EFFETTI DELLA FORESTAZIONE
2.5 Il fi ume come corridoio fl uviale
2.5.2 La successione vegetazionale
In una prospettiva trasversale la vegetazione riparia si sviluppa secondo modalità precise che sono infl uenzate principalmente dal regime delle portate.
Si noti che, quando si parla di vegetazione, l’attributo “ripario” non si riferisce alla posizione topografi ca delle formazioni, ma alla loro composizione, data da specie riparie, ovvero adattate a insediarsi nel corridoio fl uviale; il termine di fascia perifl uviale ha, invece, un signifi cato topografi co e prescinde dalla composizione in specie (Fig. 2.42).
Fig. 2.42 Successione spaziale delle associazioni vegetali lungo la dimensione trasversale di un corso d’acqua (da Maridet, 1995).
Procedendo dall’ambiente acquatico a quello terrestre, la prima fascia vegetata che si incontra è quella di greto, all’interno dell’alveo di morbida, solitamente colonizzato da specie erbacee pioniere, spesso annue, che costituiscono popolamenti e cenosi a erbacee pioniere di greto. In tale ambito possono insediarsi solo popolamenti paucispecifi ci di specie adattate a tollerare il frequente rimaneggiamento operato dalla corrente, che non consente la strutturazione di una vera e propria cenosi.
È solo nella fascia perifl uviale, a partire dal limite esterno dell’alveo di morbida, che l’azione del corso d’acqua diviene più moderata permettendo così la costituzione di formazioni vegetali strutturate.
Dal limite esterno dell’alveo di morbida (dunque nell’alveo di piena) si possono insediare formazioni legnose arbustive riparie, prevalentemente a dominanza di salici e ontani.
In questa fascia perifl uviale, laddove la morfologia del suolo (bassure), la frequenza delle inondazioni e il livello della falda determinano un costan- te ristagno idrico (soprattutto in corrispondenza di substrati a granulometria fi ne), così come in porzioni lentiche del corso d’acqua, si insediano formazio- ni a dominanza di elofi te ed anfi fi te.
A partire dal tratto pedemontano, la morfologia naturale dei corsi d’ac- qua è caratterizzata dalla presenza di una piana alluvionale ben sviluppata, con porzioni lentiche (lanche, bracci morti, rami secondari, ecc.), in cui si sviluppano popolamenti e cenosi acquatiche a idrofi te, spesso contigui a for- mazioni ad anfi fi te e/o elofi te.
La stessa presenza di formazioni ad idrofi te, elofi te e/o anfi fi te consente di individuare facilmente le zone umide fl uviali, ossia, gli ambiti (perennemente o saltuariamente) inondati o a suolo idromorfo per la presenza della falda affi orante.
Esternamente alla fascia ad arbusteti e/o alle formazioni ad elofi te, laddove l’infl uenza del corso d’acqua è, in prima approssimazione, limitata alla presenza della falda, si insediano le formazioni arboree riparie: le specie arboree (salici, ontani, pioppi, frassini, olmi) che le costituiscono sono comunque in grado di tollerare, seppur in modo diverso, anossia radicale e periodi di sommersione.
Esse rappresentano le formazioni più mature delle serie dinamiche di vegetazione in ambito fl uviale.
Le tipologie di formazione descritte, nel caso di fi umi di dimensioni medio grandi, si compenetrano le une con le altre, anche sovrapponendosi spazialmente (come nei boschi ripari inondati, con formazioni erbacee igrofi le nel sottobosco), in modelli di successione complessi (più semplifi cati nel caso di piccoli corsi d’acqua).
Spesso, negli ambiti perifl uviali, a causa dell’uso antropico di porzioni di territorio anche molto prossime al fi ume, si ha estrema banalizzazione della vegetazione riparia con forte riduzione in termini di complessità strutturale delle successioni riparie. Frequentemente si viene a determinare la totale assenza delle formazioni riparie o una forte semplifi cazione della loro strutturazione in cenosi a sviluppo parallelo lungo il corso d’acqua.
Nelle immediate vicinanze del corso d’acqua possono quindi trovarsi formazioni non riparie, quali formazioni secondarie a dominanza di specie esotiche o comunque sinantropiche o, persino, coltivazioni ed insediamenti. Così, spesso, le formazioni arboree riparie sono sostituite da robinieti, da arbusteti che presentano pesanti ingressioni di specie esotiche, da formazioni erbacee a dominanza di nitrofi le, sinantropiche ed esotiche.
Frequentemente sono del tutto assenti le formazioni arboree riparie, poiché si localizzano in ambiti fl uviali fi siologicamente poco rimaneggiati dal corso d’acqua e, quindi, più interessanti dal punto di vista dell’uso antropico.
Altrettanto spesso mancano, anche nei tratti planiziali, le porzioni lentiche quali lanche, bracci secondari, ecc., scomparse a seguito delle bonifi che o degli imponenti interventi di rettifi ca degli alvei e banalizzazione della morfologia del terreno, con grave compromissione del complesso delle caratteristiche ecosistemiche dei fi umi.
Le formazioni riparie che più spesso si rinvengono lungo i corsi d’acqua italiani sono gli arbusteti: in larga misura ciò è dovuto non solo al forte carattere pioniero di queste formazioni, ma anche alla loro localizzazione in ambiti di scarso interesse dal punto di vista dello sfruttamento antropico (alveo di piena) perché rimaneggiati con relativa frequenza dal corso d’acqua.
Data la forte antropizzazione del territorio, specie in pianura, le formazioni riparie sono spesso ridotte a bordure igrofi le larghe pochi metri.
Lungo i corsi d’acqua, sino ai 1000 m di quota, è diffusa la presenza di specie esotiche che, avendo comportamento pioniero, tendono a colonizzare gli ambiti perifl uviali, sino a costituire popolamenti spesso monospecifi ci che rendono problematica l’evoluzione della vegetazione verso formazioni riparie.
In ambiente montano, la forte semplifi cazione del complesso delle formazioni riparie non è imputabile ad alterazione antropica del corridoio fl uviale ma è, piuttosto, determinata dalle caratteristiche morfologiche.
A causa dell’acclività dei versanti l’infl uenza che il corso d’acqua esercita sul territorio circostante è fi siologicamente limitata e spesso l’unica formazione riparia presente è costituita da una stretta fascia di salici arbustivi.
Si tratta, quindi, di una semplifi cazione strutturale del tutto naturale, ma che determina comunque una limitata funzionalità. Non a caso, nei tratti montani, i corsi d’acqua presentano maggior fragilità e minor resilienza rispetto ai tratti pedemontani o di pianura.
La massima funzionalità si riscontra in ambiti fl uviali caratterizzati dalla presenza di più tipologie vegetazionali insediate secondo modelli strutturali complessi, in funzione di gradienti ecologici legati al corso d’acqua.
È importante non confondere le formazioni della fascia perifl uviale con semplici lembi di vegetazione arborea o arbustiva o erbacea, in aggruppa- menti scarsamente o non strutturati.
Si defi nisce come formazione una comunità di organismi vegetali ap- partenenti a diverse specie associati secondo modalità proprie, che costitui- sce un’entità omogenea dal punto di vista fi sionomico e, secondariamente, strutturale. Ciascuna formazione ha caratteristiche tali da consentirne l’in- dividuazione, quale entità riconoscibile per omogeneità intrinseca, rispetto alle formazioni contigue da cui si differenzia. Vi sono poi delle “soglie” di complessità fi sionomica e strutturale correlabili a “soglie” di estensione e copertura, al di sotto delle quali non è possibile parlare di formazione. Ciò determina quindi la necessità di individuare estensioni minime e caratteri- stiche strutturali tipiche diverse per gruppi di formazioni.
Ne consegue, ad esempio, che un fi lare arboreo o una striscia arborata di ampiezza inferiore a 10 m (corrispondente al massimo ad un doppio fi lare di alberi) non sono formazioni e non devono pertanto essere valutati come tali.
La presenza di arginature, che determina l’individuazione di una fascia perifl uviale secondaria, interrompendo la permeabilità ai fl ussi tra alveo e territorio circostante, provoca una forte riduzione della funzionalità ecologica delle formazioni vegetali presenti che, peraltro, in tali situazioni si presentano di norma con struttura e composizione alterata, tali che molto diffi cilmente possono garantire funzionalità ottimale.