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Il medico veterinario è la figura professionale che esercita la medicina veterinaria.

L’assegnazione del titolo avviene a seguito del conseguimento della laurea magistrale a ci-clo unico in Medicina Veterinaria, con successivo superamento di un Esame di Stato e iscrizione all’Albo professionale.

Art.1 Codice Deontologico

“Il Medico Veterinario svolge la propria attività professionale al servizio della collettività e a tutela della salute degli animali e dell’uomo. In particolare, dedica la sua opera:

- […]

- alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura delle malattie degli animali e alla tutela del loro benessere;

- […]

- alla promozione del rispetto degli animali e del loro benessere in quanto esseri sen-zienti;

- alla promozione di campagne di prevenzione igienico-sanitaria ed educazione per un corretto rapporto uomo-animale;

[…].”

In canile operano due figure mediche: il medico veterinario generico e il medico veterina-rio esperto in comportamento.

89 3.1.1. MEDICO VETERINARIO SANITARIO

Secondo la normativa regionale (Decreto Giunta Regionale regione Emilia Romagna n.1302/2013) in canile deve essere presente un responsabile dell’assistenza sanitaria, ov-vero un laureato in Medicina Veterinaria iscritto all’Albo Professionale, che assicura le funzioni di responsabile sanitario in tutte le attività riferibili alla salute e al benessere de-gli animali custoditi.

Il responsabile sanitario può essere un veterinario libero professionista (identificato dal responsabile di struttura oppure dal servizio ASL), oppure un veterinario dell’ASL.

Il medico veterinario è la figura sanitaria di riferimento e si occupa degli aspetti di pre-venzione e cura delle patologie degli animali presenti in canile.

Ad esempio compiti del medico veterinario sanitario sono le visite cliniche, le vaccina-zioni, gli interventi chirurgici, la prescrizione dei farmaci, la compilazione della scheda clinica, ecc.

Nel canile di nuova generazione il ruolo del medico veterinario sanitario viene ampliato, assume il ruolo:

- di referente sanitario: deve ricevere informazioni e dare informazioni di natura sanitaria (ad esempio reazioni ai farmaci, variazioni di posologie, prescrizioni aggiuntive, ecc.) alle altre figure dell’équipe;

- di supervisore sanitario: controlla e gestisce l’operato degli altri componenti dell’équipe in materia di cura e benessere degli ospiti, ad esempio controllo dei trattamenti farmacologici, delle cure infermieristiche (rimozione bendaggi, medicazioni, pulizia ferite, ecc.), delle scadenze sanitarie, ma anche creazione di una dieta bilanciata, valutazione dell’esercizio fisico, individuazione delle condizioni di stress, ecc.;

- di formatore: ha il compito di formare gli operatori ed i volontari del canile dal punto di vista delle conoscenze sanitarie. Questa formazione permette alle altre figure professionali e non di non commettere errori nel rapporto quotidiano con i cani e nelle relazioni con il pubblico.

Il medico veterinario sanitario assume un ruolo chiave anche nel processo di adozione:

- collabora con il medico veterinario esperto in comportamento per un buon equilibrio tra stato di salute fisica e mentale dei soggetti e per impostare un IDA aggiornato;

- diventa la figura di riferimento sanitario in caso di adozioni speciali (ad esem-pio cani con patologie croniche o con disabilità motorie o sensoriali);

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- fornisce all’adottante le informazioni cliniche di base, oltre al certificato sanita-rio che attesta la salute del cane adottato;

- può fornire consulenza sanitaria per la famiglia adottiva nel post-adozione.

3.1.2. LA MEDICINA COMPORTAMENTALE

La terapia comportamentale negli animali viene tentata per la prima volta, in senso psi-chiatrico, dal medico veterinario F. Brunner negli anni ‘50.

All’inizio del decennio successivo viene discussa da un gruppo di psichiatri e medici ve-terinari, fino a quando a metà dagli anni ’60 esce uno studio etologico del medico veteri-nario M.V. Fox a cui segue la visione psicoanalitico-moralistica dello psicologo america-no Campbell nei primi anni ’70.

Infine la medicina comportamentale viene classificata come disciplina dal medico veteri-nario V. Voith, in collaborazione con due psicologi sperimentali, Tuber e Hothersall, nel 1974.

I modelli principali su cui si basa la medicina comportamentale nel mondo sono tre:

- Modello behaviorista americano, derivato dalla Voith, è praticato da medici ve-terinari comportamentisti (Hart, Overall, Dodman, ecc.) e si basa su una impo-stazione neurofarmacologica con la partecipazione di neurofisiologi, farmaco-logi, psichiatri, zoologi e psicologi sperimentali.

- Modello psicologico-comportamentale-etologico anglosassone, derivato sem-pre dalla Voith, non contrapposto al sem-precedente, ma basato su un approccio comportamentista ed etologico invece che farmacologico/psichiatrico.

- Modello psicopatologico francese creato dal medico veterinario comportamen-talista Patrick Pageat. Questo modello si basa su una visione psichiatrica del disturbo comportamentale e inserisce l’aspetto cognitivo ed emozionale dell’animale nel dogma behaviorista: stimolo → risposta.

In Italia la medicina comportamentale vede la sua nascita nel 1995 con la creazione della SISCA (Società Italiana delle Scienze Comportamentali Applicate), società culturale affi-liata alla SCIVAC (Società Culturale Italiana dei Veterinari che si occupano di Animali da Compagnia).

La finalità di questa società culturale era quella di promuovere la conoscenza dell’allora Terapia Comportamentale degli Animali e della Zooantropologia.

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Negli anni seguenti la SISCA approfondì il modello psicopatologico e lo adottò come li-nea guida. Infine agli inizi del 2000 la denominazione della disciplina venne trasformata in Medicina Comportamentale.

Attualmente in Italia vengono utilizzati tre modelli principali:

- Modello behaviorista - Modello psicopatologico

- Approccio cognitivo-zooantropologico (CZ)

L’approccio CZ trova in Roberto Marchesini uno dei suoi principali fondatori e successivamente è stato espresso da vari professionisti sia dell’area veterinaria che di quella cinofila.

Esso mira alla valorizzazione della relazione uomo-animale nel rispetto della alterità di quest’ultimo.

L’approccio CZ si integra con il modello psicopatologico dando origine ad una scuola italiana del comportamentalismo. Essa coniuga l’approccio CZ al rap-porto uomo-cane con la terapia del disturbo psichiatrico.

La medicina comportamentale degli animali da compagnia (o Psichiatria animale o Zoo-psichiatria) corrisponde all’applicazione di un modello clinico al comportamento anima-le. Tant’è vero che il medico veterinario comportamentalista si approccia alla patologia in un’ottica:

- Etologica: osservazione del comportamento dell’animale e degli altri soggetti.

- Clinica: l’osservazione clinica e l’indagine semeiologica valutano le trasforma-zioni neurovegetative dell’animale.

- Veterinaria: il comportamentalista è un medico veterinario in grado anche di identificare le affezioni organiche responsabili di patologie comportamentali (ad esempio neoplasie, patologie infiammatorie, degenerative, metaboliche, ecc.) e viceversa (ad esempio dermatiti da leccamento nel cane, patologie ga-stroenteriche su base ansiosa, ecc.).

Nella medicina del comportamento la patologia viene definita come la perdita della pla-sticità comportamentale, ovvero l’incapacità di adattarsi alle modificazioni ambientali.

L’individuo riceve delle informazioni dall’esterno, le analizza attraverso i suoi sistemi cognitivi e produce un comportamento adeguato alla situazione in cui si trova.

L’instaurarsi di stati patologici mentali (fobia, ansia, depressione, ecc.) riduce la capacità di adattamento con conseguente perdita della plasticità comportamentale. In questa

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dizione si ha una fossilizzazione delle risposte comportamentali e una instabilità emozio-nale, che sovrasta le capacità cognitive, con conseguente perdita dell’omeostasi sensoria-le.

Da punto di vista neurofisiopatologico le patologie comportamentali sono sostenute da disfunzioni del sistema dei neurotrasmettitori (noradrenalina, dopamina, serotonina, ecc.), questo spiega il possibile utilizzo di psicofarmaci in corso di terapia.

Occorre sottolineare che la terapia farmacologica è complementare alla terapia compor-tamentale, mai sostitutiva.

In quest’ottica il farmaco (scelto in base allo specifico disturbo neurotrasmettitoriale), viene utilizzato come aiuto per recuperare l’omeostasi sensoriale del soggetto e favorire la plasticità comportamentale, garantendo così una maggior recettività dell’animale verso la terapia comportamentale.

3.1.3. MEDICO VETERINARIO ESPERTO IN COMPORTAMENTO

Il medico veterinario esperto in comportamento è una figura professionale specializzata nell’ambito della medicina comportamentale.

La FNOVI (Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani), ha stilato le linee guida per definirsi medico veterinario comportamentalista:

1. Laurea in Medicina Veterinaria e iscrizione all’Ordine.

2. Esercizio della professione da almeno 3 anni.

3. Formazione: Scuole di Specializzazione Universitarie, Master Universitari; cer-tificazione attestante la partecipazione e la frequenza a un corso di formazione teorico-pratico presso una scuola, con superamento di un esame finale. […].

4. Formazione - ulteriori requisiti:

o effettuazione di attività didattiche, anche non continuative, di Medi-cina Comportamentale;

o partecipazione a corsi formativi quali seminari, corsi intensivi;

o partecipazione a convegni sulla materia negli ultimi cinque anni.

5. Nei casi in cui gli Ordini ritengano sussistere un’acclarata competenza e pro-fessionalità clinica del richiedente, possono valutare, in alternativa ai requisiti di cui ai punti 3 e 4, il possesso di almeno tre dei seguenti requisiti:

o pubblicazioni inerenti alla materia su libri e riviste mediche dotate di comitato scientifico;

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o partecipazione a convegni inerenti alla materia con l’incarico di re-sponsabile scientifico o di relatore;

o effettuazione di attività didattiche, anche non continuative negli ul-timi 5 anni, sulla materia in corsi universitari o in corsi di formazio-ne e/o aggiornamento per medici veterinari;

o attestazione (certificazione) di pratica clinica nella materia, effettuata in una struttura pubblica e/o privata, per almeno 3 anni, rilasciata dal direttore e/o dal responsabile della struttura stessa.

Inoltre la FNOVI in base ai requisiti elencati nelle Linee guida e previsti dal Decreto Mi-nisteriale 26 novembre 2009, ha raccolto l’elenco italiano dei Medici Veterinari Esperti in Comportamento Animale.

3.1.4. IL RUOLO DEL MEDICO VETERINARIO ESPERTO IN COMPORTAMENTO IN CANILE

Il ruolo del medico veterinario esperto in comportamento è ampio e trasversale:

- assume il ruolo di referente comportamentale: deve ricevere informazioni e da-re informazioni di natura comportamentale alle altda-re figuda-re dell’équipe;

- assume il ruolo di supervisore: supervisiona l’operato degli altri componenti dell’équipe in materia di comportamento;

- assume il ruolo di formatore: ha il compito di formare gli altri membri dell’équipe dal punto di vista delle conoscenze comportamentali. Questa for-mazione permette alle altre figure professionali di fornire un servizio di qualità ai futuri adottanti;

- è responsabile della valutazione comportamentale dei cani, della definizione dell’IDA, del livello di adottabilità e della compilazione della scheda compor-tamentale e successivi aggiornamenti;

- è responsabile della diagnosi di patologie comportamentali e della prescrizione delle terapie psicofarmacologiche;

- supervisiona l’impostazione dei percorsi educativi per i cani di primo livello;

- è responsabile dell’impostazione e della supervisione dei percorsi riabilitativi per i cani di secondo livello;

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- è responsabile, insieme all’educatore e all’istruttore cinofilo, della scelta degli operatori e dei volontari da affiancare ai cani durante il percorso educativo o riabilitativo e dell’informazione sulle prassi quotidiane da impostare con i cani;

- è responsabile, insieme all’istruttore cinofilo e al veterinario sanitario, della creazione delle migliori condizioni di benessere psico-fisico e ambientale per i cani di livello 3;

- è responsabile della formazione del personale che si occupa delle preadozioni e supervisiona le adozioni;

- fornisce consulenza comportamentale pre e post-adozione;

- fornisce consulenza ai proprietari che richiedono una visita comportamentale o in presenza di cani morsicatori (al fine di prevenire rinunce e rientri);

- mansioni extra: promozione di attività formative e divulgative e Interventi As-sistiti dagli animali (IAA).

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