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STRUTTURA IMPRESA SISTEMA VITALE

2.2. Il rapporto tra psicologia e management

Il management, considerato come disciplina, ha come oggetto lo studio dell’economia e della gestione d’impresa, intesa come l’insieme delle attività che consentono di realizzare il processo gestionale ovvero l’attività di dirigere e gestire un’impresa.

4A tal proposito, filosofia e scienza si sono poste il problema dell’agire umano, delle motivazioni che lo sostengono, delle conoscenze e dei sentimenti che lo accompagnano, lo precedono, lo seguono e ne hanno offerto interpretazioni disparate. Tuttavia l’interesse psicologico non è riservato esclusi- vamente agli studiosi poiché è presente anche a livello di tradizioni popolari, di pensiero comune, di pregiudizi, di credenze e di proverbi, senza contare tutto ciò che è stato espresso a livello di poesia e di letteratura. A.Q. Aristachi, F.R. Puggelli (2000), Elementi di psicologia umana, Vita e Pensiero, Milano.

5Per un’ampia disamina sull’origine della psicologia si veda P. Gambini (2008), Introduzione al-

la psicologia. – Volume primo: i processi dinamici, Franco Angeli, Milano.

6La decisione rappresenta un processo complesso nel quale l’individuo si interfaccia con eventi che deve valutare ed interpretare in modo da scegliere tra possibili alternative di azione. La presa di decisione, generalmente, comporta l’integrazione di una notevole quantità d’informazioni per delinea- re alternative di scelta e le strategie di pensiero più adeguate. Decidere significa pervenire ad un giu- dizio definitivo dopo aver valutato una serie di opzioni ed alternative. In merito, D. Von Winterfeld, W. Edwards (1986), Decision Analysis and Behavioral Research, Cambridge University Press, Cam- bridge. Le decisioni, talvolta, possono essere influenzate dal modo in cui gli individui definiscono e rappresentano, mediante i c.d. “bilanci mentali”, i benefici ed i costi connessi con le loro scelte. Se- condo Hastie e Dawes una decisone rappresenta una risposta ad una situazione caratterizzata da tre componenti: possibilità di valutare più di un corso d’azione; presenza di aspettative che gli esiti legati a ciascun corso d’azione possano concretamente realizzarsi; presenza di conseguenze associate ai possibili esiti. R. Hastie, R.M. Dawes (2001), Rational Choice in an Uncertain World: The Psychol- ogy of Judgment and Decision Making, Sage Publications, Thousand Oaks, CA.

La psicologia, come accennato nell’introduzione al capitolo, è la scienza dei com- portamenti umani, di ciò che li motiva e dei meccanismi mentali che li generano 7.

Il management, inteso come gestione d’impresa, si può collocare in stretto rap- porto con il concetto di psicologia mediante un’intersezione tra tale scienza e l’eco- nomia (si veda a tal proposito la figura 2.1). Psicologia ed economia sono delle di- scipline che presentano statuti molto eterogenei se non addirittura contrapposti 8.

Le difficoltà che può cogliere anche il non esperto sono principalmente connes- se a linguaggi, teorie e paradigmi diversi che discendono in larga misura dalla sto- ria di come questi due saperi si sono evoluti e caratterizzati nel tempo 9.

Figura 2.1. – Relazione tra economia, gestione dell’impresa e psicologia

Psicologia

Economia

Gestione dell’impresa

Fonte: Adattato da P. Legrenzi, E. Arielli (2005), Psicologia e management, le basi cognitive delle scienze manageriali, Edizioni Il Sole 24 Ore, Milano.

7Per approfondimenti in merito si veda L. Anolli, P. Legrenzi (2003), Psicologia generale, Il Mu- lino, Bologna.

8La disciplina che riunisce il lavoro degli psicologi e degli studiosi di economia è conosciuta co- me behavioural economics.

9Rileva Rumiati come tali differenze e contrapposizioni abbiano segnato e caratterizzato la storia dei due saperi, da tempo consolidati, ed in gran parte siano imputabili ai diversi obiettivi teorici ed appli- cativi cui le due discipline tendono. Mentre l’economia si occupa della razionalità della condotta umana, la psicologia viene concepita come una disciplina che limita il raggio di azione alle cause, vere o presun- te, coscienti o inconsce, che riducono la possibilità di sviluppare una condotta razionale. R. Rumiati, E. Rubatelli, M. Mistri (2008), (a cura di), Psicologia economica, Carrocci editore, Roma. In tal senso è possibile rilevare come tali contrapposizioni non siano facilmente eludibili. Non è infrequente sentire affermare da parte di psicologi e di studiosi di economia che le difficoltà di affrontare congiuntamente il comune oggetto di studio, inteso come il comportamento umano, incomincino già a livello di definizione delle categorie concettuali necessarie per intraprendere lo studio, per continuare poi quando si tratta d’individuare le metodologie di ricerca e di analisi dei risultati. In merito, P. Webley, C. Burgoyne, S. Lea, B. Young (2004), Psicologia economica della vita quotidiana, il Mulino, Bologna.

La gestione si occupa dei comportamenti che afferiscono all’uomo economico ed al sistema impresa, ovvero gli attori che dirigono, governano e gestiscono l’impresa, in ottica strategica e secondo un approccio sistemico.

In tale contesto, la psicologia e la gestione d’impresa analizzano i fattori che in- fluenzano il comportamento degli individui anche se sia le prospettive sia i metodi utilizzati dalle due discipline possono divergere, in tutto o in parte, tra loro. La psi- cologia 10, in particolare, trae fondamento dal comportamento di singoli individui

mentre, al contrario, la gestione dell’impresa non è necessariamente obbligata a farlo 11.

La psicologia è incentrata unicamente sull’osservazione e sulla connessa spie- gazione dei comportamenti umani, focalizzandosi quindi su un’ottica strettamente descrittiva, mentre la gestione dell’impresa può anche avere un’ottica prescritti- va 12, nel senso che individua che cosa sarebbe necessario fare al fine di gestire e

far funzionare l’impresa in modo coordinato e finalizzato, per raggiungere un certo obiettivo, nell’ottica della creazione di valore.

L’incontro tra psicologia e management può conseguentemente spiegare non so- lo i meri comportamenti razionali degli uomini bensì definire anche tutti quegli a- spetti di irrazionalità riscontrabili in molte decisioni intraprese dagli individui 13.

Risulta quindi essenziale inquadrare il concetto di razionalità andando oltre al significato applicato nel lessico quotidiano dove razionale significa “che è dotato di

10È utile evidenziare il particolare significato della psicologia cognitiva, intesa come orientamen- to psicologico che non si limita a misurare i comportamenti ma indaga gli atteggiamenti cognitivi che li generano.

11Al fine di meglio comprendere quanto verrà scritto nel pagine che seguono, è necessaria una precisazione concettuale. La ricerca cognitiva sulle scelte e sulle decisioni umane si articola su tre livelli di analisi:

– la teoria normativa che mostra come gli individui devono scegliere; – la teoria descrittiva che evidenzia come le persone scelgono di fatto;

– la teoria prescrittiva che sottolinea come gli individui dovrebbero meglio comportarsi se tenes- sero conto dei propri limiti cognitivi e degli errori che vengono commessi in modo sistematico.

La psicologia cognitiva ha dimostrato come la logica della scelta, collegata alla teoria normativa, e l’ecologia della scelta, connessa alla teoria descrittiva, possano discostarsi. In particolare, la teoria normativa descrive in che modo dovrebbe avvenire la scelta mentre la teoria descrittiva evidenzia come avviene realmente tale scelta. La psicologia cognitiva, analizzando sperimentalmente i processi decisionali, ha aperto la visione sul campo delle euristiche e delle conseguenti possibili trappole men- tali od illusioni cognitive. G.C. Cocco (2010), Le intelligenze manageriali, Franco Angeli, Milano.

12Il linguaggio prescrittivo è il linguaggio attraverso cui si esprimono prescrizioni, tra cui norme, comandi, direttive, consigli, ammonizioni, giudizi di valore, aventi la funzione di indirizzare il com- portamento degli individui. Indizi sintattici del carattere prescrittivo di un enunciato possono essere talvolta l’uso di determinate parole quali, ad esempio, dovere, obbligo o un tono di comando.

13P. Legrenzi, E. Arielli (2005), Psicologia e management, le basi cognitive delle scienze mana-

ragione”, intesa anche come ragionevolezza 14, poiché sia l’economia e la gestione d’impresa sia la psicologia si basano su una nozione di razionalità maggiormente ristretta, il cui focus è incentrato su comportamenti condotti secondo criteri prede- finiti. Per gli studiosi di tali discipline, un individuo è caratterizzato da una serie di opinioni, credenze, preferenze, punti di vista e scelte incentrate sulla coerenza in- terna delle decisioni di ogni singolo essere umano 15.