I romanzi e i racconti di Dahl e Rodari sono, nella maggior parte dei casi, co- struiti seguendo l’impianto dei personaggi tipico della tradizione della letteratura favolistica e per l’infanzia schematizzata da Propp: ci sono i protagonisti, gli anta- gonisti e gli aiutanti. I ruoli di ciascuno sono ben definiti fin dal primo momento: il lettore riesce a capire subito di chi più fidarsi e di chi, invece, deve dubitare.
Solitamente i personaggi su cui si concentra la storia non sono moltissimi: il protagonista ha degli aiutanti (un numero variabile, ma che non supera i due ele- menti, se non in rare eccezioni), uno o più antagonisti e poi ci sono personaggi che popolano il testo, ma con un ruolo secondario, quasi di sfondo.
I protagonisti
I testi della letteratura per l’infanzia sono perlopiù caratterizzati dalla presenza di protagonisti giovani, solitamente bambini, che si trovano a confrontarsi con gli adulti che li circondano siano essi genitori, insegnanti o semplicemente figure amichevoli. L’età viene indicata raramente per lasciare un alone di indefinitezza e spesso non si conosce con precisione nemmeno il luogo in cui si svolge l’azione.
Rari sono i casi in cui i protagonisti sono adulti. Questo avviene, ad esempio, in Rodari nel romanzo C’era due volte il barone Lamberto in cui il barone è un adulto, ma ciò che lo differenzia dagli altri è che nel corso del romanzo regredisce fino a tornare ad essere un bambino. Proprio per questo il suo è un caso importan- te perché l’unico adulto diventa, alla fine, un bambino. È anche il solo personag- gio di cui sappiamo l’età perché è l’autore stesso a dircela: ha novantaquattro an- ni. Il barone ha sviluppato un’intesa particolare con il suo maggiordomo, Ansel- mo, che gli permette di affidarsi completamente a lui. Anche nel momento del bi- sogno, quando il barone verrà cioè minacciato dai ladri, sarà il maggiordomo a cu- rare tutti gli aspetti importanti della vicenda e a fare in modo che le sei persone che vivono nella villa continuino a ripetere il nome dell’uomo per fare in modo che non muoia mai. La sua regressione all’infanzia non avviene in modo naturale, ovviamente, ma grazie all’avverarsi della profezia a cui ha dato ascolto.
Una figura di adulto che riveste un ruolo importante è quella del ragionier Bianchi, di Favole al telefono, che fa parte del pretesto della raccolta e della cor-
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nice stessa dell’opera. Rappresentante di commercio, in viaggio sei giorni su sette attraverso tutta l’Italia per vendere medicinali, il ragioniere ha una bambina che chiama tutte le sere per raccontarle una storia. Il libro raccoglie, quindi, le storie raccontate al telefono che sono, solitamente, abbastanza corte, proprio a causa del costo delle chiamate e che diventano poco più lunghe nei giorni in cui l’uomo conclude importanti affari.
Molti dei testi di questa raccolta sembrano far riferimento al rapporto tra adulti e bambini come nel caso del racconto Brif, bruf, braf in cui ci sono due bambini che, giocando, inventano un linguaggio segreto per parlare senza essere capiti da nessuno. Due signori, da due balconi uno in fronte all’altro, osservano la scena. La vecchia signora «né buona né cattiva» [FT, p. 37] riesce solo a criticare i bambini dicendo che si esprimono come sciocchi, ma l’uomo li difende confermando alla donna di aver capito alla perfezione quello che i due bambini stanno dicendo e si presta lui stesso a parlare con lo strano linguaggio.
Quello che distingue gli adulti è la voglia del primo di mettersi in gioco, di di- ventare nuovamente un po’ bambino cedendo alla bellezza del mondo e dei diver- timenti infantili con cui crea anche una sorta di complicità, mentre la donna vede ormai tutto da un punto di vista adulto e si è dimenticata di essere stata bambina e di aver fatto quelle stesse sciocchezze.
Una figura di anziano è presente anche in A giocare col bastone. L’uomo passa davanti alla casa di un bambino di nome Claudio e qui gli cade il bastone che usa per sorreggersi mentre cammina. Il bambino lo raccoglie, si avvicina per restituir- glielo, ma gli viene detto di tenerlo. Inizia a giocarci e questo si trasforma prima in un cavallo, poi in un cammello e mano a mano in oggetti sempre più interessan- ti e divertenti. Finito il pomeriggio il vecchio signore torna indietro per la strada e chiede al bambino se gli piaccia il bastone, ma quando lui fa per restituirglielo l’uomo lo intima a tenerlo per poterci giocare. L’anziano si appoggerà al muro per camminare. Rodari conclude con una sentenza moraleggiante: «non c’è persona più felice al mondo del vecchio che può regalare qualcosa ad un bambino.» [FT, p. 79]. La condivisione e il dono degli adulti ai bambini sembra fondamentale per la crescita di entrambi: i bambini imparano che dividere ciò che si possiede con gli altri è un arricchimento anche personale; si rendono partecipi gli altri di qual- cosa che ci ha fatto felici e, in questo modo, si regala una piccola felicità anche a loro. Gli adulti si ricordano che, così facendo, si rimane un po’ bambini e si dà un
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grande insegnamento ai ragazzi che faranno lo stesso una volta cresciuti, non ri- manendo chiusi in un egoismo che porta all’isolamento.
Personaggio adulto che ricorre spesso nella raccolta Il libro degli errori è il professor Grammaticus. Insegnante di lingua italiana, che viaggia per l’Italia e in- contra persone di tutte le regioni e di dialetti diversi, si trova a correggere gli erro- ri di grammatica di coloro con cui parla facendo dell’ironia. Un esempio è la fila- strocca Un incidente:
Al professor Grammaticus disse una signorina: - Ieri la nostra macchina restò senza bensina. Noi si dovette spingerla fino in cima alla salita e se ne andò in sudore il gusto della gita. Rispose il professore: - La cosa non mi stupisce. La bensina senza zeta è così che vi tradisce. Quand’anche aveste avuto il serbatoio pieno,
poca strada facevate, con quella zeta di meno… La gente non riflette, tira avanti in allegria: ma gli errori non perdonano
e vi lasciano a mezza via. [LE, p. 16]
Il professore commenta gli errori che gli altri commettono in maniera scherzo- sa, per fare in modo che le correzioni rimangano impresse nelle menti degli inter- locutori senza mortificarli.
Per quanto riguarda i protagonisti dei romanzi di Dahl un’eccezione alla giova- ne età è presente in Fantastic Mr Fox. Il protagonista di questo romanzo non è un bambino, ma una volpe. La cosa più importante e insolita è che si tratta di un pa- dre di famiglia che deve occuparsi della moglie e dei cuccioli. Il legame che li unisce è estremamente forte. Soprattutto strabiliante è la fiducia che la moglie ri-
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pone nel marito, convinta che lui sarà sempre capace di occuparsi del fabbisogno della famiglia. È una replica dell’archetipo della famiglia vittoriana307.
Anche in The Twits, di Dahl, i due protagonisti sono adulti. Essi sembrano es- sersi completamente isolati dal mondo che li circonda. La loro deviazione dalla norma sembra essere resa evidente non solo nell’aspetto fisico ripugnante, ma an- che dal loro comportamento. Il narratore insiste nel ripetere al lettore che Mrs Twit «had quite a nice face when she was young. The ugliness had grown upon her year by year as she got older… If a person has ugly thoughts, it begins to show on the face» [TT, pp. 6-7]. Mrs Twits diventa sempre più repellente mano a mano che cresce. Lei e il marito sono coinvolti in una vera e propria guerra. I Twits, come molti adulti dei romanzi di Dahl, non hanno un posto nel mondo e, alla fine, vengono fatti scomparire totalmente. Non mancano a nessuno perché non hanno famiglie e il mondo è un posto migliore senza di loro. Gli adulti che ignorano i bambini o che non li vogliono sono destinati a scomparire sia letteral- mente che metaforicamente; il loro ricordo e le loro storie non sopravvivranno nel tempo308.
Negli altri testi difficilmente si trovano riferimenti all’età, eccetto in Matilda, la cui protagonista ha tre anni all’inizio della narrazione. Un fatto molto raro nella letteratura per l’infanzia è che ci sia una crescita fisica dei bambini protagonisti: abbiamo già parlato dell’eccezione del barone Lamberto che invece di crescere decresce nel corso del romanzo; altro romanzo in cui si vede una, seppur minima, crescita è Matilda, dove la protagonista passa dai tre anni iniziali all’età per fre- quentare la scuola, ma la crescita, all’interno del testo, si ferma qui e non vengono fatti riferimenti a periodi successivi, soprattutto non viene descritta se non accen- nando brevemente al fatto che la bambina abbia imparato, nel corso del tempo, a prendersi cura di sé sempre più efficacemente.
I personaggi sono, quindi, perlopiù statici, fissati in un determinato momento della loro vita: quello dell’infanzia, il periodo delle novità e dell’apertura a nuove esperienze. I bambini stanno iniziando a conoscere il mondo, sono ancora inesper- ti, ma grazie alle avventure che vivono imparano a muoversi nello spazio e ad aumentare la fiducia in se stessi. Un esempio di questa scoperta del mondo è pre- sente nella storia di James and the Giant Peach, il cui protagonista viaggia
307 ALSTON, 2012, p. 86. 308 ALSTON, 2012, pp. 90-91.
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all’interno di una pesca gigante vedendo il mondo, che non aveva mai visto, e ar- rivando fino in America, un luogo lontanissimo e completamente diverso da quel- lo di provenienza.
Gli antagonisti
Le figure con cui si confrontano i bambini nel corso dei romanzi assumono un ruolo molto importante dato che costituiscono il metro di confronto per coloro che si affacciano alle nuove esperienze della vita. Non sempre rivestono ruoli costrut- tivi: gli antagonisti sono quasi sempre degli adulti che tentano di opporsi all’autoaffermazione o al soddisfacimento dei desideri dei bambini. Le figure an- tagoniste potrebbero sembrare diseducative, insegnano in un certo senso a perse- guire gli interessi personali e a prendere la parte di colui che, almeno apparente- mente, è il più forte. In realtà, come in tutti i racconti, si insegna a sconfiggere queste figure malvage e schierarsi dalla parte dei buoni e degli onesti.
In C’era due volte il barone Lamberto il vero antagonista di Lamberto, più dei banditi che lo vogliono rapinare, sembra essere il nipote che vuole ucciderlo per potersi impadronire dell’eredità. Il tradimento di un famigliare è forse il più grave di tutti perché abbatte i legami di sangue. Il nipote mette del sonnifero nel pranzo delle sei persone che ripetono il nome del barone che, in questo modo, inizia ad invecchiare nuovamente e muore. Il finale rimane aperto per dare la possibilità al lettore di immaginarlo come meglio crede.
Antagonisti bambini, invece, si trovano in Charlie and the Chocolate Factory. Anche se i ragazzi che compiono il percorso all’interno della fabbrica non si schierano mai direttamente contro il piccolo protagonista, sono loro a incarnare tutti i vizi che devono apparire chiaramente negativi al lettore. Sono antagonisti perché la vittoria di uno di loro significherebbe automaticamente la sconfitta del piccolo Charlie e, quindi, la perdita della fabbrica. Non solo: inizialmente il fatto che avessero trovato i biglietti d’oro per visitare la fabbrica diminuiva le probabi- lità, già bassissime, che il piccolo protagonista trovasse a sua volta il biglietto.
Nella maggior parte dei testi per bambini sono gli adulti ad avere la funzione di antagonisti. A volte sotto forma di genitori, matrigne o patrigni, ma anche assu- mendo l’aspetto di creature fantastiche come maghi, streghe o orchi. Il bambino tende a identificare, in queste figure malvage, i propri genitori perché nutre per lo- ro dei sentimenti ambivalenti e, grazie al lieto fine della fiaba o dei romanzi, rie-
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sce ad esorcizzare questi sentimenti, a liberarsene e tornare ad avere un rapporto sereno con chi si occupa di lui309. Questo, secondo Bettelheim, è il vero e proprio
scopo delle favole: quello di riappacificare i bambini con coloro che li curano. Nella Freccia azzurra i protagonisti veri e propri sono i giocattoli della befana che scappano per raggiungere Francesco, un bambino molto povero che passa spesso davanti alla vetrina del negozio della befana e che desidera un trenino di quelli esposti, ma non può permettersi di comprarlo. Il rapporto del bambino con gli adulti che lo circondano è spesso travagliato.
Nel corso del racconto si trova a confrontarsi prima con la befana che non gli vende il giocattolo perché non ha abbastanza soldi e si pone nei suoi confronti in modo abbastanza rude e sgarbato, come se il suo unico interesse fosse lucrare e non la felicità dei bambini come ritiene il senso comune. Gli altri adulti con cui Francesco si confronta sono due ladri che tentano di entrare nel negozio della be- fana nella notte in cui lei è occupata a cercare i giocattoli scomparsi. Gli uomini gli intimano di entrare nel negozio e, una volta dentro, aprire la porta per permet- tere loro di agire più facilmente. Francesco si trova incastrato in questa situazione e viene scambiato per un ladro e arrestato. Gli adulti, in questa storia, sembrano non curarsi dei bambini anche quando quello dovrebbe essere il loro dovere, come nel caso della befana, o quando dovrebbero fidarsi della loro parola, come nel ca- so della polizia. I due ladri, in più, tentano di coinvolgere il ragazzo in un’attività criminale perché, essendo lui molto piccolo, può intrufolarsi meglio nel negozio.
Il rapporto con gli adulti sembra essere molto travagliato anche nel caso del romanzo Le avventure di Cipollino. Il protagonista, Cipollino appunto, si ritrova a dover salvare il padre, Cipollone, dalle grinfie del principe Limone che lo ha im- prigionato nonostante non avesse commesso alcun reato.
Ritrovatosi senza il padre, il giovane decide di impegnarsi a liberarlo con l’aiuto degli abitanti del paese vicino che si trovano minacciati, a loro volta, dal principe Limone.
Questi è spregevole, vorrebbe imprigionare chiunque osi opporsi a lui e alle sue convinzioni e la sua cattiveria è appoggiata da Pomodoro che agisce come sua spia. Vorrebbero imprigionare anche Cipollino, e lo fanno per un breve periodo,
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ma egli riesce a liberarsi e a mettere in atto il suo piano per salvare il padre e gli amici.
Risulta impossibile non prendere le parti di Cipollino che fa di tutto per libera- re il padre da una pena ingiustamente inflitta e che, allo scopo, sviluppa un rap- porto di solidarietà con i cittadini del paese che lo ospita.
Nello stesso modo in James and the Giant Peach il protagonista, James, che dopo aver trascorso anni con la sua amorevole famiglia, si ritrova a vivere con le zie Sponge e Spiker, viene maltrattato e perseguitato. Le due donne sono sprege- voli, non si occupano del ragazzo come dovrebbero, ma si rivolgono a lui con epi- teti spregiativi e non gli danno nemmeno da mangiare. Coloro che dovrebbero so- stituire la figura materna, così importante per la crescita del bambino, si pongono nei suoi confronti con ostilità e acrimonia. Anche i particolari fisici delle figure mettono in luce elementi negativi. Zia Sponge ha «small piggy eyes, a sunken mouth, and one of those white flabby faces that looked as if it had been boiled» [JGP, pp. 5-6], e zia Spiker possiede «a screeching voice and long wet narrow lips, and whenever she got hungry or excited, little flecks of spit would come shooting out of her mouth as she talked» [JGP, p. 6]. Gli occhi piccoli di zia Sponge enfatizzano il suo egocentrismo: è come se fosse stata bollita e la bocca fosse rovinata e incapace di comunicare; mentre zia Spiker è ugualmente tagliente e rigida con le sue piccole labbra310. La fine che spetta alle zie è quella di essere
schiacciate dalla pesca gigante in cui James ha trovato dei nuovi amici.
La sconfitta, dovuta alla rivincita di chi è stato oppresso, è riservato anche alla nonna di George nel romanzo George’s Marvellous Medicine. Il bambino, contra- riamente a quello che ci si aspetterebbe, non trova piacevole passare del tempo con la nonna che viene descritta come «a selfish grumpy old woman» [GMM, p. 2], quindi non come le nonne dell’immaginario fiabesco sempre dolci e amorevo- li. La nonna di George viene in qualche modo demonizzata perché si rifiuta di ab- bracciare il nipote e di appoggiare la sua crescita, anzi spesso gli rinfaccia di avere la pessima abitudine di crescere: «You are growing too fast. Boys who grow too fast become stupid and lazy. […] Growing’s a nasty childish habit» [GMM, p. 4. Corsivo dell’autore].
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Il finale del romanzo vede George incoraggiato dal padre a dare ancora medi- cina alla nonna, abbastanza da farla scomparire nel nulla. Nel momento stesso in cui la donna scompare Mr Kranky afferma: «That’s what happens to you if you are grumpy and bad-tempered» [GMM, p. 103]. La vita della famiglia può tornare alla normalità dopo la scomparsa della donna311.
Nel romanzo The Witches le figure adulte con cui il bambino protagonista si trova a confrontarsi sono le streghe e, soprattutto, la Grand High Witch, la cui fac- cia è descritta come
foul and putrid and decayed. It seemed quite literally to be rotting away at the edges, and in the middle of the face, around the mouth and the cheeks, I could see the skin all cankered and worm-eaten, as though maggots were working in there. [TW, p. 66]
La faccia, con la bocca come centro, è simbolo di morte, non solo con riferi- mento al desiderio delle streghe di eliminare tutti i bambini, ma anche alla loro decisione di non avere figli. Le donne che rifiutano il ruolo di creatrici della vita sono dipinte come personaggi aridi e repellenti. I testi di Dahl implicano che una buona donna possa essere riconosciuta dalla sua capacità di amare e sacrificare se stessa per far crescere i figli, mentre una cattiva donna può ugualmente essere ri- conosciuta per la mancanza di amore e la refrattarietà a compiere questo sacrifi- cio312.
Le streghe sono spregevoli, tramano da sempre per riuscire ad eliminare tutti i bambini del mondo, si pongono immediatamente come antagoniste anche se, ini- zialmente, agiscono sotto mentite spoglie. Il protagonista riesce a scoprirle solo grazie alle indicazioni dategli dalla nonna, che ha descritto le abitudini e i trucchi con i quali le streghe si nascondono e si avvicinano ai bambini. Spesso la famiglia stessa non costituisce una grande protezione per i bambini che vengono ugual- mente rapiti.
Una famiglia non molto protettiva nei confronti dei figli, per esempio, è quella di Matilda. La piccola protagonista di questo romanzo si trova ad aver a che fare con tipi molto diversi di adulti. I genitori non lasciano la bambina libera di scopri- re il mondo e di affermare la propria intelligenza: la trattano come una stupida, una buona a nulla, così come fa la preside della scuola Miss Trunchbull, ma fortu-
311 Ivi, p. 90.
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natamente la bambina fa la conoscenza della sua insegnante che la guida nell’uscita da questa situazione.
I suoi genitori non sono una coppia amorevole anzi, si allontanano completa- mente dallo stereotipo. Mr e Mrs Wormwood non fanno altro che maltrattare la povera bambina, non fisicamente, ma psicologicamente. Matilda viene sempre trattata come se fosse una stupida nonostante la sua intelligenza sia palesemente al di sopra della media. In una famiglia in cui tutto ciò che conta è guardare la televi- sione, comprare cose sempre nuove e arricchirsi ingannando gli altri, l’intelligenza di Matilda, la sua prontezza e il suo amore per la conoscenza sono