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Menzogna e mondo moderno

Capitolo 6 – Filosofi re e menzogna

3. La "nobile menzogna"

3.2. Menzogna e mondo moderno

Quanto al tema della menzogna, la prospettiva platonica è direttamente messa in relazione con il mondo moderno in Crossman, Hoernlé ed Acton.

Il confronto con il mondo liberale è presente nell'analisi di Crossman, il quale mette in relazione la visione platonica con le istituzioni rappresentative britanniche; quello con il mondo totalitario, oltre che in Crossman, che cerca di immaginarsi che cosa avrebbe detto Platone dell'uso della propaganda da parte di Stalin ed Hitler, si ritrova anche in Hoernlé, che si occupa della pratica nazista, ed in Acton, che è interessato alla differenza tra la visione platonica e quella fascista.

3.2.1. Propaganda e democrazia

Crossman, a differenza degli altri autori, applica il principio della “nobile menzogna" alla

democrazia moderna nella sua forma rappresentativa.

Questo autore, come abbiamo già visto, fa discutere Platone con un consigliere comunale, che si professa un ardente democratico; si riconosce, prima di tutto, la profonda differenza tra la democrazia rappresentativa moderna ed il tipo di democrazia diretta, che Platone aveva conosciuto ai suoi tempi407. Tuttavia, il fatto che colpisce è che Crossman non fa esprimere a Platone una critica completa della democrazia rappresentativa britannica, ma piuttosto, per certi aspetti, gli fa tessere il suo elogio.

A Platone viene riferito che attraverso le elezioni parlamentari gli inglesi scelgono dei rappresentanti i quali dovranno controllare la burocrazia, decidere le linee di condotta politiche e, soprattutto, il modo in cui debba essere amministrata la finanza pubblica. Platone, dice Crossman, non ne sarebbe rimasto soddisfatto ed avrebbe contrapposto a questo meccanismo, che fa sì che il popolo non abbia parte diretta nel controllo dello Stato, ma che deleghi questa importante attività ad un numero ristretto di persone che vanno a comporre il governo, quello della democrazia diretta dei suoi tempi, che pure criticava, ma dove almeno il popolo effettivamente prendeva in prima persona le decisioni che lo riguardavano.

Dopo essere rimasto in un primo momento perplesso, però, continua Crossman, Platone si sarebbe congratulato con il consigliere democratico per l'eccellenza della propaganda, che lui ed i suoi colleghi utilizzavano per far credere al popolo che si stava autogovernando, quando in realtà non stava facendo niente di simile, mentre erano solo pochi, a livello partitico e governativo, a prendere decisioni che riguardavano tutti. Quindi, Platone avrebbe detto che l'Inghilterra non era una vera democrazia, ma piuttosto un'aristocrazia ed un'oligarchia, la cui struttura sociale era resa stabile dalla "nobile menzogna" dell'autogoverno e della libertà individuale. Platone, cioè, avrebbe visto le istituzioni rappresentative come una "nobile menzogna", perché attraverso il sistema dell'alternanza di governi, che restavano tuttavia nelle mani di un'oligarchia partitica, si concedeva solo un'influenza molto lieve alla volontà popolare sugli affari pubblici. Anche la scelta dei rappresentanti, avrebbe notato, veniva

405Cassirer, Il mito dello Stato, cit., p. 133.

406Sul punto, si rimanda a quanto verrà detto nel Capitolo 9 di questo lavoro.

ingegnosamente canalizzata solo su due o tre partiti, così che il popolo non eleggeva effettivamente i suoi rappresentati, ma sceglieva solo tra i candidati indicati da coloro che controllavano le macchine partitiche.

Platone non avrebbe mai proposto all'Inghilterra il passaggio ad una "vera democrazia", perché essa nella sua visione significava solo lotta di classe, anarchia ed impossibilità di creare un regime stabile. Gli inglesi, in ogni caso, avevano risolto ingegnosamente il problema: avevano cioè trovato la difesa più sicura contro la vera democrazia, vale a dire la "nobile menzogna" del governo rappresentativo. Ai suoi tempi, la democrazia era una forza rivoluzionaria e sovversiva, mentre in Inghilterra essa era divenuta un meccanismo dalla parte della legge e dell'ordine. Adottandola, i ricchi erano rimasti ricchi, la gentry aveva mantenuto le sue posizioni e le classi lavoratrici si erano persuase di essere anche troppo ricche.

L'Inghilterra, concludeva Platone, era il paese più soddisfatto e conservatore del mondo. A meno che una cattiva sorte le avesse fatto perdere il suo impero o per un qualche intervento divino fosse divenuta filosofica, niente avrebbe potuto scuoterla dal suo autocompiacimento.

3.2.2. Propaganda e totalitarismo

Il parallelo più comune è quello tra la "nobile menzogna" platonica e la propaganda totalitaria408. Visione platonica e totalitarismo sono infatti confrontati negli scritti non solo di Crossman, ma anche in quelli di Hoernlé ed Acton.

Se Crossman cerca di immaginarsi che cosa avrebbe detto Platone riguardo all'uso della propaganda da parte di Stalin ed Hitler, Hoernlé si occupa solo dell'esperienza nazista. Acton, al contrario, pur notando il rilievo dato ai miti nella visione fascista, sottolinea anche la profonda differenza tra questa e la filosofia platonica.

Nel capitolo che dedica al raffronto tra la visione platonica e quella comunista, Crossman dice che Platone avrebbe manifestato simpatia per Stalin ed avrebbe ritenuto che, sulla base dei suoi principi, egli avesse agito in modo pienamente giustificato409.

Se Platone avesse dovuto esprimere un giudizio sull'esperienza comunista, dice Crossman, avrebbe infatti notato che Stalin, vedendo che la "nobile menzogna" della democrazia e della libertà del proletariato era necessaria per unire il popolo e per abbattere il governo, l'aveva usata al momento opportuno. Inoltre, dopo che essa era servita per il suo intento, egli aveva anche capito che doveva essere repressa e che gli ingenui che avevano confuso il mito per la realtà dovevano essere messi da parte. Stalin, avrebbe detto Platone, sapeva che il governo è un'attività per pochi e che una burocrazia efficiente è incompatibile con il controllo popolare. Così, preferendo la ricchezza del popolo a qualsiasi altra cosa e vedendo che essa poteva essere ottenuta solo attraverso una ferrea disciplina della ragione, egli aveva giustamente denunciato come eretici coloro che cercavano di introdurre la discussione nel suo regime ordinato e di promuovere tra i suoi sottoposti l'ideale della vera democrazia e del controllo popolare.

Quindi, dice Crossman, Platone avrebbe elogiato l'azione di Stalin, poiché avrebbe visto che egli aveva capito che qualora al popolo fosse stata data la possibilità di esprimere la propria voce negli affari dello Stato, sarebbero sorte faziosità e lotta, nonché la richiesta di autonomia e, peggio di ogni altra cosa, l'espansione del partito comunista: questo, che era uno strumento di governo obbediente e coeso, sarebbe diventato un centro di discussione. Stalin, avrebbe detto Platone, era un uomo saggio: aveva compreso che si deve usare l'educazione non per promuovere la critica ed il pensiero creativo, ma l'efficienza e l'obbedienza.

Platone avrebbe quindi apprezzato il fatto che Stalin aveva spazzato via ogni possibilità di rivolta, nonché la sua decisione di eliminare i miti sostituendoli con altri, quando essi divenivano scomodi. Come lui e Marx, infatti, anche Stalin manifestava un disprezzo profondo per la stupidità dell'uomo comune ed era certo che solo lui e i suoi compagni possedevano la conoscenza e potevano quindi portare agli uomini la felicità.

Di Stalin, Platone avrebbe soprattutto ammirato la padronanza della propaganda e l'abile uso della "nobile menzogna". Stalin, infatti, quando capì che era giunto il tempo di spazzare

408Sul tema della propaganda nei regimi totalitari, si veda anche l'analisi di Fisichella ("La questione del consenso", cap. V, in Analisi del totalitarismo, p. 197-221). Questo autore, infatti, mette in evidenza come il regime totalitario, dal momento che si tratta di una situazione di mobilitazione totale in vista del mutamento totale, investa e coinvolga necessariamente le masse popolari, anche attraverso la tecnica della propaganda. Si rimanda, a questo riguardo, all'Appendice IV di questo lavoro.

via tutte le opposizioni, rese prima pubblica una nuova costituzione democratica, e poi fece uccidere i sostenitori della libertà. In questo modo, avrebbe detto Platone, aveva realizzato due fini: da un lato, stabilire una costituzione democratica e dall'altro assicurarsi che nessuno ne avrebbe fatto uso.

Considerando poi la situazione generale, Platone, commenta Crossman, avrebbe pensato che la Russia era pronta ad entrare nel novero delle nazioni conservatrici, di quelle cioè che avevano sviluppato un ordine sociale stabile ed un profondo disprezzo per il sentimento egualitario. Infatti, secondo Platone, in futuro Stalin avrebbe mantenuto il potere, ma senza dubbio la Russia sarebbe ben presto diventata una nazione industriale come le altre, caratterizzata in misura minore da radicalismo e libertà e riuscendo meglio, in questo modo, ad affermare i propri disegni imperialisti in un mondo diviso e disturbato.

Nello stesso tempo, fa notare Crossman, Platone avrebbe elogiato anche Hitler, osservando la disinvoltura con cui continuava a proporre plebisciti ed elezioni, assicurandosi che essi si svolgessero correttamente. Hitler, avrebbe infatti notato Platone, mantenendo in piedi il meccanismo delle istituzioni rappresentative, dimostrava di aver compreso che una simile facciata avrebbe soddisfatto la bramosia di potere del popolo, eludendo però nello stesso tempo il controllo popolare sul governo.

Hitler, avrebbe detto Platone, ha compreso che si può ammettere la democrazia solo dove un popolo è disciplinato ed ha imparato a rispettare l'autorità.

Come abbiamo già visto, Hoernlé istituisce un parallelo tra l'utopia platonica e l'organizzazione statuale nazista410. In Germania, il leader supremo, assistito da un gruppo di altri leader, governa la Partei e, attraverso la Partei, lo Stato. Il gabinetto (il leader e gli altri

leader subalterni più importanti) fanno leggi per acclamazione. C'è, inoltre, accanto all'esercito

propriamente detto, la forza armata delle S.S. (Schutzstaffeln), che si deve occupare dei recalcitranti e degli elementi sovversivi. Essa è collegata alla Geheime Staatspolizei (la Polizia Segreta) che reprime tutti i movimenti antisociali e considerati ostili alla Weltanschauung nazionalsocialista. Il suo compito è di isolare tutti i nemici del popolo in campi di concentramento, a meno che essi non vengano uccisi prima.

Il resto della Partei, poi, dice Hoernlé, ha il compito di influenzare il popolo. Ogni membro ha la funzione di essere un leader nel suo piccolo circolo: un punto vivente di fede, che da lui viene comunicata agli altri intorno a lui. Egli deve guidare, guardare, esortare, ammonire, denunciare a seconda dei casi ed è responsabile, secondo la prescrizione nazionalsocialista, della salute spirituale del suo ambiente sociale, essendo nello stesso tempo un modello, uno stimolo ed un censore.

Se poi noi considerassimo il nazionalsocialismo come una religione, il partito come una chiesa, i leader, in vari gradi, come il clero, tutto questo inizierebbe ad assumere un aspetto familiare: esso apparirebbe come un'organizzazione per propagare tra il popolo una fede, cercando di mantenerne ardente il fervore e l'ortodossia e perseguitando i dissidenti come nemici della verità. Secondo Hoernlé, anche nello Stato platonico, se fosse stato realizzato, sarebbe avvenuto lo stesso.

È vero, dice questo autore, che in Germania ci sono state "elezioni" occasionali e senza dubbio continueranno ad esserci e che, rispetto ad esse, non c'è un parallelo nello Stato platonico. In queste elezioni si suppone che il popolo abbia l'opportunità di esprimere se è o meno soddisfatto del sistema presente e della sua politica. Tuttavia, di fatto, le domande che vengono poste ed alle quali si deve in genere rispondere con sì o no sono sempre state tali che la risposta affermativa era la conclusione inevitabile e, ad ogni modo, un'intensa propaganda ed altre forme di pressione ne hanno garantito l'esito.

Abbiamo poi già detto, parlando dell'educazione, come Hoernlé istituisca uno stretto parallelo tra lo stato platonico e quello nazista, concepiti entrambi come delle vere e proprie "scuole", in cui grandi sforzi vengono fatti per diffondere le rispettive ideologie e quindi i meccanismi di propaganda hanno un'importanza fondamentale411.

D'altra parte anche Acton aveva notato come l'uso di miti e la tecnica della propaganda fossero aspetti peculiari del fenomeno fascista412.

Più precisamente, una volta messa in evidenza l'importanza della figura del leader, Acton precisa che abbiamo due fondamentali affermazioni nel fascismo:

410Hoernlé, "Would Plato have approved of the National-Socialist State?", cit., p.170-1 [24-5]. 411Hoernlé, "Would Plato have approved of the National-Socialist State?", cit., p.174-175 [28-29]. 412Acton, "The Alleged Fascism of Plato", cit., p. 306 [42].

• in primo luogo, l'affermazione nazionalista secondo cui ciò che è utile per il bene della nazione è giusto;

in secondo luogo, l'affermazione della leadership secondo cui ciò che il leader dice essere bene per la nazione, è effettivamente tale, dal momento che la sua opinione è il criterio del giusto e dello sbagliato.

Ci sono poi due importanti corollari di questi principi generali:

• in primo luogo, i fascisti tendono a dare grande rilievo ai miti;

• in secondo luogo, il codice etico fascista ripudia l'utilitarismo.

Quanto all'uso di miti, dice Acton, i fascisti sostengono che grandi masse di uomini possono agire insieme con entusiasmo soltanto quando credono alle medesime storie. Queste storie possono essere vere o no: l'importante è crederci. Le masse devono essere ammaestrate agli stessi miti, affinché le nazioni possano essere organizzate al massimo livello.

Hitler, dice Acton, fu profondamente impressionato dalla propaganda degli Alleati in tempo di guerra. Egli pensava che il loro successo nella Grande Guerra in parte fosse stato determinato dal fatto di credere che stavano combattendo per la giustizia e la democrazia413. Le Potenze Centrali non elaborarono mai un tale mito e la propaganda alleata fu così abile che, in qualche misura, influenzò anche i Tedeschi. A partire dalla guerra, perciò, anche i nazionalsocialisti hanno inventato alcuni miti popolari ed efficaci al fine di aumentare il senso di appartenenza nazionale del popolo. Acton ricorda che Mussolini stesso riconosceva l'influenza di Sorel, che gli aveva mostrato l'importanza della mitologia politica.

4. Conclusione

In questo capitolo, abbiamo preso in considerazione come gli autori del dibattito degli anni '30 e '40 del XX secolo analizzino nei loro scritti la visione di Platone relativa ai meccanismi di potere da lui previsti nella sua utopia. I temi affrontati sono stati quello dell'assegnazione del potere ai filosofi e quello dell'uso della "nobile menzogna" come tecnica di governo.

Gli autori sfavorevoli a Platone (Fite, Crossman, Farrington, Thomson, Winspear, Russell) mettono in evidenza il carattere autoritario dell'ideale politico di Platone: i filosofi re sarebbero addirittura assimilabili ai dittatori moderni (Hoernlé) e l'uso della menzogna come metodo di governo prefigurerebbe la propaganda nei regimi totalitari moderni (Crossman, Hoernlé).

Coloro che difendono Platone cercano di mettere in rilievo aspetti positivi della concezione platonica. Ad esempio, c'è chi fa notare come l'unione di filosofia e potere, che si realizzerebbe nell'ideale del filosofo re, non dovrebbe sorprendere od essere valutata negativamente, ma dovrebbe costituire un fatto naturale e razionale (Koyré). Quanto al tema della menzogna, invece, la principale linea difensiva proposta è quella di far notare come tutte le accuse relative a questo tema si basino su di un solo brano della Repubblica (Field) o consiste nel dimostrare che Platone combatteva il mito proprio in ambito politico (Cassirer).

Nel prossimo capitolo proseguiremo la rassegna delle accuse rivolte all'utopia platonica che derivano dall'interpretazione generale che alcuni autori danno alla definizione platonica di giustizia. Il tema sarà quello dei meccanismi di controllo della società, previsti da Platone nella sua utopia.

Più precisamente esso verrà affrontato negli aspetti della concezione platonica della famiglia, dell'amore e della riproduzione e delle sue proposte relative al controllo della vita culturale della sua comunità ideale.