L’utilizzo degli strumenti finanziari derivati nelle imprese sembra essere in costante crescita82 nonostante l’ancora recente crisi finanziaria abbia fatto sì che fossero spesso additati come i principali colpevoli del problema. L’ammontare complessivo di derivati over the counter ha raggiunto un totale nozionale di 632.579 miliardi di dollari statunitensi alla fine del 2012, in leggero calo rispetto al 2011 (647,777 miliardi di dollari) ma restando in ripresa rispetto al calo verificatosi nel 200883.
Tale tipo di strumento finanziario risulta inoltre essere sempre più spesso incorporato sia nelle operazioni di risk management intraprese dalle grandi corporations84, che nei prodotti finanziari offerti dalle banche alle piccole imprese.
Il risultato di ciò è un costante aumento della diffusione di questi strumenti a tutti i livelli di
business e quindi anche la conseguente diffusione dei rischi ad essi associati. Tra di essi uno dei
rischi da considerare è il rischio sistemico derivante dall’elevato livello di interconnessione raggiunto dal sistema finanziario attualmente esistente, rischio che molto spesso è sottovalutato nel senso che non risulta essere firm specific bensì interessare tutte quelle entità che hanno fatto uso di strumenti finanziari derivati con i più disparati fini85.
Anche se esistono opinioni contrarie86, c’è un generale consenso sul fatto che una informazione il più possibile trasparente in bilancio sia d’aiuto a migliorare la comprensibilità dei rischi incorporati in una determinata operazione87, e quindi la relativa gestione88. Più specificamente si ritiene che anche le regole di contabilizzazione degli strumenti finanziari
82
Peters S., Papa, V., (2011) “Hedge accounting proposal is not enough”, Financial Times.com. 83
Bank For International Settlements, (2013), “Statistical release: OTC derivatives statistics at end – December 2012”, Monetary and Economic department, maggio 2013.
http://www.bis.org/publ/otc_hy1305.pdf, visionato il 31 agosto 2013. 84
Hugen L., (2010), “When do accounting earnings matter more than economic earnings? Evidence from hedge accounting restatement”, Journal of Business Finance & Accounting, novembre/dicembre 2010, pp. 1027 – 1056. Tale lavoro inizia indicando come il 94% delle più grandi imprese al mondo utilizzi strumenti finanziari derivati.
85 Pounder B., (2009), “Accounting for Financial Instruments: Post – Crisis changes, part 1”, Financial
Reporting, dicembre 2009.
86
DeMarzo P., Duffie D., (1995), “Corporate incentives for hedging and hedge accounting”, The Review of financial Studies, Fall 1995, Vol.8, N.3, pp. 743 – 771. La tesi in questo caso espressa è che in presenza di full disclosure i manager siano meno incentivati a fare hedging poiché cosi diventerebbe impossibile attribuire eventuali risultati negativi della gestione ad elementi esogeni alla gestione. In caso contrario invece, senza full disclosure, l’unico elemento valutabile sarebbe il risultato finale, senza distinzione oggettiva tra variabile esogena ed interna. Ciò porterebbe quindi secondo gli autori ad un maggiore utilizzo dell’hedging quale strumento per ottenere un migliore risultato.
87
Buchanan A., (2012), “The accounting debate is useful – it makes people think”, Financial Times.com. 88 Peters S., Papa, V., (2013), “Disclosure about hedging must improve”, Financial Times.com.
31 derivati possano (e in alcuni casi debbano) avere un impatto sul metodo con cui le imprese intraprendono operazioni di risk management89.
In particolare è stato evidenziato in una ricerca internazionale, svolta da Lins, Servaes e Tamayo90, come il 42% delle imprese intervistate dichiari che variazioni nelle regole di contabilizzazione influiscano attivamente sulle politiche di risk management utilizzate dall’impresa.
Questo poiché si ritiene che i manager, nel prediligere una minore volatilità in termini di risultato di esercizio, saranno più incentivati ad adottare politiche di copertura qualora queste non generino ulteriore volatilità nel risultato dell’esercizio, ma che contribuiscano a ridurla91. Da qui risulta facilmente comprensibile l’impatto economico che potenzialmente può avere una disciplina di contabilizzazione più o meno orientata all’evidenziazione e alla comprensione del rischio.
Nello specifico, per quanto riguarda i singoli strumenti finanziari derivati (come già visto in precedenza), al fine di rendere quanto più trasparente possibile l’informazione, è stato scelto il metodo di contabilizzazione a fair value a conto economico. Tale metodo risulta essere il più “espressivo” dei valori a se stanti assunti dai singoli strumenti alla data di bilancio, poiché è quello più legato al valore di “immediata rivendibilità” dello strumento, ma in alcuni casi può risultare non coerente con l’utilizzo che le imprese ne fanno92.
Ritornando infatti al riscontro dell’aumento dell’utilizzo di questi strumenti, dal report pubblicato dall’”International Swaps and Derivatives Association”93 emerge che il 94% delle più grandi imprese al mondo utilizza gli strumenti derivati al fine di ridurre l’esposizione ai diversi rischi di mercato, e quindi come strumento di copertura.
89
Jopson B., (2005), “IASB derivative rules may muddy the waters”, Financial Times.com. 90
Lins K., Servaes H., Tamayo A., (2011), “Does fair value reporting affect risk management? International survey evidence”, Financial management, fall 2011, pp 525 – 551.
91
Chen W., Tan H., Wang E., (2011), “Fair Value Accounting and Manager’s hedging decision”, Journal of Accounting Research, Vol. 51, Con riferimento in particolare a quanto esplicitato nel parafrafo 2.1, “In other words, managers will engage in derivative transactions to manage their risk exposures when only the economic impact of hedging is presented to manager” […] “In contrast, when managers are also provided with information about the fair value accounting impact of hedging they are less likely to hedge the risk once the increased earnings volatility arising from fair value accounting for derivatives is highlighted”.
92
Glaum M., Klocker A., (2011), “Hedge Accounting and it’s influence on financial hedging: when the tail wags the dog”, Accounting and Business Research, Vol. 41, No 5, pp. 459 – 489.
93
Hugen L., (2010), “When do accounting earnings matter more than economic earnings? Evidence from hedge accounting restatement”, Journal of Business Finance & Accounting, novembre/dicembre 2010, pp. 1027 – 1056. Link alla fonte: http://www.isda.org/press/press042309der.pdf.
32 Proprio nel caso in cui lo strumento derivato venga usato come copertura è stata evidenziata la possibilità di potenziali effetti distorsivi94 dovuti alle diverse regole di contabilizzazione degli strumenti finanziari derivati rispetto a quelle previste per gli strumenti coperti95.
Questo perché, se lo strumento di copertura e lo strumento coperto vengono visti singolarmente, è possibile che la manifestazione dei relativi risultati in conto economico avvenga in esercizi diversi, con conseguente variabilità del risultato d’esercizio anche se dal punto di vista economico questi due strumenti sarebbero stati in grado di compensare le relative variazioni come richiesto da una efficace politica di gestione del rischio96.
Dall’altro lato però consentire una indiscriminata possibilità di compensazione delle posizioni porterebbe all’inutilità della classificazione degli strumenti finanziari secondo le categorie viste in precedenza, categorie che hanno come scopo principale quello di ottenere la migliore rappresentazione contabile per i singoli strumenti. Ciò riporterebbe la questione sull’effettiva trasparenza dell’informazione a bilancio, e quindi sulla gestione del rischio ad essa associato97. Coerentemente con la necessità di rendere quanto più trasparente possibile l’utilizzo di questi strumenti finanziari, e con la consapevolezza che eventuali distorsioni98 dovute a regole di contabilizzazioni non efficaci avrebbero potuto portare a conseguenze economiche significative99, lo IASB ha elaborato la disciplina sull’hedge accounting che, come anticipato, è contenuta nello IAS 39 e che sarà oggetto di evoluzione al momento della pubblicazione della sua versione aggiornata nell’IFRS 9100.
Questa disciplina prevede il riconoscimento delle relazioni che esistono (o che vengono attribuite dal management) tra due o più strumenti finanziari qualora lo scopo di queste sia ridurre il rischio associato allo strumento coperto tramite uno strumento di copertura101. Al fine di evitare i possibili abusi però sono stati previsti stringenti requisiti da rispettare prima di poterne usufruire.
94 Panaretou, A., Shackleton M., Taylor P., (2013), “Corporate Risk Management and Hedge Accounting”, Contemporary Accounting Research, Vol. 30, N.1, pp. 116 – 139.
95 Seow G., Tam K., (2002) “The usefulness of derivative-related accounting disclosures”, Review of
quantitative finance and accounting, vol. 18, pp. 273-291.
96
Pearson S., (2013), “Accounting rules help Petrobras report profit”, Financial Times.com. 97
Lindorff D., (2012), “Derivatives: Not Just Hedges”, Treasury and Risk, settembre 2012.
98 Glaum M., Klocker A., (2011), “Hedge Accounting and it’s influence on financial hedging: when the tail
wags the dog”, Accounting and Business Research, Vol. 41, No 5, pp. 459 – 489.
99
Chorafas D., (2010), “IFRS, Fair Value and Corporate Governance”, Cima Publishing, Pag. 83. 100 Aubert F., (2011), “The impact and importance of mandatory adoption of international financial
reporting standard in Europe”, Journal of International Financial Management Accounting, Vol 22, pp 1 - 26.
33 Tali requisiti però sono risultati essere così stringenti102 e complessi103 da richiedere numerose modifiche e integrazioni104 alla disciplina attualmente in vigore (quella contenuta nello IAS 39)105 fino appunto a richiederne una sostanziale rivisitazione nel momento della transizione all’IFRS 9. Nel prossimo capitolo verrà esaminata tale disciplina nel dettaglio.
102
Jopson B., (2005), “IASB derivative rules may muddy the waters”, Financial Times.com.
103 Herz R., (2013), “IASB’s effort to simplify Hedge Accounting”, Compliance Week, marzo 2013, pag 38 – 39.
104
Parker A., (2004), “Move to limit new derivatives standard”, Financial Times.com.
34