2.5. IL POLO ZOOANTROPOLOGICO
2.5.3. IL PROCESSO DI ADOZIONE NEL CANILE DI NUOVA GENERAZIONE
genera-zione è ridurre il numero dei cani ospitati, garantendone un rapido e ponderato reinseri-mento nella società, ovvero l’adozione.
Erroneamente si pensa che il processo di adozione abbia inizio quando l’adottante entra in canile per scegliere il cane e si concluda con l’adozione di quest’ultimo, in realtà esso inizia con l’ingresso del cane in canile.
71 I punti chiave del processo di adozione sono:
A. RECUPERO
B. VALUTAZIONE SANITARIA
C. VALUTAZIONE COMPORTAMENTALE D. LIVELLO DI ADOTTABILITÀ
E. ATTIVITÀ PRATICHE IN CANILE F. TOP E MINUS PER L’ADOZIONE
G. PRE-ADOZIONE, ADOZIONE, POST-ADOZIONE
A. RECUPERO
Il recupero esterno dei cani è il primo passo del processo di lavorazione del canile.
Innanzitutto occorre definire e pianificare le modalità di cattura.
Il servizio di cattura deve essere gestito da personale formato e dotato di ampie capacità di valutazione situazionale in modo tale da scegliere la strategia più efficace e produttiva in funzione del soggetto che si trova difronte.
L’obbiettivo è quello di contenere il più possibile il livello di stress per l’animale.
Un’altra difficoltà inerente all’ingresso dei cani è l’assenza di una anamnesi sia clinica, che comportamentale.
Nonostante questo ostacolo, se la gestione del lavoro è organizzata, si possono comunque ottenere informazioni utili: al termine del recupero il personale incaricato deve compilare una scheda di cattura (riportante data e luogo di cattura, metodo di cattura e descrizione del comportamento alla cattura).
Il focus di questa scheda è il metodo di cattura, perché può essere indicativo dello stato emozionale del cane e del comportamento che presentava al momento del recupero.
Il pregio della scheda di recupero è che fornisce indicazioni sul tipo di risposta scelta dal cane in condizioni di stress, paura, ecc.
Le descrizioni riportate in questa scheda possono essere utili in un tempo successivo per definire quanto questo evento può aver segnato il bagaglio esperienziale del cane.
Fatta questa premessa rimane fondante il principio per cui: maggiore è il numero di in-formazioni anamnestiche che si riescono a recuperare, più solida sarà la base di partenza degli step successivi.
72 B. VALUTAZIONE SANITARIA
Secondo normativa (Decreto Giunta Regionale regione Emilia Romagna n.1302/2013), all’ingresso in canile:
- il cane deve esser accompagnato da uno dei seguenti documenti: modulo di cat-tura/raccolta, documento di consegna/rinuncia, verbale di sequestro /disposizioni di sequestro/ricovero da parte delle Autorità competenti (la rinun-cia di un cane di proprietà deve essere effettuata presso gli uffici comunali di Anagrafe canina. Il comune deve predisporre idonea modulistica e prevedere le modalità per l’accettazione di tali domande);
- deve essere effettuata la verifica dell’identificativo; nel caso questo non sia presente l’animale dovrà essere identificato con microchip del Comune in cui ha sede il canile.
La verifica della presenza del microchip/tatuaggio negli animali rinvenuti va-ganti comporta la comunicazione al legittimo proprietario del ritrovamento del cane al fine della riconsegna nei tempi più brevi possibili;
- deve essere effettuata la registrazione nel registro di carico/scarico vidimato dal Servizio Veterinario dell’ASL competente per territorio o nel registro RER in-formatizzato;
- deve essere effettuato un primo esame a vista dell’operatore sullo stato genera-le e comportamentagenera-le dell’animagenera-le, con annotazioni sull’apposito modulo di cattura/raccolta;
- deve essere effettuata una visita clinica veterinaria in caso di urgenza;
- i cani catturati/raccolti devono essere immediatamente trasferiti nel canile sani-tario per un periodo di tempo di 10 giorni e sottoposti alla prima visita veteri-naria. Tempi diversi possono essere stabiliti di volta in volta dal veterinario sa-nitario responsabile.
Durante il periodo di isolamento il cane dovrà essere sottoposto a visite medi-che per definire il suo stato di salute generale e dovrà essere compilata la smedi-che- sche-da clinica.
Le incombenze sanitarie sono di responsabilità del medico veterinario sanitario, il quale dovrà possedere anche una formazione di base in ambito cinofilo al fine di gestire al me-glio l’interazione con l’animale.
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Il periodo di isolamento è già fonte di informazioni che permettono di consolidare la base per gli step successivi, ad esempio: osservazione del comportamento in box, interazioni con l’arricchimento ambientale, interazione con gli operatori, interazioni con il medico veterinario, reazioni alla visita ecc.
C. VALUTAZIONE COMPORTAMENTALE
Al termine dell’isolamento l’ospite deve essere valutato al fine di delinearne il profilo comportamentale.
La valutazione prevede:
- l’osservazione a distanza;
- l’osservazione in box;
- l’osservazione in area recintata;
- la determinazione di precisi parametri: prosocialità interspecifica, intraspecifi-ca, piano prossimale d’esperienza, cinestesi e somestesi.
Questi parametri devono essere valutati in base ad una sequenza temporale precisa:
I. PROSOCIALITÀ INTERSPECIFICA (UOMO-CANE) È composta da tre parametri:
o Socialità: “so vivere nel gruppo sociale?”.
o Socievolezza: “mi piace interagire con le persone?”.
o Expertise relazionale: “so interagire correttamente?”.
Una buona prosocialità interspecifica permette al cane di relazionarsi con l’uomo e questo è positivo sia in un’ottica di training, sia nell’ottica di una fu-tura adozione.
II. CINESTESI
La cinestesi è il bisogno di movimento.
Essa dipende da:
o Arousal: maggiore è l’arousal maggiore sarà la cinestesi e viceversa.
o Razza: alcune razze hanno una motivazione cinestetica più spiccata di altre (ad esempio Border Collie vs Pastore Maremmano).
o Insicurezza: in alcuni soggetti l’insicurezza vien mascherata con arousal alto e di conseguenza con una cinestesi elevata, viceversa in altri.
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o Scarso piano prossimale di esperienza: l’animale non sa muoversi perché non conosce l’ambiente.
La cinestesi viene valutata osservando il movimento in libertà e attraverso atti-vità strutturate come: MobilityDog, passeggiata, palestra con il corpo, attiatti-vità ludica, fitness.
III. SOMESTESI
La somestesi è il bisogno di esplorare il proprio corpo.
Essa dipende da:
o Razza: alcune razze definite “da compagnia”, sono state selezionate con una elevata motivazione somestesica (ad esempio Maltese, Pe-chinese, Lhasa Apso, ecc.).
o Profilo emozionale, ad esempio un profilo emozionale insicuro, ti-moroso ridurrà la motivazione somestesica.
o Persone e ambiente.
La somestesi può essere valutata attraverso:
o Approccio o Ttouch o Deep contact
o Palestra con il corpo
IV. PIANO PROSSIMALE D’ESPERIENZA (PPE)
Il piano prossimale d’esperienza corrisponde all’insieme di conoscenze che il soggetto possiede.
In corso di valutazione occorre rispondere ad una serie di domande per capire il livello di conoscenza del cane e quindi il suo bagaglio esperienziale, ad esem-pio: conosce i conspecifici? (socializzazione intraspecifica), conosce gli etero-specifici? (socializzazione interspecifica), conosce degli oggetti? (ad esempio giochi, spazzola, pettorina, guinzaglio…), ecc.
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V. PROSOCIALITÀ INTRASPECIFICA (CANE-CANE) È composta da tre parametri:
o Socialità: “so vivere nel gruppo sociale?”.
o Socievolezza: “mi piace interagire con i cani?”.
o Expertise relazionale: “so interagire correttamente?”.
Una buona prosocialità intraspecifica permette al cane di relazionarsi con gli altri cani e questo è positivo sia in un’ottica di training, sia nell’ottica di una futura adozione in famiglie con altri animali.
La valutazione di questi cinque parametri è affidata al medico veterinario esperto in com-portamento, che al termine della seduta andrà a compilare una scheda comportamentale del soggetto riportante: data della seduta, risultati della valutazione comportamentale, il profilo comportamentale del cane, suggerimenti di training, la terapia comportamenta-le/farmacologica se necessaria e i suggerimenti circa la famiglia adottante.
D. LIVELLO DI ADOTTABILITÀ
In corso di valutazione comportamentale è opportuno anche definire l’Indice di Adottabi-lità (IDA).
L’IDA è un parametro numerico che indica quanto il cane è appetibile in quel momento.
Questo indice è composto da:
- Parametri non modificabili o Età
o Sesso o Taglia o Mantello o Razza o Storia clinica
o Motivazioni addotte all’abbandono - Parametri modificabili
o Aspetto generale o Stato di salute
o Caratteristiche comportamentali
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IDA Massimo IDA Minimo
Cucciolo Anziano
Femmina/maschio Maschio
Medio-piccolo Grande-Gigante
Mantello chiaro, Pelo raso o medio Mantello raso, Pelo lungo
Tipo labrador/golden Tipo molosso o bull
Vaccinato e già sterilizzato Con patologie croniche o disabilità Abbandono non per cause comportamentali Abbandono per cause comportamentali
Aspetto accattivante Aspetto che incute timore/diffidenza
Condizioni di salute ottime Condizioni di salute pessime
Socievole, Ben educato Aggressivo
L’IDA è uno strumento che insieme ad altri parametri, consente ai professionisti di asse-gnare ad ogni individuo un livello di adottabilità.
L’IDA così come il profilo comportamentale è variabile perché composto da parametri modificabili, di conseguenza deve essere aggiornato regolarmente.
Il livello di adottabilità corrisponde a quanto è adottabile l’individuo in quel momento.
Esso è strettamente correlato all’IDA, al profilo comportamentale e allo stato di salute dell’animale, e come questi parametri è variabile per cui deve essere aggiornato in modo regolare.
Si riconoscono tre livelli di adottabilità:
- Adottabilità immediata (livello 1): alto IDA, nessun problema né sanitario, né comportamentale. In questa categoria possono essere inseriti anche i soggetti con un IDA medio che dipende da fattori estetici e/o sanitari transitori.
- Adottabilità con riserva (livello 2): IDA medio o basso, problemi di ordine educativo/integrativo, ma non problemi comportamentali e/o problemi di ordi-ne sanitario.
- Adottabilità difficile (livello 3): IDA basso, problemi comportamentali e/o gra-vi problemi di ordine sanitario.
Definire il livello di adottabilità consente di definire il tipo di lavoro da svolgere in fun-zione della categoria di appartenenza.
Una volta definito l’IDA e il livello di adottabilità per ogni cane occorre compilare una scheda di adozione, in cui riportare in modo semplificato i risultati ottenuti dai professio-nisti e quindi mettere a disposizione degli operatori che si interfacciano con l’adottante uno strumento di pronto uso.
La scheda adozione deve riportare: livello di adottabilità, IDA, diagnosi comportamentale e sanitaria se necessaria, training educativo/riabilitativo se necessario, top e minus del cane e indicazioni circa la possibile famiglia adottiva.
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La scheda può essere ulteriormente implementata grazie alla scheda di interazione.
La scheda di interazione è rivolta agli operatori e da informazioni circa le modalità di in-terazioni migliori, le attività prescritte e le avvertenze da adottare (ad esempio conduzio-ne al guinzaglio, attività di relazioconduzio-ne, giochi da fare/evitare, attività in libertà, avvertenze, situazioni e luoghi problematici, modo di relazione, interazione con i conspecifici).
Queste informazioni possono essere molto utili anche ad un futuro adottante.
E. ATTIVITÀ PRATICHE IN CANILE Le attività pratiche hanno l’obbiettivo di:
- migliorare lo stato di benessere psicofisico dei cani;
- aumentare il livello di adottabilità e l’IDA (dove necessario);
- diminuire la probabilità di rientro;
- valorizzare/promuovere gli ospiti.
In canile le attività pratiche vengono distinte in:
- Attività quotidiane (ad esempio pulizia box, somministrazione cibo, uscita ca-ni, ecc.).
Le attività quotidiane sono comuni a tutte le categorie e le modalità con cui vengono svolte rappresentano le fondamenta per il raggiungimento degli obiet-tivi del canile.
Le attività pratiche partono da un principio: tutte le azioni che vengono messe in atto (anche le più piccole o insignificanti all’apparenza) possono avvicinare o allontanare dagli obiettivi.
Ogni attività quotidiana può assumere un valore educativo, ad esempio:
o Somministrazione del cibo
In canile nel momento in cui si somministra il cibo si innesca un’escalation emozionale che porta l’arousal a livelli molto elevati.
Questo comportamento non è vantaggioso se si pensa ad un contesto famigliare, di conseguenza si deve optare per la somministrazione del cibo nel momento in cui il cane avrà raggiunto uno stato di calma accettabile per quel soggetto. In questo modo l’attività di sommini-strazione del pasto fornisce al cane, attraverso l’esperienza, lo stato emozionale e la strategia migliore per raggiungere il target (la cioto-la).
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In questo processo l’operatore deve essere in grado di modulare la propria prossemica, i movimenti e le tempistiche al fine di guidare il cane alla soluzione comportamentale più adeguata.
o Uscite dai box
In canile la frustrazione, la lunga permanenza nei box e l’arousal al-to impediscono al cane di gestire correttamente le soglie, per cui nel momento in cui l’operatore apre il box l’animale le oltrepassa con il massimo della foga. Questo comportamento in un ambiente domesti-co può essere difficile da gestire o addirittura peridomesti-coloso per l’incolumità del cane.
Di conseguenza l’operatore dovrà consentire al cane l’uscita dal box quando avrà raggiunto uno stato di calma accettabile per quel sog-getto.
Anche in questo caso l’operatore può fungere da guida come nell’esempio precedente.
o Interazioni con il cane
In canile molto spesso la mancanza di formazione e la necessità di gratificazione personale fanno assumere al personale comportamenti interattivi diseducativi se si pensa ad un futuro contesto famigliare, ad esempio farsi saltare addosso, chiamare attraverso le sbarre, stra-pazzare il cane, interagire attraverso le reti, correre, ecc.
Questi sono tutti atteggiamenti che devono essere evitati perché au-mentano l’arousal, impediscono una corretta interazione con il cane e danno vita a comportamenti che possono essere difficili da gestire in un ambiente domestico.
- Attività periodiche (ad esempio toelettatura, attività ludiche, passeggiata, au-mentare il bagaglio esperienziale, attività cognitive, competenze relazionali, ecc.).
Le attività periodiche sono comuni a tutte le categorie (ad esclusione dei cani anziani o con problemi sanitari e dei cani con gravi disturbi del comportamen-to) e ottengono il massimo dei risultati quando poggiano su apprendimenti po-sitivi derivanti dalle attività quotidiane.
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Le attività periodiche hanno l’obiettivo di:
o Mantenere flessibili le doti di adattabilità.
I cani sono animali estremamente adattabili ad ambienti e situazioni diverse, ma questa capacità può essere minata da un eccessivo adat-tamento ad un particolare ambiente: un forte adatadat-tamento all’ambiente canile può rendere difficile il reinserimento in un am-biente domestico.
Il canile espone il cane ad una carenza di esperienze e stimoli, di conseguenza questo non permette di mantenere flessibili le sue doti di analisi ed elaborazione del nuovo (Spennacchio, 2016) a differen-za di un cane con un ampio bagaglio di conoscenze.
o Dare competenze relazionali, per garantire al cane di integrarsi nella società umana (prosocialità).
o Equilibrare il livello di attivazione emozionale (arousal).
o Aumentare il bagaglio esperienziale.
L’obbiettivo è quello di far fare esperienze al cane e dotarlo di quegli strumenti cognitivi che gli permettano di sperimentare il mondo.
Maggiore è la conoscenza, maggiore è la sicurezza in sé stessi e maggiori saranno le capacità di affrontare le novità e gli imprevisti.
o Fornire istruzioni utili alla gestione nella vita domestica.
o Creare momenti di svago.
Il processo di lavorazione del canile di nuova generazione si basa sulle attività quotidiane e periodiche. Tuttavia in un’ottica aziendale, affinché la struttura possa adempiere alla sua mission occorre investire al meglio le risorse, di conseguenza il lavoro deve essere organizzato in base al livello di adottabilità:
- ADOTTABILITÀ IMMEDIATA
Su questo gruppo, il canile deve investire le massime energie nella promozione affinché i cani siano conosciuti dalle persone e adottati nel minor tempo possi-bile.
Nel periodo di permanenza in struttura con questi cani verrà effettuato un pro-cesso di finissaggio al fine di garantirne la massima valorizzazione.
Questo processo coinvolge:
o aspetto estetico: toelettatura;
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o aspetto sanitario: vaccinazioni, terapia antiparassitaria e sterilizza-zione;
o aspetto educativo:
attività quotidiane come valore educativo;
attività periodiche soprattutto quelle volte ad aumentare il bagaglio esperienziale, fornire istruzioni utili alla gestione nella vita domestica e creare momenti di svago.
Per questa categoria, nelle attività periodiche può essere pre-visto una ulteriore valorizzazione come ad esempio il conse-guimento del BC4Z.
- ADOTTABILITÀ CON RISERVA
Su questo gruppo il canile deve investire grandi energie soprattutto di tipo edu-cativo affinché i cani passino dal livello 2 al livello 1 nel minor tempo possibi-le.
Nel periodo di permanenza in canile si lavorerà sui parametri modificabili dell’IDA, al fine di aumentare l’indice e di conseguenza aumentare le possibili-tà di reinserimento in sociepossibili-tà di questi soggetti.
Il lavoro coinvolge:
o aspetto estetico: toelettatura;
o aspetto sanitario: miglioramento delle condizioni di salute in presen-za di patologie ed esecuzione dei trattamenti sanitari di routine come vaccinazioni, trattamenti antiparassitari e sterilizzazione;
o aspetto educativo/riabilitativo: i cinque step di training;
Primo step: la socialità
Il primo step sul quale costruire delle attività è la motivazione sociale, cioè la motivazione che spinge un individuo a intera-gire con un altro (motivazione tra le più spiccate in cane e uomo). I cani ospitati in canile si adattano ad una situazione in cui le interazioni con l’uomo sono sporadiche e questo nel lungo periodo di tempo può portare ad una alterazione della prosocialità.
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L’obbiettivo del primo step di training è quello di far tornare l’interazione con l’uomo qualcosa di positivo, piacevole e in-teressante per il cane.
Ad esempio se il cane si mostra inizialmente disinteressato alla figura umana ci si deve mostrare propositivi e si andran-no a premiare tutti i contatti, anche quelli casuali. Quando il cane mostra interesse è possibile iniziare a svolgere delle at-tività.
Alcuni cani possono presentare una prosocialità molto marca-ta nei confronti dell’uomo, in questo caso l’obiettivo sarà quello di gestire l’attivazione emozionale riportandola a livel-li più adeguati e quindi rieducare il cane ad un tipo di intera-zione più corretta.
Secondo step: la somestesi
“Percepire il proprio corpo significa avere una buona rap-presentazione mentale di sé, essere consci delle proprie di-mensioni, dello spazio che si occupa in relazione all’ambiente circostante e agli altri individui”, (Spennacchio, 2016).
La scarsa o errata rappresentazione di sé genera stati di ansia e insicurezza che spesso sfociano in comportamenti difensivi o aggressivi.
La somestesia esterocettiva (sensibilità esterocettiva o sensi-bilità superficiale) raccoglie tutti gli stimoli provenienti dall'esterno del corpo (cute e mucose) attraverso gli esterocet-tori; una scarsa stimolazione di questi recettori e una scarsa percezione di sé fa diventare l’individuo ipersensibile ren-dendogli difficile accettare il contatto fisico (non è in grado di elaborare correttamente gli input periferici).
L’obbiettivo di questo secondo step di training è quello di rendere il contatto un momento piacevole ed un’esperienza positiva.
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I principi di base sono due: il contatto deve essere graduale, con l’obbiettivo di riuscire a manipolare tutte le parti del cor-po, prestando attenzione ai segnali emessi dal cane.
Ad esempio si può partire con la manipolazione delicata delle zone fredde (collo, tronco, groppa), per ampliarsi alle zone calde (testa, zampe, piedi, coda). Fatte le prime manipolazio-ni si può passare alla vestizione della pettorina (che diventa uno strumento utile per abituare il cane ad un contatto pro-lungato in più parti del tronco e ad ulteriori manipolazioni) e agli strumenti di cura come la spazzola o gli asciugamani. A questo punto si può cominciare a lavorare sulla capacità di stare al guinzaglio attraverso passeggiate e proponendo attivi-tà perlustrative.
“Allenare” la somestesi non solo consente al cane di avere una migliore percezione di sé stesso, ma consente anche agli operatori di prendersi cura del soggetto e fornisce all’individuo strumenti cognitivi utili per gestire le situazioni nel contesto famigliare.
Terzo step: la cinestesi
Il movimento è importante sia da un punto di vista fisico che cognitivo. In questa fase si sfruttano i principi e gli esercizi della MobilityDog. Quest’ultima è uno strumento che ha lo scopo di muovere il corpo per muovere la mente del cane (Spennacchio, 2016).
La MobilityDog non è una disciplina agonistica, ma un’attività educativa/istruttiva per migliorare la qualità di vita del soggetto. Essa è composta da un percorso ad ostacoli (scala, palizzata, passerella, tunnel, superfici di materiale di-verso, ecc.), da eseguire molto lentamente. La lentezza di esecuzione è essenziale per aumentare l’intensità del lavoro cognitivo nella gestione del corpo e avere una maggior con-sapevolezza dell’esperienza fatta.
La MobilityDog: aumenta il piano esperienziale, aumenta l’autocontrollo e l’autoefficacia, migliora la percezione e il
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controllo del proprio corpo e bilancia le metacomponenti concentrazione/attenzione favorendo l’apprendimento. Inoltre è un’attività che si fa in coppia e questo permette di aumenta-re le capacità comunicative e la fiducia verso il partner uma-no.
Quarto step: l’ambiente di vita
L’obbiettivo del quarto step è consentire al cane di conoscere prima il contesto domestico e successivamente quello urbano.
Ad esempio si può allestire il box con alcuni oggetti presenti nell’ambiente domestico (tavolo, sedia, ecc.) oppure arredare un prefabbricato in modo tale da simularlo; in quest’ottica potrebbe essere utile far conoscere al cane anche luoghi come gli uffici e la cucina perché ricalcano ambienti famigliari.
Contemporaneamente un’altra esperienza necessaria è cono-scere l’automobile. A questo si può associare in modo gra-duale l’uscita dal canile prima in passeggiata nei dintorni e successivamente in auto, con passeggiata in un’area urbana tranquilla. Durante queste fasi è molto importante monitorare e registrare lo stato emozionale e il livello di attivazione del soggetto. L’ultimo passo è quello di accompagnare il cane nel contesto urbano non solo per aumentarne il piano prossimale di esperienza, ma anche per aumentarne la visibilità.
Quinto step: l’attività di gruppo
La convivenza forzata o la mancata socializzazione con i conspecifici non solo rappresenta un importante ostacolo nel reinserimento del cane, ma può risultare anche pericoloso.
Il quinto step di training prevede:
Classi di socializzazione in cui i cani vengono lasciati li-beri di interagire e comunicare tra loro. Le classi di socia-lizzazione vanno pianificate e seguite da figure professio-nali al fine di evitare di creare traumi o micro-traumi so-ciali ai soggetti.
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Sessioni di training di gruppo in cui i cani che stanno af-frontando il percorso rieducativo lavorano con il proprio conduttore in presenza di altri binomi.
L’obbiettivo è mantenere costante il livello di centripeta-zione e concentracentripeta-zione del cane in presenza di conspecifi-ci. In questa fase si possono anche simulare situazioni che si verificano quotidianamente nell’ambiente urbano, come ad esempio incontri ed incroci con i cani al guinzaglio.
Il percorso di training diventa fattibile se si adottano alcune strategie.
Innanzitutto i cani che entrano nel percorso di training sono quelli adottabili con riserva, ma con l’IDA più alto.
Dopodiché occorre organizzare le risorse umane: questo è uno step essenziale non solo per organizzare il lavoro, ma anche per prevenire il problema della af-filiazione univoca del cane nei confronti di uno specifico operatore (problema che riduce la possibilità di adozione).
Il personale può essere diviso in tre gruppi:
o Gruppo 1: ha il compito di occuparsi delle attività pratiche quotidia-ne.
o Gruppo 2: ha il compito di gestire/eseguire la toelettatura e la som-ministrazione dei farmaci, nonché accompagnare i cani alla visita.
o Gruppo 3: ha il compito di eseguire attività ludiche, educare, seguire i percorsi di training, far fare esperienze positive ai cani registrando le proprie osservazioni sulla scheda di interazione destinata agli ope-ratori.
La rotazione verrà effettuata ogni mese, cosicché in tre mesi tutti gli operatori saranno in grado di apprendere tutte le mansioni.
Tutto ciò che viene appreso nel percorso di training deve essere consegnato al futuro proprietario, non solo sottoforma di scheda individuale del cane ma an-che attraverso la consulenza mediata dagli operatori e dai professionisti an-che hanno lavorato con l’animale.