualifica professionale, rispettivamente al 6,5 e 27,9, a scapito della non qualifica, che scende al 35,9%.

Inoltre va considerato che le imprese valuteranno i candidati che sappiano, al di là del titolo posseduto, essere capaci ugualmente di lavorare in gruppo, in autonomia e con flessibilità e capacità di adattamento alle mutevoli condizioni. Importanti sono anche le capacità relazionali e comunicative all’interno e all’esterno dell’azienda.

In conclusione, in Emilia-Romagna si riscontra un numero ridotto di im- prese che hanno previsto di assumere nel 2013, inferiore a quello nazionale. L’industria alimentare fa registrare ancora un saldo occupazionale in diminu- zione, ma in forte rallentamento. I nuovi occupati ricercati dalle imprese sono prevalentemente: figure operative, anche senza alcuna qualifica, di difficile re- perimento, che necessitano di ulteriore formazione e lavoratori stagionali. Il ri- corso a lavoratori extracomunitari, in calo, prevede l’assunzione anche di per- sonale non più giovanissimo e da formare in quanto carente di specifica for- mazione professionale. Importanti sono anche i segnali derivanti dalla doman- da di un crescente livello di formazione scolastica, o equivalente, richiesto ai nuovi occupati e, in alcuni casi, dalla presenza di assunzioni legate ad una cre- scita della domanda. Indicazioni sull’agire, in particolare delle piccole impre- se, e sull’adeguamento dell’organico per poter rispondere alle evoluzioni del mercato e ai pensionamenti. Tuttavia, le piccole imprese, operando in un terri- torio più specifico e spesso fianco a fianco con i propri concorrenti, evidenzia- no una maggiore difficoltà nel reperire localmente le figure da assumere. Una ricerca, con un minor ricorso a laureati, che si protrae per un tempo superiore rispetto alle imprese con oltre 50 addetti, e che deve fare anche i conti con le maggiori difficoltà di formazione post inserimento del nuovo assunto. In parti- colare, la formazione dei nuovi assunti avviene esclusivamente mediante l’affiancamento. Questo, se da un lato comporta l’interessamento delle struttu- re pubbliche e private a sostegno delle imprese, d’altro canto può alla lunga 180

7. L’INDUSTRIA ALIMENTARE

portare ad un depauperamento delle competenze e conoscenze specifiche di una piccola impresa se il periodo di affiancamento al lavoratore che lascia l’azienda non è sufficiente. Il tutto aggravato dal minor capacità di assunzione da parte delle imprese e dal maggior ricorso a lavoratori che resteranno in azienda solo con dei contratti stagionali o interinali. Questo ancor più se, come riporta l’indagine Excelsior, le ragioni dell’interruzione del contratto sono nel 74% dei casi dovute al non rinnovo dello stesso, per il 23% ad altri motivi ed infine per la parte restante a pensionamenti.

I primi dati del 2014, evidenziano una situazione che permane difficile, da- to l’atteggiamento sempre più cauto da parte delle imprese, almeno per quelle maggiormente orientate al mercato interno e poco innovative. Le imprese di- chiarano un minor numero di assunzioni, un calo anche dei contratti atipici, e prediligono fortemente le forme contrattuali a tempo determinato.

Il saldo permane ancora negativo. Si riducono tuttavia i tempi di ricerca, e dunque la difficoltà a trovare nuovo personale, e salgono le aspettative in ter- mini di esperienza posseduta. Se per i giovani e le donne i dati del primo pe- riodo del 2014 sono tutt’altro che incoraggianti, prospettive migliori sono atte- se per personale con alte competenze di studio e specifiche qualifiche profes- sionali.