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Il senso di giustizia e la morale

Un forte senso di giustizia e di morale domina tutta la produzione rodariana fin dai primi componimenti pubblicati sui giornali. L’impegno politico dell’autore non poteva far altro che spingerlo a prendere una posizione riguardo ad alcuni te- mi importanti della società a lui contemporanea.

Non si può, però, parlare per Rodari di letteratura politicizzata, ma di una lette- ratura che esprime idealità e orientamenti precisi. Proprio questo è l’elemento più innovatore da lui portato nella letteratura infantile326. Rodari non si presenta mai ai ragazzi come colui che parla solo scherzando su temi importanti, convinto che altrimenti i ragazzi non li capiscano, o come colui che offre paternalisticamente serie lezioni, ma, con un gioco intelligente di parole o con una rima buffa, egli rie- sce sempre a stabilire un rapporto serio, un’intesa che rivelano la fiducia che egli ha nella comprensione dei ragazzi e nella loro maturità327. Lo stesso accade anche per Dahl. Il modo di rapportarsi ai giovani che entrano in contatto con le loro ope- re rimane sostanzialmente molto simile. Si pongono nei confronti dei ragazzi co- me pari, non come saggi che hanno qualcosa da insegnare, ma che i ragazzi non possono capire.

I testi rodariani hanno sempre una finalità pedagogica, non solo nelle moralités che li veicolano, ma soprattutto nel ritmo cognitivo, nello stile di pensiero che li alimenta e che essi invitano a coltivare. L’obiettivo di fondo è educare ad un pen- siero divergente, non subalterno al reale, libero da condizionamenti, conformismi, censure, aperto a sperimentare il nuovo, orientato a favorire la scoperta di forme nuove per dire le cose328.

D’altronde Rodari affermava:

Io credo che nessun obiettivo dovrebbe essere più ambizioso di questo per chi scrive per i ragazzi: fare libri che riescano ad interessare un bambino come lo impegna, e dico impegna moralmente, non superficialmente, un buon giocattolo; di quelli che mettono in moto energie fisiche e mentali, destano voglia di fare, riescono a impegnare tutta la per- sonalità del bambino329.

Rodari ha, però, sempre alimentato l’idea di un libro concepito come giocattolo e, quindi, di una scrittura anti-autoritaria: «Una storia non nasce per un atto di vo- lontà. Se ha una morale, ce l’ha perché viene fuori da sola, io non ci penso mai

326 ARGILLI, 1990, p. 113. 327 ZAGNI, 1967, pp. 48-49. 328 CAMBI, 1985, p. 144.

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prima»330. Questo significa che il libro espone delle idee, dei princìpi, ma essi non

vengono mai imposti: il lettore che si trova davanti a dei temi precisi che possono offrire uno spunto di riflessione, ma non sono mai trasmessi come universalmente veri e inattaccabili,

Questa affermazione contrasta con la struttura dei suoi romanzi e racconti. In

Favole al telefono moltissimi sono i testi costruiti in funzione di un messaggio, al-

la fine esplicitato proprio come morale, senza la quale il racconto rimarrebbe irri- solto331. Un esempio evidente è A comprare la città di Stoccolma dove si descrive un mercato che vende tutto ciò che può venire in mente, anche cose come il Mon- te Bianco, l’Oceano Indiano o la città di Stoccolma. Un barbiere acquista la città, inizia a mettere da parte i soldi e la va a visitare credendo di aver fatto un enorme affare, ma Rodari conclude: «E invece si sbagliava, e l’aveva pagata troppo. Per- ché ogni bambino che viene in questo mondo, il mondo intero è suo, e non deve pagarlo neanche un soldo, deve soltanto rimboccarsi le maniche, allungare le mani e prenderselo» [FT, p. 39]. La raccolta si conclude addirittura con una Storia Uni-

versale che invita ancora una volta a rimboccarsi le maniche per correggere gli er-

rori generali332. La collaborazione di tutti può portare a grandi risultati, soprattutto

impegnandosi nel lavoro. Contrariamente a Rodari, Dahl non scrive mai dei testi in funzione dei messaggi che vuole trasmettere ai bambini. Quello che Roald fa, con la sua scrittura, è divertire i bambini e, in questo modo, far arrivare loro un messaggio preciso e moralmente inattaccabile. Anche se molte volte è stato accu- sato di scrivere racconti troppo violenti o che istigano alla discriminazione, Dahl era consapevole che i bambini recepiscono i messaggi in un modo molto più sem- plice rispetto ai critici che analizzano la letteratura e pretendono di decidere cosa sia adatto o meno all’infanzia o rispetto agli adulti.

Le fiabe di Rodari sono considerate moderne perché non si limitano a dare un appagamento fantastico, ma cercano di creare continue suggestioni ad agire nel reale e nel sociale. Sono moderne anche perché irridono il moralismo e sono sem- pre attente all’attualità, recuperano il passato in vista dei bisogni del presente333.

La presenza della morale non sminuisce il valore artistico delle fiabe; anzi, proprio poiché non cadono mai nel moralismo, risultano moralmente robuste, co-

330 GENOVESI, 1982, p. 129. 331 ARGILLI, 1990, p. 110. 332 BINI, 1981, p. 10.

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me afferma lo stesso Rodari in una lettera del 1960: «Io finora, sono riuscito a parlare solo per favole, anche, per così dire, moralmente robuste»334.

Il messaggio che Rodari trasmette nelle fiabe non è mai oscuro, risulta sempre piuttosto chiaro anche quando non è esplicitato in una frase finale. Lo stesso acca- de per Dahl che non riassume mai il senso di ciò che ha voluto comunicare con una morale esplicita.

In Rodari c’è l’appello alla speranza utopica in un mondo nel quale i desideri si realizzano come nella filastrocca Il pane in Filastrocche in cielo e in terra:

S’io facessi il fornaio vorrei cuocere un pane così grande da sfamare tutta, tutta la gente che non ha da mangiare. Un pane più grande del sole, dorato, profumato

come le viole. Un pane così

verrebbero a mangiarlo dall’India e dal Chilí i poveri, i bambini, i vecchietti e gli uccellini. Sarà una data

da studiare a memoria: un giorno senza fame!

Il più bel giorno di tutta la storia. [FCT, p. 105]

Non solo la speranza, ma spesso anche la denuncia dello stato presente con le sofferenze e le ingiustizie: «ci sono bambole che hanno tutto / e bambini che non hanno niente» [LE, p. 78]. C’è l’appello a non restare passivi, come già detto, e ad agire tutti insieme335. L’unione delle forze per sconfiggere il prepotente o sempli- cemente chi è più grande e autoritario è presente anche in Dahl, in quasi tutti i ro- manzi che ha scritto.

Sia Dahl sia Rodari utilizzano nei romanzi o nei racconti lunghi, nella maggior parte dei casi, un sistema dei personaggi conforme alla tradizione: esiste un prota- gonista, con degli aiutanti, cui si oppone un antagonista che fa di tutto per fermar- lo e rovinarne la vita pacifica. Il senso di giustizia e la morale dominano pratica- mente tutta la produzione degli autori che insegnano ai bambini, attraverso i loro

334 RODARI, in ARGILLI, 1990, p. 110. 335 BINI, 1981, p. 9.

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testi, cosa può essere considerato giusto e cosa, invece, sbagliato. Una suddivisio- ne, all’interno dei numerosi testi, potrebbe essere fatta prendendo in considerazio- ne le diverse tipologie di antagonisti presenti.

In Rodari, come in Dahl, è presente la punizione del cattivo, che viene messo sotto una pessima luce e isolato dagli altri.

Gli antagonisti esterni al nucleo famigliare

Nel romanzo Le avventure di Cipollino inizialmente prevale l’ingiustizia, come afferma lo stesso protagonista parlando con il padre appena catturato e in procinto di essere portato in prigione nonostante l’assenza di una vera e propria motivazio- ne:

— Povero babbo! Vi hanno messo in carcere come un malfattore, insieme ai peggiori banditi!

— Figlio mio, togliti quest'idea dalla testa, — gli disse il babbo affettuosamente. — In prigione c'è fior di galantuomini.

— E cos'hanno fatto di male?

— Niente. Proprio per questo sono in prigione. Al Principe Limone non piace la gente per bene.

Cipollino rifletté un momento e gli parve d'aver capito. — Allora è un onore stare in prigione?

— Certe volte sì. Le prigioni sono fatte per chi ruba e per chi ammazza, ma da quando comanda il Principe Limone chi ruba e ammazza sta alla sua corte e in prigione ci vanno i buoni cittadini.

— Io voglio diventare un buon cittadino, — decise Cipollino, — ma in prigione non ci voglio finire. Anzi, verrò qui e vi libererò tutti quanti. [LAC, p. 12]

Alla fine sarà comunque la giustizia a trionfare e il principe Limone, Pomodoro e l’esercito dei Limoncini, ovvero gli antagonisti che hanno creato scompiglio nel- le vite dei protagonisti e di tutti gli abitanti del villaggio, verranno messi in fuga. È questo il messaggio che i bambini recepiranno, che il bene trionfa sul male e che la giustizia, anche se non sempre tramite l’applicazione della legge, trionfa sui criminali.

Lo stesso avviene in C’era due volte il barone Lamberto quando i banditi che hanno tentato di appropriarsi dei soldi del barone vengono messi in fuga quando si accorgono che Lamberto non invecchia, ma ringiovanisce ogni giorno di più. Il fi- nale aperto lascia la possibilità di ipotizzare sviluppi diversi, ma sono comunque l’onestà e il bene a dominare sui progetti malvagi e disonesti.

In The Twits i due personaggi principali, che non sono dei protagonisti buoni, vengono puniti dagli animali che hanno sempre maltrattato: dalle scimmie tenute

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in una gabbia in giardino, che agiscono aiutate dagli uccelli continuamente minac- ciati dal pericolo di rimanere incollati alla colla che Mr Twit spalma sui rami degli alberi per catturarli e cucinarli. Il narratore, che si schiera fin da subito dalla parte dei maltrattati, fa di Mr e Mrs Twit i protagonisti del romanzo, ma agisce anche in modo che il lettore sviluppi un’antipatia nei loro confronti e prenda le parti degli animali. Oltre alla descrizione fisica dei coniugi, che risultano ripugnanti, nume- rosi sono i riferimenti a quanto terribili siano le loro azioni e a quanto amino an- che farsi scherzi malvagi l’un l’altra: Mrs Twit, per esempio, cucina dei vermi al posto degli spaghetti per il marito e lui la convince del fatto che si stia accorcian- do sempre di più fino a rischiare di scomparire. La scomparsa sarà proprio la loro fine perché, incollati a testa in giù dagli animali, si rimpiccioliranno e verranno dimenticati perché privi di famiglia e affetti che possano mantenere la loro memo- ria.

Gli antagonisti sono esterni al nucleo famigliare anche in The BFG. Pur essen- do giganti neppure loro sono in qualche modo legati al Big friendly giant, anche il carattere e il comportamento differiscono totalmente. La loro cattiveria, ma in un certo senso anche la loro natura, che li spinge a mangiare esseri umani ogni notte, viene punita. Il BFG, grazie all’aiuto di Sophie, li imprigiona in una buca profon- da costringendoli a nutrirsi solamente dei disgustosi cetrionzoli che aveva mangia- to per tutta la vita. Così i cattivi vengono sconfitti in modo non violento, pacifico: vengono isolati, ma non dimenticati.

Allo stesso modo una punizione non violenta attende anche Miss Trunchbull, la preside della scuola di Matilda. La donna è molto autoritaria, odia i bambini ed è crudele con chiunque. Zia della dolcissima maestra Miss Honey l’ha maltrattata fin da quando le è stata affidata dopo la morte del padre, suo fratello. Ha fatto in modo che Miss Honey si sentisse quasi colpevole di essere una bambina, l’ha pri- vata dell’eredità e della possibilità di una vita agiata e degli affetti. Si allude addi- rittura, anche se in modo velato, alla possibilità che sia stata la donna stessa a pro- vocare la morte del fratello. Matilda, una volta scoperto ciò che era accaduto, de- cide di vendicare la propria insegnante, che è stata sempre molto buona con lei. Durante una delle visite della preside alla classe, Matilda usa i suoi poteri magici per spaventarla e provocarne la fuga facendo in modo che restituisca i beni rubati a Miss Honey. Anche se probabilmente sarà difficile da dimenticare, la sua fuga la porta lontana dalla città e dalla protagonista.

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Contrariamente a quanto avvenuto negli altri romanzi di cui si è detto, una pu- nizione più severa, che porta anche alla morte degli antagonisti, è presente in The

Witches. Le cattive sono le streghe, donne all’apparenza normali:

REAL WITCHES dress in ordinary clothes and look very much like ordinary women. They live in ordinary houses and they work in ORDINARY JOBS. That is why they are so hard to catch. [TW, p. 7. Maiuscolo dell’autore]

Sembrano buone, ma odiano i bambini e tentano di sbarazzarsi di loro in ogni modo possibile. Il protagonista viene a conoscenza dell’esistenza delle streghe grazie alla nonna che gli descrive le loro abitudini e lo mette in guardia, ma entra anche in diretto contatto con loro durante una vacanza, quando assiste ad una grande assemblea. Grazie alla sua astuzia, il protagonista riesce ad usare contro le streghe la pozione che esse avevano creato per trasformare tutti i bambini in topi e fare in modo che venissero cacciati dagli adulti. Le streghe, ormai divenute topi, scappano e il ragazzo e la nonna, tornati in Norvegia, cercano di organizzare un nuovo piano per dare la caccia alle altre streghe del mondo.

Differente è il caso di Charlie and the Chocolate Factory in cui gli antagonisti sono i quattro ragazzi che entrano nella fabbrica di cioccolato insieme a Charlie. Quello che caratterizza il romanzo è il desiderio che i buoni vengano ricompensati come meritano e i cattivi, invece, puniti per i loro comportamenti336. L’arroganza dei bambini risulta evidente sin dal primo momento e Wonka potrebbe quasi esse- re visto come una specie di dio pagano che si occupa di fare giustizia nel suo re- gno, punendo coloro che commettono errori e infrazioni e premiando chi si com- porta in maniera corretta337. Sicuramente Wonka non ha premeditato le punizioni,

ma si ritrova a poterle infliggere nel momento giusto.

In realtà si potrebbe affermare che le punizioni non vengono inflitte da nessu- no, ma sono i ragazzi stessi a pagare le conseguenze delle scelte azzardate e delle loro azioni, in un certo senso è come se i genitori venissero puniti per la incapacità di insegnare loro come comportarsi338.

I bambini in Charlie and the Chocolate Factory sono puniti esemplarmente a causa delle loro mancanze morali. Augustus Gloop è un ingordo. È descritto come un bambino grasso con una «face like a monstrous ball of dough» [CCF, p. 26],

336 HELD, 2014, p. 32. 337 RIDER, 2014, p. 16.

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ma più importante di tutto è il fatto che Augustus manca completamente di auto- controllo, è stato come trasformato in un essere bidimensionale, una fame ambu- lante incapace di controllarsi: «Eating is his hobby […]. That’s all he’s interested in» [CCF, p. 26]. I lettori si divertono a vedere che viene punito, venendo risuc- chiato in un tubo e mandato al bollitore di creme mentre beve dal fiume di ciocco- lato, perché il ragazzo manca completamente di rispetto per se stesso altrimenti non si sarebbe trasformato in un essere guidato dal suo istinto animale. È guidato dal suo stomaco, non dalla ragione o dalla mente339.

Violet Beauregarde manca di buone maniere e ciò viene dimostrato dal suo masticare continuamente la gomma. Questo atto viene estremizzato fino all’assurdo e distorce un atto naturale. Il continuo masticare risulta anche insop- portabile perché ripetitivo. Violet viene tradita dalla sua stessa passione per le gomme da masticare, ne prende una non ancora finita di mettere a punto e riguar- do alla quale era stata messa in guardia da Wonka e inizia a gonfiarsi e diventa viola come un mirtillo. Anche Violet manca di autocontrollo ed è anche totalmen- te irrispettosa nei confronti di chi le sta vicino. Ignora tutti; per questo è bello, per il lettore, vedere quale sia la sua punizione. Come affermano gli Oompa- Loompas: «There’s almost nothing worse to see / Than some repulsive little bum / Who’s always chewing chewing gum» [CCF, p. 117]340.

Anche Mike Tevee va incontro alla sua punizione a causa della mancanza di autocontrollo. Soprattutto il suo passatempo è condannabile perché preferisce guardare la televisione piuttosto che leggere. Il suo comportamento mostra una mancanza di rispetto per se stesso, non è interessato a sviluppare a pieno il suo po- tenziale, si tratta come se fosse un oggetto ed è solo impegnato a soddisfare il suo desiderio. Come Augustus è un personaggio bidimensionale, guidato solo dai suoi appetiti341. Per questo viene trasformato veramente in un essere in due dimensioni dopo che, essendosi fatto teletrasportare da un apparecchio ancora non collaudato, si rimpicciolisce incredibilmente e viene stirato da alcuni macchinari per tornare alla sua normale altezza.

In fine c’è Veruca Salt. La sua avidità, il fatto che sia incredibilmente viziata, una noce guasta, la porta al rischio di essere incenerita insieme ai suoi genitori. La

339 HELD, 2014, p. 26. 340 Ivi, p. 27.

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bambina usa gli altri per riuscire ad ottenere ciò che vuole. La mancanza di rispet- to per gli altri è evidente nelle sue grida e nelle sue scenate ai genitori:

“I’ve decided I want a squirrel! Get me one of those squirrels!” “Don’t’ be silly, sweetheart,” said Mrs Salt. “These all belong to Mr Wonka.” “I don’t care about that!” shouted Veruca, “I want one, All I’ve got at home is two dogs and four cats and six bun- ny rabbits and two parakeets and three canaries and a green parrot and a turtle and a bowl of goldfish and a cage of white mice and a silly old hamster! I want a squirrel!” [CCF, p. 131]

Alla fine, però, tutti e tre lasceranno la fabbrica ricoperti da spazzatura342.

Gli antagonisti interni al nucleo famigliare

Numerosi sono i testi in cui gli antagonisti fanno parte del nucleo famigliare: sono persone, quindi, di cui i protagonisti avrebbero dovuto potersi fidare.

Queste figure malvage, soprattutto in Dahl, vanno incontro ad una punizione che soddisfa il senso di giustizia del lettore anche se, a volte, l’antagonista viene solo allontanato dal bambino. In Rodari, invece, non c’è una vera e propria puni- zione, ci si concentra soprattutto sul lieto fine, sul fatto che le cose si siano risolte. Antagonisti puniti con la morte

In James and the Giant Peach le zie crudeli, con cui il bambino si trova a vive- re e che lo maltrattano costringendolo alla fame e insultandolo, verranno eliminate dalla pesca gigante, che rotolerà sopra di loro uccidendole in modo violento. Que- sta morte sembra troppo cruenta anche per delle donne spregevoli come la zie Spiker e Sponge, ma James non perderà tempo piangendo la loro scomparsa, si proietterà, invece, nel futuro dell’avventura che lo attende con i suoi nuovi amici. Anche il narratore non si sofferma particolarmente sull’evento, ritendendolo pro- babilmente una giusta punizione per i soprusi subiti dal bambino:

[…] the mighty peach was upon them. There was a crunch. And then there was si- lence. The peach rolled on. And behind it, Aunt Sponge and Aunt Spiker lay ironed out upon the grass as flat and thin and lifeless as a couple of paper dolls cut out of a picture book. [JJP, p. 49]

La morte di componenti odiosi della famiglia passa, quindi, in secondo piano, non meritando nemmeno un po’ di dolore o di compassione. Questo succede an- che in George’s Marvellous Medicine quando, a causa della seconda pozione creata dal bambino, la nonna rimpicciolisce fino a scomparire del tutto. La figlia

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della donna si limita solamente a commentare affermando: «Ah well, I suppose it’s for the best, really. She was a bit of a nuisance around the house» [GMM, p. 104]. La vita continua inalterata, solo con un senso di pace maggiore per i compo- nenti della famiglia.

Gli antagonisti non vengono puniti con la morte

Famigliari che non vengono puniti con la morte, ma si allontanano dalla prota- gonista regalandole una vita migliore, sono i genitori di Matilda, Mr e Mrs Wormwood. Quando Dahl presenta Matilda la descrive come piccola e non parti- colarmente forte, la definisce «sensitive and brilliant» [M, p. 10] con una mente

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