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2.6. Le dissonanze cognitive

Un importante meccanismo psicologico connesso con le teorie della motivazio- ne in precedenza illustrate è rappresentato dalle dissonanze cognitive, concetto in- trodotto nel 1957 da Leon Festinger nell’ambito della psicologia cognitiva e, in se- guito, molto utilizzato in psicologia sociale per delineare uno stato di discordanza mentale relativo ad un determinato argomento. Gli individui tendono sovente ad essere coerenti con se stessi nel modo di pensare ed agire; nel momento in cui que- sta coerenza viene a mancare e le persone divengono consapevoli che i loro gesti, pensieri e convinzioni sono incoerenti tra loro, si crea uno stato di disagio psicolo- gico e tensione identificabile come dissonanza cognitiva (cognitive dissonance)50.

La dissonanza cognitiva rappresenta uno stato psicologico in cui un soggetto è sottoposto a due o più credenze, motivazioni o desideri in conflitto, senza che uno prevalga sull’altro in maniera spontanea51. La teoria della dissonanza cogniti-

va52, nata come tentativo di formalizzare tali aspetti, sostiene che lo stato di di-

scordanza, che la persona rifiuta poiché aspira alla coerenza cognitiva e motiva- zionale, indica una condizione negativa di tensione ed insicurezza che fa mettere in atto, da parte dell’individuo stesso, delle strategie per il suo superamento.

Tale teoria ha portato all’attenzione degli studiosi il problema della motivazione come elemento centrale della cognizione e il ruolo che il comportamento può eser- citare sui processi cognitivi.

Gli individui sperimentano una dissonanza fondamentalmente in concomitanza di ogni situazione in cui sia necessario effettuare una decisione. La teoria si basa su dis-

49I modelli descritti nelle teorie del contenuto e del processo enfatizzano la capacità di ogni indi- viduo di poter raggiungere uno scopo per mezzo della propria azione. La motivazione verso un com- pito è strettamente dipendente dall’impressione di controllabilità degli esiti delle proprie azioni. La psicologia introduce i concetti di percezione o impressione di controllabilità al fine di indicare la sen- sazione soggettiva di avere un’influenza sugli eventi. P. Legrenzi, E. Arielli (2005), op. cit.

50La dissonanza si riferisce a relazioni che esistono tra coppie di elementi appartenenti alla co- gnizione, intesa come conoscenza, opinione, credenza che riguardi l’ambiente, la propria persona ed il proprio comportamento.

51P. Legrenzi, E. Arielli (2005), op. cit.

sonanze tra le motivazioni, in precedenza illustrate, i comportamenti e le credenze53.

Per il fatto di creare un disagio psicologico, la dissonanza costituisce una forma di motivazione per cercare di eliminare il malessere stesso o attraverso un cambiamento nel comportamento dell’individuo o mediante una ristrutturazione cognitiva54.

Se la coerenza rappresenta la norma allora che cosa si può dire di tutte quelle eccezioni che possono affiorare nella mente di una persona? Si può sapere benissi- mo che giocare d’azzardo porterà ad un coinvolgimento totale negativo, senza co- munque smettere di farlo. La persona non coerente cerca, con più o meno successo ed in modo più o meno assiduo, di operare delle razionalizzazioni, intese quasi co- me forma di giustificazione.

Tornando all’esempio sopra riportato, l’individuo che continua convulsivamen- te a giocare d’azzardo, consapevole della negatività stessa del gioco, si autogiusti- fica continuamente dicendo che, in qualsiasi momento, quando vorrà, potrà smette- re e che è lui a controllare il gioco e non viceversa.

Ci sono persone che, tuttavia, non sono in grado di dare a se stessi delle spiega- zioni esaurienti o di razionalizzare le proprie incoerenze.

Per l’una o per l’altra ragione, gli sforzi ed i tentativi di raggiungere la coerenza possono malauguratamente fallire; in tale scenario, l’incoerenza continua mera- mente ad esistere.

Quando si è in presenza di un’incoerenza si verifica, pertanto, uno stato di disa- gio psicologico definito, come rilevato in precedenza, dissonanza, intesa anche come forma di tensione.

Esistono tre modalità attraverso cui un individuo cerca di raggiungere una ridu- zione della dissonanza cognitiva e sono così sintetizzabili55:

– attivazione e creazione di un cambiamento nell’ambiente in cui opera; – cambiamento del proprio comportamento;

– modificazione del proprio mondo cognitivo.

Modificare la situazione che produce discordanza risulta essere molto più arduo che cambiare il comportamento dell’individuo stesso poiché è difficile che una per- sona riesca ad ottenere un grado sufficiente di controllo sul proprio ambiente.

Risulta non sempre possibile eliminare, da parte di ogni soggetto, la dissonanza

53Si veda in merito P. Amerio, E. Bosotti, F. Amione (2001), La dissonanza cognitiva – Teoria e

sperimentazione, Bollati Boringhieri editore, Torino.

54Per una più ampia disamina sul concetto di dissonanza cognitiva si veda L. Festinger (1957), A

Theory of Cognitive Dissonance, Stanford University Press, Stanford.

55Secondo Festinger, l’esistenza della dissonanza, provocando un disagio psicologico, spingerà l’individuo a tentare di ridurla; quando la dissonanza è presente, l’individuo oltre a cercare di dimi- nuirla eviterà attivamente situazioni e conoscenze che potrebbero aumentare la dissonanza stessa; può, dunque, essere considerata come una forma di rimpianto. L. Festinger (1957), op. cit.

cambiando le proprie azioni poiché le problematicità che si oppongono al cambia- mento del comportamento possono essere troppo grandi.

Infine, un soggetto può cercare di ridurre la propria dissonanza cognitiva modi- ficando la propria opinione ed il connesso atteggiamento mediante l’apertura verso informazioni e conoscenze che possono portare ad aumentare la consonanza elu- dendo fonti favorevoli alla dissonanza stessa.