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Metodi di valutazione del progetto finanziabile

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 119-123)

Strumenti e modelli di valutazione dell’attività di erogazione dei finanziamenti

5.3. Metodi di valutazione del progetto finanziabile

come estremamente inaffidabili ovvero, all’opposto, eccellenti in termini di performance e di risultati attendibili.

Tabella 5.3: La valutazione del soggetto proponente

Variabile Peso Azienda/Progetto A

Azienda/Progetto B

Azienda/Progetto C Valutazione soggetto

proponente

x

Indicatori strutturali

Indicatori organizzativi x Indicatori di risultato x

Indicatori fisici x

Indicatori di utilità x Totale indicatori

strutturali

X

Indicatori economici

Indicatori di liquidità x Indicatori di solidità x Indicatori di composizione del bilancio

x

Totale indicatori economici

X

Valutazione progetto

TOTALE

sul mercato che consenta la valorizzazione dei risultati medesimi, attraverso ricavi monetari, in linea generale espressione dell’utilità prodotta. In relazione alle peculiari caratteristiche gestionali delle fondazioni bancarie come aziende di erogazione di finanziamenti, la quantificazione dei risultati dell’attività non trova nella configurazione economico-aziendale di reddito di esercizio un indicatore sintetico in grado di esprimere a pieno l’economicità della gestione. La determinazione del reddito d’esercizio nelle fondazioni bancarie risente delle mancanza di un corrispettivo monetario delle utilità cedute che possa essere contrapposto ai costi sostenuti per la produzione stessa. Per tali ragioni la misurazione e la valutazione dei risultati nelle fondazioni di origine bancaria deve essere realizzata attraverso l’utilizzo di misure indirette di carattere non monetario riferite sia alle caratteristiche del prodotto/servizio ottenuto, sia al processo stesso di trasformazione ed erogazione del finanziamento.

La formulazione di giudizi sulla validità di un progetto richiede quindi la costruzione di parametri e misure idonee per la rappresentazione di fenomeni: per ciascun ambito di valutazione occorre sviluppare diverse misure di risultato espresse mediante indicatori.

Si tratta di una fase complessa, in quanto le tecniche di misurazione utilizzate sono sottoposte ad una costante revisione. Gli interrogativi maggiori si concentrano sul significato dei parametri tradizionali (quelli più marcatamente economici), al fine di esprimere la validità dei progetti e dell’attività sociale degli interventi in esame. In questo quadro, vanno interpretate le proposte di affiancare alle misure di tipo economico e strutturale, indicatori di impatto e misure di natura sociale che consentano una adeguata valutazione dell’attività con finalità di benessere generale. Così, fatte salve le caratteristiche aziendali delle realtà erogative, è necessario individuare un parametro convenzionale, analogo per funzione alla moneta, per procedere alla valorizzazione dell’utilità che, di fatto, è stata prodotta e ceduta alla collettività di riferimento. Nei processi tradizionali, infatti, il parametro sintetico oggetto di valutazione è rappresentato da un costo, misura economica in base alla quale vengono tipicamente operate analisi di efficienza. Nelle analisi degli interventi promossi dalle fondazioni bancarie, invece, il livello di prestazione atteso potrà essere espresso in termini fisici, anziché economici, e potrà riferirsi sia a giudizi di efficienza che di efficacia.

Le difficoltà collegate all’implementazione di tali misure di analisi derivano dall’impossibilità di utilizzare metodi contabili o di misurazione per quantificare, in termini oggettivi, i benefici e l’utilità apportati da ciascun progetto proposto, rispetto ai costi da sostenere.

Attualmente la diffusione dell’analisi costi/benefici in sede di valutazione e selezione dei progetti da parte delle fondazioni è molto contenuta e inizia a diffondersi in particolare come modalità di monitoraggio e valutazione dei progetti che prevedono un finanziamento pluriennale. Pur non volendo in questa sede approfondire si rammenta che i finanziamenti pluriennali rappresentano un versante importante dell’attività delle fondazioni bancarie. La durata ultrannuale delle iniziative finanziate si ricollega, in genere, ad un alto livello di complessità ed innovatività dei progetti e ad un alto impatto atteso sul territorio di riferimento. Tali iniziative, tuttavia, permangono ad oggi ad un livello di marginalità rispetto al totale delle attività e delle iniziative finanziate dalle fondazioni di origine bancaria. I dati relativi alla diffusione dell’analisi costi-benefici vengono riportati nella seguente tabella.

Tabella 5.4: Diffusione dell’analisi costi-benefici nelle fondazioni bancarie

2003 2004

Importo Numero Importo Numero

Totale Pluriennali Totale Pluriennali Totale Pluriennali Totale Pluriennali

22% 62,3% 13% 44,5% 31% 65,4% 16% 53%

Fonte: elaborazione su dati ACRI (2005) - IX rapporto sulle fondazioni bancarie

Il processo valutativo prevede che la quantificazione degli effetti generati dall’iniziativa sia espressa in termini monetari. È proprio attraverso questa operazione che si attua il processo di “oggettivazione” dei giudizi soggettivi. Nell’analisi costi-benefici si devono perciò delineare i criteri da utilizzare in ogni settore per la valutazione del progetti. Per una valutazione più efficiente sarebbe preferibile che ciascuna fondazione bancaria

mantenesse omogenei e costanti nel tempo i propri parametri di valutazione, in modo da consentire un confronto delle proposte sugli stessi aspetti.

La valutazione di progetti con scopi sociali, tuttavia, non consente una piena applicazione della metodologia tradizionale basata sulla comparazione tra costi e benefici del progetto: può risultare, infatti, complesso monetizzare variabili che, per loro natura, non sono espresse in termini monetari. Può, ad esempio, risultare difficile quantificare in termini monetari gli impatti di un intervento connesso alla riabilitazione sociale di soggetti “emarginati”, sopratutto se tale intervento genera conseguenze indirette ed intangibili. Inoltre, le metodologie tradizionali di valutazione sono basate su una ipotesi di distribuzione omogenea dei costi e dei benefici su tutta la popolazione. In realtà si ha che spesso un progetto genera un beneficio per uno specifico segmenti di popolazione corrodendo interessi e/o utilità di altri specifici segmenti e/o gruppi di individui. Pertanto, nel caso di applicazione del metodo di valutazione costi-benefici, sembra essere troppo elevato il livello di discrezionalità del valutatore, e ciò anche a causa dell’impossibilità di attribuire valori omogenei ed oggettivi.

Per tale ragioni in alcuni casi appare preferibile l’applicazione di tecniche di analisi costi-efficacia, che permettono di esprimere le risorse impiegate in termini di unità di risultato. Il maggior pregio di tali metodologie consiste nel fatto che esse liberano il valutatore dalla necessità di esprimere tutte le quantità di output in termini monetari Quest’ultima metodologia può essere proficuamente impiegata soprattutto su progetti singoli e, comunque, su programmi di attività tesi a realizzare obiettivi univoci ed omogenei. L’applicazione dell’analisi efficacia, contrariamente all’analisi costi-benefici, risulta invece particolarmente complessa da realizzare nel caso in cui si voglia procedere alla valutazione comparata di interventi recanti finalità eterogenee o multiple..

Una terza metodologia adottabile è l’analisi costi-utilità, che presenta molte somiglianze con la precedente analisi costi-efficacia, soprattutto nella determinazione dei costi da considerare. Essa si concentra sulla qualità e sull’utilità degli interventi a favore della collettività di riferimento, generalmente espressa da un valore economico che rappresenta quanto l’utente è disposto, o sarebbe disposto, a pagare per ottenere quel determinato servizio.

Nel documento UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI PARMA (pagine 119-123)