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Il senso di appartenenza

“Senza paesaggio saremmo privi di memoria, privi di un elemento essenziale di ciò che orma

1.2 Il senso di appartenenza

Sebbene il senso di appartenenza si basi prevalentemente su un’esperienza di vissuto personale e soggettivo, la condivisione di eventi significativi, come una catastrofe o una guerra, produce un forte legame fra le persone coinvolte, accumunate da sentimenti comuni in una sorta di connessione emotiva, che può rivolgersi verso un determinato luogo considerato emblematico per le vicende che ad esso sono legate o da esso rappresentate. Più importante o duraturo è l’evento, legato ad un determinato luogo, maggiore è il legame della comunità e il senso di appartenenza verso quel paesaggio. La capacità di riconoscere e di provare sentimenti simili a quelli di un altro individuo permette all’uomo di non sentirsi più isolato, ma parte di una rete, di una comunità. “Il senso di appartenenza a un paesaggio come sentimento collettivo è una delle premesse indispensabili alla coesione sociale, tanto da allargare il significato della parola identità ai luoghi che abitiamo”11.

11 Trisciuoglio M., Barosio M., Ramello M., 0aRWXcTRcdaTP]S?[PRTb?a^VTcc^Rd[cdaP[TT\T\^aXPSTX

[d^VWX, Celid, Torino, 2014 sicurezza emotiva confini sistema di simboli comune identificazione Senso di appartenenza collettivo

1.2.1 Il senso di appartenenza collettivo

Fig. 4_ Diagramma degli elementi necessari ottenere la condivisione del senso di appartenenza

Perché un luogo possa generare un senso di appartenenza condiviso e collettivo, è necessario che siano presenti e vi si manifestino alcuni fattori: i confini, la sicurezza emotiva, l’identificazione e il sistema di simboli comune. “L’identificazione è la base del senso di appartenenza ad un luogo dell’uomo […]”12. Per poter sviluppare

e condividere questo sentimento è necessario però sentirsi protetti dai pericoli, garantendo la sicurezza dei membri del gruppo o della comunità. Vengono perciò inserite delle recinzioni o confini, di tipo materiale o immateriale, fisico o astratto, necessarie anche per distinguere chi sta dentro al gruppo da chi sta fuori. La sicurezza che si viene a generare può essere di tipo fisico o affettivo: la prima rappresenta la protezione reciproca fra i vari membri di fronte ad un eventuale nemico esterno, la seconda facilita invece lo scambio dei sentimenti. In entrambi i casi si sviluppa una sicurezza emotiva, necessaria per la realizzazione dell’intimità da cui dipende la possibilità dei membri del gruppo di esprimersi, riconoscendosi parte di una identità collettiva e non più soggettiva. La creazione di un sistema di simboli comune, condiviso da tutti, è di cruciale importanza per la coesione sociale, soprattutto quando ci si trova in presenza di comunità o gruppi caratterizzati da forte eterogeneità. Se pensiamo alle rappresentazioni collettive come le cerimonie, le feste, i riti e i miti, vediamo che i simboli utilizzati hanno una forte funzione integrativa e che il loro riconoscimento dall’esterno contribuisce in maniera rilevante alla formazione dell’identità, a questo sentimento di appartenenza collettivo, poiché il significato di ciascun elemento sarà uguale per tutti i membri.

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Anche la definizione di memoria, come la precedente di paesaggio, risulta alquanto complessa, poiché fa riferimento agli archivi di sensazioni, di immagini e di nozioni che ci accompagnano, si accumulano, ma che in parte inevitabilmente si perdono nel corso della nostra vita. Se guardiamo nel Grande Dizionario Italiano dell’uso, sotto la voce memoria , essa viene descritta come la “facoltà della mente umana di conservare, ridestare in sé e riconoscere nozioni ed esperienze del passato; capacità dell’uomo di ricordare”13 e anche nel Dizionario Italiano Hoepli appare

come la “capacità di conservare e rievocare mentalmente le esperienze passate, di riconoscerle come tali e di collocarle nello spazio e nel tempo”14. La memoria è

quindi il nostro ricordo, la capacità di immagazzinare dati del presente e farli nostri, contribuendo così alla costruzione della nostra identità individuale e soggettiva e del nostro passato. Tuttavia il termine memoria appare immediatamente nascondere qualcosa di più complesso. Lo storico Jacques Le Groff la definisce un “concetto cruciale”15, in quanto gioca un duplice ruolo nella nostra vita: se da

un lato ci permette di immagazzinare i ricordi legati ad un luogo, ad un evento, ad una persona, dall’altro è sempre lei che genera le sensazioni sulla base di tutti i precedenti avvenimenti vissuti. In questo modo lo stesso luogo viene percepito in maniera differente da ciascuno di noi, a seconda del nostro bagaglio di trascorsi e quindi della nostra memoria. Ma non solo. Contribuendo alla costruzione della nostra identità individuale, la memoria produce dei ricordi personali, che talvolta possono confondersi con dei ricordi collettivi, agendo come un fattore di omologazione e di appartenenza ad una collettività.

Il sociologo Maurice Halbwachs individua infatti due tipi di memoria, quella interna e personale e quella esterna o sociale: la prima, pur mantenendo le sue caratteristiche uniche per ogni persona, spesso si mescola con ricordi comuni, creando così una diversa tipologia di memoria che può essere condivisa con altri soggetti. Si tratta della memoria collettiva16, termine coniato negli anni venti del

Novecento dallo stesso Maurice Halbwachs in estensione e contrapposizione al concetto di memoria individuale. La memoria collettiva è quindi sia fondamento che espressione dell’identità di un gruppo è legata al passato: ogni comunità di individui seleziona e riorganizza incessantemente le immagini del passato, in relazione agli interessi e ai progetti futuri, sebbene non tutti i ricordi siano frutto delle esperienze dirette di ciascuna persona. Di fatto altro non è che, secondo la definizione dello storico Pierre Nora, “il ricordo, o l’insieme dei ricordi, più o meno consci, di un’esperienza vissuta o mitizzata da una collettività vivente della cui

13

De Mauro T., Gradit, 6aP]STSXiX^]PaX^XcP[XP]^ST[[zdb^, Utet, Torino, 2007

14

Gabrielli A., 6aP]ST3XiX^]PaX^8cP[XP]^, Hoepli, Milano, 2011

15

Le Groff J., def. Memoria in 4]RXR[^_TSXP, vol.8, Einaudi, Torino, 1978

16

Halbwachs M., 3Pb6TSÈRWc]Xbd]SbTX]Tb^iXP[1TSX]Vd]VT], SuhrKamp, Frankfurt, 1985