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4. Definizione del corpus

2.1 Émile Verhaeren

2.1.4 Les Forces tumultueuses

La raccolta pubblicata nel 1902 porta il titolo emblematico di Les forces tumultueuses43. Per Verhaeren le forze sono delle componenti centrali all’interno delle dinamiche cittadine della formazione e della vita che le caratterizza. In questa raccolta egli analizza, fra le altre, le forze rappresentative della città.

Una della poesie più interessanti alla luce della nostra analisi è senz’altro quella dedicata alla figura del tribuno:

Le tribun […]

Enfant, il a grandi sur le trottoir des villes En un faubourg lépreux, livide et convulsé, Où des hommes rageaient de se sentir serviles Toujours et prisonniers des vieux passés44. …

La poesia ci presenta le origini del tribuno, nato nei bassifondi della città. Egli, cresciuto sui marciapiedi di un quartiere povero, ha conosciuto la rabbia degli uomini nel sentirsi servi e

43Id., Les forces tumultueuses (1902), Mercure de France, Paris, 1924. 44 Ivi, p. 43.

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prigionieri del passato. Queste dunque sarebbero per Verhaeren le basi per occuparsi della cosa pubblica e aiutare i cittadini.

Di tutt’altro tenore è la poesia dedicata alla figura del banchiere:

Le banquier […]

Oh l’or ! son or qu’il sème au loin, qu’il multiple, Là-bas, dans les villes de la folie,

Là-bas, dans les hameaux calmes et doux, Dans l’air et la lumière et la splendeur, partout !

[…]

Il ignore ce qu’il possède Et si son morceau d’or excède,

Par sa hauteur, les tours et les beffrois45 ; …

L’oro costituisce l’elemento indispensabile al banchiere. Esso apre la poesia e il richiamo al materiale prezioso è costante lungo tutto il testo. Il banchiere opera in città, dove può ottenere il maggior profitto, ma anche nei villaggi, calmi e dolci. Se per l’ambiente cittadino si ricorre al richiamo alla follia, per quello paesano si riportano alla mente gli elementi della natura: l’aria, la luce e lo splendore. Il giudizio è dunque senza pietà nei confronti delle città. Gli ultimi versi citati portano all’attenzione un altro aspetto legato al lavoro del banchiere: quello dell’accumulo delle ricchezze. Un accumulo tanto grande che egli stesso non ne conosce la precisa entità e il cui volume in altezza supererebbe le torri e il beffroi: immagine forte per definire, attraverso il ricorso all’iperbole, la smisuratezza della cupidigia umana.

All’interno della raccolta vi è una lunga poesia che ha per titolo «Les villes»; in essa sono contenuti diversi spunti sull’immagine che la città assume nelle opere di Verhaeren. Si fa riferimento al suo spirito vitale e soprattutto alla sua storia:

Oh ces villes, par l’or putride, envenimées !

197 Clameurs de pierre et vols et gestes de fumées, Dômes et tours d’orgueil et colonnes debout Dans l’espace qui vibre et le travail qui bout, En aimas-tu l’effroi et les affres profondes O toi, le voyageur

Qui t’en allais triste et songeur,

Par les gares de feu qui ceinturent le monde ? Cahots et bonds de trains par au-dessus des monts ! L’intime et sourd tocsin qui enfiévrait ton âme Battait aussi dans ces villes, le soir ; leur flamme Rouge et myriadaire [sic] illuminait ton front, Leur aboi noir, leur cri vengeur, leur han fécond Etaient l’aboi, le cri, le han de ton cœur même ; Ton être entier était tordu en leur blasphème, Ta volonté jetée en proie à leur torrent

Et vous vous maudissez tout en vous adorant46. …

Lo sguardo si posa spietato sulle città avvelenate dall’oro. Vi è poi l’enumerazione di aspetti architettonici e sociali che danno il senso di pienezza e caos. Ma vi è una novità in questa poesia: il narratore si rivolge a un ipotetico viaggiatore impaurito e allo stesso tempo affascinato dalle città in cui viaggia. Il viaggiatore, triste e sognatore, richiama alla mente il

flâneur baudelairiano, solitario osservatore della folla che non placa la sua solitudine. Ben

presto ci si rende conto di quanto la vita del viaggiatore sia intimamente connessa a quella della città. Verhaeren afferma che la tossina che infiammava la sua anima era la stessa che batteva in queste città, e la sua fiamma illumina la fronte del viaggiatore. I loro latrati, le loro grida e i loro lamenti si fondono in un unico soltanto: quelli della città battono nel cuore del viaggiatore.

Oh leur élans, leurs chocs, leurs blasphèmes, leurs crimes Et leurs meurtres plantés dans le torse des lois !

46 Ivi, pp. 75-76.

198 Le cœur de leur bourdons, le front de leurs beffrois Ont oublié le nombre exact de leurs victimes ; Le siècle et son horreur se condensent en elles, Mais leur âme contient la minute éternelle

Qui date, au long des jours innombrables, le temps, D’âge en âge, l’histoire est fécondée

Sous l’afflux d’or de leurs idées ; Leur moelle et leur cerveau Se ravivent du sang nouveau

Qu’infuse au monde vieux l’espoir ou le génie. Elles illuminent l’audace et communient Avec l’espace et fascinent les horizons. Leur magnétisme est fort comme un poison. Tout front qui domine les autres,

Savant, penseur, poète, apôtre,

Mêle sa flamme à la lueur de leurs brasiers Elles dressent vers l’inconnu les escaliers Par où monte l’orgueil des recherches humaines

Et broient sous leurs pieds clairs, l’erreur qui tend ses chaînes De l’univers à l’homme, et des hommes à Dieu47

.

La profondità storica delle città viene introdotta dal seguito della poesia riportata nel passaggio appena citato. Gli slanci, le ingiurie, i crimini e gli assassinii commessi in nome della legge hanno provocato delle vittime che né il cuore della città, qui rappresentato dalle campane, né la sua fronte, rappresentata dalla torre del beffroi, possono contare. Il secolo e il suo orrore si condensano in esse, ma la sua anima detiene il tempo stesso: l’eternità dunque. Il tempo è il grande alleato delle città, esse accumulano in maniera feconda il flusso delle idee attraverso la linfa vitale degli uomini che le abitano. Esse infondono al vecchio mondo speranza e genio, comunicano con lo spazio e affascinano gli orizzonti. Hanno la capacità di volgersi verso l’esterno, così come di attrarre a sé in maniera forte e decisa. Secondo Verhaeren il loro magnetismo è forte come un veleno.

47 Ivi, pp. 76-77.

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Al suo cospetto risiedono le menti più brillanti, che alimentano la loro fiamma della conoscenza alla brace dei suoi bracieri. Esse sono uno stimolo continuo verso il miglioramento e il progresso e costituiscono il punto di raccordo tra l’universo, l’uomo e Dio. Da questi versi emerge l’immagine di una città vitale e catalizzatrice di idee e di progresso. La poetica di Verhaeren si conferma dunque, ancora una volta, legata indissolubilmente alla città.

Continuiamo con l’analisi dei versi seguenti:

Avez-vous vu, le soir, leurs couronnes de feu, Temples de verre et d’or assis sur les collines, D’où se braquent vers les étoiles sibyllines, Les monstrueux regards des lentilles d’airain ? Et puis, en des quartiers silencieux, soudain, Avez-vous visité les hauts laboratoires, Où l’on poursuit, de calcul en calcul, De chaînon en chaînon, de recul en recul, A travers l’infini, la vie oscillatoire ?

L’homme qui juge, pense et veut, S’y contrôle et s’y mesure soi-même. Tous les secrets, tous les problèmes, Depuis cent ans, y sont l’enjeu D’une lutte géante avec la destinée. Combats méticuleux et science acharnée ! L’énigme est là dont on cherche les yeux

Et qu’on frôle toujours, comme une bête hagarde, Pour épier l’instant prodigieux,

Où, tout à coup, ces yeux vaincus se dardent, Refoulant l’ombre et dévoilant la vérité.

Alors, les vents, les flots, la nuit, les cieux, les astres, Les ponts massant sous eux, les blocs de leurs pilastres, Les basaltes du port, les murs de la cité

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Qu’ils ne trembleraient pas d’un plus profond bonheur Que l’âme ardente du chercheur,

Sur sa conquête suspendue48 !

Punto focale di questi versi è l’uomo in preda alla ricerca della soluzione della lotta che lo contrappone al caso. Egli parte dalla città per indagare il mondo e scoprire come sfuggire alla sorte attraverso la scienza. Quando la verità verrà scoperta gli elementi della natura e quelli cittadini gioiranno insieme all’anima del ricercatore. Questa visione panteistica e teleologica dell’universo, in cui tutto occupa un posto preciso e per una ben precisa ragione che deve soltanto essere còlta, è il fondamento del positivismo di Verhaeren. Egli si affida al progresso perché è a partire dalla fiducia dell’uomo nel migliorare la propria vita che egli può finalmente porre fine alla sua ricerca49.

Quelque chose du monde est tout à coup changé. Par ce jaillissement brutal hors des ténèbres ; Il n’importe qu’on nie ou qu’on célèbre L’homme dont le génie a saccagé

Les mystères barrés par des portes hostiles, Sa force est résorbée en la force des villes Et leur énorme vie en est encor grandie !

Ainsi, de laps en laps, ceux qui pensent dédient A l’avenir humain l’ardeur de leur cerveau ; Et tandis qu’ils vivent pour des pensers nouveaux, D’autres qui travaillent pour les foules – se lèvent.

Ceux-ci sont les ardents et les martyrs du rêve Qu’ils entrevoient, là-bas, par des jardins de sang, Marcher, pour aboutir au seuil resplendissant Des temps, où la justice aura dompté les hommes. L’erreur a promulgué des lois, noirs axiomes, Qu’on doit ronger sans cesse, en attendant le jour De les casser à coups d’émeute ou de révolte ;

48 Ivi, pp. 77-78.