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Il mix degli aiuti

Nel documento La disabilità in Italia (pagine 185-189)

7. Le reti di aiuto delle famiglie con persone con disabilità

7.3 Il mix degli aiuti

Come già osservato per le reti informali, anche considerando gli aiuti pubblici e privati le famiglie con almeno una persona affetta da grave disa-bilità si mantengono in prima posizione nella classifica delle famiglie bene-ficiarie, seguite da quelle con una persona molto anziana e solo successi-vamente da quelle con bambini sotto i 14 anni e madre occupata (Istat 2005).

Un elemento di riflessione meritano le famiglie che fanno fronte alle difficoltà del vivere quotidiano solo sulla base della rete informale. Si tratta del 17 per cento delle famiglie con disabili in Italia, ma ciò riguarda una famiglia su cinque nelle Isole (Tavola 7.4). Anche se non si dispone di

ele-menti utili per valutare in che misura ciò sia frutto di una scelta o sia piutto-sto determinato dalla impossibilità di accedere a servizi a pagamento, per la loro onerosità sui bilanci familiari, o dall’assenza di quelli erogati dal setto-re pubblico, va comunque ricordato che, per le famiglie con disabili che ri-siedono in questa zona, il ricorso agli aiuti pubblici è minimo rispetto al re-sto del Paese. In media, nel nostro Paese, le famiglie ricorrono al mix degli aiuti in quota molto marginale, riguardando meno del 5 per cento delle miglie. Riescono invece ad attivare più di un’unica fonte di sostegno le fa-miglie con disabili che risiedono al Centro (27,1 per cento) e nel Nord-est (25,5 per cento), zone queste in cui gli aiuti informali, ma anche quelli pri-vati e pubblici sono maggiori che in altre parti del Paese.

Tavola 7.4 - Famiglie che nelle ultime quattro settimane hanno ricevuto aiuti gratuiti, a pagamento e pubblici per tipologia familiare, provenienza e ripartizione geografica - Anno 2003 (valori

percentuali) RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE Solo aiuti infor-mali Solo aiuti privati Solo aiuti dal comune e da istitu-zioni pubbliche Aiuti infor-mali e da pri-vati Aiuti informali, dal comu-ne e da istitu-zioni pubbliche Aiuti privati, dal comune e da istituzio-ni pubbliche Tutti i tipi di aiuto Nes-sun aiuto Totale FAMIGLIE CON ALMENO UN INDIVIDUO CON GRAVI PROBLEMI DI AUTONOMIA

Nord-ovest 16,7 6,7 7,5 5,2 7,1 4,0 4,2 48,6 100,0 Nord-est 18,6 5,1 9,2 5,9 11,3 3,5 4,8 41,6 100,0 Centro 15,4 9,9 5,7 6,4 4,9 7,1 8,7 41,9 100,0 Sud 18,3 8,5 5,3 3,5 7,4 1,5 1,8 53,7 100,0 Isole 20,5 6,6 2,9 3,3 5,6 3,0 0,7 57,3 100,0 Italia 17,7 7,5 6,3 4,9 7,4 3,8 4,2 48,2 100,0

TOTALE DELLE FAMIGLIE

Nord-ovest 11,9 4,9 1,8 1,9 1,2 0,3 0,3 77,7 100,0 Nord-est 14,6 5,3 2,5 2,2 1,8 0,4 0,6 72,7 100,0 Centro 13,6 6,1 1,8 2,5 1,2 0,7 0,7 73,4 100,0 Sud 12,7 4,5 2,2 1,1 1,7 0,3 0,3 77,3 100,0 Isole 13,6 5,0 1,8 1,1 1,7 0,3 0,3 76,1 100,0 Italia 13,1 5,1 2,0 1,8 1,5 0,4 0,4 75,6 100,0 Fonte: Istat, Famiglia e soggetti sociali

Conclusioni

Il processo di invecchiamento della popolazione comporta un aumento della quota di famiglie di anziani e, dunque, potenzialmente, anche di fami-glie con individui che presentano problemi di autonomia. Allo stesso tempo i mutamenti riguardanti altri ambiti della società attuale possono destare

ul-teriori motivi di preoccupazione nella distribuzione degli aiuti alle famiglie. Alcuni dei fattori in grado di modificare la dimensione, la frequenza e la direzione dei flussi di solidarietà possono essere riscontrati, ad esempio, nella crescente partecipazione femminile al mercato del lavoro, con la con-seguente necessità di conciliare l’attività retribuita con i carichi familiari, ma anche nella maggiore dissoluzione familiare che, soprattutto quando so-no presenti i figli, espone le famiglie a particolari rischi ecoso-nomici, ma an-che a oggettive difficoltà sociali dei suoi componenti. La velocità con cui queste dinamiche avranno luogo, oltre a comportare un aumento delle fa-miglie potenzialmente più fragili, può fare emergere bisogni nuovi, e, dun-que, anche differenti da quelli di cui sono portatrici le famiglie con disabili, e ai quali occorre rispondere in maniera diversificata.

Fino ad oggi circa una famiglia su due, con soggetti disabili, riceve aiuti. Nella maggior parte dei casi si è trattato di aiuti gratuiti provenienti da persone non coabitanti. Ma la tenuta della rete di solidarietà dipende dalla capacità dei policy makers di orientare l’attenzione anche alle esigenze e-mergenti nel resto della società e di erogare interventi adeguati e tempesti-vi. L’intervento di politiche orientate a supportare le famiglie con disabili, attraverso l’erogazione di servizi idonei a soddisfare i loro bisogni, ha an-che l’importante ruolo di facilitare l’integrazione di tali famiglie all’interno della nostra società col superamento delle barriere culturali, per esempio allo scopo di colmare l’esistente gap territoriale delle famiglie con disabili nel Mezzogiorno rispetto a quelle del Centro-nord.

Bibliografia

Reher, David Sven. 1998. Family Ties in Western Europe: per-sistent contrasts Population and Development Review 24. http://www.popcouncil.org/publications/pdr/default.htm Esping-Andersen, Gosta. 1990. The three worlds of welfare

capi-talism. Cambridge: Polity Press.

Istat. 2005. Le trasformazioni familiari. in Rapporto annuale. La situazione del Paese nel 2004, cap.4, pagg.237-314. Roma. http://www.istat.it/dati/catalogo/ricerca.

Istat. 2006. Parentela e reti di solidarietà. Roma. Collana In-formazioni, n.26. http://www.istat.it/dati/catalogo/ricerca.

Nel presente capitolo sono analizzate le pensioni a cui è possibile asso-ciare una condizione di disabilità del titolare (d’ora in avanti pensioni di inva-lidità) e le caratteristiche socioeconomiche dei beneficiari di tali prestazioni. L’obiettivo è di fornire informazioni statistiche sull’insieme dei pensionati ai quali è stato riconosciuto un certo livello di invalidità, ossia dei soggetti che hanno subito una riduzione o addirittura la perdita della capacità lavorativa o che non sono in grado di compiere gli atti quotidiani della vita.

Sono escluse dalla definizione utilizzata le pensioni di invalidità erogate ai superstiti perché non associate direttamente alla condizione di invalidità.

In particolare, ai fini dell’analisi sono stati considerati i titolari di: a) assegni di invalidità e pensioni di inabilità1 (pensioni di

in-validità Ivs);

b) rendite per infortuni sul lavoro e/o malattie professionali (pensioni indennitarie);

c) pensioni e/o indennità di accompagnamento agli invalidi ci-vili, ai non vedenti e ai non udenti civili;

d) pensioni agli invalidi civili e ai non udenti civili trasforma-tesi in pensioni e assegni sociali al compimento del 65° an-no di età del titolare;

e) pensioni di guerra.2

Ai fini pensionistici, l’invalidità è legata esclusivamente alla

Il capitolo è a cura di Oreste Nazzaro

1 I dati elementari utilizzati non consentono di individuare gli assegni di invalidità trasformati in pensione di vecchiaia al raggiungimento dei requisiti di età anagrafica richiesti.

2 Tra le pensioni di guerra rientrano anche alcune prestazioni alle quali non corrisponde necessa-riamente una condizione di invalidità. È il caso, ad esempio, delle pensioni di benemerenza o de-gli assegni vitalizi ade-gli internati in campo di sterminio.

8. Caratteristiche dei beneficiari

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