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4. Definizione del corpus

1.1 Georges Rodenbach

1.1.8 Le Règne du Silence

La raccolta Le Règne du Silence scritta nel 1891, ha ancora una volta come punto di riferimento le città delle Fiandre. Potremmo pensare che Rodenbach si riferisca sempre a Bruges, ma in fondo la città di cui parla è un concetto più generale, che riguarda tutta la sua terra. Una delle sezioni in cui è divisa l’opera è intitolata Le cœur de l’eau. Si parla dell’acqua come se essa possedesse un’anima:

Tel canal solitaire, ayant renoncé,

Qui rêve au long d’un quai, dans une ville morte, Où le vent faible à son isolement n’apporte Qu’un bruit de girouette en son cristal foncé, S’exalte d’être seul, ô bonne solitude ! […]

Ainsi le long du quai rêve le vieux canal Où les choses se font l’effet d’être posthumes Parmi cet au-delà de silence et d’oubli…

Mais tout revit quand même en son calme sans pli. Or s’il reflète ainsi la fumée et les cloches

C’est pour s’être guéri de l’inutile émoi ; Aussi le canal dit : «Ah ! vivez comme moi !...» Et son eau pacifique est pleine de reproches149.

Assistiamo dunque all’antropomorfizzazione degli elementi che costituiscono la sua città: un procedimento che rappresenta una vera e propria costante all’interno della sua produzione. Il canale è presentato come un’anima solitaria, in una città morta, in cui il vento è il suo unico compagno. La solitudine è il tema centrale della poesia; si tratta tuttavia di un sentimento visto in maniera assolutamente positiva, secondo la concezione dei sentimenti più volte rovesciati da Rodenbach. La solitudine del canale è portatrice di silenzio e di oblio, ma è questa calma a decretarne la sopravivenza.

La sezione che ha per titolo Paysages de Ville è sicuramente interessante nell’analisi della tematica così fondamentale nell’opera di Rodenbach: la coerenza narrativa nel trattare il tema della città si riscontra da subito proprio nel titolo di questa sezione; si parla infatti di

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«paysages» al plurale, ma il complemento di specificazione «de ville» lo ritroviamo al singolare. Non si vuole evocare quindi una molteplicità di forme ma un concetto di città unico, che Rodenbach ha bene in mente e che si manifesta, come abbiamo già avuto modo di notare, in ogni sua opera.

La prima poesia della sezione ci presenta il tema della vecchiaia di una città che sta per morire:

[…]

Ébranle la longueur des anciennes maisons Dont le front se lézarde en rides de vieillesse. Sombres murs avancés en âge ! vieux logis […]

Branlant de souvenirs et perclus de tristesse, […]

Car tout s’en va ! tout meurt ! les pierres sont fanées ; Les bouquets de sculpture, en débris lents, vont choir, Comme déguirlandés du tombeau des Années

Tant leur effeuillement dans l’air sonore est noir150. …

Anche qui le cose hanno, per Rodenbach, una loro vita. Come ne Le Carillonneur, ma anche in altre opere, le facciate delle case sono come dei visi su cui si imprimono le rughe segnate dal tempo passato di un antico splendore. I temi trattati nelle altre poesie sono coerenti nell’opera dello scrittore: la città morta e silenziosa in cui ogni casa che ha le luci debolmente accese dà l’impressione di vegliare un morto151

, la profanazione del voler ricostruire e rinnovare, perdendo per sempre l’anima della città152

, il tema del silenzio e del suicidio, riproposto sempre attraverso il riferimento shakespeariano a Ofelia, per il quale quindi la morte è indissolubilmente legata all’acqua153

, i campanili e i Beffrois, descritti come invincibili e paragonati a delle grida che giungono fino al cielo154.

Un’analisi più approfondita merita la poesia posta a conclusione della sezione più particolarmente dedicata alla città:

150 Ivi, pp. 51-52. 151 Ivi, pp. 54-55. 152 Ivi, pp. 56-57. 153 Ivi, p. 58. 154 Ivi, p. 67.

124 Ô ville, toi ma sœur à qui je suis pareil,

Ville déchue, en proie aux cloches, tous les deux […]

Nous sommes tous les deux la ville en deuil qui dort Et n’a plus de vaisseaux parmi son port amer, Les vaisseaux qui jadis y miraient leurs flancs d’or ; Plus de bruits, de reflets…les glaives des roseaux Ont un air de tenir prisonnières les eaux,

Les eaux vides, les eaux veuves, où le vent seul Circule comme pour les étendre en linceul… Nous sommes tous les deux la tristesse d’un port Toi, ville ! toi ma sœur douloureuse qui n’as Que du silence et le regret des anciens mâts ; Moi, dont la vie aussi n’est qu’un grand canal mort ! […]

Ô toi, mon Âme, et toi, Ville Morte, ma sœur ! […]

Cygne blanc, argentant l’ennui des mornes villes, Qui hérisse parfois dans les canaux tranquilles Son candide duvet tout impressionnable155 ; …

Qui la città diventa sorella del poeta stesso a cui egli assomiglia, la solitudine e la decadenza appartengono ad entrambi. Così come ne Le Carillonneur, il mare che si ritira dal porto di Bruges veniva paragonato ad un grande amore che abbandona per sempre la sua amata, così ora è il poeta a provare la stessa tristezza del porto abbandonato, immaginando quindi che si possa rivolgere al contrario la medesima similitudine. D’altra parte le indicazioni del testo continuano a parlarci apertamente quando la città viene definita «soror dolorosa», espressione che ritroviamo in Bruges-la-Morte, in cui la vedovanza del protagonista Hugues Viane viene assolutamente condivisa dalla città, che si fa carico, anche quando Hugues si allontana da questo dolore, del suo ruolo di vedova perenne. Entrambe le opere citate sono apparse successivamente alla stesura di questa poesia, il che confermerebbe a nostro parere una

155 Ivi, 68-69.

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coerenza sistematica delle tematiche adottate da Rodenbach e un uso e un riutilizzo costante dei suoi documenti.

L’anima della città viene messa in rilievo anche nelle sezioni Cloches du dimanche in cui si parla di «rues de l’âme»156

e in cui fra l’altro leggiamo una similitudine che torna spesso nell’opera di Rodenbach: quella tra cloches e béguines157

, e la sezione Au fil de l’âme in cui la città specchia la sua anima sui bordi di un canale158.

L’ultima sezione della raccolta, intitolata Du silence, contiene una poesia direttamente dedicata alla città:

Mon rêve s’en retourne en souvenirs tranquilles Vers votre humilité, vieilles petites villes, Villes de mon passé, villes élégiaques, Si dolentes les soirs de Noël et de Pâques, Villes aux noms si doux : Audenarde, Malines, Pieuses, qui priez comme des Ursulines En rythmant des avé sur les carillons tristes ! Oh ! villes de couvents, villes de catéchistes, Avec la sainte odeur des encens et des cires, Villes s’assoupissant, si doucement martyres De n’avoir pas été suffisamment aimées, Qui, dégageant le gris mourant de leurs fumées Comme une plainte d’âme exténués et vierge, Agonisent dans le brouillard qui les submerge.

Ensommeillement doux de mes villes natales Que, le soir, je retrouve en des marches mentales ; Mais, le long des vieux quais, ô mon rêve, où tu erres, Hélas ! tu reconnais des maisons mortuaires

Que dénoncent, jusqu’à l’obit, parmi la brume, Ce cérémonial d’une antique coutume : Un nœud de crêpe noir qui flotte sur les porte ; On dirait des oiseaux cloués, des ailes mortes…

156 Ivi, p. 90. 157 Ivi, pp. 82-83. 158 Ivi, p. 96.

126 Puis, sur les volets clos, une grande lanterne Pend, de qui la lueur si grelottante et terne Brûle, en forme de cœur, dans la prison du verre. C’est comme de la vie encor qui persévère

Et l’on croirait que l’âme ancienne est là qui pleure Et guette pour rentrer un peu dans sa demeure159 !

Viene qui riaffermata la città come luogo dell’anima. Il riferimento ai ricordi tranquilli e alle città del passato riportano l’ambiente cittadino a un luogo interno, così come abbiamo già affermato nell’analisi di Bruges-la-Morte. Le città tristi e grigie sono le città natali del poeta, sono state gli ambienti che lo hanno formato e influenzato e ne hanno condizionato in fondo tutta la sua produzione letteraria. Alla sera, momento malinconico per eccellenza, queste città sono nella mente del poeta e ne diventano il sogno. Come non ricordarsi a questo punto del racconto Presque un conte de fées, in cui l’incontro tra il poeta e la musa produceva lo sgorgare delle acque che finalmente bagnavano una città arida e sterile? I versi sarebbero la risposta alla città presente nella mente del poeta, l’esplicitazione del suo rapporto interiore con l’ambiente urbano.

La sezione e la raccolta si concludono, prima dell’epilogo, con una poesia che decreta irreparabilmente la morte della città:

La ville est morte, morte, irréparablement ! D’une lente anémie et d’un secret tourment, Est morte jour à jour de l’ennui d’être seule… Petite ville éteinte et d’autre temps qui

Conserve on ne sait quoi de vierge et d’alangui Et semble encor dormir tandis qu’on l’enlinceule ; Car voici qu’à présent, pour embaumer sa mort, Les canaux, pareils à des étoffes tramées Dont les points d’or du gaz ont faufilé le bord, Et le frêle tissu des flottant des bandelettes d’eau Et de brouillard, autour de la pâle endormie – Tel le cadavre emmaillotté d’une momie – Et la lune à son front ajoute un clair bandeau160 !

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Il rapporto della città con la morte sta alla base della poetica di Rodenbach, la città evoca la morte nella calma dei suoi canali e nel declino della sua storia. I canali che la percorrono sono il simbolo delle bande che avvolgono un corpo ormai mummificato. La città non può permettersi una nuova vita, la sua morte è irreparabile e costante. Un anno prima di indicare la morte della città nel suo romanzo più celebre, Rodenbach sente il bisogno di decretarla in chiusura della sua raccolta dedicata alle Fiandre silenziose, la cui ultima poesia rappresenta soltanto la parte più emersa della sua concezione.