IL PROBLEMA DELL'EDUCAZIONE NEL RAPPORTO CON L'ALTRO
2.1 Le relazioni di potere nella dinamica dell'apprendimento
L'autonomia nella dinamica dell'apprendimento è intesa essere l'autonomia nella relazione tra i soggetti che ne fanno parte; tale apprendimento è concepito nei termini della storia del mutamento della relazione tra chi apprende e chi insegna. Citando Foucault possiamo parlare di due distinzioni, una tra la liberazione e le pratiche di libertà e una tra stati di dominio e le relazioni di potere.
Ogni processo di liberazione che esaurisca in sé tutte le pratiche di libertà finisce con il trasformare le relazioni di potere in stati di dominio.
Non è detto infatti che a un processo di liberazione si accompagni necessariamente il raggiungimento dell'autonomia, anche se i processi di liberazione sono la condizione necessaria perché questo accada.
“ Secondo Foucault le relazioni di potere si trasformano in stati di dominio quando si cristallizzano diventando immobili, quando cioè coloro che vi partecipano non si modificano. Se quindi le relazioni di potere tendono a mantenere rigide le gerarchie e le dissimetrie esistenti fra coloro che vi partecipano oppure i partecipanti usano tutti i mezzi fisici e simbolici per conservare la loro posizione entro il sistema di relazione dato, allora esse si trasformano in stati di dominio ”.4
I rapporti tra genitori e figli, ad esempio, sono relazioni di potere basate su gerarchie ma diventano stati di dominio quando non si modificano e si tende a
4 Iacono A. M., La sfida della complessità: autonomia, relazione, apprendimento, in Cambi F., Galanti M. A., Iacono A. M., Pfanner P, Apprendimento, autonomia, complessità, cit., p. 70.
conservare il rapporto così com'è nel corso del tempo.
Il potere consiste nella possibilità di conservare queste gerarchie producendo così degli effetti sui soggetti coinvolti (nel nostro caso sui figli) che si definiscono in base a questi nuovi stati di dominio in cui si trovano a sottostare.
Il pericolo di questa cristallizzazione viene fuori quando si sposta la comunicazione e la finalità di essa.
Questo accade quando, ad esempio, il “comando” dato dai genitori al bambino di rimettere a posto i giocattoli non ha l'obiettivo di insegnare al figlio un senso d'ordine ma nasconde piuttosto la necessità di vedere confermato il proprio potere sul figlio, fino a far sentire a quest'ultimo l'obbedienza come bisogno e senso di sicurezza.
Il confine fra relazioni di potere e stati di dominio è dunque molto sottile poiché gli stati di dominio incombono sempre sulle relazioni di potere; potere e sapere sono intimamente congiunti fra loro, i saperi sono relegati dentro le operazioni di potere.
“ Il potere non ha portatori […]. I soggetti stessi sono costituiti, sagomati da meccanismi di potere. Il potere transita, circola nei soggetti […] ”.5
Il potere diventa impercettibile e invisibile, assumendo le sembianze di una guida. Una relazione di potere infatti è caratterizzata dalla peculiarità di condurre il soggetto che subisce questa dinamica, di governarlo nel corso della sua esistenza. Individuando il pericolo della presenza di stati di dominio nelle relazioni di potere
5 Mariani A., Foucault: per una genealogia dell'educazione. Modello teorico e dispositivi di
si può essere in grado di uscire dallo stato di minorità Kantianamente inteso e acquisire la totale autonomia nelle relazioni con l'altro.
Secondo La Repubblica di Platone, invece, l'apprendimento è una manipolazione operata su una psiche plastica quale quella infantile. Tale manipolazione è finalizzata a trasformare i valori in abitudini, a produrre cioè un'interiorizzazione delle credenze condivise, a indurre la cosiddetta naturalizzazione.
Dal punto di vista pedagogico quindi la preoccupazione maggiore consiste nel trasmettere valori adeguati. L'apprendimento però si consolida non solo tramite la trasmissione di valori, come Platone suggerisce, ma anche e soprattutto grazie al coinvolgimento consapevole: il bambino, o comunque colui che sta apprendendo deve sentirsi parte attiva di questo processo, tramite il quale arriverà alla conoscenza, che non può prescindere quindi dalla consapevolezza.
2.1.1 L'autorità che crea dipendenza
Si è detto che l'autonomia nella dinamica dell'apprendimento è intesa essere l'autonomia nella relazione tra i soggetti che ne fanno parte: l'apprendimento dunque implica che chi apprende può e deve essere autonomo. Tutto, quindi, dipende dalla relazione che viene a stabilirsi tra colui che detiene il “potere” del sapere e colui che dal detentore di questo potere è condotto.6
Se colui che in questa relazione si trova a indirizzare l'altro trasforma la relazione di apprendimento, che possiamo comunque considerare come una relazione di potere, in uno stato di dominio, il rapporto tra autonomia e apprendimento diventa immobile e i ruoli giocati da coloro che ne fanno parte non possono più mutare. Lo stato di dominio, infatti, è una condizione in cui chi indirizza l'altro si rende insostituibile e colui che viene guidato non può più fare a meno di questa presenza, diventandone alla fine dipendente.
L'apprendimento pertanto non è possibile senza considerare le forme di relazione che si creano; inoltre l'apprendimento implica in colui che apprende la capacità di saper modificare l'apprendimento stesso, e per avere questa capacità è necessario acquisire senso critico e autonomia individuale. Tutto questo si può ottenere solo se si fuoriesce dall'autorità e dal potere dell'altro.
Molto spesso si crea la dipendenza dall'autorità dell'altro poiché lo stesso singolo individuo concede il potere a colui che ne diventerà poi il detentore: si origina una relazione nella quale uno dei membri che ne fa parte accorda, seppure in maniera latente, questa supremazia all'altro e la dipendenza che si genera è una forma di 6 Galanti M. A. (a cura di), In rapido volo con morbida voce. L'immaginazione come ponte tra
accomodamento per cui si preferisce la sottomissione alla libertà.
Questa sorta di dipendenza “voluta” può manifestarsi in diverse occasioni della vita di un individuo; accade ad esempio in ambito familiare, quando si preferisce sottostare all'autorità genitoriale piuttosto che creare un proprio nucleo autonomo. A volte infatti risulta difficoltoso il processo di emancipazione da vincoli di questi generi e si decide quindi di continuare a far parte di questa condizione di “sottomissione”.