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Lo stato attuale della rintracciabilità agroalimentare in Italia

Capitolo 3 Tracciabilità e rintracciabilità nel settore agroalimentare

3.12 Lo stato attuale della rintracciabilità agroalimentare in Italia

La normativa sulla tracciabilità ha avuto origine dalle pressioni dei consumatori a seguito di varie crisi alimentari, prima tra tutte quella della Bse bovina. Questa normativa, però, ha complessivamente deluso i suoi stessi destinatari e non introduce nulla di sostanzialmente innovativo a quanto essi facevano già da tempo.

Tuttavia lo sviluppo recente della tecnologia permetterebbe di applicare già oggi un’espressione molto più evoluta ed efficace della tracciabilità alimentare, che assicurerebbe maggior sicurezza per i consumatori ed un controllo più valido dei prodotti alimentari da parte di chi gestisce la filiera, ma anche un controllo maggiore da parte di trasformatori e distributori nei confronti dei prodotti alimentari che sempre più spesso arrivano dall’esterno dell’Unione Europea.

La normativa sulla tracciabilità alimentare è normalmente applicata in Italia. Le regole fissate a livello comunitario sono state recepite correttamente e fanno parte a questo punto dello standard delle pratiche del mercato.

Eppure, quella che in questa sede viene definita tracciabilità evoluta, vale a dire una versione della tracciabilità alimentare che sarebbe possibile applicare facendo appello alle più moderne tecnologie, resta nella maggior parte dei casi un obiettivo da conseguire. Ad esclusione della filiera della carne bovina, dove i casi di applicazione della tracciabilità evoluta sono ormai diffusi e tendono a fare sistema, il quadro complessivo della tracciabilità alimentare in Italia sembra attualmente modesto se paragonato ai pochi casi d’eccellenza che è stato possibile osservare.

La maggior parte degli stakeholder della filiera alimentare italiana tende a reputare la tracciabilità evoluta come un valore. Gli operatori ne riconoscono i vantaggi e ne avvertono le opportunità, tuttavia non sono portati ad applicarla, a meno che uno di loro non scelga di sobbarcarsi la maggior parte degli investimenti necessari.

Nel corso del 2009 lo scenario tecnologico si è fortemente evoluto, ed in meglio. Le frequenze Uhf impiegate dai tag Rfid, importantissimi per la diffusione su vasta scala della tracciabilità evoluta, sono state liberalizzate anche in Italia, ed alcune tecnologie interessanti, come quella dei tag organici, hanno fatto la loro apparizione; i middleware per la gestione della tracciabilità hanno raggiunto nel 2009 una concreta maturità tecnologica. Infine, i magazzini e le piattaforme logistiche stanno effettuando speditamente il cablaggio wireless delle strutture e si stanno prodigando per l’adozione di sistemi di picking intelligente, anche con controllo vocale.

Le istituzioni italiane e le associazioni di categoria sono più determinate rispetto al 2008 nell’applicare metodologie in grado di tutelare il Made in Italy. Questo atteggiamento, molto chiaro nel 2009, ha reso la filiera alimentare più attenta alla tracciabilità evoluta. Il mondo accademico italiano sta ampliando la propria influenza sullo sviluppo della tracciabilità alimentare: è un fenomeno molto positivo che sta influenzando il legislatore, sia in Italia sia a livello comunitario.

In concreto, le attuali regole europee sono ormai superate rispetto all’evoluzione delle tecnologie idonee a supportare i processi di filiera ed alla crescente consapevolezza dei consumatori che auspicano una maggiore trasparenza informativa rispetto a quello che mangiano. Proprio per questo, la Commissione Europea sta osservando la situazione ed entro i prossimi 4 anni prevede di varare un nuovo quadro di regolamenti che prescriveranno un uso più intensivo della tecnologia al fine di assicurare la tracciabilità

delle principali catene di produzione alimentare. L’evoluzione sarà rappresentata da una combinazione di procedure ma anche di soluzioni di ultima generazione, tra le quali la radiofrequenza, il Wi-Fi, l’Umts ed il Gps.

I dati raccolti fanno prevedere agli esperti che entro il 2014 l’Rfid si affermerà come uno degli standard tecnologici di riferimento all’interno della tracciabilità alimentare. I prodotti, grazie alle tecnologie automatiche come l’Rfid, potranno “raccontare sé stessi” e la propria storia ai consumatori, che stanno diventando sempre più sensibili nei confronti della sicurezza alimentare.

A questo proposito, oltre alle associazioni di categoria, anche la GDO43 ed i trasformatori stanno prendendo coscienza del loro ruolo all’interno della filiera nello sviluppo di sistemi di monitoraggio e di controllo. La tracciabilità è infatti indispensabile per il controllo del sell-out, per sapere in anticipo le scelte di acquisto dei consumatori e fornire loro un servizio superiore. Gli analisti hanno sottolineato anche come nel corso dei prossimi due anni trasportatori e distributori assumeranno un ruolo strategico all’interno della supply chain anche grazie al fatto che la logistica incorpora tecnologie di riferimento sempre più standardizzate a livello europeo.

Da una parte, stiamo assistendo sicuramente ad un intenso processo di trasformazione: i middleware per la gestione della tracciabilità hanno raggiunto nel 2009 una maturità tecnologica, mentre i magazzini e le piattaforme logistiche stanno continuando rapidamente il cablaggio wireless delle strutture e stanno procedendo celermente all’adozione di sistemi di picking intelligente, anche mediante controllo vocale. Dall’altra parte, la propulsione verso un nuovo modello di gestione della tracciabilità scaturisce da una serie di sollecitazioni connesse al cambiamento dei mercati: l’approvvigionamento italiano di cibo, infatti, dipende in misura sempre maggiore dai prodotti che provengono dall’estero e che transitano dai grandi hub logistici internazionali. I cereali che arrivano in Italia, ad esempio, passano dai porti italiani ma anche via Rotterdam, Marsiglia, Amburgo o dalle linee ferroviarie che provengono dall’Est. Questi raccordi del commercio alimentare si stanno fornendo di tecnologie per l’identificazione automatica e la localizzazione delle merci e questo non potrà non influenzare fortemente le politiche europee ed italiane in quest’ambito.

L’Italia e, in generale, l’Europa si stanno attrezzando con pratiche logistiche e schemi regolamentari adatti al nuovo contesto. Il percorso interessa non solo le istituzioni governative ma anche i centri di ricerca e le Università che insieme agli specialisti dell’IT

possono concorrere a definire i migliori standard a supporto del comparto. Le normative in merito alla tracciabilità potranno includere nuove tipologie informative che vanno decisamente oltre l’obbligo di individuare la provenienza e la destinazione.

Grazie all’impiego delle tecnologie più innovative, infatti, sarà possibile tracciare i processi di lavorazione, individuare i luoghi ed i titolari dei processi di trasformazione e, mediante la sensoristica, intercettare o meno la presenza di alcuni ingredienti ritenuti critici.

Siamo in un momento di transizione ma sicuramente il futuro della tracciabilità alimentare accompagnerà di pari passo quello della tecnologia e, soprattutto, della Business intelligence associata alla movimentazione in aumento dei dati originati dalla radiofrequenza e dalle varie piattaforme logistiche.