Silenzi contigui e lezione di Spagna
V. Sarebbe inopportuno proporre delle conclusioni per un lavo-
3. I poeti di fronte alla Storia: il modello generazionale di Puccin
Per Bodini la generazione letteraria è, per riprendere le sue paro- le, «dato aprioristico»58legittimante i destini individuali dei poeti
che in essa operano. Se non si corresse il rischio di fare afferma- zioni ellittiche e frettolose, si potrebbe concludere che per l’auto- re dei Poeti surrealisti spagnoli non esiste una generazione perché esistono poeti, ma esistono poeti perché esiste una generazione.
57 Ivi, p. X.
Negli stessi anni altri critici opporranno all’ontologismo ge- nerazionale modelli analitici differenti, volti a valorizzare, nello scenario articolato dei gruppi e delle stagioni letterarie, l’origina- lità di singoli percorsi creativi e poetici. Senza mettere in discus- sione il ramificato sistema degli intrecci e delle coincidenze da cui germinano poetiche e stili comuni, ciò che a questi interpreti pre- me evidenziare, sul versante della ricezione italiana della poesia spagnola del Novecento, è piuttosto la peculiarità di talune ricer- che, che sullo sfondo di una comune pratica lirica, generazionale, appunto, si ergono a veri e propri canoni di esemplarità. Una ra- pida analisi di alcuni interessanti campioni paratestuali della rac- colta Campi di Castiglia, curata da Dario Puccini per l’editore mi- lanese Ceschina nel 1957, chiarirà quanto affermato fin qui.
Il libro non propone, come verrebbe da pensare osservando il titolo, l’edizione italiana della seconda, importante raccolta del grande poeta sivigliano, né si definisce come una selezione anto- logica. Come osserva lo stesso Puccini, quasi a chiarire il valore «arbitrario ma pur significativo» del titolo scelto, il libro «non sta […] a indicare il volume machadiano “Campos de Castilla”»59–
del quale, avverte «abbiamo tratto soltanto alcuni componimenti» –, ma piuttosto si presenta come un agile attraversamento per te- sti scelti della produzione lirica di Machado, distinta nelle diverse tappe segnalate dalle sue principali raccolte.
Ma perché mai il critico si serve del titolo Campos de Castilla (vale a dire il titolo di uno dei libri sommamente rappresentativi di quello spirito di rigenerazione che, tra fine Ottocento e inizio Novecento, animò gli autori della cosiddetta Generazione del ’98) per definire l’arco intero della produzione machadiana? Piccoli indizi rintracciabili nelle brevi pagine introduttive ci consentono di avanzare qualche timida ipotesi. Sin dalle prime battute Pucci- ni rivendica la forza esemplare della lirica di Machado, definito «altissimo poeta spagnolo»60, nonché «personalità di primo piano
59 Dario Puccini, Introduzione, in Antonio Machado, Campi di Castiglia, a cura di Dario Puccini, Milano, Ceschina, 1957, pp. 7-13, a p. 7.
nel movimento di rinascita della poesia e della cultura spagnola che suole essere definito col nome di “Generazione del ‘98”»61.
L’accenno generazionale serve al critico non solo per inquadrare il poeta nelle canoniche coordinate storico-culturali, ma anche per ricalcare, in netto contrasto con i sodali, la rettitudine della sua «vita esemplare di umanissimo e grande poeta»62. Diversamente da
lui, Unamuno, Azorín, Baroja, Valle Inclán pur nella loro grande, spregiudicata apertura «al problema della Spagna» rifletterono sul «problema nazionale, per entro sistemi e schemi spesso immobili o sterili»63. Da essi si distacca il poeta Machado per una postura
etica e militante destinata a «influire profondamente sulla vita cul- turale ed artistica del suo tempo»64.
Il richiamo alla raccolta maggiore del poeta sivigliano nel tito- lo suggestivo scelto da Puccini a suggellare la sua edizione delle liriche machadiane sembra, dunque, già alludere in modo nem- meno troppo implicito a quella esemplarità che per il critico è l’essenza stessa della voce lirica più imponente e importante del- la Generazione del ’98. Il titolo Campi di Castiglia, scoperta allu- sione a quella «stagione più vigorosa» della poetica machadiana, in cui nascono «poesie a largo respiro intense e piene, limpide e spie- gate, come vele al vento»65, se da un lato conferma l’appartenen-
za generazionale del poeta, dall’altro immortala la centralità della sua posizione di vate. La seconda soglia introduttiva alla raccolta, l’epiteto «Poeta esemplare», che campeggia in alto sulla pagina bianca, a precedere le brevi pagine di Puccini, oltre a rafforzare la potenza evocativa di Campi di Castiglia che campeggia in coper- tina, conferma e indirizza la lettura del critico, volta a riscattare dal mosso quadro generazionale la luminosa, emblematica figura del poeta Machado.
Per Puccini il poeta sivigliano non è soltanto l’esempio di una
61 Ivi, p. 9. 62 Ivi, p. 7. 63 Ivi, p. 10. 64 Ivi, p. 9. 65 Ivi, p. 11.
voce lirica «più vivace e moderna»66 rispetto a quella dei suoi
contemporanei, ma come ribadirà solo qualche anno dopo nella
Prefazione alla prima edizione del Romancero della resistenza spagno- la (1960), egli è anche il miglior rappresentante della Generazio-
ne del ’98, colui che «che seppe percorrere la parabola ideologica più lunga ed esauriente tra gli intellettuali di quella generazione o di quel movimento»67. Ancora una volta Puccini richiama la «fi-
gura esemplare» del poeta Machado, capace di travalicare i limiti del tempo che gli toccò in sorte di vivere per proiettare il suo ma- gistero («il suo insegnamento diretto e indiretto di scrittore») non solo alle generazioni successive, ma addirittura «allo scrittore im- pegnato di oggi»68.
La Premessa al Romancero resta un documento prezioso non so- lo per intendere il valore che il critico assegna al modello gene- razionale, ma anche per verificare la funzione che esso ricopre nel sistema storico-materialista del suo pensiero, di cui è senz’altro tassello-chiave. Il Romancero, nato dall’urgenza di consegnare alla Storia, venti anni dopo la fine della Guerra Civile, la «straordina- ria esplosione di poesia» che ne segnò l’inizio, vuole essere anche un atto di resistenza e d’impegno: con la sua «Iliade contempora- nea di estremo valore documentario ed emotivo»69Puccini rende
omaggio alla Spagna libera celebrando l’anniversario del conflit- to. In questo importante lavoro di selezione di autori e di testi, in cui la finalità documentaristica va di pari passo con l’urgenza sto- rica e politica a muovere e a riflettere su questioni più generali, le generazioni letterarie assolvono a un importante compito storio- grafico, essendo intese dal critico come «fasi di un solo illumi- nante processo evolutivo» caratteristico della lirica spagnola negli anni che vanno dal ’20 al ’4070.
66 Ivi, p. 10.
67 Dario Puccini, Prefazione alla prima edizione, in Idem, Romancero della resi- stenza spagnola, Bari, Laterza, 1970, vol. 1, p. 29.
68 Ivi, p. 30 69 Ivi, p. 14. 70 Ivi, p. 22.
Pertanto, le tradizionali categorie adoperate dalla critica per definire le generazioni letterarie sono ripensate da Puccini alla lu- ce di un concreto ragionamento critico, coerente con il più ge- nerale significato politico della sua opera. Lo si vede quando, in- troducendo il gruppo dei poeti del ’98, afferma:
Quella che per consuetudine ormai canonica viene chia- mata “generazione del ’98” è in realtà assai più che “una generazione”: è un largo movimento di opinione che eb- be il suo stimolo episodico nel “disastro” del 1898 […] e che trovò il suo sostegno ideologico in un solido gruppo di letterati e di uomini di cultura, i quali si sentirono tut- ti investiti dalla dura problematica della società spagnola71.
Puccini scardina il concetto di generazione dal piano squisita- mente letterario per proporne una lettura più articolata che con- templi la sfera della prassi e dell’azione politica. Non sorprende- rà, dunque, la sua proposta di ampliare il novero degli appartenenti alla «pattuglia letteraria del ’98» integrando non solo «altre figure maggiori o minori di altre discipline», come il sociologo Joaquín Costa e l’educatore Francisco Giner de los Ríos, ma anche intel- lettuali come Ortega y Gasset, Marañón, Azaña, Madariaga, Amé- rico Castro, con l’obiettivo di estendere l’arco della sua evoluzio- ne per oltre «un cinquantennio di acute e appassionate discussio- ni sul problema della Spagna moderna ora dialetticamente dedot- to dal suo passato, ora concitatatamente (o fideisticamente) proiet- tato nel suo futuro»72. Alla rivisitazione del modello generaziona-
le avanzata da Puccini corrisponde un nuovo racconto della sto- ria letteraria spagnola primonovecentesca, che tiene conto del- l’impegno e della partecipazione degli intellettuali alla vita del proprio tempo:
Tale impostazione non può non valicare qui i termini di un suggerimento di storiografia culturale. A me interessa
71 Ivi, p. 23. 72 Ivi, pp. 23-24.
d’altra parte e soprattutto un fatto: che, entro questa visio- ne, la cosiddetta generazione del ’98 segna nettamente l’i- nizio di una nuova fase della partecipazione degli intellet- tuali alle vicende della società spagnola. Prima di allora, schematizzando, la funzione degli uomini di cultura si era limitata alla fustigazione morale e civile (Larra nei primi decenni del XIX secolo) o all’esortazione patriottica (Gal- dós negli ultimi decenni dello stesso secolo). L’azione de- gli intellettuali del ’98 tende invece all’egemonia ideolo- gica, alla leadership educativa e formativa di tutta la col- lettività ispanica73.
Il passaggio citato dimostra come per Puccini il modello ge- nerazionale agisca come funzionale modello storico: è sul versan- te dell’azione concreta e dell’impegno che per il critico si misura la distanza tra i differenti gruppi poetici. Se infatti per gli autori del ’98 «la repubblica fu un coronamento (ma anche l’inizio del- l’intimo dissolvimento), per la generazione di Lorca e di Alberti fu il “battesimo del fuoco”». La guerra, con i suoi profondi effet- ti, costituisce il momento preciso in cui «i due nuclei» generazio- nali s’incrociarono per dare origine a una «vicenda memorabile» di resistenza e di fiducia nel riscatto sociale della parola poetica74.
Mentre Macrì e Bodini rintracciano nella ricorsività di ele- menti poetici e stilematici il più chiaro indizio di quella cultura unitaria che caratterizza la generazione poetica durante e dopo la guerra, negli stessi anni Puccini individua il suo collante nell’im- pegno e nella «partecipazione politica»75: dal ’31 al ’36 i poeti spa-
gnoli, mossi da «un atteggiamento unitario felicissimo e irripeti- bile»76, hanno lottato accanto al popolo, favorendone istanze e
condividendone aspirazioni sociali. Non, dunque, «mediatrice» come è per Macrì e per Bodini, ma «unificatrice» è, alla vigilia della guerra civile, la funzione generazionale dei poeti spagnoli
73 Ivi, p. 24. 74 Ivi, p. 31. 75 Ivi, p. 33. 76 Ivi, p. 32.
che attraversano gli anni del conflitto civile77. Nel loro posiziona-
mento di fronte alla Storia78 Puccini legge il più alto valore ge-
nerazionale, «una sincera disposizione ad identificare il grido di dolore individuale con il “dolore del mondo”», e a fare del rac- conto di una nazione epos universale.
4. Attraverso la generazione, dentro l’universo di ciascun