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I luoghi della memoria

“Senza paesaggio saremmo privi di memoria, privi di un elemento essenziale di ciò che orma

1.4 I luoghi della memoria

che si fissa in un determinato sito assumendo forme diverse e comunicando con linguaggi differenti, permettendo una riconoscibilità più o meno immediata nei confronti di chi poi lo visita. Per questi motivi un luogo può contenere una sola vicenda o rimandare a più storie, in quanto palinsesto del nostro essere e della nostra evoluzione; può resistere al tempo, preservato e documentato ma può anche essere dimenticato; può parlare a intere comunità e aggregazioni sociali anche in tempi diversi, sollecitando coscienze o curiosità individuali ma può anche essere messo a tacere. E’ quindi chiaro che la nostra possibilità di percepire storia e memoria insite in un luogo dipendono fortemente dalla condizione del tempo presente da cui lo si osserva e dalla condizione complessiva del luogo stesso, e dalla presenza di testimoni in grado di ripercorre l’avvenimento e collocarlo nel tempo. In ogni caso questo sito rappresenta un punto fondamentale per focalizzare la nostalgia e l’identità comune del gruppo. I luoghi della memoria, infatti, hanno spesso il difficile compito di diffondere e proteggere il sentimento di lutto e pietà legato alla perdita, e “a indicare, attraverso una rappresentazione simbolica ed estetica, una via possibile di consolazione, di speranza, di rassicurazione o di un sereno sentimento di ricordo: la memoria custodisce e rassicura”29.

1.4.1 Processo di costruzione

I luoghi della memoria presuppongono quindi un rapporto quasi diretto con la memoria collettiva, che si àncora a questi spazi manifestandosi poi durante la celebrazione e la commemorazione di certi riti o feste, siano essi sacri o profani. Rappresentano una fonte precisa e stratificata nel tempo di episodi passati, che ancora agiscono nel nostro presente attraverso le emozioni e i ricordi che i noi generano. A questi siti quindi viene attribuito un valore in termini di insegnamento e formazione verso le nuove generazioni, e devono quindi essere realizzati secondo criteri tali da indurre emozioni positive condivisibili nel tempo degli avvenimenti che richiamano. Nel loro processo di costruzione spesso il tempo che intercorre tra l’evento e la costruzione del memoriale è oltremodo variabile, può essere breve o dilatarsi in ragione delle fasi legate alle decisioni di realizzazione e configurazione. Un luogo della memoria ha alle spalle un lavoro di organizzazione: l’opportunità della sua creazione, la scelta del luogo, la valutazione del luogo stesso da parte del gruppo o della comunità, la selezione del progettista e del progetto. Nella maggior parte dei casi i progettisti non hanno vissuto in prima persona gli eventi da ricordare, pertanto il loro ruolo è critico, come intermediari

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tra la memoria storica e la memoria collettiva. Dovranno essere in grado di documentarsi apprendendo dalla storia i dati necessari per riuscire ad entrare in contatto con la memoria collettiva. Il tutto compiendo una mediazione tra gli input ricevuti, selezionando quali aspetti di quell’evento rendere visibili e quali invece nascondere, quali sentimenti richiamare e quali no, per creare un luogo dove la memoria collettiva possa esprimersi liberamente. Dovranno radunare gli sforzi interpretativi di questo complesso mosaico e creare luoghi che siano custodi delle problematiche costitutive della comunità. L’investimento simbolico operato su questi luoghi consente di mettersi quasi in contatto con il proprio passato collettivo, percependo le sensazioni degli individui che l’hanno vissuto. Qui vengono mostrati ed ammessi gli errori del passato, ponendo così le basi per le scelte future; in essi la rappresentazione messa in scena deve essere in grado di colpire, emozionare e muovere le coscienze collettive, i linguaggi devono essere contemporanei o comunque condivisi, le architetture sensibili e gli spazi non scontati perché comunicativi e al contempo rispettosi. Costruire un luogo della memoria significa strutturare e presentare, attraverso articolazioni complesse e stratificate, un racconto capace di cogliere la cultura di una comunità. Chi visiterà questi luoghi alla ricerca di un coinvolgimento spirituale, lo farà utilizzando lo strumento della propria cultura. In questi paesaggi narrativi le barriere delle discipline dovranno quindi essere annientate per ricercare un esito unificante, in grado di muovere le coscienze, porre questioni e creare nuove identità che si susseguiranno nel tempo.

I luoghi commemorativi, come abbiamo visto, possono avere caratteristiche molto differenti tra loro: che si tratti di cimiteri, tombe, mausolei, monumenti o memoriali, sono comunque tutti legati all’immagine del luogo del ricordo, dove si manifestano e si condividono memorie e identità. Questa ricerca si concentra principalmente sui memoriali, termine spesso utilizzati come sinonimo della parola monumento, ma che in realtà rappresenta un concetto estremamente differente. Nella lingua tedesca, i luoghi della memoria si dividono in 3T]Z\P[ o

4WaT]\P[, monumenti commemorativi eretti per ricordare personaggi celebri come

re o politici o eventi politici, e <PW]\P[ o 6TST]ZbcÈccT che rappresentano i nostri memoriali del XX secolo, costruiti in memoria delle vittime di guerre o tirannie, e che rappresentano un monito perché queste aberrazioni non accadano più in futuro. Molto simile è anche nella lingua italiana, dove il termine memoriale è associato ad eventi tragici, dove hanno perso la vita molte persone, a qualcosa in grado di fornire un luogo dove piangere, e al contrario la parola monumento rimanda a celebrazioni di vittorie e trionfi di personaggi eroici. “FTTaTRc\^]d\T]cbb^cWPcfT

bWP[[P[fPhbaT\T\QTaP]SQdX[S\T\^aXP[bb^cWPcfTbWP[[]TeTaU^aVTc”30 (tr. it. Noi

erigiamo monumenti in modo da poter sempre ricordare e costruiamo memoriali così da non poter mai dimenticare), come si erigono monumenti per un ricordo, così si costruiscono anche memoriali per non dimenticare fatti accaduti. Secondo la distinzione derivata dalla lingua tedesca, i monumenti quindi commemorano celebrando eroi e trionfi, vittorie e conquiste, come parte della vita; il memoriale, invece, trasforma il ricordo in un rituale, segnando la realtà della fine, ed è una zona speciale, estrusa dalla vita quotidiana, un’enclave segregata in cui onoriamo i morti, mentre con il monumento onoriamo noi stessi. James E. Young, storico, accademico e cultore delle problematiche relative a memoriali e monumenti, preferisce distinguere i due termini da un altro punto di vista. Secondo Young esistono libri dedicati alla memoria, attività in nome della memoria, giorni della memoria, feste delle memoria e sculture della memoria: alcuni sono legati al lutto, altri alla celebrazione, ma in ogni caso sono tutti luoghi della memoria. Se la memoria quindi rappresenta l’aggettivo, il monumento, invece, ne è l’oggetto: le tombe, le scultura, le installazioni sono i soggetti materiali utilizzati per ricordare persone o eventi. Per questo motivo propone di trattare tutti i siti legati alla memoria come memoriali, e tutti gli oggetti presenti nel sito commemorativo come monumenti.: i memoriali non possono essere monumenti, e, d’altro canto, i monumenti possono essere un tipo di memoriale. “Una volta assegnata una forma monumentale alla memoria, spogliamo in un certo grado noi stessi dall’obbligo

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Danto A., CWTEXTc]P\ETcTaP]b<T\^aXP[, in CWT=PcX^], 31 August, New York, 1986

di ricordare”31, e per questo motivo affinché un memoriale sia efficace nel suo

intento occorre che sia in grado di parlare senza necessariamente descrivere ciò che vuole ricordare: in questo modo l’elaborazione individuale o collettiva renderà questo luogo più empatico, creando un rapporto sentimentale più forte e duraturo. Il concetto di memoriale quindi si basa sulla necessità di ritualizzare il ricordo di un fatto storicamente avvenuto, strettamente legato a quel luogo, con lo scopo di trasmettere valori etici, di provare un sentimento che evoca il passato facendosi presente. Uno strumento per riprodurre memoria, e che permette di attualizzare l’evento, per non dimenticare.

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Young J. E., CWTCTgcdaT^U<T\^ah7^[^RPdbc<T\^aXP[bP]S<TP]X]V, Yale University Press, New Haven, London, 1993