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CAPITOLO 3 – ANALISI EMPIRICA

3.2 La metodologia e le variabili

Attraverso la consultazione dei siti aziendali, delle relazioni ai bilanci e tramite l’utilizzo dei vari motori di ricerca in rete, si è proceduto a raccogliere dati sugli elementi di governance: dimensione del consiglio di amministrazione, percentuale di donne nel board, età dei direttori, struttura di proprietà e distinzione tra “società interamente di proprietà pubblica" e "non interamente di proprietà pubblica".

Poi una ricerca più dettagliata ha riguardato anche la verifica del possesso di una laurea, il tipo di laurea, e la presenza di connessioni politiche nei vari consiglieri. Ove disponibili, i curriculum vitae ci hanno permesso di reperire tali informazioni, quando non disponibili invece, si è cercato di carpirle da altri fonti disponibili in rete.

Per ogni gestore si è quindi proceduto ad analizzare la composizione del Cda di ogni anno dal 2011 al 2015, e dal momento che il rinnovo annuale delle cariche avviene solitamente durante l’anno e non al 31 Dicembre, abbiamo considerato come “consiglieri dell’anno x” coloro i quali hanno ricoperto la carica di amministratore per più tempo durante quell’anno.

In linea di principio l’affiliazione politica di un consigliere potrebbe essere determinata in base alla frequentazione attuale o passata dell’arena politica, evidenziata da incarichi politici, dalla militanza in un partito, dalla candidatura alle elezioni locali o nazionali. Ma la connessione politica potrebbe esistere anche in assenza di tali elementi, ad esempio tramite rapporti di parentela del consigliere con soggetti impegnati in politica, ma dal punto di vista empirico tale relazione è difficile da rintracciare o provare259.

Con riguardo al criterio di identificazione della connessione politica, in questo studio abbiamo seguito in primis la logica di Menozzi260, considerando “politici” i

259 Perini L., Relazione tra governance e performance nei gestori del servizio idrico, Edizioni Accademiche

Italiane, 2015, p. 60

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soggetti che in passato o al momento dell’osservazione, siedono o hanno seduto in Parlamento, nelle municipalità, nelle province e nelle regioni, sono o sono stati iscritti ad un partito oltre ai vari responsabili nelle varie funzioni e strutture partitiche nelle loro articolazioni e sono riconosciuti come “indubbiamente” legati alla politica. Il motivo principale di considerare anche i livelli più bassi di connessione politica è giustificato dal fatto che le imprese dei servizi di pubblica utilità operano in uno spazio geografico limitato, dove le connessioni a livello locale sono molto importanti.

Ma non si è seguita solamente questa logica, poiché come pocanzi detto, le connessioni possono pure essere molto sottili e poco evidenti, per questo motivo, conducendo un’analisi più dettagliata e meticolosa, ricorrendo a fonti diverse come ad esempio articoli di giornale basati su fatti di cronaca, si è fatti rientrare in questa categoria altri casi spiegati meglio di seguito.

Ho considerato politicamente connessi anche coloro i quali hanno proposto la loro candidatura nelle elezioni amministrative anche se poi non eletti.

In alcuni casi sono stati individuati dei legami di parentela significativi e decisivi per la nomina nei Cda, ad esempio nel gestore idrico “Gori”, uno dei consiglieri è sorella di un consigliere comunale del Pd e figlia di un dirigente di partito molto influente sul territorio.261

O ancora in Publiacqua, gestore idrico nell’area del Medio Valdarno, la nomina di alcuni soggetti deriva da legami politici; si legge in un articolo “ente che premia l’appartenenza politica invece del merito ed esperienza nel campo idrico”262. Uno di questi definito “il renzianissimo”, collezionista di incarichi

pubblici, consulente del governo, marito della figlia di un ex presidente della Corte costituzionale”263. Continuando questa scia, la nomina di un Amministratore

261https://www.stabiachannel.it/PoliticaLavoro/castellammare_bobbio_allattacco_del_duo_cuomo_iovi

no-43158.html

262 http://www.gonews.it/2017/03/28/fn-firenze-contro-publiacqua-premia-lappartenenza-politica-non-

il-merito/

263Da Rold A., Firenze. Le mani dei renziani sull’acqua, il nuovo petrolio, reperibile al sito

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delegato e del suo precedente264. Tutte le variabili di governance che abbiamo utilizzato nel lavoro di ricerca, sono le cosiddette variabili “esplicative”, perché potranno offrirci una possibile spiegazione in merito al valore di determinate grandezze utilizzate invece come variabili dipendenti.

Con riferimento a queste ultime, una grandezza inserita nel nostro studio sono gli “investimenti” che, come possiamo ben comprendere, nel settore idrico rappresentano una variabile obiettivo di primaria importanza, fornendo una chiave di lettura circa la salute e la dinamicità del settore idrico e delle imprese che vi operano al suo interno. Abbiamo affrontato infatti nel primo capitolo il problema in merito al fabbisogno di investimenti nel settore, alla loro finanziabilità e alla necessità di porre degli obiettivi necessari a colmare il gap esistente tra l’Italia e gli altri Paesi UE.

Per raccogliere questo dato si sono analizzati i bilanci e le note integrative dei nostri gestori idrici. In particolare, si sono osservati in nota integrativa i prospetti relativi alle movimentazioni intervenute nelle immobilizzazioni materiali e immateriali, in cui nel dettaglio si trovano gli “incrementi per acquisizioni” e quindi per nuovi investimenti, tralasciando ovviamente gli incrementi dovuti a riclassificazioni e trasferimenti. Per tutti i 10 gestori il dato è fornito in nota integrativa o nella sezione “Allegati”, e nella maggior parte dei casi vengono dettagliati i nuovi investimenti avvenuti durante l’anno per ogni tipologia di immobilizzazione. In questo modo si può capire verso dove le risorse sono maggiormente indirizzate.

Gli investimenti relativi alle immobilizzazioni si riferiscono principalmente ad interventi di manutenzione straordinaria sugli impianti esistenti. Tra le immobilizzazioni immateriali infatti, la voce maggiormente significativa in termini di valore, che presenta notevoli incrementi da un anno all’altro è la voce “Altre immobilizzazioni immateriali”che include i costi relativi a migliorie su beni di terzi, costituti da costi pluriennali rappresentativi di interventi di manutenzione

264https://www.ilfattoquotidiano.it/2016/05/25/lungarno-firenze-sotto-accusa-publiacqua-da-boschi-

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straordinaria operati dal gestore su immobilizzazioni condotte in locazione e/o in concessione. Questi interventi di manutenzione straordinaria comportano un aumento significativo di produttività e/o un prolungamento della vita utile dei cespiti. Qualora questi costi si riferiscano a beni di proprietà del gestore e non di terzi, essi vanno ad incrementare il valore delle immobilizzazioni cui si riferiscono. Infatti gli incrementi delle immobilizzazioni materiali includono costi interni capitalizzati tra cui vi sono anche gli interventi di manutenzione straordinaria.

Una seconda variabile dipendente scelta per condurre questa analisi è il “Costo del capitale di debito”, in inglese Return on debt o ROD, che indica l’onerosità del capitale preso a prestito da terzi e se percentualizzato, è assimilabile ad un tasso di interesse passivo medio pagato dall’azienda. Questo indice evidenzia quindi il costo medio del denaro che l’azienda sostiene per il ricorso al capitale di terzi.

Questo dato lo abbiamo ricavato consultando la banca dati AIDA, tra gli indicatori finanziari, calcolato come rapporto tra oneri finanziari e debiti verso banche entro ed oltre l’esercizio.

Altra variabile inserita nello studio sono i canoni di concessione demaniali. Il canone demaniale è il corrispettivo dell’affidamento del servizio che il concessionario, quindi il gestore, ha l’obbligo di corrispondere secondo un tipico schema negoziale privatistico ed è il risultato di una determinazione autoritativa dell’ente concedente.

Il Comune, facente parte di un determinato ambito territoriale, affida le proprie reti, rimanendone proprietario ai sensi dell’art. 113, comma 2, del Testo Unico Enti Locali, a fronte di un “canone di concessione”, che potrà assumere la configurazione di:

1. canone per l’affidamento in concessione in uso delle reti fognarie comunali; 2. canone a copertura delle rate dei mutui pre-esistenti stipulati dagli Enti Locali per la realizzazione delle reti;

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3. canone a copertura delle quote di ammortamento per il periodo di vita utile residua degli investimenti realizzati dagli Enti Locali con le proprie disponibilità di bilancio265.

Con riguardo a tali beni affidati in concessione ai gestori, trattandosi di beni fungibili, spetterà alle parti, durante il periodo di vigenza del contratto di affidamento, aggiornare il relativo stato di consistenza;

Da fonti pubbliche non è possibile risalire ad un criterio universalmente riconosciuto e seguito per determinare i canoni di concessione; infatti, consultando i bilanci dei gestori, questa voce è espressa in svariati modi. L’unico documento che permette in parte di comprendere se e in quali modalità questi canoni vengono previsti, è la Convenzione di affidamento che ogni Ato redige per disciplinare i rapporti tra il medesimo Ato ed il gestore a cui affida la gestione del SII.

Sono le convenzioni a stabilire l’ammontare dei canoni di concessione in misura corrispondente al valore delle infrastrutture da ciascun Comune affidate in concessione al gestore, attribuiti ai Comuni limitatamente alle opere realizzate dagli stessi con fondi propri e che in sede di ricognizione risultino utili ai fini dell’organizzazione del SII.

Nel caso del gestore Smat, tra i costi per godimento beni di terzi troviamo i Canoni agli Enti locali, iscritti con riferimento alle disposizioni impartite dall’Ente d’Ambito. Sono i corrispettivi da corrispondere ai Comuni affidanti in funzione del processo di riunificazione gestionale. Includono le rate dei mutui che gli Enti Locali hanno sostenuto per la realizzazione delle opere idriche.

Per Acquedotto Pugliese non si è riusciti ad avere il dato, né dal bilancio né dal Piano d’Ambito. Il vecchio Piano d’ambito specificava che il canone corrispettivo della concessione d’uso dei beni esistenti doveva essere corrisposto dal gestore del servizio idrico integrato al concedente il servizio stesso, ovvero l’Ambito Puglia. Ma dice anche che la mancanza di informazioni di dettaglio sul valore dei beni oggetto di concessione e sul relativo stato di conservazione, ad esclusione di quelli già inseriti nel capitale investito di A.Q.P. quale principale

265 https://www.studiosrs.it/pubblicazioni/servizio-idrico-integrato-riflessi-ed-opportunita-fiscali-per-i-

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gestore attuale, consentiva di tralasciare questo elemento di costo. L’ammontare del canone ipotizzato ai fini del passato Piano erano riconducibili esclusivamente alle spese di funzionamento dell’Autorità, stimate in circa 1.549.000 di euro costanti per il periodo considerato. Nel nuovo Piano rimodulato 2010-2018, tra i costi operativi della gestione del servizio idrico integrato non sono state considerate le spese di funzionamento dell’Autorità di Ambito pari, nel precedente Piano d’Ambito, a 1,5 M€/anno.

Per Uniacque è il Disciplinare Tecnico a prevedere il contratto di concessione amministrativa per l’accesso alle reti del servizio idrico integrato. Nei bilanci quindi prendiamo il dato relativo ai Canoni di concessione amministrativa.

Per Acque Spa l’importo è stato preso dai bilanci e risulta coerente rispetto a quanto previsto dalla Convenzione di gestione. Questa afferma che al fine di garantire la copertura al 100% dei mutui pregressi accesi dai Comuni per la realizzazione delle opere idriche, il gestore è tenuto a versare all’EGA (ente di governo dell’ambito) un canone di concessione. Le modalità di pagamento e trasferimento ai Comuni del suddetto canone saranno definite dall’EGA.

Anche per Publiacqua la Convenzione di affidamento indica tale costo, affermando che il gestore è tenuto a versare annualmente una somma a titolo di “canone per l’affidamento a titolo oneroso del servizio”, in relazione all’utilità conseguita dal gestore con l’affidamento della gestione, una somma corrispondente agli oneri connessi al finanziamento degli investimenti effettuati dai precedenti gestori ed una somma corrispondente al rimborso agli Enti locali della quota parte dei costi di funzionamento dell’EGA. Nei bilanci vi è un’unica voce “Canoni di concessione del servizio ATO” che comprende le suddette spese e di poco si discosta dagli importi previsti dalla convenzione.

La convenzione tra Ato e Acque Veronesi dice che il canone di concessione è costituito dalle rate dei mutui preesistenti e dalle spese di funzionamento dell’Autorità d’ambito. Dai bilanci si è considerata la voce “Canoni ai gestori preesistenti”.

Nella convenzione disciplinare tra Ati 1 e 2 ed Umbra Acque si dice che a compenso della concessione in uso delle dotazioni e attività, il gestore verserà

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all’Autorità il rimborso delle rate di ammortamento dei mutui precedentemente contratti dagli Enti locali o loro consorzi e/o aziende per la realizzazione delle opere attinenti il SII date in uso al gestore.

Per Gori tale informazione è contenuta nel Piano d’Ambito anche se non aggiornato, ma i criteri sono i seguenti. Una delle voci che compongono i costi operativi della gestione del servizio idrico integrato è rappresentata dal canone corrispettivo della concessione d’uso dei beni esistenti. Tale corrispettivo dovrà infatti essere corrisposto dal gestore del SII ai proprietari dei beni in concessione, ovvero all’Ente d’Ambito, e dovrà includere una quota relativa alle spese di funzionamento dello stesso. L’ammontare del canone di concessione risulta strettamente connesso ad un altro aspetto di notevole rilevanza, cioè ai mutui passivi contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere esistenti. A tale proposito, si è scelta l’ipotesi che al nuovo gestore non siano trasferite le passività in essere, ipotesi sicuramente più semplice dal punto di vista operativo, perché non comporta il materiale trasferimento e accollo di tutti i mutui esistenti al nuovo gestore. Infatti, al nuovo gestore spetterà soltanto il compito di corrispondere un canone di concessione prestabilito ai Comuni, interamente coperto dalla tariffa e tale da consentire ai Comuni stessi il pagamento delle rate dei mutui da loro contratti. A tale importo occorrerà sommare le spese di funzionamento dell’ATO.

Per CAFC non si ha evidenza dell’esistenza di un canone di concessione. La convenzione infatti non si esprime a riguardo, ma dice che dalla data di decorrenza della presente convenzione, il gestore si fa carico delle rate di capitale a rientro e degli interessi passivi dei mutui in titolarità dei Comuni ed afferenti la realizzazione di reti, impianti, dotazioni infrastrutturali idriche. Dalla stessa data, cessa ogni altro canone, corrispettivo o simile, tra Comune e gestore. Per i Comuni che non abbiano fornito le informazioni attinenti i propri mutui di cui sopra entro i tempi indicati dall’AATO, il gestore, sino a successiva a specifica deliberazione dell’AATO, non si fa carico delle citate rate di capitale ed interessi, che restano in capo al bilancio comunale. Nel 2011, 2012 e 2013 non vi sono in bilancio tra i “costi per godimento beni di terzi” dei canoni, ma tra gli “oneri diversi di gestione” sono iscritti gli importi relativi ai Contributi ai Comuni su mutui. Per una questione

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di omogeneità rispetto agli altri gestori, considero questo importo. Nel 2014 e 2015 invece in bilancio sono iscritti anche i Canoni demaniali.

Infine, per l’Acquedotto Lucano la Convenzione di gestione regola il Canone di concessione dicendo che il Gestore è tenuto a versare annualmente all’Autorità una somma commisurata al rimborso degli oneri di ammortamento dei mutui sostenuti dagli enti locali, e in via transitoria fino al 31.12.2012, al rimborso agli Enti locali stessi degli oneri da essi sostenuti per la capitalizzazione della società. Rientra nel canone di concessone anche la quota parte delle spese di funzionamento coperte dalla Tariffa. In bilancio la voce è appunto “canone di concessione Aato”.

Tabella 3.1 – Canoni per gestore

SMAT

Importo medio dei 5 anni: 11.230.000 €

“I canoni agli Enti locali” includono le rate dei mutui che gli Enti Locali hanno sostenuto per la realizzazione delle opere idriche.

ACQUEDOTTO PUGLIESE Importo non indicato

Assenza di informazioni di dettaglio sul valore dei beni oggetto di concessione UNIACQUE

Importo medio dei 5 anni: 11.700.000 €

“Il canone di concessione amministrativa” è pari alle rate di mutuo in essere per le opere del SII.

PUBLIACQUA

Importo medio dei 5 anni: 29.000.000.

“I canoni di concessione del servizio Ato” includono gli oneri connessi al finanziamento degli investimenti effettuati dai precedenti gestori ed una somma come rimborso agli Enti locali della quota parte dei costi di funzionamento dell’EGA.

ACQUE

Importo medio dei 5 anni: 9.670.000 €

“I canoni di concessione” coprono integralmente i mutui pregressi accesi dai Comuni per la realizzazione delle opere idriche.

ACQUE VERONESI Importo medio dei 5 anni: 6.566.000 €

“I canoni ai gestori preesistenti” includono le rate dei mutui preesistenti e le spese di funzionamento dell’Autorità d’ambito. UMBRA ACQUE

Importo medio dei 5 anni:

“I canoni di concessione” includono le rate di ammortamento dei mutui precedentemente contratti dagli Enti locali o loro consorzi e/o

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attinenti il SII. GORI

Importo medio dei 5 anni: 3.500.000 €

“I canoni di concessione” includono i mutui passivi contratti dai Comuni per la realizzazione delle opere esistenti più una quota relativa alle spese di funzionamento dell’Ente d’ambito.

CAFC

Importo medio dei 5 anni: 4.760.000 €

“Contributi ai comuni su mutui” e “canoni demaniali”. CAFC si fa esclusivamente carico delle rate di capitale a rientro e degli interessi passivi relativi ai mutui in titolarità degli enti locali.

ACQUEDOTTO LUCANO Importo medio dei 5 anni: 2.980.000 €

“I canoni di concessione Aato” rimborsano gli oneri di ammortamento dei mutui sostenuti dagli enti locali e le spese di funzionamento dell’Aato.

Si è voluto indagare sulla voce “canoni di concessione” inserendola appunto nel nostro studio, per capire meglio da cosa questo valore fosse costituito. L’importo dipende essenzialmente dalla quantità di investimenti che gli enti locali hanno sostenuto in precedenza. Tra l’altro il canone è un componente di costo per la società da utilizzarsi ai fini della determinazione delle tariffe all’utenza.

Il canone può variare su richiesta degli enti locali a fronte di investimenti finanziati dagli stessi in tempi successivi all’inizio della gestione degli impianti. Esso è poi periodicamente revisionato di comune accordo tra le parti, tenendo conto di fattori quali ad esempio le esigenze finanziarie della società e l’incidenza dell’aumento dei canoni sui livelli tariffari266.

Si potrebbe dunque pensare che questa revisione sia frutto di negoziazione tra le parti (ente locale e gestore) e che, ove sia presente una proprietà interamente pubblica, ciò possa andare a vantaggio della società di gestione in termini di importo dei canoni da pagare. Non avendo avuto però nessuna evidenza in merito e nessuna relazione con elementi di governance, ci si è concentrati sulle altre variabili in analisi.

266http://www.cittadinanzattiva.it/form/spl-contratti-e-carte/documenti/lucca-acqua-cds.pdf

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