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Il processo di formazione

I personaggi dei romanzi e dei racconti di Dahl e Rodari non sono statici, ma nella maggior parte dei casi interviene un’evoluzione nel corso dei testi.

I protagonisti dei romanzi di Dahl e Rodari sono, nella maggior parte dei casi, dei bambini. Non si trovano praticamente mai indicazioni riguardanti le città in cui vivono i protagonisti o la loro età (conosciamo solo quella del barone Lamber- to e possiamo intuire quale sia quella di Matilda), vivono in una sorta di infanzia perenne e indefinita. Non crescono mai, non viene messo in evidenza un processo di maturazione fisica vera e propria che accompagni quella morale.

I protagonisti sono tendenzialmente tutti buoni. Subiscono della angherie da parte degli antagonisti e agiscono in modo da potersi liberare di loro sviluppando ingegnosi trucchi e utilizzando la propria intelligenza. Anche quando lo scontro con gli avversari non avviene direttamente, il risultato è un evoluzione del perso- naggio che lo porta a migliorare e a mostrare la sua vera natura. Non sempre que- sta evoluzione avviene solamente sul piano morale o intellettuale, ma in alcuni ra- ri casi si ha anche un’evoluzione fisica.

Evoluzione morale

L’evoluzione morale è sicuramente quella più comune, conosciuta grazie alla grande tradizione dei romanzi di formazione che portano alla maturazione del pro- tagonista e al suo inserimento nella società riscoprendo il ruolo che più gli appar- tiene. Anche se quelli di Dahl e Rodari non sono veri e propri Bildungsroman, i protagonisti trovano, alla fine, il loro posto nel mondo e scoprono quali sono le lo- ro vere inclinazioni o doti.

Cipollino, inizialmente indifeso, ma soprattutto inesperto riguardo al mondo che lo circonda, trova, nell’ingiusto arresto del padre, un pretesto per mostrare il suo carattere e per combattere gli abusi di coloro che detengono il potere. Cipolli- no prende la decisione di diventare un buon cittadino seguendo il consiglio del padre: «- Cipollino, - disse il povero condannato, - tu adesso sei grande e puoi ba- dare ai fatti tuoi. […] Io desidero che tu prenda la tua roba e te ne vada per il mondo a imparare» [LAC, p. 12]. È proprio il viaggio del protagonista, una sorta di viaggio di formazione, a portare alla risoluzione definitiva della vicenda. Impa- rando come funziona il mondo, Cipollino è in grado di mettere il suo ingegno al servizio degli oppressi, ma non ce la farebbe sicuramente senza l’aiuto delle per-

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sone che incontra come il Sor Zucchina o la talpa che lo aiuta ad evadere dalla prigione. La scuola che frequenta con Ciliegino contribuisce a questa formazione, come già detto: infatti, il tema dell’istruzione come riscatto dalla miseria, come veicolo della coscienza di classe e della volontà di rivendicazione è molto caro a Rodari che lo riprende in numerosi testi.

Nello stesso modo il protagonista di James and the Giant Peach fronteggia tut- te le disavventure che gli capitano durante il viaggio all’interno della pesca esco- gitando piani elaborati: per riuscire a liberarsi dagli squali che li stanno attaccan- do, suggerisce al baco da seta, suo compagno di viaggio, di tessere dei fili molto resistenti in modo da poter legare dei gabbiani e far sollevare il frutto; salva tutti dalla fame suggerendo di nutrirsi del loro particolare mezzo di trasporto; subito dopo, attaccati dagli uomini-nube, sarà James a prendere la decisione di staccare uno ad uno i gabbiani per perdere quota e atterrare, finalmente, al sicuro.

Pur essendo un bambino, James si rivela pieno di risorse e capace di agire nelle situazioni di difficoltà estrema. Lo spavento iniziale, che lo bloccava e lo rendeva succube delle angherie delle zie, scompare completamente facendo venire alla lu- ce il suo animo da leader, il suo carattere forte e deciso. Combatte questa insicu- rezza («I... I… I’m afraid it’s no good after all» [JJP, p. 69]) ogni volta che le sue idee hanno il successo sperato, tanto da raggiungere la spinta finale per difendere i suoi amici insetti dalle forze dell’ordine e diventare, nuovamente, l’eroe dei suoi compagni di viaggio. È anche grazie a loro se avviene questa evoluzione morale, perché il fatto di credere in James e supportarlo gli dà la forza per prendere deci- sioni e credere in se stesso. James viene acclamato anche dal sindaco di New York che indice un discorso e una parata in suo onore. Ciascuno degli insetti ottiene ric- chezza e successo e il nocciolo della pesca gigante diventa un monumento in cui vive il protagonista che, finalmente, riesce ad avere ciò che aveva sempre deside- rato:

Every day of the week, hundreds and hundreds of children from far and near came pouring into the City to see the marvelous peach stone in the Park. And James Henry Trotter, who once, if you remember, had been the saddest and loneliest little boy that you could find, now had all the friends and playmates in the world. [JJP, p. 144]

Anche Charlie in Charlie and the Chocolate Factory va incontro ad un’evoluzione evidente. Il carattere inizialmente insicuro, dato sicuramente dalla sua condizione sociale svantaggiata, dalla fame che lo perseguita e dal suo fisico

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minuto, si fortifica nel corso del romanzo. Mano a mano che gli altri bambini vengono puniti per i loro errori, Charlie intuisce il proprio valore e la sua autosti- ma aumenta. Si rende conto che ciò che gli altri fanno è sbagliato, ma non esprime mai un giudizio morale sui comportamenti dei bambini: si limita a commentare con nonno Joe la straordinarietà delle invenzioni che Wokna mostra loro. Quando Wonka comunicherà a Charlie che sarà proprio lui a ereditare la fabbrica il bam- bino non crederà quasi a questa possibilità, ma capirà di meritarla:

Mind you, there are thousands of clever man who would give anything for the chance to come in and take over from me, but I don’t want that sort of person. I don’t want a grown-up person at all. […] So I have to have a child. I want a good sensible loving child, one to whom I can tell all my most precious sweet-making secrets – while I am still alive. [CCF, p. 175]

Saranno l’altruismo e la gentilezza del bambino, valori insegnatigli dalla fami- glia, a portare Willy Wonka a decidere che Charlie è il suo degno erede. È colui che non ha disobbedito alle indicazioni dategli ed è rimasto unito al gruppo dei vi- sitatori della fabbrica per tutto il tempo.

Anche Sophie, la protagonista di The BFG, mostra un carattere gentile e altrui- sta. Più che fare un vero cambiamento, la bambina si libera, nel corso del roman- zo, della paura che inizialmente la blocca. L’incontro con il Big Friendly Giant è uno shock per Sophie, abituata a vivere in un orfanotrofio e senza esperienza al- cuna di niente di diverso: «She was trembling like a leaf in the wind, and a finger of ice was running up and down the length of her spine» [M, p. 16]. Quando si ac- corge, però, che il gigante è gentile e non vuole farle del male, inizia a sviluppare un’amicizia con lui. Il loro rapporto è tanto profondo e sincero da dare la forza, ad entrambi, di unirsi contro gli altri giganti mangiatori di esseri umani. Il coraggio di Sophie e del suo amico gigante viene ripagato dalla regina che fa costruire delle case per loro accanto alla sua abitazione e, in questo modo, le dona una vita agia- ta. Sophie ha imparato a collaborare e a non farsi abbattere dalle proprie paure, un insegnamento importante per una bambina così piccola. Dahl dimostra così il va- lore e l’importanza della socialità e di avere una maturità relazionale che permette di agire in accordo con gli altri per raggiungere i propri obiettivi o uno scopo co- mune.

Una bambina che si mostra forte e indipendente fin dal primo momento è Ma- tilda, del romanzo omonimo, che deve sviluppare queste caratteristiche a causa

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della famiglia che non si preoccupa di lei e della sua crescita: «Nearly every after- noon Matilda was left alone in the house. Her brother (five years older than her) went to school. Her father went to work and her mother went out playing bingo in a town eight miles away» [M, p. 12]. Maltrattata, come già detto, sia dalla fami- glia che dalla preside della scuola, Matilda prima decide di vendicarsi dei suoi ge- nitori con dei piccoli scherzi, poi sviluppa dei poteri magici che le danno la possi- bilità di prendersi la sua rivincita e aiutare Miss Honey, la maestra tanto amorevo- le che la supporta e la aiuta a comprendere meglio quello che sta succedendo in- torno a lei ponendosi al suo stesso piano e non mostrando, invece, superiorità. Matilda impara ad utilizzare questi poteri per dei buoni fini e non per il proprio tornaconto. Vuole soltanto prendersi una rivincita nei confronti di chi non ha cre- duto in lei e mostrare quanto vale. Probabilmente è per questo che, una volta di- mostrato il suo valore, i poteri scompaiono e la bambina torna alla normalità, anzi conquista una normalità andando a vivere con Miss Honey mentre i genitori scap- pano.

Fantastic Mr Fox potrebbe sembrare un’eccezione perché il protagonista non è

classicamente buono, ma è un ladro che ruba da mangiare per nutrire la sua fami- glia. Come già detto ci troviamo a parteggiare praticamente subito per lui perché il narratore ci spinge a farlo e perché risulta inevitabilmente simpatico dato che non ruba per passatempo, ma perché la sua famiglia ha delle vere necessità per so- pravvivere. La sua evoluzione morale potrebbe non essere subito evidente perché, alla fine, continua a rubare, ma cambia il fatto che inizialmente lo faccia solo per sé e per i membri della sua famiglia e poi si unisca ad altre famiglie anch’esse mi- nacciate dai tre allevatori. Di fatto Mr Fox impara a collaborare con gli altri, ad af- fidarsi e confidare nel loro aiuto. Nessuno degli animali minaccia l’altro pur es- sendo di specie solitamente nemiche; anzi, decidono di creare una piccola società sotterranea dove vivere insieme:

We will make, said Mr Fox, a little underground village, with streets and houses on each side – separate houses for Badgers and Moles and Rabbits and Weasels and Foxes. And every day I will go shopping for you all. And every day we will eat like kings. [FF, p. 79]

Ed è proprio questa l’evoluzione che si attua in lui, la presa di coscienza che da solo non sarebbe in grado di sopravvivere, ma che cooperando con le altre fami- glie tutto risulterà più semplice.

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Evoluzione fisica

Meno comune di quella morale, l’evoluzione fisica che, talvolta, la accompa- gna, rende i personaggi in grado di esprimersi completamente, ma è curioso os- servare come, in entrambi i casi osservati, essa avvenga in modo soprannaturale e non si tratti nemmeno di una vera e propria crescita.

Il bambino protagonista di The Witches non solo conquista la consapevolezza nelle proprie capacità, ma subisce anche un cambiamento fisico. Si potrebbe par- lare di una sorta di involuzione piuttosto che di un’evoluzione, ma in realtà questo cambiamento lo porta a mostrare ancora più evidentemente la sua grande sensibi- lità.

La nonna ha avvertito il bambino del pericolo delle streghe, gli ha insegnato come non cadere nelle loro trappole, ma il ragazzo si trova per caso ad assistere ad una delle assemblee delle streghe. Capendo il pericolo che sta correndo si nascon- de e viene a conoscenza del piano delle donne per liberarsi di tutti i bambini dell’Inghilterra. Anche se viene trasformato in un topo, grazie alla sua astuzia e all’aiuto prezioso della nonna riesce a sconfiggere le streghe con la loro stessa ar- ma. Rischiare la vita per una buona causa non sembra, al ragazzo, una cosa impor- tante: lo fa con naturalezza come se il suo scopo fosse proprio quello di mettersi in gioco per salvare tutte le potenziali vittime.

La sua trasformazione in topo lo rende in grado di attuare il piano per salvare i bambini e incastrare le streghe: se fosse rimasto un bambino, probabilmente, non avrebbe avuto le stesse possibilità di aiutare gli altri. Per questo pensa che, dopotutto, non sia così male essersi trasformato: «It is not a bad thing after all, I thought to myself, to be tiny as well as speedy when there is a bunch of dangerous

females after your blood» [TW, p. 117. Corsivo dell’autore].

Un’evoluzione fisica, anche se al contrario, si ha anche in C’era due volte il

barone Lamberto, dove il barone ultra-novantenne ringiovanisce sempre di più ri-

tornando tredicenne. Quello che accade è un prodigio, ma al contrario. Non si trat- ta della crescita vera e propria, ma di una involuzione, che apre nuovamente il ba- rone alla vita. L’uomo crede ad una profezia che ha sentito da un santone arabo durante un viaggio in Egitto: essa afferma che colui il cui nome viene pronunciato resta in vita. Lamberto cerca subito delle persone che si occupino solamente di ri- petere il suo nome e così la profezia si avvera e l’uomo inizia a guarire da tutte le sue malattie (ventiquattro, per l’esattezza).

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Il processo di trasformazione fisica non corrisponde però, nel barone Lamberto ad una evoluzione morale. L’uomo non cambia il suo modo di essere, non impara niente di nuovo dalle vicende che si trova ad affrontare, ma vede solamente muta- ta la sua condizione fisica. Il barone è sempre stato buono, le persone che lavora- no per lui vengono pagate adeguatamente (forse anche generosamente) per i loro compiti; non sono maltrattate. L’uomo non è un tiranno e, nel momento in cui viene attaccato, nemmeno si preoccupa di fronteggiare gli antagonisti, ma è perlo- più il maggiordomo Anselmo, a lui molto affezionato, ad occuparsi di risolvere le controversie in sua vece.

L’evoluzione del barone Lamberto è più un tornare indietro all’infanzia, che è proprio l’età dei protagonisti della letteratura per bambini. Il fatto di concentrarsi nuovamente su questo periodo della vita fa pensare che l’autore si voglia concen- trare sulle possibilità che hanno i bambini, sul fatto che hanno tutta la vita davanti per compiere scelte, è questo che sembra voler suggerire anche il finale aperto, la mancanza di vere conclusioni.

Nessuna evoluzione

L’unico testo, tra quelli presi in considerazione, in cui i protagonisti non sono buoni, ma sono dei veri e propri esempi di cattivi è The Twits. Si può affermare che questo romanzo per bambini sia antitradizionale. I testi per l’infanzia, nella tradizione, sono perlopiù educativi: dei personaggi cattivi che non educano, ma con il loro esempio diseducano i bambini, sarebbero visti con sospetto dai genitori che leggono la storia ai bambini, ma anche dai piccoli lettori stessi. Ad infliggere la punizione ai due protagonisti, che ostacolano i loro piani, sono gli animali, i ve- ri buoni del romanzo; loro devono essere salvati e, alla fine, si salvano da soli.

Per i protagonisti non c’è un’evoluzione morale, non imparano niente nel corso della storia, non cambiano il loro atteggiamento, rimangono perfidi dall’inizio alla fine. Non solo maltrattano gli animali (le scimmie che tengono in gabbia in giar- dino e gli uccelli che tentano di catturare), ma sono talmente cattivi da non mo- strare solidarietà nemmeno tra di loro. Si fanno scherzi spietati, senza riuscire a smettere o provare pietà per l’altro: «We can’t go on forever watching these two disgusting people doing disgusting things to each other» [TT, p. 36]. Mr e Mrs Twit non hanno il senso della morale, agiscono solo spinti dal proprio interesse personale senza preoccuparsi degli altri.

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Il solo cambiamento che intercorre è quello fisico, ma non può certamente es- sere considerato un’evoluzione dato che i due rimpiccioliranno fino a scomparire a causa della punizione inflitta da coloro che hanno maltrattato per molto tempo. Il solo mutamento fisico, quindi, coincide con la sconfitta dei protagonisti. Perso- naggi statici e malvagi, i Twits meritano senza riserve la loro fine perché non mo- strano nemmeno uno spiraglio di pentimento per le loro azioni. La loro staticità morale è causata dal disinteresse nei confronti del mondo che li circonda, dal di- sprezzo e la supponenza nei riguardi delle altre persone. Il fatto di non essere aperti al prossimo e non volersi mettere alla prova fa in modo che non ci sia alcu- na evoluzione, semmai un continuo impoverimento simboleggiato proprio dal rimpicciolimento fisico che porta alla scomparsa.

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