• Non ci sono risultati.

4.3 – Letteratura esistente

La presente analisi prende spunto dalla abbondante letteratura presente in tema di disclosure sugli strumenti finanziari di copertura. Il contributo di Taylor, Tower e Neilson258 si concentra nel valutare se vi sia un incremento di disclosure a seguito dell’introduzione degli IFRS, verificando che esso si è manifestato sia per quanto riguarda l’informativa obbligatoria che quella discrezionale.

Nel medesimo filone si collocano i contributi di Aisbitt259 che individua negli strumenti finanziari e nell’hedge accounting alcuni degli elementi di maggiore problematicità nella transizione agli IFRS, e di Conti e Mauri260 che valutano questa transizione in maniera positiva nel conferire una maggiore possibilità di valutare la qualità dei risultati economici ottenuti dalle entità; Bischof261 valuta poi positivamente l’adozione dell’IFRS 7 in relazione all’aumento della qualità della disclosure anche nei bilanci bancari dell’Unione Europea.

I contributi di Taylor, Richardson, Tower e Hancock262, di Hassan, Percy e Stewart263 e di Birt, Rankin, e Song264 analizzano invece il livello di disclosure fornito dalle entità in un campione di imprese estrattive australiane, e riconoscono alle imprese di maggiori dimensioni un più elevato indice di disclosure rispetto a quelle minori; questo anche a causa del maggiore rischio

258

Taylor G., Tower G., Neilson J., (2010), “Corporate communication of financial risk”, Accounting and Finance, pag. 23.

259

Aisbitt S., (2010), “Assessing the effect of the transition to IFRS on Equity: The case of FTSE 100”, Accounting in Europe, pp. 117 – 133.

260 Conti C., Mauri A., (2008) “Corporate financial risk management: Governance and disclosure post IFRS

7”, The Icfai University Journal of Financial Risk Management, vol. 5, no 2, pp. 20 – 27.

261

Bischof J., (2009), “The effect of IFRS adoption on bank disclosure in Europe”, Accounting in Europe, vol. 6, pp. 167 – 194.

262

Taylor G., Richardson G., Tower G. Hancock P., (2012), “The determinants of reserves disclosure in the extractive industries: Evidence from Australian firms”, Accounting and Finance, vol. 52, pp. 373 – 402.

263 Hassan M., Percy M., Stewart J., (2006), “The transparency of derivative disclosures by Australian

firms in the extractive industries”, Corporate Governance and Control, vol. 4, pp. 257 – 270.

264

Birt J., Rankin M., Song C., (2013), “Derivative use and financial instrument disclosure in the extractive industry”, Accounting and Finance, pp- 55 – 83.

108 correlato ad un più elevato indice di leva finanziaria utilizzata, e dal fatto che la revisione dei relativi bilanci sia stata affidata ad una delle big four della revisione265.

Sempre sul tema del contributo fornito dalle società di revisione nella verifica della disclosure sugli strumenti finanziari di copertura è il lavoro di Gniewosz, Fargher e Simnett266, che riepilogano, e nel contempo testano, i metodi utilizzati dalle più importanti società di revisione nell’accertare la veridicità della disclosure fornita dalle entità.

Diversi sono inoltre i lavori in cui viene analizzato l’impatto che l’obbligatorietà e la qualità della disclosure richiesta ha sulle decisioni intraprese dal management; si citano in questo caso i contributi di Beyer e Guttman267, Bushman, Cheng, Engel e Smith268, e Choi, Mao e Upadhyay269, che nel complesso (anche se le opinioni in questo caso non sono unanimi270) determinano che, all’aumentare della disclosure richiesta dal regulator, diminuiscano i comportamenti opportunistici del management nei confronti degli altri stakeholders. Il

management avrebbe altrimenti una maggiore propensione alla non divulgazione delle

informazioni (in questo caso si fa riferimento al lavoro di Marshall e Weetman271).

Ulteriore filone è quello delle analisi empiriche di disclosure effettuate con l’intenzione di verificare la rispondenza della disclosure fornita dalle entità rispetto alle richieste poste dalla normativa. Si può a questo proposito citare in primo luogo il lavoro di Ali, Ahmed e Henry272, che valuta il livello di compliance di un campione di aziende quotate nei mercati dell’Asia meridionale, riscontrando una migliore disclosure nelle aziende multinazionali rispetto a quelle

265

Si tratta delle società di revisione Deloitte, Ernst&Young, KPMG e PricewhaterhouseCoopers. 266

Gniewosz G., Fargher N., Simnett R., (2001), “Auditor’s assessment of Hedge Effectiveness”, International Journal of Auditing, pp. 3 – 19.

267

Beyer A., Guttman I., (2010), “Voluntary disclosure, Manipulation, and Real Effects”, Journal of Accounting Research, dicembre 2012, vol 50, pp. 1141 – 1178.

268 Bushman R., Cheng Q., Engel E., Smith A., (2003), “Financial accounting information, organizational

complexity and corporate governance systems”, Journal of Accounting and Economics, vol. 37, pp. 167 – 201.

269

Choi J., Mao C., Upadhyay A., (2013), “Corporate risk management under information asymmetry”, Journal of Business Finance & Accounting, vol. 40, pp. 239 – 271.

270

Sapra H., (2001), “Do mandatory hedge disclosures discourage or encourage excessive speculation?”, Journal of Accounting Research, vol. 40, pp. 933 – 964.

271 Marshall A., Weetman P., (2007), “Modelling transparency in disclosure: The case of foreign exchange

risk management”, Journal of Business Finance & Accounting, giugno 2007, pp. 705 – 739. Il citato lavoro esamina come nel mercato britannico e statunitense i manager avrebbero una bassa propensione alla diffusione delle informazioni qualora non vi fossero imposizioni normative a riguardo. Nel caso dei manager operanti nel mercato britannico ciò è dovuto alla percepita necessità di poter adattare il quantitativo di informazioni a seconda della domanda degli investitori; per i manager operanti nel mercato statunitense è più percepito invece il timore di fornire troppe informazioni alla concorrenza, per tale motivo sceglierebbero un approccio con minore disclosure.

272

Ali M., Ahmed K.,Henry D., (2004), “Disclosure compliance with national accounting standards by listed companies in south Asia”, Accounting and Business Research, vol. 34, pp. 183 - 199.

109 nazionali; in secondo luogo è possibile citare il lavoro di Chung, Kim, Kim e Yoo273 che distingue l’aumento quantitativo della disclosure dall’aumento qualitativo, focalizzando l’attenzione sul fatto che un mero aumento quantitativo delle informazioni non accompagnato da una maggiore qualità delle stesse corre il rischio di aumentare il “rumore” e quindi l’informazione non rilevante, e rendere al contempo maggiormente difficoltosa l’interpretazione delle informazioni rilevanti.

Infine sempre nel medesimo filone si può citare il lavoro di Bonetti, Mattei e Palmucci274, che analizza il contributo informativo fornito dall’IFRS 7 in un campione di aziende italiane, andando a determinare la correlazione tra le informazioni fornite dell’entità in materia di rischi finanziari, con i volumi di scambio delle azioni all’annuncio di nuove informazioni; il risultato è che anche in questo caso la maggiore disclosure richiesta dall’IFRS 7 permette di trasmettere una migliore informazione all’utilizzatore del bilancio, in modo tale che sia consentito effettuare una scelta informata in merito al rapporto rischio/rendimento per ciascuna entità. Combinando gli elementi rilevanti ricorrenti nei lavori sopra citati con lo scopo di questo elaborato, è stata individuata la possibilità di effettuare una analisi empirica qualitativa e quantitativa sulla compliance nella disclosure di un campione di entità italiane. La disclosure oggetto di analisi sarà quella relativa all’hedge accounting secondo i requisiti previsti dall’IFRS 7, sia dal punto di vista quantitativo, che dal punto di vista qualitativo.