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Le chansons de geste del ciclo di crociata hanno goduto di un’attenzione, da parte del mondo accademico, minore rispetto al ciclo carolingio. La fortuna presso gli studiosi del ciclo di crociata dipende dal carattere particolare delle chansons de geste che la compongono e, in particolare, della Chanson d’Antioche. In questo paragrafo ripercorreremo lo stato dell’arte sulla Jérusalem, strettamente intrecciato con lo stato dell’arte dell’intero ciclo, determinante per comprendere le prospettive con cui si è studiata la Jérusalem.

Il primo ad aver analizzato, seppur in maniera rapida, il ciclo di crociata è stato Joseph- François Michaud nella sua Bibliothèque des croisades, analizzando il manoscritto B.N. fr. 786, attribuendo l’opera a "Gandor de Douai”.149

L’interesse degli studiosi fu però suscitato da Paulin Paris, a cui si deve la prima edizione della Chanson d’Antioche nel 1848, e primo a considerare l’Antioche come base dell’intero ciclo di crociata. Invece che seguire un solo manoscritto, Paulin Paris scelse le parti che considerava le migliori da sei diversi manoscritti;150 la sua edizione riflette nel complesso la

versione che Duparc- Quioc considera come la più tarda, ma ha fatto molto uso anche di quella che Duparc-Quioc definisce versione intermedia.151 Paulin Paris sostenne che Riccardo il

Pellegrino avesse composto solamente l’Antioche semplicemente perché non ebbe il tempo di narrare il seguito, altrimenti avrebbe raccontato tutta l’impresa dei crociati fino alla fine.152

L’edizione dell’Antioche di Paulin Paris non numera i versi, ma presenta una divisione in canti arbitrari.153 Tale edizione presupponeva l’esistenza di un’Antioche precedente, e per tale motivo

Paulin Paris sostenne che fosse necessario essere fedeli al presunto testo originario, anche senza tener conto dei collegamenti ciclici. Secondo Paulin Paris, Graindor si sarebbe limitato a rimpiazzare alcune lasse di Riccardo con lasse in dodecasillabi, senza modificare il fondo dell’antico testo, dedicandosi perlopiù a ripulire la forma, eliminare le ripetizioni e coordinare meglio i versi;154 l’autore principale dell’Antioche sarebbe stato, quindi, Riccardo.155 Tutti gli

studiosi successivi (Pigeonneau, Cahen, Hatem, Sumberg e Duparc-Quioc) avrebbero teorizzato un ruolo sempre più importante di Graindor nella stesura del ciclo, ridimensionando quello di Riccardo.156

Autore della prima edizione della Jérusalem fu invece Charles Hippeau, il cui lavoro risale al 1868. Nel 1877 Henri Pigeonneau fu autore di una tesi sul ciclo di crociata. Pigeonneau sostenne che l’autore dell’Antioche non avesse scritto altro che un racconto storico della prima

149 Joseph-François Michaud, Bibliothèque des croisades, Parigi, Ducollet, 1829, pp. 273-277.

150 Paulin Paris, «Chevalier au Cygne (Le)», in Histoire littéraire de la France, Tome XXII, Firmin Didot, Parigi

1852, p. 370.

151 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, p. 19.

152 La Chanson d'Antioche, a cura di Paulin Paris, Tome I, Parigi, J. Techener Libraire, 1848, p. XLV. 153 Ivi, p. LXI.

154 Ivi, p. LIII. 155 Ivi, p. LVIII.

156Hermann Kleber, «Graindor de Douai: remanieur – auteur – mécène?», in Bender, Kleber, Les épopées de la

crociata, mentre la Jérusalem, invece, era niente più che leggenda.157 L’Antioche, nello

specifico, sarebbe stato un plagio di Alberto d’Aquisgrana nella sua prima parte e di Tudebodo nella seconda.158

Sul finire del secolo è Gaston Paris ad occuparsi del ciclo, con un lavoro di comparazione con la Chanson d’Antioche provenzale e la Gran Conquista de Ultramar castigliana. Secondo Gaston Paris il ciclo di crociata ha dell’epica solo la forma, ma il fondo era di carattere storico; il ciclo sarebbe stato quindi privo di ispirazione epica, e l’intento di chi l’ha scritta era il diffondere la conoscenza di avvenimenti realmente accaduti. Gaston Paris sostenne che la seconda parte dell’Antioche prendesse spunto da Roberto il Monaco e non da Tudebodo.159 L’idea della mancanza di originalità dell’Antioche fu duratura, ripresa anche da

Bossuat nel suo manuale Le Moyen Âge, pubblicato nel 1931; Gaston Paris considerò inoltre insostenibile la teoria per cui la prima parte dell’Antioche potesse essere un semplice plagio di Alberto d’Aquisgrana, senza, però, darne le prove.160

L’idea affermatasi tra gli studiosi che il ciclo di crociata fosse composto di opere storiche portò ad una certa noncuranza per il ciclo di crociata da parte dei filologi. Quando gli studiosi a cavallo tra ‘800 e ‘900 parlano del ciclo di crociata, lo fanno solo per rimarcare la sua insignificanza.161

La prima monografia degna di questo nome sul ciclo di crociata risalente al ‘900 è di Anouar Hatem (Les poèmes épiques des croisades, Genèse - Historicité - Localisation, Geuthner, Parigi 1932), che, sulla scia di Paulin Paris e Pigeonneau, considerava l’Antioche, il testo principale del ciclo, da cui dipende la sua considerazione tra gli accademici, come un racconto di ricordi personali di un testimone oculare della crociata (Riccardo il Pellegrino); al contempo, anch’egli giudicò la Jérusalem come pura leggenda.162 Hatem considerava

l’Antioche fondamentale nello studio della prima crociata per la sua storicità, ritenendola un “documento storico-epico di prim’ordine”.163 Riccardo il Pellegrino fu infatti, per Hatem,

testimone oculare della prima crociata.164 L’interesse dei Chétifs e della Jérusalem risiedevano

invece altrove, vale a dire nel loro essere riflessi della società francese bassomedievale.165

Secondo Hatem fu Roberto il Monaco ad aver copiato l’Antioche; datava il rimaneggiamento di Graindor de Douai al 1189,166 ma riteneva che le chansons de geste riunione da Graindor

157 Henri Pigeonneau, Le Cycle de la croisade et de la famille de Bouillon. Thèse présentée à la Faculté des lettres de Paris, Saint-Cloud, Imprimerie de Mme VVe E. Belin, 1877, p. 51.

158 Ivi, p. 37.

159 Gaston Paris, «La Chanson d'Antioche provençale et la Gran Conquista de Ultramar», in Romania, Tome 19 n° 76,

1890, p. 565.

160 Ibidem.

161 Cook, "Chanson d'Antioche", cit., p. 7.

162 Anouar Hatem, Les poèmes épiques des croisades: genèse-historicité-localisation. Essai sur l’activité littéraire dans les colonies franques de Syrie au Moyen Age, Ginevra, Slatkine, 1973, pp. 237-238.

163 Ivi, p. 237. 164 Ivi, p. 169.

165Ivi, p. 237.

avessero visto la loro nascita in Siria.167 Secondo quindi, che segue la tesi di Paulin Paris,

numerosi episodi originali presenti nell’Antioche in nostro possesso testimonierebbero l’esistenza dell’Antioche primitiva, ma si differenzia con Paris e Pigeonneau sostenendo che il rimaneggiatore non si sarebbe accontentato di un semplice rifacimento stilistico dell’opera originaria, ma sarebbe intervenuto scrivendo di sua mano diversi episodi.168

Claude Cahen, storico, nel suo libro La Syrie du Nord à l’époque des croisades et la

principauté franque d'Antioche del 1940, dedicò molto spazio ai testi letterari, tra cui

l’Antioche. Nella sua opera segnalò la presenza di diversi legami tra Alberto d’Aquisgrana e il ciclo dovuti all’utilizzo di fonti orali comuni. Anche Cahen considerava l’Antioche il rinnovamento di un poema anteriore composto da Riccardo il Pellegrino, poema dal carattere di storicità suggestivo nonostante le molteplici alterazioni di Graindor. Secondo Cahen Riccardo non fu testimone diretto, né l’opera fu redatta in oriente (sconfessando Hatem), ma essa fu composta nelle regioni mosane, seppur avendo conosciuto testimoni della prima crociata.169 La

prima parte dell’Antioche, a cura esclusiva del rimaneggiatore Graindor, corrisponderebbe, invece, quasi testualmente a passaggi di Roberto il Monaco.

Al 1955 risale Le cycle de la croisade di Suzanne Duparc-Quioc, probabilmente la filologa di riferimento per quanto riguarda il ciclo di crociata. Il suo lavoro raccoglie, tra l’altro, alcuni articoli da lei scritti negli anni ’30 dedicati in particolare alla Chanson de Jérusalem. Duparc-Quioc assicurò piena dignità alla Jérusalem, di cui approfondì i collegamenti con altre

chansons de geste: innanzitutto con la stessa Antioche, della quale ritornano alcuni episodi,

opportunamente modificati da Graindor de Douai, il presunto rimaneggiatore del ciclo, nella

Jèrusalem, soprattutto per quanto riguarda inizio del poema e ultimi tre canti (Hippeau aveva

diviso la Jérusalem, nella sua edizione, in otto canti; il terzultimo canto dell’edizione Hippeau inizia con l’inizio dell’ assedio di Cornumaran a Gerusalemme). Ma, secondo Duparc-Quioc, Graindor de Douai avrebbe avuto tra i suoi ispiratori opere letterarie come la Chanson de

Roland,170 il Roman d'Alexandre, la Lettre du prêtre Jean,171 l’Ogier le Danois172 e il Couronnement de Louis.173 Graindor deve aver conosciuto anche l’Estoire de Jérusalem et

d’Antioche, traduzione abbreviata dell’opera di Fucherio di Chartres, con alcune aggiunte leggendarie e poetiche, che contiene il racconto delle imprese dei crociati fino al 1123.174

Il lavoro di Duparc-Quioc fu in netta controtendenza rispetto ai lavori precedenti, considerando la Chanson de Jérusalem un poema epico a tutti gli effetti, da studiare come tale.

167 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, cit., p. 20. 168 Hatem, Les poèmes épiques des croisades, cit., p. 136.

169 Claude Cahen, La Syrie du Nord à l’époque des croisades et la principauté franque d'Antioche, Librairie

Orientaliste Paul Geuthner, Parigi 1940, p. 15.

170 Duparc-Quioc, Le Cycle de la croisade, cit., p. 63. 171 Ivi, p. 64.

172 Ivi, p. 66.

173Ivi, p. 67.

174 Suzanne Duparc-Quioc, «Recherches sur l’origine des poèmes épiques de croisade et sur leur utilisation éventuelle

par les grandes familles féodales» in Atti del Convegno internazionale sul tema La poesia epica e la sua formazione (Roma, 28 marzo – 3 aprile 1969). Atti della Accademia nazionale dei Lincei, 139. Roma, Accademia nazionale dei Lincei, 1970, p. 778.

Duparc-Quioc stessa vide però in Cahen il primo ad aver utilizzato tale impostazione.175

Duparc- Quioc cercò di precisare quali fossero le intenzioni di Graindor nel fare il suo rimaneggiamento e quali modificazioni dovette apportare alle tre chansons del nucleo del nascente primo ciclo di crociata per costituirlo.176

Riguardo all’Antioche, Duparc-Quioc sostenne che la versione in nostro possesso ricorda solo da lontano quella, perduta, di Riccardo il Pellegrino. Ritiene comunque esistente una versione originale dell’Antioche, le cui tracce sarebbero invece da ricercarsi nella Gran Conquista de Ultramar.177 Per quanto riguarda nello specifico la Jérusalem, invece, Duparc-

Quioc sostenne che Graindor avrebbe riscritto tutta la fine dell’opera, in cui il vero nemico dei cristiani nella battaglia di Ramleh sarebbero stato l’amulaine d’Egitto, vale a dire il visir dei califfi fatimidi al-Afdal Shahanshah.178

In generale, per Duparc-Quioc, Graindor, nella sua operazione di rimaneggiamento, avrebbe tratto materiale da Roberto il Monaco, aggiungendolo alle parti del ciclo che, invece, sarebbero da attribuirsi a Riccardo.179 Queste diverse fonti sarebbero identificabili nel testo in

base ai termini che avrebbe usato Graindor: escris o estoire quando si sarebbe riferito a Roberto il Monaco, chanson quando si sarebbe riferito a Riccardo.180

Per prima Duparc-Quioc collocò il rimaneggiamento tra 1177 e 1181, datazione che sarebbe rimasta poi canonica negli studi successivi sul ciclo.181 Graindor avrebbe tradotto parola

per parola e messo in versi Roberto il Monaco per dare credibilità alla sua opera, aggiungendo, inoltre, i Chétifs, formando così il nucleo originario del primo ciclo della crociata.182 Graindor

avrebbe inoltre raddoppiato alcuni episodi della versione primitiva della Jérusalem, ripetendo scene di possibile successo di pubblico.183 Duparc-Quioc nota pure la corrispondenza di episodi

tra Antioche e Gesta Francorum.184 Alberto di Aquisgrana avrebbe invece letto la Jérusalem

prima di comporre la sua cronaca. Riccardo e Graindor sarebbero stati, comunque, compatrioti: Riccardo avrebbe avuto probabilmente come signore Hugues Candavène conte di Saint-Pol, mentre Griandor sarebbe vissuto sotto Filippo d’Alsazia, contre di Fiandra.185 Chétifs

e Jérusalem non avrebbero, per Duparc-Quioc, alcun carattere di autenticità storica, essendo solo chansons de geste che esplorano le situazioni e personaggi conosciuti dall’Antioche e dai cronisti della crociata.186

Lewis A.M. Sumberg scrisse nel 1968 “La Chanson d’Antioche, étude historique et

175 Ivi, p. 773.

176 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, cit., p. 20. 177 Cook, R.F., "Chanson d'Antioche", cit., p. 21. 178 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, cit., p. 106.

179Ivi, p. 108.

180 Ivi, p. 117. 181 Ivi, p. 132-139. 182 Ivi, p. 255.

183 Duparc-Quioc, «Recherches sur l’origine des poèmes épiques», cit., p. 774.

184Ivi, p. 775.

185 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, p. 254.

186 Jean Flori, «Chroniqueurs et propagandistes: Introduction critique aux sources de la Première croisade», Hautes études médiévales et modernes, 98, Ginevra, 2010, p. 270.

littéraire, une chronique en vers français de la première croisade par le Pélerin Richard”,

studiando i manoscritti di Parigi e di Berna, datando il rimaneggiamento di Graindor al 1190.187

Anche Sumberg recepisce la teoria di un’Antioche originaria prodotta da Riccardo il Pellegrino, ritenuto testimone oculare della prima crociata. Secondo Sumberg, comunque, ci sono poche probabilità che egli fosse poeta di mestiere; imparò in guerra il mestiere di storico e il valore storico della sua testimonianza, per Sumberg, è innegabile. La versione dell’opera che noi possediamo, frutto dell’opera di Graindor, per Sumberg riporta i segni del contesto mentale, sociale e religioso proprio della Francia settentrionale del XII secolo.188

Di seguito al lavoro di Sumberg venne pubblicata una serie di lavori su altre branche del ciclo di crociata, come quella del Chevalier au Cygne (Barron), le Continuations (Grillo), il secondo ciclo di crociata (Cook e Crist). Emmanuel Mickel e Jan Nelson scrissero nel 1971 “BM Royal 15 E VI and the Epic Cycle of the First Crusade”, articolo apparso su Romania, in cui studiarono la transizione tra le branche leggendarie del ciclo e l’Antioche, studiando i manoscritti di Londra, per la prima volta messi al centro degli studi sul ciclo di crociata. Successivamente fu restaurato il manoscritto di Torino, seppur in maniera parziale.189

Sul numero 2 della rivista Olifant del dicembre 1975 Jan A. Nelson presentò The Old

French Crusade Cycle, il progetto di edizione dell'intero ciclo di crociata concepito e

organizzato da Emanuel J. Mickel, Jr. e da Nelson stesso e che sarebbe stato pubblicato dalla University of Alabama.190 Il piano prevedeva la pubblicazione di otto volumi, a cura di Mickel,

Nelson, Geoffrey

M. Myers, Nigel R. Thorp e Peter R. Grillo. I volumi sarebbero stati i seguenti: 1) La Naissance

du Chevalier au Cygne, 2) Le chevalier au Cygne e La Fin d'Elias, 3) Les Enfances Godefroi e Le Retour de Cornumarant, 4) La Chanson d'Antioche, 5) Les Chètifs, 6) La Chanson de Jérusalem,

7) The Jérusalem Continuations: La Chrétienté Corbaran, La Prise d'Acre, La Mort Godefroie

La Chanson des Rois Baudouin, 8) The Jérusalem Continuations: The London and Turin Redactions. Già in questo numero di Olifant Nelson accennava alla possibile inclusione nella

serie di un nono volume contenente l'edizione della redazione in prosa del ciclo del manoscritto BnF fr. 781 ad opera di Jan Boyd Roberts.191 Nelson annunciò l'utilizzo del

manoscritto BnF fr. 12558 per Elioxe, Chevalier au Cygne, Enfances Godefroi, Les Chétifs, La

Chanson de Jérusalem e La Chanson d'Antioche, e del manoscritto BnF fr. 786 per Beatrix, Fin d'Elias e, forse, per il Retour de Cornumarant, garantendo, quindi, una certa uniformità ai

187Lewis A. M. Sumberg, La Chanson d’Antioche, étude historique et littéraire, une chronique en vers français de la

première croisade par le Pélerin Richard. Parigi, Éditions A. et J. Picard, 1968, p. 360.

188 Lewis A. M. Sumberg, Au confluent de l’histoire et du mythe: la Chanson d’Antioche, chronique en vers de la première croisade, in Bender, Kleber, Les épopées de la croisade, p. 59.

189 Duparc-Quioc, La Chanson d'Antioche, p. 21.

190Jan A. Nelson, «The Old French Crusade Cycle: A Progress Report», Olifant/Vol. 3, No. 2/December 1975,

pp. 97-100.

lavori.192 Nel 1977 fu pubblicata la prima opera edita della serie, vale a dire La Naissance du

Chevalier au Cygne ad opera di Mickel e Nelson, accompagnata dal sopracitato saggio sui manoscritti del ciclo ad opera di Geoffrey M. Myers, mentre l’ultima opera edita, La Chanson d’Antioche, fu pubblicata nel 2003, ad opera di Nelson. Rispetto al piano originale i volumi pubblicati dalla University of Alabama sono stati 11: La Chrétienté Corbaran è stata pubblicata singolarmente, mentre si sono aggiunti il lavoro sopracitato di Jan Boyd Roberts e la versione in prosa delle prime tre branche del ciclo, composta nella seconda metà del XV secolo da Berthault de Villebresmes, edita da Edmond A. Emplaincourt.

Al VIII Congreso de la Société Rencesvals Karl-Heinz Bender fu autore di un intervento su Les premières épopées de la croisade et leur réintégration dans la tradition épique;193

Bender fu poi autore di alcuni articoli molto importanti per la rivalutazione del ciclo. Nel 1980 venne pubblicata una monografia di Robert Francis Cook sulla Chanson

d’Antioche, dall’eloquente titolo Chanson d'Antioche, chanson de geste: le cycle de la croisade est-il épique?. Partendo dall’Antioche, Cook si chiese se il ciclo appartenesse al terreno

dell’epica o della storiografia. Per Cook la risposta è netta: i poemi del ciclo hanno nella forma tutti gli elementi delle chansons tradizionali: formule, tendenza paratattica, lasse, convenzioni onomastiche, epiteti, intervento del giullare in prima persona, annunci e promemoria. Dal punto di vista tecnico il ciclo di crociata, secondo Cook, non presenta tecniche particolari che lo distinguano dalle altre chansons de geste.194

La Chanson d’Antioche non sarebbe un poema storico assai piatto, in quanto in esso si trovano la tecnica, la versificazione, l’atmosfera, il tono, le formule, tutto ciò che caratterizza la

chanson de geste francese dal XII secolo in poi.195 L’Antioche amplifica, sopprime, rimpiazza

avvenimenti, e per tanto non è utilizzabile come fonte storica; essa si presenta come uno strumento destinato alla presentazione, nella Francia settentrionale di XII secolo ed oltre, di un passato già lontano ed esemplare; il valore storico del testo va quindi limitato.196 Tutto ciò che

non è preso dai cronisti è pura letteratura.197 Cook vede il ciclo di crociata come il luogo dove la

storia vira verso la letteratura popolare, ed è questa tendenza a motivare l’interesse per il ciclo, non il suo utilizzo come documento storico.198 Cook ritiene quindi erronea la distinzione di

chansons de geste “storiche”, in quanto ciò non corrisponde alla realtà del Medioevo, dove le

frontiere tra storia e

leggenda sono sempre incerte, e tutte le opere del tempo, tanto le cronache latine delle crociate che le chansons de geste francesi, tanto le vite dei santi che la messa in prosa di testi epici accolgono la leggenda; la crociata è il soggetto epico per eccellenza.199

192 Ivi, p. 99.

193 Suard, Chanson de geste, cit., p. 183. 194 Cook, "Chanson d'Antioche", cit., p. 1. 195 Ivi, p. 70.

196Ivi, p. 71.

197 Ivi, p. 73.

198Ivi, p. 82.

Le opere del ciclo di crociata sono ritenute da Cook genuinamente epiche, con materiali presi da cronache, tradizioni locali, anche poemi precedenti perduti, con la convenzione epica come veicolo usuale di tale materiale; l’esaltazione dell’attività crociata in queste opere avviene allo stesso modo in cui l’epica esalta di solito il passato eroico. E, come le altre chansons de

geste tradizionali, presentano il commento del narratore.200 Per quanto riguarda, nello specifico,

la Jérusalem, Cook sostenne esplicitamente che non si possa parlare di storiografia o storia cantata, come fatto in passato, ritenendo la Jérusalem una deformazione di un'opera più precisa storicamente.201

Cook ritenne che non ci sia stato alcun Riccardo il Pellegrino.202 Inoltre considerò

inaccettabile la tesi, sostenuta da Paulin Paris, dell’esistenza di un Antioche primitiva, di cui non abbiamo il presunto testo perduto.203 Cook non volle affermare l’inesistenza di un qualsiasi

racconto poetico o tradizione orale su Antiochia, egli volle semplicemente confutare la certezza della presenza di un nucleo più antico dell’Antioche in nostro possesso. Nel suo studio critico sull’Antioche fece notare come l’allusione ad un presunto rimaneggiamento è contenuta in un singolo verso dell’Antioche dal significato molto vago e, tenendo conto del modus operandi degli autori nel Medioevo, essa era probabilmente mendace, presente per un puro scopo “pubblicitario”.204 La presenza del nome “Riccardo il Pellegrino” sarebbe spiegata dalla strofa

che segue il verso dove egli è citato: essa presenta un elenco di nomi convenzionali di saraceni, nomi ricorrenti nella tradizione epica francese. Il nome di Riccardo avrebbe dato, quindi, maggiore autorevolezza al tutto e avrebbe rafforzato l’idea, tutta interna al testo, di un rimaneggiamento ad opera di un certo Graindor.205 La stessa denominazione de “il Pellegrino” è

un semplice epiteto e non per forza, secondo Cook, indicherebbe un crociato.206 Lo stesso

Graindor de Douai avrebbe, per Cook, una natura fittizia: nelle chansons de geste ritornano i nomi di Graindor de Brie, Jendeus de Briee Gautier de Douai.207 Il manoscritto Fr. 12558, da