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La religiosità dei crociati non si manifesta unicamente con dimostrazioni di fervore, ma anche attraverso riti, canti e preghiere, in una quantità tale da rappresentare un elemento peculiare del ciclo della crociata. Ogni occasione sembra buona per pregare.

Questo rende ovviamente necessaria una presenza maggiore del clero nell’opera, vescovo di Mautran in testa, rispetto alle altre chansons de geste: senza di essi sarebbe impossibile officiare messe, organizzare processioni e preghiere di massa, sebbene nella

Jérusalem non sia raro trovare preghiere collettive dette senza l’ausilio di alcun chierico. Il

pellegrinaggio verso il Santo Sepolcro non può non essere accompagnato dai riti cristiani. Questo rappresenta un’altra peculiarità della Jérusalem: l’elemento liturgico non ha uno spazio così grande in altre chansons de geste francesi rispetto a quella che stiamo analizzando.

Vauchez nota bene che “Il cristiano del XII secolo, incapace di pensare e persino di concepire in astratto, realizza la sua esperienza religiosa innanzi tutto a livello di quei gesti e di quei riti che lo pongono in contatto con la sfera del soprannaturale. Il suo immenso desiderio del divino cerca soddisfazione in manifestazioni con una forte carica emotiva, il cui contenuto teologico rimane spesso assai debole.”337 E tra questi riti vi è appunto la liturgia, definita da

Pierre Bourdieu "un linguaggio ritualizzato che è interamente codificato (che consiste in gesti o parole) e la cui sequenza è interamente prevedibile").338

La Jérusalem, nel suo mettere l’accento sulle ritualità religiose, rispecchia quindi la fede comune, sebbene lo stesso Vauchez si ponga dei dubbi su quanto le preghiere delle chansons de

geste rispecchiassero espressioni consuete di pietà personale o, piuttosto, fossero semplici

elaborazioni letterarie.

Se non possiamo conoscere la frequenza e lo spirito con cui venivano recitate le preghiere dal laicato, c’è comunque da dire che la Jérusalem è fedele specchio di una realtà impregnata di spirito religioso.

Un saggio di M. Cecilia Gaposchkin, in effetti, focalizza l'attenzione sulle celebrazioni liturgiche che seguirono la conquista di Gerusalemme il 15 luglio 1099. Al calendario liturgico fu aggiunta formalmente la celebrazione della conquista della Città Santa probabilmente dal 1116.339 Tale fenomeno dimostra anche il grande impatto che la conquista di Gerusalemme

ebbe sulla società occidentale, data la rarità delle commemorazioni di un evento post-biblico o militare nella liturgia. La messa e gli uffici liturgici celebravano le conquiste dei crociati come la realizzazione storica delle profezie bibliche: la presa della Città Santa era messa in correlazione con la fine dell'esilio veterotestamentario e la Seconda Venuta. La celebrazione fu soppressa solamente dopo la caduta di Gerusalemme nel 1187, per poi tornare tra il 1229 e il 1244. Testi liturgici e paraliturgici furono composti soprattutto in Francia per commemorare la

337 Vauchez, La spiritualità dell’Occidente medievale, cit., p. 165.

338 Pierre Bourdieu, Questions de sociologie, Parigi, Éditions de Minuit, 1985, p. 101.

339M. Cecilia Gaposchkin, «The echoes of victory, liturgical and para-liturgical commemorations of the capture of

crociata e per esortare i cristiani a ulteriori battaglie.340 Inoltre dobbiamo notare anche la

presenza di letture liturgiche per celebrare il ritrovamento di reliquie della Vera Croce e per celebrare il Santo Sepolcro.341 In diverse chiese la celebrazione del Santo Sepolcro cadeva

proprio il 15 luglio, in onore degli eventi della prima crociata.342 L'inclusione della Liberazione

di Gerusalemme nei messali costituisce, secondo Gaposchkin, un'operazione sia di registrazione sia di interpretazione del fenomeno.343 Si tratta, quindi, di una dinamica simile a quella che ha

portato alla stesura della stessa Jérusalem.

Inoltre testi di commemorazione liturgica della Liberazione della Gerusalemme erano, in alcuni casi, trasmessi negli stessi manoscritti delle cronache della crociata.344

La combinazione, quindi, dell'elemento liturgico con quello narrativo, in relazione alla Prima Crociata, è un fenomeno, considerato ciò che è stato detto sopra, facilmente spiegabile. Questi inni liturgici relativi agli eventi del 1099 sopravvissero ben oltre la caduta di Gerusalemme.345 Potrebbero, quindi, aver esercitato la loro influenza anche sulla stesura della

Jérusalem.

Iniziamo la nostra disamina delle forme nelle quali si manifesta la fede dei crociati nella

Jérusalem proprio dalla preghiera. Essa è strettamente collegata con la sfera del pellegrinaggio:

la preghiera viene evocata nelle scene di pellegrinaggio presenti nella Jérusalem, oltre alle veglie che si tengono in momenti delicati della spedizione.

Il primo episodio di preghiera collettiva rilevante che troviamo nel testo, dopo la preghiera di Boemondo a Ramla, è quello che si compie con l’episodio di Monjoie, vale a dire l’arrivo del primo gruppo di crociati alla vista di Gerusalemme.

L’episodio si apre proprio con la messa e le litanie cantate dal clero.

Li vesque et li abé et li rice clergié Ont cantee la messe et Jhesu graciié,

Le sainte letanie et dite et verseillié. (vv. 915-917) Li vesque et li abé et li rices clergie

Ont cantee la messe et dit le litanie. (vv. 925-926)

La preghiera nella Jérusalem ha spesso una precisa funzione bellica: essa serve a invocare l’aiuto di Dio nelle situazioni più disperate. In questo paragrafo ci concentreremo, però, sull’analisi della preghiera come parte integrante della sfera del pellegrinaggio.

Sono l’efficacia della preghiera e soprattutto il destinatario a distinguere la preghiera cristiana da quella musulmana: quest’ultima segue un modus operandi molto simile a quello

340 Ivi, p. 239. 341Ivi, p. 241. 342 Ivi, p. 242. 343 Ivi, p. 243. 344 Ivi, p. 245. 345Ivi, p. 246.

cristiano, risultando però vana perché non diretta a Cristo.

Il nuovo eroismo della Jérusalem, ricalcato sul De laude novae militiae, prevede un’attenzione particolare rivolta alla preghiera e alle gesta liturgiche in generale rispetto alle altre chansons de geste. Conseguenza di ciò è la presenza del clero che viene citata in più punti dall’autore della Jérusalem, come ad esempio dopo l’episodio della Monjoie.

Et li rices barnages, euvesques et abés. (v. 1213)

Unicamente dalla figura del vescovo di Mautran dipendono le benedizioni. Durante l’assedio di Gerusalemme, il vescovo benedice più volte l’armata crociata.

Li vesques de Maltran lor fist beneïçon: «Amis, cil te garise qui soufri passion

Et qui de mort a vie suscita Lazeron». (vv. 1839-1841) Li vesques de Mautran a haut sa main levee,

De cel Segnor les saine qui fist ciel et rousee. (vv. 2014-2015) Li vesques de Mautran de sa main o l’anel

Les segna tos de Deu et de saint Danïel. (vv. 2044-2045) Li vesques de Maltran sa main amont leva,

De Damedeu les saine qui le mont estora (vv. 2146-2147)

La sequela di benedizioni si ripresenta prima del secondo assalto, ogni qual volta che viene disposta una schiera crociata, e prima dell’assalto finale alla Città Santa.

Li vesques de Mautran les conmence a segnier (v. 3045) Celst beneïst li vesques de Deu le tot poisant (v. 3070) Cels a saigniés li vesques de Deu le fil Marie (v. 3101) Cels a saigniés li vesques el non saint Simeon. (v. 3137) Cels a segniés li vesques de la vertu nomee (v. 3172) Cels a segniés li vesques de Deu l'esperital (v. 3224) Cels a segniés li vesques del Pere omnipotent (v. 3267) Li vesques de Mautran a nos gens beneïs,

E, infine, li benedice prima dello scontro a Ramla.

Li vesques de Mautran a Deu les conmanda,

Puis a levé sa main ses asaust et saina. (vv. 7927-7928) Li vesques les saina de Deu le fil Marie:

«Dex,» dist il, «sire pere, soiés lor en aïe!» (vv. 7963-7965) Li vesques de Mautran lor fist beneïçon. (v. 7997)

Li vesques de Mautran les a de Deu sacrés (v. 8023) Li vesques de Mautran, qui fu bons clers saçans,

De deu les beneïst qui sor tos est poissans. (vv. 8053-8054) Li vesques de Mautran les saina bonnement

Del glorious del ciel qui fist et mer et vent. (vv. 8089-8090)

Tra le gesta religiose guidate dal vescovo di Mautran vi è anche il sacramento dell’eucarestia, con cui l’ostia diventa corpo di Cristo.

Li vesques de Mautran dist le messe absolue. Cel jor devint l'oublee li chars Deu tote nue

qu'ele apertement fu braiement veüe (vv. 4989-4991)

L’altro dettaglio che l’autore cita della celebrazione eucaristica è il vestiario del vescovo: egli indossa una tonaca e i paramenti, tenendo levata davanti a sé la Santa Lancia.

Li vesques de Mautran a l’estole afublee Et fu tos revestus, car la messe ot cantee, Et tient le sainte lance de devant lui levee Dont Dex ot en la crois la siue car navree ;

Puis fu en Anthioce arriere raportee. (vv. 5012-5016)

Oltre alla celebrazione dell’eucarestia, è citato il sacramento della confessione.

Li vesques lor a fait tos absolusion. (v. 5210)

Cascuns jor se faisoient vraiement confesser (v. 7874) Lor ciés sainent de Deu s'ont lor copes clamees. (v. 8359)

di Turpino nella Chanson de Roland. Egli è il leader spirituale della spedizione, oltre che portavoce dell’ideologia dell’opera. Se, da una parte, è colui che è alla guida dei riti sacri della spedizione, dall’altra è anche e soprattutto dispensatore di saggi consigli per la buona riuscita dell’impresa oltre che motivatore dei crociati nei momenti di difficoltà.

Ritornando al nostro discorso sugli elementi liturgici della Jérusalem, tra le altre preghiere utilizzate dai crociati vi sono l’Alleluia, il Te Deum e il Kyrie eleison, con cui i guerrieri crociati, insieme al clero, esprimono la loro gioia alla vista di Gerusalemme.

Tot droit a le monjoie sont venu no baron,

Li vesque et li abé de grant religion. De hautes kirïeles en oïst on le son, Cantent: «Aleluya! Laudamus te Deum!» Baivier et Alemant cantoient lor cançon,

Les hautes kirïeles: el ciel et on le son. (vv. 950-953)

Il Kyrie eleison diventa, nella Jérusalem, nome proprio, vale a dire kirïele, ad identificare generalmente le litanie crociate (termine presente anche nello Huon le Roi e nel Le

roman de Renart).

Quando i crociati entrano in massa a Gerusalemme, massacrando i nemici, i chierici cantano il Te Deum.

Li clergiés conmença Jhesu a graciier:

«Te Deum laudamus» - c’est Deu glorefiier. (vv. 4801-4802)

La veglia dei crociati al Tempio, in occasione dell’elezione di Goffredo, presenta diversi canti della liturgia coeva.

I crociati intonano il Miserere per supplicare Dio di realizzare il miracolo.

Cascuns se gist a terre, clainme soi pecheor : «Dex miserere, sire : done nos hui cest jor Veïr par ton conmant de qui ferons segnor

De ceste grant cité, de qui avons paor». (vv. 5235-5238)

Presi dal terrore, all’udire i tuoni che precederanno il miracolo, i vescovi, gli abati e i chierici tutti intonano, tra le varie litanie, il Veni creator.

Li vesque et li abe et clerc ont grant cremor, Conmencent a canter letanie maior

Et pui autres proieres, puis Veni creator. (vv. 5252-5254)

Deum.

Quant Godefrois fu rois, molt par i ot grant ton;

Li vesques, li clergiés canterent Te Deum. (vv. 5332-5333)

I principali avvenimenti della Jérusalem sono quindi intervallati da canti continui, atipici per una chanson de geste.

La liturgia serve all’autore per impregnare ancora di più il suo racconto di spirito religioso, per far capire al proprio pubblico l’origine divina della spedizione.

C’è da dire che i crociati restano pur sempre dei guerrieri: durante la seconda veglia al Santo Sepolcro nessuno di loro si toglie l’armatura, in modo da rimanere pronto per un eventuale scontro.

Toute nuit i vellierent desci a l'ajornee. Ainc n'i ot hauberc trait, elme ne coife ostee, Il n'i avoit celui n'eüst çainte l'estee;

La gens nostre Segnor tote nuit fu armee. (vv. 7757-7760)

Una terza veglia al Sepolcro rimarca la presenza del clero e suggella ancor di più l’importanza dell’elemento liturgico nell’opera.

Li baron et li prince et li clerc revesti Sont alé al Sepucre, cascuns d'els i offri. La nuit i ont vellié jusc'al jor esclarci. Li vesques de Mautran porcession sivi

Et li autres barnages que Jhesus beneï. (vv. 7817-7821)

I canti e le preghiere crociate sono anche accompagnati, in alcuni punti, da danze, che permettono di esprimere con ancora più forza la gioia derivata dal pellegrinaggio in Terra Santa. Quando ormai i Franchi si sono installati intorno a Gerusalemme per iniziare le operazioni di assedio, mentre i giovani tirano di scherma, le donne al seguito del contingente crociato danzano.

Bacelers et mescins aler escremissant,

Et dames et puceles aloient carolant (vv. 1419-1420)

Le vittorie in guerra sono festeggiate con grande gioia. I crociati piangono e

singhiozzano dopo aver vissuto tante tribolazioni sulla loro pelle, per poi scambiarsi abbracci e baci.

La oïssiés tel joie, tel noise et tel tempier Et de pitié plorer tante france moillier,

Dont veïssiés le duc estraindre et enbracier,

El col et le face soventes fois baisier. (vv. 2503-2507)

Allo stesso modo i crociati desiderano liberare il Tempio dagli empi in modo da danzare davanti ad esso e cantare messa.

Dex nos doinst tant veïr qu'en brisons le mural Et que devant le Temple faisons et tresce et bal Et Dex i soit sacrés a messe corporal. (vv. 3238-3240)

Occorre ricordare come la danza sia vista come un modo per lodare Dio sin dal Vecchio Testamento.346

Una volta che è caduta nelle mani dei crociati, l’intera Gerusalemme è in festa. Sono ancora le donne a dar via ai festeggiamenti collettivi bruciando gli incensi, mentre i chierici intonano il Te Deum, cantando lodi al Signore.

Les dames vont al Temple, grans joies fu menés, Es maisons et es rues est l'encens embrasés, Bertesches et soliers ont tos encortinés. Te Deum laudamus fu hautement cantés Vesques et de prestres et de clers et d'abés.

Molt par fu nostre Sire graciiés et löés. (vv. 4978-4983)

Il narratore parla esplicitamente di giorno di grandissima gioia; i crociati, avendo il controllo di ogni edificio e strada di Gerusalemme, tappezzano la Città Santa di seta e tendaggi preziosi.

Quant Jursalem fu prise et la grans tors rendue, Ha! Dex! con grant leece i a le lor eüe.

Ainc n'ot en la cité maison, sale ne rue Ne fust encortinee et de pailes vestue

Et de rices cortines envause et portendue. (vv. 4982-4988)

Nella Chanson de Jérusalem le lacrime esprimono la gioia, più di ogni altra cosa, dei crociati.

Ha! Dex! la ot le jor mainte larme espandue. (v. 4992) A! Dex! adont i ot grant joie demenee,

D'amor et de pitié tante larme ploree. (vv. 7782-7783)

In conclusione, l’elemento liturgico contribuisce a rafforzare l’immagine di chanson de

geste santa che l’autore vuole dare alla Jérusalem: se il contesto è il “più sacro” possibile, la

Città Santa con al centro il Santo Sepolcro, i cavalieri-pellegrini sono inevitabilmente portati a mostrare atti di fervore e a seguire la ritualità liturgica guidata dal clero. Nonostante la

Jérusalem rimanga pur sempre una chanson de geste, ossia un’opera votata all’esaltazione della

sfera bellica, l’autore concede molto spazio alla sfera liturgica, con continui episodi di preghiera inseriti in un contesto più generale di pellegrinaggio armato.

Capitolo 3 Sulla via di Cristo