• Non ci sono risultati.

Le vetrate delle navate laterali di S Croce

Nel documento La vetrata nella Toscana del Quattrocento (pagine 157-159)

IV. Sviluppi

3. Le vetrate delle navate laterali di S Croce

Negli anni del cantiere della Cattedrale si svolse anche la vetratura delle finestre delle navate laterali di S. Croce (tav. C.1-C.8). I lavori cominciarono probabilmente nei primi decenni del secolo e durarono molti anni, per quasi un secolo: la finestratura si presenta infatti quasi come un miscuglio di stili diversi. Formulare un discorso sintetico su tutte le vetrate delle navate laterali di S. Croce è quindi difficile; in questo paragrafo si fornirà uno sguardo d’insieme e si esamineranno solo le vetrate realizzate nella prima fase, rimandando la discussione sulle altre finestre a paragrafi successivi45.

Ogni finestra delle navate laterali è composta da due coppie sovrapposte di luci rettangolari slanciate, sopra cui sono collocate due luci minori a sesto acuto e un oculo. In ognuna delle navate sono collocate cinque finestre, ma in quella più vicina alla facciata, in tutte e i due lati, sono inseriti semplici vetri bianchi. Nel seguito conteremo quindi le finestre sempre dalla facciata, tenendo conto soltanto di quelle a colori.

Le vetrate delle navate laterali – a differenza delle vetrate trecentesche collocate nel transetto e relativamente meglio conservate – si trovano in condizioni deplorevoli a causa dei rifacimenti46. I danni indotti dalle manipolazioni cominciarono molto presto,

probabilmente già nel Cinquecento, quando furono collocati gli enormi altari delle navate laterali, la cui sommità arrivava fino alla metà delle luci inferiori. Inoltre, sono osservabili qua e là anche rifacimenti condotti intorno al 1900, riconducibili alla mano di Ulisse De Matteis. Questi estensi rifacimenti hanno sostituito un considerevole numero di tessere vitree e hanno appesantito la pittura monocroma con ritocchi inappropriati. Dopo gli interventi restaurativi post-bellici della vetreria Tolleri, le vetrate non hanno ancora conosciuto alcuna operazione conservativa sostanziale. La

45 Per le vetrate delle navate laterali di S. Croce sono basilari gli interventi di Marchini

1968, pp. 73-78 (Marchini 1996, pp. 228-232); Marchini 1983, pp. 316-317. Per i pannelli ora conservati nel Museo della medesima chiesa v. Salmi 1961, e anche Becherucci 1983, p. 172.

46 Per i restauri in passato non esiste ancora una descrizione sistematica, ma sono

raccolte in Thompson 1999 (pp. 182-200) notizie relative alle vetrate trecentesche della medesima chiesa.

scarsa documentazione fotografica, la mancanza d’informazioni sistematiche relative ai passati restauri e, infine, la pessima visibilità delle opere in loco impediscono un esame stilistico dettagliato delle vetrate. A differenza delle vetrate della Cattedrale, inoltre, non sono disponibili carte archivistiche. L’osservazione delle vetrate di S. Croce, quindi, non può che essere approssimativa, limitandosi a riconoscere grosso modo i vari indirizzi stilistici.

Una delle prime finestre realizzate nelle navate fu la terza sul lato sinistro (nord) (tav. C.3, fig. 67-68). Questa finestra si differenzia dalle altre non solo per lo stile pittorico più antico, come vedremo, ma anche negli elementi vetrari, come la bordura delle luci sinistre composte da angeli di colori alternati blu e rosso. Questa bordura fu utilizzata nella Cattedrale solo nella prima finestra collocata nella navata settentrionale (tav. A.3), eseguita nell’ultimo decennio del Trecento. Lo stile pittorico della finestra, come è accennato brevemente dal Marchini, rievoca quello di Mariotto di Nardo. Esso può essere più specificatamente paragonato con quello delle vetrate di S. Domenico di Perugia. Per i due santi i cui tratti fisionomici sono meglio conservati (S. Nicola da Bari rappresentato nella luce inferiore a destra e S. Giovanni Battista soprastante), non è difficile trovare una corrispondenza quasi letterale con i santi rappresentati nel finestrone perugino (fig. 69-70). Oltre alla rappresentazione delle figure quasi perfettamente corrispondente, i fini ornamenti nelle aureole sono simili, anche se più semplici nella finestra fiorentina; i tabernacoli a pianta esagonale con colonne tortili sono assimilabili a uno degli schemi architettonici utilizzati nel finestrone di S. Domenico (fig. 62), quel tipo che poi fu sviluppato nelle vetrate delle tribune della Cattedrale. È indubbio che la finestra di S. Croce sia stata realizzata con interventi di Mariotto di Nardo o almeno di un pittore a lui strettamente legato.

L’ipotesi del ruolo di Mariotto di Nardo nella realizzazione del finestrone di S. Domenico, suggerita non solo da esami stilistici ma anche dalla singolare presenza della sua firma, è ulteriormente corroborata dalla strettissima affinità tra le due opere vetrarie, eseguite una a Firenze e l’altra a Perugia. È in effetti poco probabile che il maestro vetraio perugino, Fra Bartolomeo di Pietro, sia coinvolto nell’esecuzione delle finestre fiorentine. La domanda di grande interesse e sicuramente cruciale, per rispondere alla quale purtroppo non possiamo formulare una tesi del tutto persuasiva, è se la finestra fiorentina fosse precedente all’esperienza di Mariotto di Nardo a Perugia. In base alla risposta a questa domanda potremmo delineare due storie completamente diverse del rapporto tra queste due zone negli primi decenni del Quattrocento, in particolare riguardo alla fortuna della tipologia dei santi in tabernacoli, che tipicamente include un oggetto architettonico a pianta esagonale. Mariotto di Nardo portò con sé a

Firenze l’essenza dell’arte vetraria perugina che egli aveva appreso durante la collaborazione con il maestro perugino, oppure, al contrario, il pittore insegnò questa formula al maestro vetraio umbro? Non è necessario presupporre, tuttavia, una mera relazione unilaterale: questo fenomeno va piuttosto inquadrato in un ambiente culturale più ampio, come abbiamo già accennato nel paragrafo precedente, proponendone paragoni con esempi della scultura e architettura della chiesa di Orsanmichele. Quel che effettivamente accadde, si situa probabilmente in qualche punto tra le due soluzioni estreme di cui sopra.

Consideriamo velocemente altre finestre. Furono eseguite forse più tardi, ma non di molto, la terza e la quarta finestra a destra e la prima a sinistra (tav. C.1, C.7-C.8) Il portamento delle figure, che si presentano per lo più in una posizione di tre quarti è più libero e mobile di quello visibile della finestra ascrivibile a Mariotto di Nardo o al suo

entourage. Lo schema dell’architettura segue in linea di massima la prima finestra, ma con dettagli di gusto più aggiornato come le colonne scanalata, preferite a quelle tortili utilizzate nella finestra precedente. Queste finestre sono forse coeve a quelle nelle tribune della Cattedrale, realizzate sotto il coordinamento del Ghiberti (tav. A.8-A.13). I due santi guerrieri sono infatti paragonabili a quelli della finestra nella seconda cappella a sinistra della tribuna est della Cattedrale (fig. 71-72).

Altre finestre furono eseguite ancora più tardi: la quarta finestra a sinistra e la prima a destra sono databili alla seconda metà del Quattrocento (tav. C.4-C.5); la seconda a destra e quella di fronte sul lato opposto risalgono invece al 1500 circa (tav. C.2, C.6). Di queste quattro finestre discuteremo nei paragrafi successivi.

Nel documento La vetrata nella Toscana del Quattrocento (pagine 157-159)