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NELLE DINAMICHE SOCIO-SPAZIALI DELLA POPOLAZIONE IMMIGRATA

% SUL TOTALE STRANIER

3. La mappa dei luoghi di culto

Stabilire l’esatta appartenenza religiosa degli immigrati è questione assai complessa, se non impossi- bile, restando assai difficile determinare le personali convinzioni di ogni singolo individuo, come l’effettiva predisposizione alla pratica religiosa o le possibili conversioni a fedi diverse (IDOS, 2016). Ciò nonostante è importante porre la dovuta attenzione su queste componenti, perché possono rappresenta- re un osservatorio privilegiato nello studio delle dinamiche di inclusione/esclusione degli immigrati all’interno di nuovi contesti socio-culturali. I modelli di aggregazione comunitaria che scaturiscono dai differenti credi religiosi giocano inoltre un ruolo strategico nelle relazioni tra le varie comunità di nazio- nalità straniera e contemporaneamente nella penetrazione di tali fedi tra i cittadini italiani.

Secondo il Centro Studi e Ricerche IDOS tra le varie strategie di gestione è possibile categorizzarne almeno tre: il modello ‚etnico‛, in cui ciascuna comunità credente si dà una struttura organizzata in ba-

1980 ATTI DEL XXXIICONGRESSO GEOGRAFICO ITALIANO

se alla provenienza, alla lingua e alle tradizioni di uno specifico gruppo, riproponendo almeno nella pratica religiosa modelli tipici della società di provenienza; il modello ‚internazionale‛, in cui attraverso l’uso di lingue ampiamente diffuse come l’inglese o il francese si punta ad un’aggregazione di credenti più eterogenea; il modello ‚interculturale‛, maggiormente teso a favorire l’incontro tra italiani e immi- grati proprio all’interno della comunità religiosa, che si viene così a costituire come un luogo di scambio, incontro e integrazione.

Anche a Firenze, come in altre città italiane, la diffusione delle religioni ha assunto dimensioni note- voli presentando una sempre crescente articolazione di credi, che rispecchiano la complessità sociale delle popolazioni urbane (fig. 1). Del resto la città «ha una lunga tradizione di ospitalità di luoghi di cul- to dedicati a religioni diverse da quella cattolica, derivante dalla sua storia e dalla presenza di attive co- munità straniere e minoranze religiose che hanno costituito una parte importante della ricchezza inter- culturale e interreligiosa della città» (Aleardi et al., 2010, p. 22).

Figura 1. Distribuzione dei principali luoghi di culto per appartenenza religiosa a Firenze, 2016. Fonte: elaborazione dell’autore su dati Comune di Firenze, base topografica: Regione Toscana, Carta Topografica della Toscana, scala 1:50.000.

La carta dei luoghi di culto di Firenze è stata ottenuta raccogliendo informazioni da più fonti: da una parte la banca dati del Comune relativa ai luoghi di culto presenti sul territorio cittadino, dall’altra la consultazione delle pagine web delle principali confessioni, che riportano gli indirizzi delle principali sedi cui recarsi per le varie funzioni.

In totale sono stati censiti per il solo territorio comunale 52 edifici, rappresentati sulla carta in base al- le principali confessioni presenti in città. Per evitare difficoltà nella lettura si è scelto di non appesantire troppo la legenda con una categorizzazione elevata, raggruppando invece i vari credi in grandi famiglie

L’EUROPA MERIDIONALE E LE SUE MIGRAZIONI 1981

di appartenenza. È il caso ad esempio dei culti di matrice cristiana, che sono stati suddivisi soltanto sulla base dei tre principali riti, cattolico, ortodosso e protestante, tralasciando le molteplici sfaccettature delle numerose chiese nazionali.

Si nota facilmente come il maggior numero degli edifici mappati si trovino nel quartiere centrale del- la città e in quello di Rifredi, e come i culti più diffusi siano quelli di origine cristiana.

La maggioranza degli edifici censiti è presente sul territorio fiorentino oramai da molte decine di an- ni, se non addirittura centinaia. È il caso ad esempio della sinagoga ebraica, oppure delle numerose chiese cristiane, che riflettono la presenza storica di comunità straniere nella città.

È successo però, a partire dagli anni Novanta del secolo scorso, che nuovi gruppi d’immigrati abbia- no ripopolato questi luoghi, in molti casi divenuti nel tempo poco frequentati. È il caso, ad esempio, del- la chiesa ortodossa russa, rivitalizzata dalla consistente comunità ucraina, oppure della chiesa ortodossa rumena, che conta a Firenze numerosi fedeli.

Discorso simile va fatto anche per gli edifici di rito cattolico. All’interno della carta rientrano, infatti, soltanto quelli che sono stati recentemente destinati a gruppi d’immigrati di fede cattolica per le loro at- tività di culto in lingua madre: luoghi che in un certo senso hanno riacquistato la loro funzione primaria, sbiaditasi nel tempo, grazie alle nutrite comunità di credenti latinoamericani, filippini, cingalesi, etc.

In altri casi il luogo scelto come sede religiosa è stato completamente ristrutturato e riportato all’originale splendore, come ad esempio la quattrocentesca Villa di Bellagio, situata nella zona di Ca- stello all’interno del quartiere di Rifredi, oggi sede dell’Istituto Buddhista Italiano Soka Gakkai.

La presenza di luoghi di culto musulmani è invece a Firenze più recente e ridotta a soli tre edifici: due centri islamici e un piccolo luogo di preghiera nel villaggio Rom del Poderaccio. La diffusione di questa religione nel territorio comunale è dovuta principalmente alla presenza di immigrati provenienti dal Marocco, dall’Albania, dalla Tunisia, dal Senegal, dall’Egitto, dall’Algeria e dal Pakistan ed ha subito in poco più di vent’anni una notevole crescita. Il luogo di culto principale per i fedeli musulmani è at- tualmente il centro islamico Masjid Al-Taqwa, con sede in Borgo Allegri presso Piazza dei Ciompi: l’edificio non è una vera moschea, ma uno stretto stanzone oramai inadeguato ad accogliere eventi im- portanti come ad esempio la fine del Ramadan, in grado di coinvolgere fino a 7.000 fedeli.