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la modalità, che si relaziona con la maniera di dire le cose (bisogna essere chiari, non prolissi e si devono evitare le ambiguità).

Escena 11: ALBERTO/LAS CASAS ¡Un radical, tronco! ¡Un radical!

4) la modalità, che si relaziona con la maniera di dire le cose (bisogna essere chiari, non prolissi e si devono evitare le ambiguità).

Secondo il principio di cooperazione, quindi, risulta prevedibile che a un turno di domanda segua sempre un turno di risposta. Tuttavia, questa alternanza può essere soggetta a vari mutamenti: nella conversazione colloquiale, infatti, possono verificarsi conflitti tra i parlanti, i quali non rispettano il turno di parola e se ne appropriano momentaneamente, rubando la parola all’altro. Quando l’alternanza di turno non è un processo sincronizzato, ma è simultaneo, si parla

89 ESCANDELL VIDAL, M.V., Introducción a la pragmática, Ariel Lingüística S.A.,

allora di conversazione simultanea. Tale termine designa un turno di parola occupato da una sovrapposizione di due o più interventi di parlanti distinti. 90

La sovrapposizione spesso comporta un aumento del tono di voce e può avvenire tra un turno di parola e l’altro o all’interno dell’intervento di uno dei due parlanti. In quest’ultimo caso, tali interventi sono chiamati “intercalati” e possono avere due funzioni principali, opposte tra loro: la prima è quella di catturare l’attenzione del proprio interlocutore, recuperarndola o reclamandola; la seconda, invece, non pretende di ottenere attenzione, ma mira a correggere, aiutare, spalleggiare o confermare quanto detto dall’interlocutore.91

Durante la visione del film “También la lluvia”, si può notare la presenza del suddetto fenomeno della conversazione simultanea, spesso dovuta a un disaccordo o un conflitto tra gli interlocutori.

A volte, invece, la sovrapposizione si verifica in una situazione che non coinvolge due parlanti, ma bensì un parlante e una voce in televisione, o un cronista radiofonico. In questo caso, la sovrapposizione avviene per reazione del parlante rispetto a quello che sente in radio o in televisione, come se fosse una sorta di commento delle immagini o del sonoro:

Escena 29: LOCUTORA

Los manifestantes bloquearon algunos de los puntos… JUAN/MONTESINOS

(Habla sobre la voz de la locutora)

¡Qué hijo de puta, qué hijo de puta, macho! Scena 29: ANNUNCIATRICE

I manifestanti hanno bloccato alcuni punti… JUAN/MONTESINOS

(Parla sopra la voce dell’annunciatrice)

Che figlio di puttana, che gran figlio di puttana, oh!

Spesso gli attori del film parlano all’unisono in maniera volontaria, come si può vedere nell’esempio che segue:

90 BRIZ GÓMEZ, A., El español coloquial en la conversación: esbozo de pragmagramática,

Ariel, Barcelona, 1998, pp.58-59.

Escena 11: JUAN/MONTESINOS

(Con rostro impenetrabile) ¿Puedo decir una cosita? Una cosita sólo… (melodramático) "Yo soy la voz de Cristo en el desierto de esta isla”…

TODOS JUNTOS

¡Y estáis en pecado mortal! Scena 11: JUAN/MONTESINOS

(con sguardo impenetrabile) Posso aggiungere una cosa? Solo una cosa… (melodrammatico) “Io sono la voce di Cristo nel deserto di quest’isola”…

TUTTI INSIEME Siete in peccato mortale!

4.2.4. Livello lessicale

4.2.4.1. I riferimenti culturalmente vincolati92

Le difficoltà maggiori riscontrate a livello lessicale sono quelle relative alla traduzione dei termini culturalmente vincolati, vale a dire quegli elementi extralinguistici presenti all’interno di un testo che hanno un contenuto radicato alla cultura fonte. Tale concetto si riferisce a un complesso di relazioni che legano il film (o testo) originale al suo contesto di produzione e che possono non essere note alla cultura di arrivo.

Per questo motivo, accade spesso che alcuni elementi lessicali manchino di un esatto equivalente nella lingua d’arrivo proprio perché profondamente radicati nel sistema culturale di quella di partenza. Si tratta dei cosiddetti elementi culture bound, ossia così intrinseci alla cultura d’origine da non poter essere tradotti se non con termini che vi si avvicinano molto, ma non vi corrispondono perfettamente. Si possono adottare vari tipi di strategie nel tradurre tali elementi: possono essere lasciati inalterati, senza essere tradotti, poiché si presume che siano comprensibili anche per il pubblico di arrivo; possono essere creati dei neologismi; i riferimenti culturali possono essere omessi, esplicitati o sostituiti con un altro elemento specifico della cultura di

92 Per la realizzazione di questa parte, la principale fonte utilizzata è: RANZATO, I., La

arrivo, che può essere un equivalente funzionale o un adattamento (vale a dire un termine conosciuto nella lingua d’arrivo).

Seguendo la classificazione di Mailhac93, in questo capitolo saranno

analizzati i principali elementi culturospecifici riscontrati durante la traduzione della sceneggiatura del film “También la lluvia”. Per quanto concerne la categoria dei riferimenti geografici, nel testo sono presenti riferimenti ai cosiddetti oggetti geografici, in particolare a nomi di strade e piazze della città boliviana di Cochabamba. Nella maggior parte dei casi tali nomi sono situati nelle indicazioni di scena e presentano delle abbreviazioni; in altri casi, invece, nel copione originale (quello che è stato fornito dalla società che ha prodotto il film) è presente solo il nome di strade o piazze e per tentare di disambiguare il tipo di luogo a cui essi si riferiscono si è dovuto ricorrere a strumenti disponibili in rete, i quali permettono di visualizzare mappe geografiche di tutto il mondo:  Plaza 14 de Septiembre è stato tradotto con “Piazza 14 de Septiembre”,

poiché si è deciso di lasciare inalterato il nome originale di tale piazza;

C/Villarroel, che sarebbe l’equivalente di calle Villaroel, è stato tradotto

solo in parte, lasciando inalterato il nome originale e traducendo solamente il termine calle con il corrispettivo italiano “via”;

Puente Antezana corrisponde all’italiano “ponte Antezana”;

Avda/Heroínas è l’abbreviazione di avenida Heroínas ed è stato tradotto

in italiano con “viale Heroínas”.

Nel testo analizzato sono presenti anche i riferimenti etnografici. Per la categoria concernente i riferimenti al lavoro, possiamo citare i termini cocalero e regante. Il primo, come si legge nel DRAE94, indica il coltivatore o il trafficante di cocaina ed è stato tradotto utilizzando una perifrasi, poiché il termine non presenta un esatto equivalente in lingua italiana. Il secondo lemma, invece, fa riferimento a un impiegato o un operaio che ha il compito di annaffiare i campi. Si è deciso di tradurre il termine regante con la parola

93 Apud RANZATO, I., La traduzione audiovisiva. Analisi degli elementi culturospecifici,

Bulzoni editore, Roma, 2010.

94 REAL ACADEMIA ESPAÑOLA, Diccionario de la lengua española (DRAE), Espasa,

italiana “annaffiatore”, la quale secondo il dizionario Sabatini-Coletti95 veniva utilizzata nel secolo XVI per riferirsi proprio a questa professione. Inoltre, anche con l’accezione moderna del termine “annaffiatore” 96 si indica il veicolo usato per annaffiare (come il carro annaffiatore o la botte annaffiatrice) o il conducente del veicolo attrezzato per l’annaffiatura delle strade. Per questa ragione, unita al fatto che la parola in spagnolo non è di facile intuizione a chi non conosce la lingua, si è quindi deciso di non lasciare l’elemento inalterato, anche se il termine italiano non ha un uso molto diffuso.

Si vedano gli esempi relativi ai termini sopracitati: Escena 39: COMENTARISTA RADIOFÓNICO

[…] Los soldados están atrincherados tras sus escudos, van armados con rifles, gases lacrimógenos y pelotas de goma… o algo peor, no lo distingo…pero detrás de mí la imagen es impresionante… jóvenes y mayores de la ciudad, de todas las edades, con regantes y ahora los cocaleros que también se están alineando.

Scena 39: CRONISTA RADIOFONICO

[…] I soldati sono trincerati dietro ai loro scudi, sono armati di carabina, gas lacrimogeni e proiettili di gomma… o peggio ancora, non capisco… ma dietro di me l’immagine è impressionante… ragazzi e adulti della città, di tutte le età, con gli annaffiatori e ora anche i coltivatori di coca si stanno posizionando.

Anche il termine encomienda riguarda la categoria dei riferimenti al lavoro. Il significato di questa parola, secondo il DRAE, è il seguente:

En América, institución de contenidos distintos según tiempos y lugares, por la cual se señalaba a una persona un grupo de indios para que se aprovechara de su trabajo o de una tributación tasada por la autoridad, y siempre con la obligación, por parte del encomendero, de procurar y costear la instrucción cristiana de aquellos indios.

Poiché il termine non compare isolato, ma seguito da una spiegazione attuata dall’attore che pronuncia tale parola, si è deciso di non effettuare alcuna operazione di traduzione:

Escena 9: ALBERTO/LAS CASAS

Pues, mi personaje es Bartolomé de las Casas. Él llegó a las Indias con solo 18, para hacerse cargo de una encomienda, que es una plantación, con esclavos indios a su cargo.

95 SABATINI, F., COLETTI, V., Dizionario della lingua italiana, Giunti, Firenze, 2008. 96 ISTITUTO DELL’ENCICLOPEDIA ITALIANA, Vocabolario della lingua italiana,

Treccani, Torino, 2010, consultabile online sul sito www.treccani.it (ultima consultazione 16 marzo 2014).

Scena 9: ALBERTO/LAS CASAS

Il mio personaggio è Bartolomé de las Casas. Arrivò nelle Indie a soli 18 anni, per farsi carico della sua encomienda, che sarebbe una piantagione, con schiavi indios a suo servizio.

I riferimenti etnografici riguardanti la nazionalità o il luogo di nascita, invece, sono rappresentati da due parole: taino e indio. Il primo termine viene definito dal DRAE come «el individuo perteneciente a los pueblos amerindios del gran grupo lingüístico arahuaco que estaban establecidos en La Española y también en Cuba y Puerto Rico cuando se produjo el descubrimiento de América» e corrisponde alla definizione in italiano contenuta del dizionario Treccani «nome dell’antica popolazione indigena di Haiti, usato in seguito per designare le popolazioni estinte delle Grandi Antille, di lingua aruaca». Poiché quindi tale lemma è noto anche nella lingua italiana, si è deciso di lasciarlo inalterato nella traduzione del copione preso in analisi:

Escena 3: MARĺA

(irónica) Entonces los españoles hablan español y los tainos que encontró Colón… ¿hablan quechua?

Scena 3: MARÍA

(ironica) Quindi gli spagnoli parlano spagnolo e i tainos incontrati da Colombo… parlano quechua?

Per quanto riguarda la parola indio, che viene definita dal DRAE come «se dice del indígena de América, o sea de las Indias Occidentales, al que hoy se considera como descendiente de aquel sin mezcla de otra raza», anch’essa trova una corrispondenza esatta nella lingua italiana. Tale termine nel dizionario Treccani viene spiegato nel seguente modo:

[dal nome delle Indie Occidentali]. – Nome con cui si designano gli abitanti indigeni delle Indie Occidentali, cioè dei paesi dell’America centro-meridionale (indiani o amerindî), e soprattutto gli indigeni tuttora abitanti in paesi americani di lingua spagnola e meticci da essi derivati: le tradizioni degli Indî; le popolazioni i., una tribù india; anche, come agg., degli Indî: le lingue, le civiltà indie. È frequente nell’uso la corrispondente forma spagn., sing. indio, pl. indios.

Anche in questo caso, dunque, si è optato per mantenere il termine con la sua forma originale, poiché conosciuto anche nella lingua italiana:

Escena 13: JUAN/MONTESINOS (CONT)

Los indios están extrayendo el oro con el que construimos nuestras ciudades, incluso nuestras iglesias… un oro que sirve para financiar nuestras conquistas en lugares remotos y hace girar la inmensa rueda del “comercio”... A todos nos alcanza el sudor de los indios y a los que más, a su Majestad y a sus obispos... (pausa).

Scena 13: JUAN/MONTESINOS (CONT)

Gli indios stanno estraendo l’oro con il quale costruiamo le nostre città, perfino le nostre chiese…Un oro che serve per finanziare le nostre conquiste in posti remoti e che fa girare l’immensa ruota del “commercio”… Il sudore degli indios ci riguarda tutti, e altri di più, sua Maestà e i suoi vescovi… (pausa).

Anche la parola citadinos rappresenta un elemento culturalmente vincolato. Secondo il DUEAE (vale a dire il Diccionario de Uso del español de América y España)97 questo termine è utilizzato principalmente dagli

ispanoamericani e sostituisce il più usuale ciudadanos, che corrisponde all’italiano “cittadino”.

Escena 29: LOCUTORA

Este sector, unido a los huelgantes y a cientos de citadinos angustiados por el problema del agua, amenaza con radicalizar las medidas de opresión a partir de la próxima semana.

Scena 29: ANNUNCIATRICE

Questo settore, unito agli scioperanti e a centinaia di cittadini angosciati dal problema dell’acqua, minaccia di radicalizzare le misure di oppressione a partire dalla prossima settimana.

Un altro tipo di riferimento etnografico è quello inerente alle unità di misura, in particolare alla moneta utilizzata in Bolivia, che si chiama appunto

boliviano, che ha lo stesso nome in lingua italiana:

Escena 17: ANTÓN/COLÓN

¿Sabes cuánto me van a pagar a mí? Dos millones de bolivianos. Scena 17: ANTÓN/COLOMBO

Sai quanto mi pagano? Due milioni boliviani.

Nel testo sono presenti anche riferimenti sociopolitici relativi a istituzioni e funzioni, come i termini riguardanti il mondo della polizia. Si veda l’elenco stilato qui di seguito:

guardia de seguridad, tradotto con “addetto alla sicurezza” (chiamato

anche vigilante o guardia di sicurezza privata);

almirante, riferito a Cristoforo Colombo, il quale è stato tradotto in

italiano con “ammiraglio” (il famoso navigatore aveva ricevuto questo titolo nel 1492, prima di intraprendere il suo viaggio alla scoperta del Nuovo Mondo98);

balas/pelotas de goma, vale a dire i “proiettili di gomma” utilizzati dalla

polizia per sparare sulla folla a mo’ di avvertimento, senza far male a nessuno;  culata de rifle: il primo termine si riferisce al calcio di un’arma, mentre il

secondo deriva dall’inglese e indica un particolare tipo di arma. Generalmente

rifle corrisponde all’italiano “fucile”, ma in tal caso si è deciso di tradurre

usando il termine “carabina”, poiché essa è simile al fucile ed è l’arma tipica usata dalla polizia (inoltre, anche il dizionario bilingue Laura Tam99 traduce tale parola con “carabina”);

antidisturbios, tradotto con l’espressione italiana “agenti in tenuta

antisommossa” o con la forma abbreviata “antisommossa”;

policía nacional, anche se si riferisce a un unico poliziotto e non

all’istituzione (ciò è intuibile dal contesto: il termine, infatti, è utilizzato nella sceneggiatura per indicare il ruolo del personaggio che parla), è stato tradotto con “polizia nazionale”, poiché in italiano l’espressione “poliziotto nazionale” non è usuale; inoltre, trattandosi di un’indicazione di scena, essa non fa parte dei dialoghi filmici.

98 ISTITUTO DELL’ENCICLOPEDIA ITALIANA, Dizionario biografico degli italiani,

Treccani, Torino, 1960, consultabile online sul sito www.treccani.it (ultima consultazione 13 marzo 2014).

4.2.4.2. I modismos

Il termine spagnolo modismo fa riferimento a ciò che in lingua italiana viene chiamato “idiotismo”, vale a dire una «peculiarità lessicale, morfologica, sintattica di una lingua o di una data varietà di lingua»100. Tale termine indica un’espressione fraseologica (o un costrutto) propria di una lingua, che ha un significato unitario che non può essere dedotto dal significato delle parole che lo formano e che non può essere tradotta letteralmente in un’altra lingua.101

Lo spagnolo dispone di un repertorio molto vasto di espressioni idiomatiche, le quali vengono utilizzate a ogni livello sociale e culturale, mentre in italiano l’uso di idiotismi o forme proverbiali spesso è percepito come conseguenza di un livello culturale basso. Alla luce di quanto si è detto, in sede traduttiva è essenziale stabilire un sistema di riferimento tra modismi della lingua di partenza ed espressioni idiomatiche della lingua d’arrivo, data la loro importante funzione comunicativa.

Per quanto riguarda la sceneggiatura analizzata, si è cercato di ricorrere a formule il più possibile equivalenti alle espressioni originali, sia dal punto di vista semantico che formale; nei casi in cui questo non è stato possibile, si è deciso di utilizzare un equivalente funzionale (vale a dire una traduzione che produca lo stesso effetto a cui mirava l’originale102), rinunciando perciò alla perfetta corrispondenza semantica e formale, o una spiegazione del senso della frase per mezzo di una parafrasi.

Si vedano alcuni casi di idiotismo riscontrati nel copione del film “También la lluvia”, seguiti da una breve spiegazione legata alle scelte traduttive effettuate:

Escena 3: SEBASTIÁN

[…] ¿Me escuchaste productor de 7 y 50? Scena 3: SEBASTIÁN

[…] Mi hai sentito produttore d’oro zecchino?

In genere, l’espressione de 750 è utilizzata in riferimento all’oro e sta a significare che un gioiello è costituito da 750 parti di oro puro e da 250 parti di

100 SABATINI, F., COLETTI, V., Dizionario della lingua italiana, Giunti, Firenze, 2008. 101 AA.VV., Diccionario de uso del español actual (CLAVE), SM Edicciones, Madrid, 2012. 102 ECO, U., Dire quasi la stessa cosa. Esperienze di traduzione, Bompiani, Milano, 2003, p.80.

altri metalli, normalmente argento e rame, e corrisponde alla grammatura di 18 carati. Anche in italiano utilizziamo tale percentuale per indicare il contenuto d’oro in gioielleria, ma in essa non è riscontrabile un uso idiomatico. L’idiotismo più comune è, invece, “d’oro zecchino”, il quale indica un oro purissimo, di grande valore e spesso viene usato anche in maniera ironica. Proprio per questo motivo, si è deciso di utilizzare nella traduzione quest’espressione idiomatica, poiché l’attore che parla si riferisce in maniera ironica al suo collega, insinuando che egli non sia poi così bravo nel suo lavoro. Escena 6: COSTA

Sí, ¡huele a problemas también! Scena 6: COSTA

Sì, e puzza anche di guai!

In questo caso non si sono riscontrate difficoltà in sede traduttiva, data l’esistenza, in italiano, di un’espressione equivalente dal punto di vista semantico e formale.

Escena 11: COSTA