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Macrì e il metodo delle generazion

Nel documento Silenzi contigui e lezione di Spagna (pagine 142-148)

Silenzi contigui e lezione di Spagna

V. Sarebbe inopportuno proporre delle conclusioni per un lavo-

1. Macrì e il metodo delle generazion

Il metodo delle generazioni mi si presentava sotto duplice aspetto: empirico e descrittivo dal punto di vista anagrafico e della storia esterna della cultura […] funzionale e con- creto, epperò singolarissimo e irripetibile nei riguardi di al- cuni rari momenti della storia letteraria, nei quali quasi per sé si rende figura e numero dello spirito poetico e tale si of- fre all’intelletto critico che lo inventa e lo ricrea1.

Con queste parole l’ispanista Macrì, alla metà del secolo scorso, ri- batteva all’atteggiamento di «diffidenza e sufficienza»2che aveva ac-

colto «una delle teorie portanti del suo metodo critico»3: applica-

re al terreno della critica italiana categorie analitiche proprie della cultura ispanica. È infatti osservando da raffinato studioso «l’evolu- zione della poesia spagnola novecentesca sul filo della continua e

Il modello generazionale nelle traduzioni italiane

della lirica spagnola del Novecento (1952-1974)

Ida Grasso

1 Oreste Macrì, Chiarimento sul metodo delle generazioni, in Idem, La teoria lette- raria delle generazioni, a cura di Anna Dolfi, Firenze, Cesati, 1995, pp. 45-54, a pp. 48-49. Il saggio, apparso in «Il caffè politico e letterario» a maggio del 1955 (pp. 23-24), fu poi accolto in Realtà del simbolo nel 1968 (Firenze, Val- lecchi, pp. 465-472). Ora si legge nella «mini-antologia» a cura di Dolfi, che accoglie «alcuni scritti fondanti della teoria generazionale di Macrì» (p. 27). 2 Ivi, p. 48.

3 Anna Dolfi, Premessa, in Oreste Macrì, La teoria letteraria delle generazioni, cit., pp. 7-22, a p. 11.

distinta coscienza poetica interna alla sue generazioni»4 che negli

anni Cinquanta egli, per primo in Italia, giunge a concepire un modello ermeneutico attraverso il quale leggere il sistema della prassi poetica dell’intricato panorama postbellico dominato, secon- do il critico, da un’aspirazione collettiva e da un «improvviso e vio- lento» sentimento di appartenenza generazionale5.

Il «metodo delle generazioni», nodo centrale del sistema teori- co di Macrì, in cui «ogni scritto o libro […] s’inserisce in un dia- logo serrato con gli altri, quasi a farne tasselli aurei di un panora- ma ben più generale»6, indirizzando una sintesi tra il nuovo e la

tradizione, tra i singoli percorsi lirici e i più generali destini stori- ci, tra la ricerca individuale e la teorizzazione delle scuole e delle poetiche, propone una modellizzazione della lirica italiana coin- cidente di fatto con una «nuova storia letteraria»7. Centrale in

questo modello formale è il ruolo della generazione poetica che, come osserva il critico, «non è […] un ente noumenico, una tra- scendenza ideale con il crisma del caposcuola […], ma un con- cetto storiografico cioè integrato della soggettività del critico e dell’oggettività di una situazione storica reale e concreta»8.

Ricostruendo la genealogia europea della categoria interpreta- tiva di generazione letteraria, lo studioso ne valorizza l’«esito enorme» riscosso nella storiografia d’ambito ispanico, dove fatto- ri plurimi come l’«intrinseco legame della letteratura spagnola con le vicende politiche e sociali», il «predominio del contenuto etico-religioso», il «pragmatismo militante di circoli e gruppi e scuole» ne hanno facilitato l’impiego9. Pur dichiarandosi consape-

4 Oreste Macrì, Chiarimento sul metodo delle generazioni, cit., p. 47. 5 Ibidem.

6 Anna Dolfi, Premessa, cit., p. 11. 7 Ivi, p. 13.

8 Oreste Macrì, Chiarimento sul metodo delle generazioni, cit., p. 51.

9 Oreste Macrì, Risultanze del metodo delle generazioni, in La teoria letteraria del- le generazioni, cit., pp. 31-44, pp. 36-37. Il saggio, col titolo Le generazioni nella poesia italiana del Novecento, apparve in «Paragone/Letteratura» nel n° 42 di giugno 1953, pp. 45-53; fu poi accolto in Caratteri e figure della poe- sia italiana contemporanea, Firenze, Vallecchi, 1956, pp. 75-89.

vole che il metodo delle generazioni è «per se stesso empirico e pericoloso, se dal piano culturale si vogliano inferire concetti va- lidi per il piano eternale della poesia», Macrì tuttavia ne sostiene l’«utilità» non soltanto sul versante della storia letteraria, ma anche su quello della divulgazione e della traduzione10.

Nella sua celebre antologia La poesia spagnola del Novecento, «primo tentativo di sistemazione critica e sistematica di tutta la poesia spagnola contemporanea»11, pubblicata nel 1952 per l’edi-

tore Guanda, si serve di questo modello interpretativo per pro- porre al pubblico italiano l’«affresco unitario della poesia spagno- la» del Novecento12. Sin dalle pagine introduttive, il metodo ge-

nerazionale viene presentato come conferma e supporto della «validità storico-poetica, dinamica e testimoniale tra divulgazione e scienza»13 del lavoro di selezione antologica. Per la sua «natura

aristotelica di animale organico e perfettamente continuo, per una sua intrinseca volontà e fedeltà di sangue, di terra, di forma», la poesia spagnola del Novecento, si presenta, più delle coeve euro- pee, ad essere interpretatata alla luce di uno «svolgimento dialet- tico, corale»14. Secondo lo studioso è possibile rintracciare in mez-

zo secolo di lirica spagnola (dagli esordi modernisti fino alle poe- tiche di Valverde e di Blas de Otero con cui la prima edizione del- l’antologia si conclude), ben tre generazioni letterarie, procedenti in modo armonico, «senza fratture e dissidi implacabili», oltre che «per successiva integrazione e approfondimento»15, in nome di

una «tacita e solidale colleganza nella poesia»16.

10 Ivi, p. 38 e p. 37.

11 Mario Di Pinto, La Spagna contemporanea nell’ispanismo di Oreste Macrì, in Per Oreste Macrì. Atti della giornata di studio Firenze 9 dicembre 1994, a cura di An- na Dolfi, Roma, Bulzoni, 1996, pp. 283-292, a p. 288.

12 NivesTrentini, Fra divulgazione e teoria della letteratura: le antologie tra Italia e Spagna, in Traduzione e poesia nell’Europa del Novecento, a cura di Anna Dol- fi, Roma, Bulzoni, 2004, pp. 203- 252, a p. 216.

13 Oreste Macrì, Diorama della poesia spagnola del Novecento, in Idem, Poesia spa- gnola del ’900, Milano, Garzanti, 1974, pp. 9-83, a p. 9.

14 Ivi, p. 10. 15 Ivi, p. 13 16 Ivi, p. 12.

Le inevitabili differenze dei percorsi esistenziali e lirici dei poeti antologizzati dal critico sono stemperate in nome di un «af- fratellamento» universale, e di una comune cittadinanza (e mili- tanza) all’interno di una medesima «polis letteraria», dove con te- nacia e costanza è perseguito il «compito arduo e serio e triste della poesia»17. Pertanto, osserva Macrì, è inutile quanto «vano» di-

stinguere, tra fine Ottocento e inizio Novecento, tra «l’esistenza di due movimenti e, addirittura, di due generazioni; 98 e moderni- smo»18; opportuno è, invece, sottolineare nel caleidoscopico

gruppo di autori del ’25, e nei loro epigoni, protagonisti della ge- nerazione del ’40, le comuni scelte etiche operate sul filo della tradizione.

Quando nel 1961, in occasione della sua seconda edizione del- l’antologia, il critico di Maglie torna a ripensare alle pagine in- troduttive del suo lavoro, le inevitabili differenze tra i poeti sele- zionati, (da quelli emigrati a quelli che scelgono di restare in pa- tria dopo l’avvento della dittatura, da quelli vicini a istanze catto- liche a quelli più prossimi all’ideologia marxista), saranno ulte- riormente attenuate e interpretate come un unico percorso di «resistenza nella poesia, un accento nuovo e solenne di verità e umanità, dentro i limiti di ciascuna persona o gruppo»19.

Delle tre generazioni poetiche confluite nell’antologia del 1952 Macrì non può fare a meno di caratterizzare il movimento dei poe- ti del ’98 come «il soggetto attivo, propulsore, sinteticamente ope- rante nella storia poetica del Novecento spagnolo»20. In particola-

re, a Jiménez «sacerdote, maestro e tessitore di giovanili fortune poetiche» e a Machado, che «punta ai contatti personalissimi, alle umanità singole, all’essenzialità cordiale», va ascritta l’«eredità senti- mentale» accolta dagli autori della Generazione del ’2521. Costoro

17 Ivi, p. 11. 18 Ivi, p. 19.

19 Oreste Macrì, Primo supplemento al diorama, in Idem, Poesia spagnola del ’900, cit., pp. 86-87.

20 Oreste Macrì, Diorama della poesia spagnola del Novecento, cit., p. 19. 21 Ivi, p. 11.

hanno saputo fare tesoro della lezione dei padri, distinguendosi per una «disinteressata e cordiale funzione mediatrice, similatrice, dei vari tempi e ordini e toni e affetti di mezzo secolo, sia con l’esem- pio diretto di ciascuna personalità, sia per la via interna dell’inse- gnamento e dell’esegesi»22.

Nell’individuazione dello stretto nesso che intercorre tra una stagione poetica e l’altra il critico può riconoscere un unico mo- vimento che attraversa la lirica spagnola del Novecento, in cui ciascuna generazione lirica è dotata di solida «coscienza critica», che induce i suoi rappresentanti a ricostruire «attualizzati in fun- zione di attiva contemporaneità i maestri, i movimenti, insomma i classici assoluti, i valori, della loro storia artistica nazionale con spirito europeo e universale»23.

La categoria generazionale di cui Macrì si serve per presenta- re al pubblico italiano il diorama della lirica spagnola contempo- ranea, oltre a legittimarsi sul versante dell’esegesi storico-lettera- ria (proponendo di fatto un’idea precisa di storia letteraria), si fa anche privilegiata modalità divulgativa e testimoniale. Mediante tale filtro critico, non soltanto vengono riletti e ripresentati auto- ri, contenuti e poetiche in parte già note al pubblico italiano, ma ne penetrano altri – si pensi ad esempio a quelli propri della ge- nerazione che si forma dopo la guerra civile –, ancora del tutto sconosciuti. Il critico appare consapevole dell’alto valore scientifi- co dell’«operazione di memoria […] e al contempo di oblio»24

sottesa alla selezione antologica, quando, nell’incipit della biblio- grafia che la correda, precisa che «intento» del suo lavoro è anche fornire uno «strumento di investigazione per i giovani ispanisti»25,

sapendo inotre che la Poesia spagnola del Novecento si caratterizza anche per una precisa funzione «mediatrice della relazione tra

22 Ivi, p 10.

23 Oreste Macrì, L’ispanismo italiano d’area spagnola dal ’50 ad oggi, in Studi ispa- nici II, I critici, a cura di Laura Dolfi, Napoli, Liguori, 1996, pp. 245-263, a pp. 256-257.

24 Roberto Antonelli, L’antologia, il tempo e la memoria, in «Critica del testo», II/1, 1999, pp. VII-XII, a p. VII.

poesia e critica» presso il più generico pubblico di lettori, quello di chi si avvicina alla poesia spagnola mosso da curiosità e vivo in- teresse, ma con occhio estraneo agli obiettivi dello specialista26.

Se a buon diritto si può affermare che Macrì è stato colui che «più di altri si è speso «per innestare il concetto di generazione al- l’interno del sistema letterario italiano»27, è tuttavia legittimo in-

terrogarsi sulla fortuna che tale categoria critica ha avuto sul ver- sante della divulgazione della lirica spagnola del Novecento. Ci si potrebbe chiedere, ad esempio, se negli stessi anni in cui vede lu- ce, nelle sue prime tre edizioni, l’antologia macriniana, «primo or- ganico approccio tentato in Italia per accostarsi alla poesia spa- gnola del Novecento»28, altri critici, traduttori e divulgatori, si sia-

no serviti della categoria generazionale per promuovere autori e poetiche in modo altrettanto esclusivo, produttivo ed efficace. Ta- le verifica, mentre ci porterà a conoscere la tenuta della proposta ermeneutica di Macrì sul terreno della diffusione della lirica, ci consentirà di avanzare qualche riflessione più ampia sui rapporti tra il mondo culturale ispanico e quello italiano durante i com- plicati decenni della dittatura franchista. Le differenti modalità di presentazione dei percorsi lirici dei singoli autori tradotti, in rela- zione alla questione generazionale, saranno valorizzate come spie di discorsi più sistematici sul senso della prassi interpretativa e, più in generale, del ruolo del critico nei bui anni del silenzio.

È opportuno chiarire che in questa sede, coerentemente con le finalità esposte, ci si occuperà principalmente delle edizioni ita- liane di raccolte liriche spagnole, e solo in misura minore del di- battito critico che si registra negli ambienti accademici, degli stu- di monografici e delle riviste, che restano «punto di osservazione

26 Oreste Macrì, La traduzione poetica negli anni Trenta (e seguenti), in La tradu- zione del testo poetico, a cura di Franco Buffoni, Milano, Marcos y Marcos, 2004, pp. 54-71, a p. 57.

27 Tommaso Testaverde, Il concetto di generazione letteraria tra Italia e Spagna nei primi decenni del Novecento, in «Orillas» 3, 2014, p. 13.

28 Giuseppe Grilli, Modelli e caratteri dell’ispanismo italiano, Viareggio-Lucca, Ba- roni, 2002, p. 170.

privilegiata per verificare nell’Italia del ventesimo secolo la rice- zione di particolari aspetti di letteratura straniera moderna»29. In

particolare la nostra analisi insisterà su campioni di ampie struttu- re paratestuali (titoli, introduzioni, premesse al testo, note), di edi- zioni italiane di lirica spagnola novecentesca; zone del testo inter- locutorie, naturalmente predisposte alla discussione di problemi di natura letteraria: zone per dirla con Genette, «non solo di tran - sizione, ma di transazione»30.

Nel documento Silenzi contigui e lezione di Spagna (pagine 142-148)