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Le opere principali James and the Giant Peach

Pubblicato nel 1961, è il primo libro per bambini, dopo The Gremlins, scritto da Dahl.

Il protagonista è James, un bambino che fino a quattro anni vive con i genitori in riva al mare. Quando muoiono i suoi genitori, James deve trasferirsi su una col- lina dalle zie Spugna e Stecco. Le zie sono cattivissime, lo maltrattano, lo insulta- no e lo picchiano senza motivo. Il bambino vive isolato dal mondo, non può uscire e farsi degli amici e questo lo rende incredibilmente triste. Un giorno, in giardino, appare un vecchio che dona a James un sacchetto con degli oggetti verdi che si muovono, dicendogli di trattarli con cura perché sono magici. Sfortunatamente il sacchetto si svuota vicino ad un albero di pesco e questi oggetti (lingue di cocco- drillo) vanno perduti. Nel corso di un giorno l’unica pesca dell’albero diventa sempre più grande con somma felicità delle zie che iniziano a far pagare le perso- ne per ammirarla. La sera James viene mandato a pulire il giardino dalla sporcizia lasciata dai visitatori, ma trova un buco nella pesca e decide di entrarci. Dopo aver camminato per un po’, si trova davanti ad una porta, la apre e ciò che vede lo fa trasalire: ci sono una vecchia cavalletta verde, un lombrico, un millepiedi, una coccinella, un ragno, una lucciola e un baco da seta. James, inizialmente spaventa- to da questi animali, grandi come esseri umani, stringe amicizia con loro e si ad- dormenta nella pesca. Il mattino seguente gli animali lo avvertono che il millepie- di sta rosicchiando il gambo per poter fare finalmente rotolare la pesca giù dalla collina. Cominciano a rotolare schiacciando a morte le zie, acquistano sempre più velocità e cadono in mare. La pesca viene attaccata da uno squalo, ma James ha la geniale idea di attaccare il frutto ad uno stormo di gabbiani che li sta sorvolando. Mentre volano arrivano all’altezza delle nubi e vedono gli uomini-nube che stanno preparando la grandine per l’inverno. A questo punto vengono attaccati, ma rie- scono a fuggire trasportati sempre dai gabbiani. Quando si accorgono che sotto di loro si trova l’America, iniziano a scendere staccando gli animali ad uno ad uno. La pesca rimane conficcata nell’Empire State Building e James e i suoi amici vengono fermati e interrogati perché creduti degli alieni, ma James riesce a spie- gare tutto e lui e i suoi amici diventano degli eroi mentre il nocciolo della pesca diventa un monumento.

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Dopo aver scritto per anni solamente racconti per adulti Dahl sembra abbando- nare una crudeltà di fondo che a tratti rasenta la misantropia e dare rilievo a un nuovo modello di giustizia retributiva118: le due zie vengono colpite dalla pesca e uccise mentre, nei racconti per adulti, probabilmente avrebbero avuto la meglio.

Il bambino non è più una vittima: ora è in grado di risolvere i problemi con astuzia e risorse proprie, e assume il controllo sul suo destino e su quello degli amici119.

Il libro viene accolto a New York da recensioni molto positive, ma nonostante questo fatica a trovare un editore in Inghilterra dove sarà comunque molto apprez- zato.

Charlie and the Chocolate Factory

Roald inizia a lavorare al romanzo nello stesso anno della pubblicazione di Ja-

mes and the Giant Peach, ma interrompe a causa della morte della sua figlia più

grande¸ Olivia. Dahl riprende a scrivere dopo tre anni e pubblica il libro nel 1965. Il protagonista è Charlie Bucket, un ragazzo molto povero che vive in una casa malconcia insieme ai genitori e ai nonni. Durante un inverno Willy Wonka, il pa- drone della fabbrica di cioccolato, indice un concorso secondo cui chi troverà uno dei cinque biglietti d’oro, nascosti nelle tavolette di cioccolato, potrà visitare la sua fabbrica. La ricerca dei biglietti è frenetica. I primi vengono trovati dal golo- sissimo Augustus Gloop, dalla viziatissima e petulante Veruca Salt, dalla mastica- trice compulsiva di gomme Violet Beauregard e da Mike Teavee, ossessionato dalla televisione. Le possibilità di Charlie arrivare al biglietto sono pochissime, ma trova dei soldi nella neve e decide di comprare una tavoletta di cioccolato, fi- nalmente, entra in possesso del biglietto. Il giorno dopo, accompagnato dallo zio Joe, Charlie e gli altri ragazzi iniziano la visita della fabbrica. Qua dentro scopro- no molte meraviglie e i bambini che trasgrediscono le regole vengono puniti e al- lontanati dalla fabbrica. L’ultimo a rimanere è Charlie, che viene ricompensato da Wonka venendo nominato suo successore. Con un grande ascensore di cristallo, Charlie e Willy raggiungono la famiglia del ragazzo per portarla a vivere con loro dentro la fabbrica.

118 Ivi, p. 277. 119 Ibidem.

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Alcuni cambiamenti rispetto alla bozza sono radicali: all’inizio non c’erano gli Oompa-Loompas, non c’era il nonno Joe a prendersi cura di Charlie, un ragazzino di colore. Molti dei personaggi sono stati eliminati o modificati. Anche la trama è diversa. Si trattava di una storia a sfondo giallo in cui Charlie sfuggiva allo sguar- do vigile di Wonka quanto bastava per essere ricoperto di cioccolato a essicca- mento rapido. Scambiato per una delle prelibatezze della fabbrica veniva regalato al figlio di Wonka per Pasqua. Passava la notte a casa Wonka, dove assisteva ad una rapina, e la mattina dopo aiutava ad identificare i ladri venendo poi ricompen- sato da Willy con un negozio di dolciumi tutto suo120.

Il libro ha un enorme successo probabilmente perché è molto facile, per i bam- bini, identificarsi con Charlie Bucket, un bambino tranquillo, ma tutto sommato un po’ insipido121.

Il personaggio più innovativo del libro è Willy Wonka, un mago stravagante dalla personalità molto simile a quella del suo creatore. È volubile, divertente e brillante. Un adulto, ma con la personalità di un bambino. Privo di sentimentali- smo, è spassoso, riservato e sfuggente. Ha anche un lato oscuro perché i bambini che si comportano male nella sua fabbrica vengono schiacciati, allungati, trasfor- mati in enormi mirtilli e bolliti nel cioccolato. Wonka è forse uno dei personaggi più memorabili di Dahl, un uomo che vive secondo le sue regole, all’interno del proprio regno, in apparenza al sicuro dal mondo al di là dei muri della sua fabbri- ca122.

Fantastic Mr Fox

Pubblicato nel 1970 è forse l’opera più autobiografica dell’autore.

La storia della furba e incorreggibile volpe che, con astuzia, salva dal pericolo la famiglia e gli amici affamati quando vengono inseguiti da tre agricoltori malva- gi (Boggins, Bunce e Bean) che li vogliono uccidere per aver cacciato e mangiato gli animali dei loro allevamenti123. Sotto molti aspetti questa storia può essere let- ta come un’allegoria della vicenda dell’autore che, in quel periodo, si occupa della salute della moglie Patricia, colpita da un ictus, e anche dei figli.

120 Ivi, p. 305. 121 Ivi, p. 307. 122 Ivi, p. 303. 123 Ivi, p. 338.

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Il signor Volpe è tenace, pieno di risorse e non si fa mai sconfiggere dalle av- versità. Anzi, è talmente straordinario che tutto ciò che la moglie può fare è guar- darlo negli occhi e dirgli che è una volpe fantastica. Anche sotto molti altri profili il protagonista possiede numerosi tratti del suo creatore; il più evidente è forse la mentalità da bracconiere124.

Fantastic Mr Fox è una celebrazione sia della vita familiare sia del genio di un

prodigioso pater familias. Si tratta di due elementi chiave della mente di Dahl, e lui trova conforto in una favola in cui una famiglia di volpi diventa ancora più af- fiatata di fronte alle disgrazie125.

In una prima versione il signor Volpe ha la meglio sugli avversari mediante un furto: scava una serie di cunicoli fino al supermercato locale, dove la sua famiglia può servirsi a suo piacimento. Quando il manoscritto arriva alla casa editrice que- sta scena viene particolarmente criticata perché gli editori pensano che non sia un buon esempio per i bambini e che bibliotecari, genitori e adulti, probabilmente, non avrebbero preso bene l’elogio del furto. È uno dei giovani redattori della casa a proporre una soluzione, che poi rimane nel testo finale: le volpi possono conti- nuare a rubare, ma non nel supermercato, nelle fattorie dei loro vessatori. Il testo conteneva, inoltre, dei paragrafi molto espliciti riguardo alla guerra che vengono eliminati nella versione definitiva126.

The Twits

L’ultimo decennio della vita di Dhal è sicuramente il più produttivo di tutta la sua carriera127.

Pubblicato nel 1980, The Twits è la storia di una coppia di coniugi ripugnanti. Sono brutti, sporchi, ma soprattutto cattivi. Passano le giornate a farsi scherzi cru- deli, a offendersi e maltrattarsi. Il sogno del signor Twit è quello di fare un nume- ro da circo con le scimmie che tiene chiuse in una gabbia in giardino e che sono costrette a passare ore sottoposte alle sue torture. Un giorno, grazie a un uccello proveniente dall’Africa e ad altri uccelli scampati alla supercolla che i Twits spar- gono sui rami degli alberi del loro giardino per poterli catturare e mangiare, le scimmie riescono a fuggire e farla pagare alla coppia spregevole.

124 Ibidem. 125 Ivi, p. 340. 126 Ivi, pp. 338-339. 127 Ivi, p. 390.

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Il testo piace molto agli editori che lo trovano ironico e divertente128.

George’s Marvellous Medicine

Pubblicato nel 1981 ha come protagonista George, un bambino lasciato dalla mamma ad occuparsi, per un pomeriggio, della nonna una donna burbera e critica che lo tratta molto male. Durante il pomeriggio George mette a punto una compli- cata pozione per guarire la nonna brontolona da tutti i suoi acciacchi129. La donna prende la medicina e inizia a crescere fino a rompere il tetto con la testa. Quando il padre si accorge di quello che ha fatto ordina al figlio di creare nuovamente la medicina per poter ingrandire tutti gli animali della sua fattoria. Ricordare tutti gli ingredienti non è facile, quindi George crea diverse pozioni che hanno gli effetti più disparati. L’ultima ha l’effetto di rimpicciolire, la nonna la strappa dalle sue mani pensando che sia il suo tè, la beve tutta d’un sorso fino a scomparire, così George è finalmente libero.

Anche in questo caso il protagonista della storia sembra essere ispirato a Dahl, sempre molto curioso e voglioso di sperimentare. Ha infatti da poco progettato un nuovo modello di valvola per drenare il liquido cerebrospinale per il figlio, caduto vittima di un incidente tempo prima. Roald aveva sempre avuto una certa curiosità medica e si definiva spesso un medico mancato130.

The BFG

Pubblicato nel 1982 è uno dei libri più conosciuti di Roald Dahl, nonché uno dei suoi preferiti, dedicato alla figlia Olivia nel ventesimo anniversario della sua scomparsa131.

Il libro ha una gestazione molto lunga. La prima versione vedeva protagonista un bambino maschio, Jody, mentre il gigante parlava solamente qualche parola della strana lingua che viene introdotta nella versione definitiva. Il linguaggio sgangherato definisce la sua personalità eccentrica e adorabile132.

Una notte Sofia, non riuscendo a dormire, si affaccia dalla finestra dell’orfanotrofio in cui vive e scruta le strade, ad un certo punto si accorge di una figura gigantesca che passeggia avvolta in un mantello nero. Il gigante strappa la

128 Ivi, p. 378. 129 Ivi, p. 290. 130 Ibidem. 131 Ivi, p. 391. 132 Ivi, p. 392.

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bambina dal suo letto e la porta con sé nel paese dei giganti. Sofia è terrorizzata all’idea che il gigante la mangi, ma lui si rivela essere molto buono e gentile. Il gigante parla in modo buffo e sgrammaticato e instaura subito un tenero rapporto di amicizia con la bambina che ha rapito solo perché lei non rivelasse l’esistenza dei giganti. I compagni del GGG non sono, però, buoni come lui e si nutrono di persone di tutto il mondo. La bambina e il gigante escogitano un piano per poterli finalmente fermare, si recano dalla regina d’Inghilterra, e con il suo aiuto e quello delle forze armate, intrappolano i giganti costringendoli a mangiare solo cetrion- zoli, disgustosi ortaggi che crescono nel paese dei giganti. La bambina va a vivere nel palazzo e il gigante si dedica alla scrittura della sua avventura.

The Witches

Pubblicato nel 1983, è dedicato a Liccy nell’anno in cui lei e Dahl si sposaro- no, è un altro trionfo di pubblico133.

Quando viene presentato per la prima volta alla casa editrice, la trama fa preoc- cupare gli editori perché incentrata su un gruppo di donne malvage, calve e con dita come artigli. Non solo sono preoccupati che si offendano le donne, ma anche di turbare i bambini che hanno perso i capelli a causa della chemioterapia. Dahl ri- tiene queste preoccupazioni eccessive: fa notare che la nonna del bambino prota- gonista gioca un ruolo fondamentale nella trama e che è molto carina e affabile, è quindi ingiusto accusarlo di misoginia134.

Il protagonista della storia è un bambino che rimane orfano di entrambi i geni- tori e si trasferisce a vivere con la nonna. La donna è un personaggio singolare, norvegese di origine, fuma il sigaro e racconta al nipote la storia delle streghe e gli insegna come poterle riconoscere. Un giorno il bambino si trova davanti una stre- ga e la riconosce, ma, grazie ai consigli della nonna, riesce a scampare dalle sue grinfie. I due progettano di tornare in Norvegia per l’estate, ma la nonna si amma- la e, una volta guarita, non può affrontare un lungo viaggio. Decidono così di pas- sare l’estate in una località di mare. Nell’albergo in cui dormono si tiene un con- vengo di streghe e, a presiederlo, c’è la strega suprema, la più malvagia di tutte. Il piano delle streghe è eliminare tutti i bambini d’Inghilterra trasformandoli in topi. Il protagonista sente il piano, ma viene scoperto e trasformato in un topolino. For-

133 Ivi, p. 399. 134 Ivi, p. 400.

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tunatamente la nonna lo riconosce e lo aiuta a sventare il piano delle streghe fa- cendo loro bere la pozione che avevano preparato.

Il libro ha una narrazione briosa e un’ironia inquietante. A metà della storia il bambino protagonista viene trasformato in un topolino e il lettore si trova ad as- sumere la sua prospettiva. Nelle ultime pagine Dahl usa questo stratagemma per trattare le questioni dell’amore e della morte con straordinaria sensibilità, maestria e anti-sentimentalismo. Il momento nel quale il narratore si rende conto che la nuova vita da topo sarà breve, e che lui e la nonna ottantaseienne probabilmente moriranno insieme, non è triste, bensì ricco di tenerezza infantile135.

The Witches contiene inaspettati tratti autobiografici: il narratore senza nome,

che ama giocare con i topi, i cui genitori sono norvegesi e che torna nel paese na- tale ogni estate per delle vacanze meravigliose con la nonna che gli racconta le storie. Questi non sono altro che brevi assaggi dell’infanzia di Dahl136.

Matilda

Pubblicato nel 1988 narra la storia di Matilda Dalverme una bambina molto in- telligente che vive in una famiglia che non si rende conto delle sue capacità. I ge- nitori sono troppo occupati a giocare a bingo, la madre, o a truffare le persone, il padre. Non fanno altro che denigrare la bambina perché non è come loro. Arrab- biata per come viene trattata Matilda organizza degli scherzi per vendicarsi del padre. È a scuola che la bambina trova finalmente qualcuno che riconosce le sue capacità: la maestra Honey, che la prende sotto la sua protezione. La preside della scuola, la signorina Trunchbull, è molto severa e odia i bambini tanto da inflig- gergli punizioni corporali e chiuderli nello strozzatoio, uno stanzino minuscolo pieno di chiodi e vetri rotti. Sopraffatta dalla rabbia Matilda si rende conto di ave- re dei poteri soprannaturali e decide di farla pagare alla preside che ha scoperto essere la zia della sua amata maestra alla quale ha rubato la casa che le spettava di diritto e che ha maltrattato riducendola a vivere in grandi ristrettezze. La preside scappa spaventata da avvenimenti soprannaturali, i genitori di Matilda sono rin- corsi dalla polizia e lasciano la bambina con la maestra che diventa sua mamma adottiva. I poteri, alla fine, scompaiono perché, essendo felice, non ne ha più al- cun bisogno.

135 Ivi, p. 400. 136 Ivi, p. 401.

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Quasi tutti quelli che hanno letto la prima bozza del libro hanno ritenuto che Dahl fosse uscito dagli schemi. La protagonista in origine era molto cattiva, men- tre il culmine della storia si toccava nelle corse automobilistiche, in cui Matilda utilizzava i suoi poteri di telecinesi per manipolare il risultato di una gara e aiutare la sua insegnante preferita a risolvere i propri problemi economici, morendo nel compiere il gesto137.

Dahl ritiene che i bambini che vedono i genitori o gli insegnanti denigrati all’interno di un libro gioiscono, perché pensano inconsciamente che tutti gli adul- ti, giganti, siano una sorta di nemico. Avere un autore che parla di questi temi è come avere un alleato che capisce come si sentono in realtà138.

137 Ivi, p. 404. 138 Ivi, p. 408.

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3. Biografia Gianni Rodari

Infanzia e istruzione

Gianni Rodari nasce ad Omegna, sul lago d’Orta, in provincia di Novara, il 23 ottobre 1920, da genitori lombardi. Il padre, Giuseppe, è fornaio nella centrale via Mazzini. Si sposa con la trentasettenne Maddalena Aricocchi.

Fino alla quarta elementare compresa, Gianni frequenta le scuole di via De Amicis. Molto bravo a scuola Rodari ha qualche difficoltà solo con la matematica. Basso, di corporatura minuta, Gianni è un bambino schivo, che non lega con i coetanei. Ha un buon rapporto con il fratello Cesare, ma non lo segue nelle scorri- bande che fa con i suoi compagni. Il fratello maggiore, Mario, nato da un prece- dente matrimonio, non ha molta confidenza con i fratelli minori, anche per la no- tevole differenza d’età139.

Timido, non competitivo, Gianni trascorre molto tempo da solo, rifugiandosi soprattutto nella lettura. Il fratello Cesare ricorda che spesso, la sera, quando face- va buio, usciva di casa e si sedeva nel cortile, sotto un lampione, per poter leggere i suoi giornaletti senza essere disturbato140.

Nel febbraio 1930, quando frequenta solamente la quarta elementare, una sua poesia, scritta quasi per gioco in un quaderno da disegno e accompagnata dai di- segni di un compagno di scuola, viene pubblicata sul giornale dei commercianti dell’alto Novarese. La poesia è preceduta da una nota redazionale che ha un valo- re quasi profetico.

Poeta in erba

Concediamo volentieri l’ospitalità a questa poesiola scritta da un alunno che frequenta la IV classe delle nostre elementari. Essa contiene ingenuità ed imprecisioni di linguaggio inevitabili in un fanciullo di appena 10 anni, ma rivela anche buone attitudini poetiche. Bravo Rodari, leggi, studia e componi altre poesie! La tua è una vera vocazione e chi sa che col tempo tu non riesca a diventare poeta:

Il nostro Signor Direttore Quando il vedo comparire sul piazzale della scuola con la persona solaa

nella pulita veste, Io penso che in sua vita egli ha tanto lavorato,

139 ARGILLI, 1990, p. 4. 140 Ivi, pp. 4-5.

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nello studio e nel pensier. Con il volto sorridente si sofferma sul cancello, ha per tutti una parola un gradito scherzo bello. Egli i buoni premia sempre, i cattivi li richiama,

e con quei di senno privi li riporta a lor dover. È per noi come un papà, e rimproveri non fa; ei ci chiede la condottab

e ci loda con bontà.

RODARI GIOVANNI – Classe IV Elem.

a Vuol dire «solinga, solitaria». b Pretende buona condotta.141

Tre esperienze sembrano essere fondamentali nell’infanzia di Rodari: l’ambiente, il padre e la religione.

Gli basta guardarsi intorno, dal cortile di casa, soprattutto nella Omegna di al- lora, per abbandonarsi a suggestioni fantastiche. Le poche cose che ricorderà dell’infanzia saranno infatti soprattutto fantasie solitarie. È con un calesse affittato dal padre che compie le prime scoperte del mondo intorno ad Omegna142.

Il rapporto con la madre, persona controllatissima, rigida, molto credente e le- gata alla chiesa, non deve essere stato facile, comunque non caldo ed espansivo. È da lei che Gianni subisce un forte influsso religioso, che lo porta a frequentare

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