• Non ci sono risultati.

Massoni, muratori e cazzuole: ambiguità lessicale

Nel documento Giorgio Manganelli e la traduzione (pagine 107-111)

4. Prassi traduttive a confronto

4.3. Testi e traduzioni a confronto: metodologie d’analisi

4.3.1. Massoni, muratori e cazzuole: ambiguità lessicale

Un caso particolarmente interessante, a dimostrazione della stratificazione dei significati e della complessità lessicale costruita da Poe, riguarda la resa delle traduzioni di alcuni passaggi del racconto The Cask of Amontillado, che venne tradotto sia da Vittorini, sia da Manganelli con il titolo La botte di Amontillado. Il passo in questione riguarda il gesto “grottesco” che il malcapitato Fortunato esegue; ovverosia quello di scagliare in alto la bottiglia di pregiato vino di Grâve dopo averne vuotato in un sol fiato l’intero contenuto. Vengono di seguito riproposte le tre versioni seguendo rispettivamente l’ordine cronologico di pubblicazione:

«I broke and reached him a flaçon of De Grâve. He emptied it at a breath. His eyes flashed with a fierce light. He laughed and threw the bottle upwards with a gesticulation I did not understand. I looked at him in surprise. He repeated the movement — a grotesque one.

“You do not comprehend?” he said. “Not I,” I replied.

“Then you are not of the brotherhood.” “How?”

“You are not of the masons.” “Yes, yes,” I said, “yes, yes.” “You? Impossible! A mason?” “A mason,” I replied.

“A sign,” he said.

“It is this,” I answered, producing a trowel from beneath the folds of my roquelaire. “You jest,” he exclaimed, recoiling a few paces. “But let us proceed to the Amontillado.” “Be it so,” I said, replacing the tool beneath the cloak, and again offering him my arm.»246 Il breve dialogo non presenta apparentemente alcun problema di comprensione, ma sorprendentemente le versioni italiane presentano sfumature di significato sostanzialmente diverse, quasi macroscopiche, e per il lettore particolarmente rilevanti. Il termine chiave dal quale si dipanano le versioni italiane è l’inglese masons, ovvero

246 E.A. POE, The Cask of Amontillado, in Tales and Sketches 1831-1843, a cura di T. O. Mabbott, in Id., Collected Works of Edgar Allan Poe, voll. III, Belknap Press of Harvard University Press, Cambridge (Massachusetts), 1978, p. 1270.

104 massone nel senso di appartenenza a una loggia massonica. Segue la traduzione eseguita da Vittorini:

«Stappai una bottiglia di Grave e gliela porsi. Egli la vuotò d’un fiato. I suoi occhi fiammeggiarono. E si mise a ridere, e lanciò la bottiglia per aria con un gesto che non riuscii a capire.

Lo guardai sorpreso. Egli ripeté il gesto, grottesco. ̶ Non capite ̶ fece.

̶ No ̶ risposi.

̶ Allora non fate parte della loggia. ̶ Come?

̶ Dico che non siete massone. ̶ Oh, sí, sí, ̶ dissi ̶ sí, sí.

̶ Voi? Impossibile ! Massone voi? ̶ Sí, lo sono ̶ replicai.

̶ Un segno ̶ diss’egli.

̶ Eccolo ̶ esclamai, tirando fuori una cazzuola di sotto alle pieghe del mio tabarro.

̶ Avete voglia di scherzare ̶ fece lui retrocedendo di qualche passo. ̶ Ma andiamo a vedere questo Amontillado.

̶ Sia ̶ convenni, riponendo l’arnese sotto il mio tabarro, e di nuovo offrendogli il braccio.»247 Nel momento in cui Fortunato esegue il gesto che identificherebbe la sua appartenenza ad una loggia massonica egli si aspetterebbe che il suo interlocutore riconosca il gesto e dimostri, attraverso un segno riconoscibile, la sua adesione al medesimo gruppo elitario. Ciò non si verifica; difatti la voce narrante afferma di non aver colto il significato del gesto. Fortunato accenna alla massoneria e, solo allora, il protagonista afferma solennemente di farne parte. A questo punto Fortunato chiede un ulteriore segno che confermerebbe le ipotesi del protagonista. La voce narrante decide allora di rivelare all’ignaro Fortunato l’utensile che di lì a poco verrà utilizzato per portare a compimento il suo progetto di vendetta: dalle pieghe del mantello estrae ed esibisce una cazzuola. La cazzuola sarà l’arma del delitto che condannerà Fortunato ad essere murato vivo in una cripta ubicata nelle segrete del castello del protagonista.

105 La versione del medesimo dialogo realizzata da Manganelli è profondamente diversa; arricchita da riferimenti appena accennati dal Poe:

«Spezzai il collo di una bottiglia di Grâve. La vuotò d’un fiato. Gli occhi gli splendevano di luce folle. Rise e scagliò in alto la bottiglia, con un gesto che non compresi.

Lo fissai sorpreso.

̶ Non capisci? ̶ mi chiese. ̶ No davvero, ̶ risposi.

̶ Allora non sei della fratellanza. ̶ Che intendi?

̶ Non sei muratore. ̶ Sí, ̶ dissi ̶ sí, lo sono.

̶ Tu? Oh, impossibile ! Tu, un fratello muratore? ̶ Muratore, ̶ risposi.

̶ Un segno, ̶ mi disse, ̶ dammi un segno.

̶ Eccolo, ̶ risposi, e da sotto le pieghe del mio roquelaire trassi una cazzuola.

̶ Tu scherzi, ̶ esclamò ritraendosi di alcuni passi. ̶ Ma non fermiamoci, voglio questo Amontillado.

̶ Così sia, ̶ risposi, riponendo lo strumento sotto il mantello, e offrendogli di nuovo il braccio.»248 Manganelli in questa occasione snocciola la varietà dei significati del termine inglese mason. Quest’ultimo oltre a riferirsi al lemma italiano “massone” include anche un altro significato: muratore. È nota l’esistenza in Italia della “Gran Loggia d'Italia degli ALAM”249, ovverosia degli “Antichi Liberi Accettati Muratori”250. Pertanto la scelta di Manganelli non risulta affatto incoerente e inadeguata, tutt’altro: in essa si riflette una scelta oculata che fa emergere straordinarie assonanze e conseguenze logiche all’interno di un campo semantico ben definito. I fratelli muratori e la cazzuola appartengono allo stesso gruppo semantico; quello delle costruzioni di opere murarie. La cazzuola che il protagonista esibisce a Fortunato è la testimonianza della sua appartenenza non alla loggia, bensì alla categoria degli operai edili. Manganelli fa riemergere con scaltrezza questa ambiguità di riferimenti che nella versione di Vittorini è totalmente assente.

248 E.A. POE, La botte di Amontillado, trad. di G. Manganelli, Einaudi, Torino, 2016, p. 620. 249 È consultabile il sito internet della Loggia al seguente indirizzo: http://www.granloggia.it/

250 Questa Loggia massonica venne fondata da un gruppo afferente al “Rito scozzese antico ed accettato”, uno degli ordini iniziatici della massoneria, fondato in Europa nel XVIII secolo e si è espanso negli Stati Uniti agli inizi del XIX secolo.

106 Pertanto la traduzione di Vittorini implica inevitabilmente una perdita, una semplificazione a livello lessicale, quello che Jakobson definisce un residuo comunicativo; in cui si ha una perdita d’informazione. Ciò potrebbe essere dovuto a scelte di semplificazione e di banalizzazione del testo o alla comprensione parziale della stratificazione dei significati intrinsechi. Inoltre, nella scelta di Vittorini di evidenziare il termine “loggia” si potrebbe ravvisare una tendenza all’esplicitazione251. Infine, tra le due versioni italiane si nota un’altra differenziazione particolarmente vistosa: la scelta dei pronomi personali; nella versione di Vittorini si evidenzia il “voi” più referenziale, mentre nella traduzione di Manganelli emerge il “tu” dai toni prettamente confidenziali.

Manganelli in alcune occasioni semplifica e omette alcune porzioni di testo, come nel caso di «He repeated the movement — a grotesque one.» eliminando l’accezione “grottesca” e la ripetizione del movimento eseguito da Fortunato. In aggiunta, Manganelli sceglie di lasciare nella versione italiana la parola francese roquelaire dai toni rinascimentali e carnevaleschi per indicare il soprabito indossato dalla voce narrante, riproducendo il medesimo l’effetto di straniamento proposto da Poe nella versione originale, mentre Vittorini sceglie di tradurre la parola proponendo, come valida alternativa, il termine «tabarro», che tuttavia addomestica le intenzioni dell’autore e propendendo in direzione del pubblico d’arrivo.

251 I primi che hanno individuato la strategia dell’esplicitazione in uno studio sulla stilistica contrastiva sono stati Vinay e Darbelnet nel 1977. Questa tecnica traduttiva prevedeva l’inserimento nei testi tradotti di informazioni aggiuntive che nel testo d’origine sono evidenti. Per ulteriori informazioni:

J.P. VINAY, J. DARBELNET, Stylistique comparée du français et de l’anglais: méthode de traduction, Didier, Parigi, 1977.

107

Nel documento Giorgio Manganelli e la traduzione (pagine 107-111)