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Le zone umide come parte integrante dell’ambiente fi ume

EFFETTI DELLA FORESTAZIONE

2.5 Il fi ume come corridoio fl uviale

2.5.4 Le zone umide come parte integrante dell’ambiente fi ume

L’ambiente ripario comprende gli ecotoni nei quali il suolo e il suo tasso di umidità sono infl uenzati dalla presenza del fi ume o del torrente.

In alcune circostanze questi ambienti assumono caratteristiche tali da costituire dei sistemi fi sicamente ed ecologicamente ben distinti, identifi cabili con il termine di zone umide riparie (wetlands perifl uviali).

Le zone umide sono ecosistemi articolati e idrologicamente complessi che tendono a svilupparsi con un gradiente idraulico che varia dagli habitat terrestri a quelli specifi catamente acquatici. Esiste una vasta gamma di defi nizioni e di interpretazioni del termine zona umida e tale diversità rifl ette la diffi coltà di inglobare in un’unica categoria un insieme di ecosistemi eterogenei e peculiari che risultano dalla combinazione di fattori idrologici, fi sico-chimici e biologici.

Le zone umide sono caratterizzate da tre componenti principali (Fig. 2.43): • presenza di acqua affi orante in superfi cie (acqua bassa) o terreno saturo; • condizioni fi sico-chimiche del suolo distintive rispetto ai terreni

circostanti;

• presenza di comunità vegetali adattate alle condizioni di saturazione (idrofi te).

BIOTA

Vegetazione Fauna Microorganismi Fattori

geomorfologici Fattori climatici

IDROLOGIA

Battente idrico, Velocità del flusso Oscillazioni di livello... AMBIENTE FISICO-CHIMICO Suolo Chimismo... Wetlands

Fig. 2.43 Le tre componenti base della defi nizione di wetland: idrologia, ambiente fi sico-chi- mico e biota. Le linee in tratto pieno indicano le relazioni di effetto diretto, quelle tratteggiate indicano le relazioni di feed-back.

In termini generali le zone umide riparie si sviluppano ovunque un corso d’acqua causi, temporaneamente o periodicamente, l’inondazione di terreni limitrofi all’alveo o quando le divagazioni dell’asta fl uviale creano situazioni idrologicamente favorevoli (fl usso lento ed acque basse) alla colonizzazione da parte della vegetazione acquatica.

La bassa o bassissima velocità di fl usso dell’acqua e la presenza di vegetazione palustre rappresentano quindi le principali caratteristiche delle zone umide riparie che possono manifestarsi in forme anche molto diverse tra loro, in funzione delle caratteristiche del corso d’acqua al quale sono idraulicamente connesse. Si possono in tal senso riconoscere zone umide in alvei secondari, in meandri abbandonati o in anse profonde e tortuose di torrenti e piccoli fi umi; ma è possibile anche riconoscere zone umide nelle vaste aree inondabili di pianura, nei rami morti, nei delta o nelle paludi adiacenti a grandi fi umi. Le zone umide perifl uviali, caratterizzate dalla vicinanza di fi umi, devono la loro origine all’azione di modellamento del paesaggio esercitata dal corso d’acqua stesso, che in epoche passate ha divagato liberamente nella pianura. Mediante la formazione ed il rimaneggiamento di banchi di sedimenti e di isole alluvionali, nonché attraverso l’apertura di nuovi corsi e l’abbandono di bracci morti, si è giunti alla creazione di tratti umidi, lame, golene e zone paludose.

Alcune zone umide sono inondate dalle piene solo da acque calme di rigurgito idraulico, creato da strozzature (es. ponti) o dall’ostacolo al defl usso di un affl uente nell’asta principale in piena. Altre, invece, situate nella parte di piana alluvionale più vicina al corso d’acqua, possono avere acque calme per lunghi periodi di portate normali ma, in occasione di piene, essere direttamente esposte alla violenza della corrente (con i relativi apporti di tronchi e detriti minerali).

Le zone umide riparie sono sistemi aperti in grado di attivare grossi fl ussi di materia ed energia creando una connessione funzionale tra il fi ume e gli ecosistemi acquatici e terrestri adiacenti, sia in senso longitudinale (monte-valle) che trasversale.

Le zone umide perifl uviali, in quanto bassure della piana alluvionale, richiamano ed intercettano le acque meteoriche di dilavamento del territorio col loro carico di nutrienti e di inquinanti, che vengono intrappolati e, successivamente, processati. Un altro meccanismo che contribuisce ad incrementare i processi autodepurativi è quello che si svolge nella zona iporreica, dove le acque dalla zona umida fl uiscono lentamente verso il fi ume e subiscono, scorrendo tra gli interstizi dei sedimenti, un processo depurante. Le zone umide riparie svolgono perciò un ruolo “tampone” che abbatte e “ammortizza” i picchi di nutrienti ed inquinanti.

In occasione delle piene, la corrente “spazza” e “ripulisce” il substrato dell’alveo, impoverendo il fi ume di sostanza organica. Nella fase di ritiro dell’inondazione dalla piana alluvionale, tuttavia, le acque prendono in carico notevoli quantità di sostanza organica dalle zone umide (in massima parte costituita da frammenti vegetali in vari stadi di decomposizione), fornendo al fi ume un importante apporto che compensa l’impoverimento subito nella fase di crescita della piena stessa e favorisce la ripresa delle reti trofi che e il loro sostentamento.

Oltre a costituire importanti fasce tampone per i nutrienti e a garantire l’apporto di materia organica dopo le piene, le zone umide perifl uviali esplicano altre importanti funzioni ecologiche. Esse infatti sono stabilizzatrici del paesaggio e del clima, rappresentano aree di riparo, riproduzione e svezzamento per l’ittiofauna, rifugi per la fauna selvatica, rotte di transito per gli uccelli migratori ed altri animali, habitat essenziali per anfi bi, rettili ed alcuni mammiferi. Le zone umide riparie contribuiscono dunque alla diversità biologica e costituiscono un ricco pool genetico per la microevoluzione, nonché corridoi di collegamento tra diversi ecosistemi.

Dal punto di vista idraulico, le zone umide possono contribuire alla regolazione delle portate di piena e possono altresì rappresentare un meccanismo di sostegno alle portate di magra. Durante l’inondazione della

piana, infatti, immagazzinano notevoli quantità di acqua che, passata la piena, si infi ltra lentamente ricaricando la falda che, in seguito, alimenta il fi ume nei periodi di magra. In questi ambienti la falda freatica, le cui fl uttuazioni sono collegate al regime fl uviale, compensando il defi cit idrico dovuto alle minori precipitazioni estive, condiziona edafi camente la vegetazione e risulta essere il fattore ambientale di maggiore intensità.

Il destino delle zone umide è stato segnato dalle opere di regimazione idraulica che, rettifi cando l’alveo dei fi umi e bonifi cando le pianure alluvionali, ne hanno ridotto la presenza sul territorio nazionale. Sebbene in questi ultimi anni le zone umide siano state oggetto di un processo di valorizzazione da parte della comunità scientifi ca nazionale e internazionale, questo fenomeno non accenna a diminuire.

Le zone umide devono essere riconosciute come parte integrante del territorio e del reticolo idrografi co ed una loro gestione è fondamentale per contribuire al raggiungimento del buono stato ecologico ed ambientale dei corpi idrici ad esse connessi. Le numerose funzioni che le zone umide sono in grado di esplicare sono strategiche per pianifi care e realizzare interventi di tutela e ripristino ambientale come ad esempio la realizzazione di fasce tampone, ecosistemi fi ltro contro l’inquinamento, zone di esondazione in grado di mitigare l’impatto delle piene e soprattutto zone di tutela della biodiversità animale e vegetale.

2.6 Approfondimenti sulle componenti biotiche dell’ecosistema fl uviale